Non intende dare il suo contributo all'inabissamento, meno ancora intende piegarsi alla logica del profitto. Viviamo le ultime ore della civiltà occidentale e se il prezzo da pagare per una sua palingenesi è la sua morte, ben venga anche la morte. Le ultime generazioni di Europei hanno ampiamente dilapidato il patrimonio accumulato dai padri e se oggi l'industria culturale e la massificazione stan
no erodendo la cultura dell'Occidente, noi seguiremo l'ammonimento di Ernest Renan il quale così apostrofò un suo giovane amico: "La Francia muore. Non disturbate la sua agonia!" In questo momento, noi ricorderemo Eraclito di Efeso il quale, come si narra, quando ebbe compiuto il suo trattato Sulla natura non lo pubblicò, ma ne affidò la custodia alle mani incontaminate delle sacerdotesse, affinché lo deponessero nei penetrali del tempio di Artemide. Con questo gesto egli salvò il suo scritto dalla contaminazione e dall'usura di lettori distratti e lo destinò solo a pochi iniziati, solo a quanti potevano tentare l'ardua scalata del suo testo misterioso e profondo. Questa piccola collana non vuole disturbare la lenta agonia della cultura italiana, ma non vuole neppure contribuirvi. Lasciamo a più gloriose e già degne case editrici di pubblicare le faticate carte di divi televisivi, meretrici di alto bordo, politici non sempre specchiati. Noi cercheremo cibo meno pestilente per palati più fini. Ancora esistono lettori, dunque ancora possono esistere libri, ma non certo nel bric a brac del mercantilismo imperante. Oggi la cultura non può che ripararsi nei penetrali di un tempio e rivolgersi a pochi lettori. Questo è un esoterismo che noi rivendichiamo; un esoterismo che non va a caccia del Santo Graal e di misteri sepolti nelle piramidi, ma va incontro alla sorgente, attingendo alla cultura viva; restituendo alla vita ciò che non è mai morto. Idealmente torneremo ad Efeso, dove ancora giacciono le rovine dell'Artemision, ricercheremo la cella sotterranea nella quale Eraclito depositò il suo trattato e vi deporremo altri scritti. Fra quelle rovine, nella sacralità di un tempio, lontano dal rumore inconsulto, le parole ridivengono udibili e le pagine ridivengono leggibili