Slow News

Slow News Slow News. Buona informazione. Slow News è qui per questo. Per fotografare alcuni istanti del flusso e “salvarli”.

Il flusso di informazioni in rete ha dimensioni e velocità spropositate, tanto da rendere impossibile il tentativo di cogliere tutto: essere stimolati di continuo rischia di equivalere a non essere stimolati affatto. L'antidoto al bombardamento informativo indiscriminato è ritagliarsi del tempo per letture di qualità, filtrarle, selezionarle, rallentare. E magari, per farlo, affidarsi ai consigli

di un gruppo di professionisti che lavora sul web nel mondo dell’informazione: un gruppo di “curatori personali” (così come esistono i “personal trainer”). Per offrirvi un paio d’ore di letture valide, interessanti, da non perdere, ogni settimana. Slow News è una newsletter spedita due volte la settimana, dal costo molto contenuto, che trova per voi articoli scritti bene su argomenti interessanti e ve li sottopone: una piccola e confortevole camera insonorizzata che vi preserva dal rumore di fondo.

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C’era una volta...

C’era una volta un mondo in cui le notizie sui giornali urlavano sempre di cose incredibili, sconvolgenti, assurde, pazzesche. Era un mondo in cui ogni giorno una nuova polemica infiammava i luoghi della socialità collettiva, dai bar ai social network, un mondo polarizzato, diviso in tifoserie, dominato dal sarcasmo, dalle reazioni istantanee, dalla polemica, dalla furia, dalla morbosità.

In quel mondo, i sentimenti primari e gli istinti più bestiali come la paura, la rabbia, l’indignazione o il terrore venivano creati dai principali giornali per attirare l’attenzione delle persone con titoli ingannevoli, urlati e shoccanti.

L’attenzione della gente, in quel mondo, era una merce di scambio. Veniva accumulata dai giornali e venduta agli inserzionisti della pubblicità, che versavano loro in cambio i soldi che servivano per tenerli a galla e farli sopravvivere.

Poi, un giorno, alcune donne e alcuni uomini che lavoravano per quei giornali, stanchi di ingannare chi li leggeva e stufi di parlare soltanto delle cose che venivano loro dettate dall’agenda di chi metteva i soldi, ovvero della pubblicità, decisero che le cose si potevano fare in modo diverso e che era il momento di provarci.


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