Siamo nell’era digitale, di internet, di Facebook, degli smartphone, della comunicazione globale veloce ed accessibile a tutti. Siamo sempre connessi, figli della rete, siamo la generazione nata con le dita sulla tastiera; basta una “googolata” e abbiamo in mano il mondo, possiamo trovare in un lampo quello che vogliamo. Ci connettiamo con amici, a volte solo virtuali, in ogni angolo del pianeta,
inviamo foto, commenti, pensieri con un semplice click. Siamo così giovani che perfino le email per noi sono cose di altri tempi, viviamo connessi al wifi come se fosse il nostro ossigeno. Quando manca la rete, ci sentiamo persi e ci spostiamo fino a quando non vediamo comparire le tacche sull’angolo del nostro cellulare. Un giornalino vecchia maniera, di carta e inchiostro (va beh, dai, sarebbe il toner, ma, permettetemi, “inchiostro” è molto più romantico). Perché rispolverare un vecchio strumento, tanto caro ai nostri genitori e anche ai nostri nonni? Siamo davvero una generazione che ha perso il senso del passato, della comunicazione più lenta, attenta, senza icone, faccine, abbreviazioni incomprensibili a chi, diversamente a noi, è cresciuto tra i fogli e le penne, quando si cancellava col bianchetto e si riscriveva a fatica sopra a quella striscia bianca che odorava di solvente? Siamo proprio sicuri di avere solo guadagnato dalla tecnologia, di non avere perso nulla? In fondo la tecnologia è uno strumento, di per sé, né buono né cattivo, e sta a noi sapere sfruttare tutte le risorse che abbiamo a disposizione, ma senza perdere la genuinità e le ricchezze che pure esistevano prima che milioni di antenne ci collegassero in una rete globale, fatta non solo di bite, ma anche di persone, di teste pensanti. Perché il desiderio di comunicare non è cambiato, è insito nel nostro DNA, è solo cambiato il modo, il tempo, ma oggi, come ieri, come dieci, cento, mille anni fa, le persone hanno bisogno di comunicare, di confrontarsi. Quando ho appreso che c’era la possibilità di riavviare il progetto del giornalino scolastico, ho subito pensato che potesse essere un’opportunità che non ci dovevamo lasciare scappare. Avere a disposizione uno strumento di comunicazione tutto nostro, che desse voce alle nostre idee e che ci permettesse di confrontarci e di raccontarci. Quello che più mi piace, però, é che abbiamo la possibilità di riprenderci una forma di comunicazione più attenta, dove si ha il tempo di pensare, di riflettere senza fretta, dove non ci interessano i “mi piace” e non si controllano le spunte di WA. Il progetto è partito con tutti i dubbi che ogni nuova sfida si porta dietro, ma mano a mano che passavano i giorni e che incontravamo interesse e consensi, mi sono resa conto che il mio entusiasmo era condiviso, se non da tutti, almeno da tanti, che si sentiva la voglia di scambiarsi idee, di leggere e di ascoltare gli altri. Noi, i ragazzi della redazione ed io, ci stiamo mettendo tanta buona volontà, dedichiamo tempo e risorse a questo progetto che, ci auguriamo di tutto cuore, possa raccogliere il vostro consenso. Questo è il numero zero, partiamo da qui, ma vorremmo che a questo numero se ne aggiungessero tanti altri, che questo progetto continuasse nel tempo e che ogni nuovo numero possa essere sempre più ricco e interessante. Ringrazio tutti quelli che hanno aderito al progetto e tutti coloro che vorranno collaborare scrivendo un articolo, avanzando proposte, segnalando eventi di interesse, insomma….date libero sfogo alle idee e alla fantasia. L’unica “regola” che ci sta a cuore è che il confronto sia sempre democratico, costruttivo ed educato: questo è uno spazio di tutti e non può che essere utilizzato nel rispetto di tutti.
