03/09/2024
I comportamenti omicidi degli agenti delle forze dell’ordine nel nostro paese sono un tema scientificamente eluso dall’agenda politica. Le morti in strada di Aldrovandi (2005), Ferrulli (2011) e Magherini (2014), quelle in carcere, in altre strutture detentive o di controllo, come i casi Cucchi (2009), Traorè (2016), Latif (2021), quelle di tutti i quattordici morti in carcere in circostanze mai chiarite durante le proteste del 2020, ma in realtà tante altre ancora, non possono essere considerate incidenti o frutto della perdita di controllo di qualche “mela marcia”. La questione della violenza della polizia in Italia è un problema enorme, ignorato dai governi di destra e di sinistra, che invece si impegnano ad ampliare lo scarto tra le possibilità date alle forze dell’ordine di agire con la forza e di difendersi nei processi (si vedano in ultimo gli articoli 13, 14, 20 e 22 del Ddl 1016 in via di approvazione), e quelle lasciate alle vittime o alle loro famiglie per far valere i propri diritti. [...] In una metropoli come Napoli, dove la povertà è in aumento nonostante gli sbandierati “cambi di paradigma” e dove le diseguaglianze si fanno sempre più evidenti (se ne sono accorti persino all’ultima convention di Comunione e Liberazione!), le tensioni vengono affidate alla gestione militare del territorio, sfociando nell’uso della forza quando a subire sono quei soggetti che (per la mancanza di strumenti culturali, economici, politici) non sono in grado a far valere le proprie ragioni nei contesti formali e/o giudiziari.
un articolo di Riccardo Rosa
disegno di Sam3
Un interrogativo va rilanciato in occasione di questo triste anniversario, allo scoccare del quale tutto è cambiato senza che nulla cambiasse davvero...