05/11/2023
Ebbene si.
INVENTARE LA DOMANDA
Se domani un signore ben vestito si presentasse da voi, per vendervi l’aria da respirare, probabilmente lo sbattereste fuori a pedate.
E questa fu, più o meno, la reazione dei consumatori quando le aziende iniziarono a produrre acqua in bottiglia.
Ci vollero anni di promozioni spregiudicate per convincere le persone che l’acqua minerale in bottiglia fosse una buona idea.
La strategia fu quella di demonizzare le acque degli acquedotti, costruendo al tempo stesso un’immagine di purezza per le bottiglie in vendita.
Etichette con montagne innevate, nomi ispiranti ed evocativi, famosi alpinisti come testimonial, tutto studiato con grande mestiere.
Poco importa se Aquafina di Pepsi, e Dasani di Coca Cola, due marchi venduti in USA, siano risultate semplice acqua del rubinetto filtrata.
Secondo diverse fonti non sarebbe un caso isolato, almeno un terzo delle acque minerali vendute sarebbero normale acqua di rubinetto.
In termini di marketing l'operazione è stata magnifica, eticamente orribile ma professionalmente ben fatta, ammirevole se non fosse per i danni che ha generato.
Sono in imbarazzo, perché sono contrario all’uso delle acque in bottiglia, ma devo riconoscere che hanno fatto un capolavoro imponendo quel tipo di prodotto.
L'unico vero e riconoscibile vantaggio delle acque in bottiglia era la comodità, potevi portartela dietro dove volevi, ma questo ne limitava l'uso solo alle occasioni "fuori casa".
Convincere la gente a mettere l'acqua in bottiglia sulla tavola da pranzo è stata un'operazione durata decenni che la dice lunga sul potere del marketing.
Hanno iniziato con le mamme, convincendole che l’acqua del rubinetto fosse dannosa per i figli, poi gli sportivi ecc.. fino a conquistare tutto il mercato.
Finché le bottiglie erano di vetro con il "vuoto a rendere" era un mercato quasi sostenibile, ma con l'arrivo delle bottiglie di plastica è diventato un disastro ambientale.
Ne capisco l’uso in determinate zone per ragioni sanitarie, ma paradossalmente chi ne consuma di più sono europei e nordamericani.
Gli italiani sono i maggiori consumatori d’Europa, ironico se si pensa che già 2000 anni fa costruivamo acquedotti.
Se non fosse per i danni ambientali di tutta quella plastica, sarei qui a tessere le loro lodi, ma è un problema che non si può ignorare.