02/09/2024
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Il cimitero delle Fontanelle (in napoletano 'e Funtanelle) รจ un antico cimitero della cittร di Napoli, situato in via Fontanelle. Chiamato in questo modo per la presenza in tempi remoti di fonti d'acqua, il cimitero accoglie circa 40.000 resti di persone, vittime della grande peste del 1656 e del colera del 1836.
Il culto delle anime pezzentelle:
Le ossa anonime, accatastate nelle caverne lontano dal suolo consacrato, sono diventate per la gente della cittร le anime abbandonate, cosiddette anime pezzentelle, un ponte tra l'aldilร e la terra, un mezzo di comunicazione tra i mondi dei morti e i mondi dei vivi. Queste sono un segno di speranza nella possibilitร di un aiuto reciproco tra poveri che scavalca la soglia della morte: poveri sono infatti i morti, per il semplice fatto di essere morti e dimenticati, e poveri i vivi che vanno a chieder loro soccorso e fortuna.
Al teschio, spesso, era associato un nome, una storia, un ruolo. Ancora negli anni settanta c'era l'abitudine di sostare di notte ai cancelli del cimitero per aspettare le ombre mandate dal teschio di don Francesco, un cabalista spagnolo, a rivelare i numeri da giocare al lotto.
Spesso il napoletano, piรน che altro donne, si recava sul posto, adottava un teschio particolare che l'anima le aveva indicato nel sogno. Da questo punto in poi il cranio diventava parte della famiglia del devoto.
Al camposanto delle Fontanelle, il comportamento rituale si esprimeva in un preciso cerimoniale: il cranio veniva pulito e lucidato, e poggiato su dei fazzoletti ricamati lo si adornava con lumini e dei fiori. Il fazzoletto era il primo passo nell'adozione di una particolare anima da parte di un devoto e rappresentava il principio affinchรฉ la collettivitร adottasse il teschio. Al fazzoletto si aggiungeva il rosario, messo al collo del teschio per formare un cerchio; in seguito il fazzoletto veniva sostituito da un cuscino, spesso ornato di ricami e merletti. A ciรฒ seguiva l'apparizione in sogno dell'anima prescelta, la quale richiedeva preghiere e suffragi.
I fedeli sceglievano chi pregare e a chi offrire i lumini nelle loro visite costanti e regolari. Solo allora il morto appariva in sogno e si faceva riconoscere.
In sogno comunque la richiesta delle anime รจ sempre la stessa: tutte hanno bisogno di refrisco, cioรจ di refrigerio:la frase ricorrente nelle preghiere rivolte alle anime purganti era infatti la seguente: ยซA refrische 'e ll'anime d'o priatorioยป.
Si pregava l'anima per alleviare le sue sofferenze in purgatorio, creando un vero e proprio rapporto di reciprocitร , in cambio di una grazia o dei numeri da giocare al lotto.[Se le grazie venivano concesse, il teschio veniva onorato con un tipo di sepoltura piรน degno: una scatola, una cassetta, una specie di tabernacolo, secondo le possibilitร dell'adottante. Ma se il sabato i numeri non uscivano o se le richieste non erano esaudite, il teschio veniva abbandonato a se stesso e sostituito con un altro:la scelta possibile era vasta. Se il teschio era particolarmente generoso si ricorreva addirittura a metterlo in sicurezza, chiudendo la cassetta con un lucchetto.
I teschi, inoltre, non venivano mai ricoperti con delle lapidi, perchรฉ fossero liberi di comparire in sogno, di notte. Secondo la tradizione popolare infatti l'anima del Purgatorio rivelava in sogno la sua identitร e la sua vita. Il devoto ritornava allora sul luogo di culto, raccontava il sogno, e se l'anima del teschio era particolarmente benevola, si concedeva a tutti di pregare lo stesso teschio determinando cosรฌ una sorta di santificazione popolare.
Utili erano tutti i tipi di segni che potevano ve**re alle anime. Un primissimo segno era il sudore, cioรจ la condensa da umiditร . Se ciรฒ si verificava era segno di grazia ricevuta. Se il teschio non sudava, questo veniva interpretato come una sofferenza dell'anima abbandonata e cattivo presagio. In questo caso si chiedeva soccorso a Gesรน e, soprattutto, alla Madonna. Ancora oggi un teschio particolarissimo riguardo a questo fenomeno รจ quello di donna Concetta, insolitamente e costantemente lucido.
L'unico mezzo di comunicazione tra i vivi e i morti era il sogno: dai sogni spesso nascono cosรฌ varie personificazioni delle anime pezzentelle, ed ecco moltiplicarsi le diverse figure di giovinette morte subito prima del matrimonio, di uomini morti in guerra o comunque in circostanze drammatiche e singolari.
Il culto fu particolarmente vivo negli anni del secondo conflitto mondiale e nei primi decenni del secondo dopoguerra: la guerra aveva diviso famiglie, allontanato parenti, provocato morti, disgrazie, distruzioni, miseria. Non potendo aspettarsi aiuto dai vivi, il popolo lo chiedeva ai morti, e l'evocazione delle anime purganti diventa insieme la concreta rappresentazione della memoria e la speranza di sottrarsi miracolosamente all'infelicitร e alla miseria.
La storia:
L'antico ossario si sviluppa per circa 3.000 m2, mentre le dimensioni della cavitร sono stimate attorno ai 30.000 m3.
Si trova all'estremitร occidentale del vallone naturale della Sanitร , uno dei rioni di Napoli piรน ricchi di storia e tradizioni, appena fuori dalla cittร greco-romana, nella zona scelta per la necropoli pagana e piรน tardi per i cimiteri cristiani. Il sito conserva da almeno quattro secoli i resti di chi non poteva permettersi una degna sepoltura e, soprattutto, delle vittime delle grandi epidemie che hanno piรน volte colpito la cittร .
In quest'area, situata tra il vallone dei Girolamini a monte e quello dei Vergini a valle, erano dislocate numerose cave di tufo, utilizzate fino al 1600 per reperire il materiale, il tufo, appunto, per costruire la cittร .
Lo spazio delle cave di tufo fu usato a partire dal 1656, anno della peste, che provocรฒ almeno trecentomila morti, fino all'epidemia di colera del 1836.
A tali resti si aggiunsero nel tempo anche le ossa provenienti dalle cosiddette "terresante" (le sepolture ipogee delle chiese che furono bonificate dopo l'arrivo dei francesi di Gioacchino Murat) e da altri scavi.
Il canonico ed etnologo Andrea de Jorio, nel 1851 direttore del ritiro di San Raffaele a Materdei, racconta che verso la fine del Settecento tutti quelli che avevano i mezzi lasciavano disposizioni per farsi seppellire nelle chiese. Qui perรฒ spesso non vi era piรน spazio sufficiente; accadeva, allora, che i becchini, dopo aver finto di aderire alle richieste e aver effettuato la sepoltura, a notte fonda, posto il morto in un sacco, se lo caricassero su una spalla e andassero a riporlo in una delle tante cave di tufo.
Tuttavia, in seguito alla improvvisa inondazione di una di queste gallerie, i resti vennero trascinati all'aperto portando le ossa per le strade. Allora le ossa furono ricomposte nelle grotte, furono costruiti un muro ed un altare ed il luogo restรฒ destinato ad ossario della cittร .
Secondo una credenza popolare uno studioso avrebbe contato, alla fine dell'Ottocento, circa otto milioni di ossa di cadaveri rigorosamente anonimi. Oggi si possono contare 40.000 resti, ma si dice che sotto l'attuale piano di calpestio vi siano compresse ossa per almeno quattro metri di profonditร , ordinatamente disposte, all'epoca, da becchini specializzati.
Nel marzo 1872 il cimitero fu aperto al pubblico e affidato dal Comune al canonico Gaetano Barbati, ritenuto erroneamente parroco di Materdei,il quale, con l'aiuto del Cardinale Sisto Riario Sforza, eseguรฌ una sistemazione dei resti secondo la tipologia delle ossa (crani, tibie, femori) e organizzรฒ a mo' di chiesa provvisoria la prima cava,in attesa che fosse costruito un tempio stabile.
Negli anni sessanta, gli anni del Concilio Vaticano II, il parroco della chiesa delle Fontanelle Don Vincenzo Scancamarra preoccupato per il feticismo insito nel culto delle "anime pezzentelle"chiese consiglio all'arcivescovo di Napoli, il cardinale Corrado Ursi, sul problema. Il 29 luglio 1969 un decreto del Tribunale ecclesiastico per la causa dei santi proibรฌ il culto individuale delle capuzzelle, oggetto di una fede considerata pagana, consentendo che fosse celebrata una messa al mese per le anime del purgatorio e che fosse eseguita una processione al suo interno ogni 2 novembre, giorno della commemorazione dei defunti. Non fu la decisione delle istituzioni religiose, ma il progressivo oblio devozionale a far scivolare il cimitero nel dimenticatoio. Per anni in stato di abbandono, fu messo in sicurezza e riordinato nel marzo del 2002, ma mai riaperto al pubblico se non per pochi giorni l'anno, specie in occasione della rassegna Maggio dei Monumenti napoletano.
Il 23 maggio 2010 una pacifica occupazione degli abitanti del rione ha convinto l'Amministrazione Comunale a riaprirlo. Da quel giorno il cimitero รจ stato riaperto per poi essere di nuovo chiuso nel 2019. Da allora non si hanno notizie certe circa la riapertura. Per scelta del comune di Napoli, la gestione del sito potrebbe essere affidata ai privati, in particolare ad una cooperativa sociale, introducendo perรฒ un costo per pagare il biglietto d'ingresso.Nel 2023 si annuncia che il cimitero sarebbe stato riaperto all'inizio del 2024, gestito dalla cooperativa La Paranza, vincitrice di un bando pubblico.Al giugno 2024, il sito rimane chiuso.