21/12/2020
La Pantera (La Notte di Natale)
di ANTONIO TACETE
La notte di Natale Villa il nano la trascorse nella chiesa delle Grazie. Lì sorbì brodo con anolini in compagnia del prete chiamato Mobilione Anticacca, poi servì messa, durante la quale il don recitò il funerale di un chirichetto, che giaceva dentro la cassa ed era stato reo di biricchinate sataniche ed era detto Porcostiolina. Davanti alla chiesa era posteggiata una carrozza con due pony, ricoperti di crisantemi e garofani, e così il nano e il parroco partirono per Monchio nella notte in cui erano ghiacciate anche le stelle. Arrivati in un bosco buttarono dentro un burrone la bara con dentro la salma, punizione che aveva disposto il vescovo. Nella notte i due tornarono a casa, sennonché iniziò a nevicare e il burrone si riempì di neve come fosse un bicchiere gigantesco di granatina. All'alba la neve gelò e siccome la bara era di vetro, perciò trasparente, un legnaiolo, che passò di lì, vide il corpo del morticino, come se fosse dentro una vetrina, sotto il ghiaccio come zucchero, che lo lasciava trasparire, in fondo allo strapiombo. Viaggiando il prete disse al nano che se lo avesse scoperto fare sesso con il nano Emielechele, lo avrebbe avvelenato e buttato in uno strapiombo come Porcostiolina. Ritornati nella chiesa il prevosto e il nano andarono a letto, a notte fonda. Non si sa come ne’ perché fosse entrata, in quella parrocchia, una panterona siculona ovvero siciliana, dal pelo tinto color cedro e gli occhi color di due arance fosforescenti. Il corpo elastico e muscolosissimo entrò nella stanzetta del nano, il quale, credendo di essere dentro un sogno, accarezzò l'animale, che poi fuggì ed appariva come un felino color limone arancia sotto il cielo turchino della notte trapuntata di stelline, dal quale cadevano fiocchi bianchi. Il campanaro detto Campanula, vedendo la bestia surreale e visionaria sgaiattolare fuori dalla chiesa, scampanellò la campana.
Antonio Tacete Scrittore