30/11/2020
La puntata di oggi di con ABA Chiara: spoti.fi/3qbzMff
Credo di avere una malattia grave: si chiama Wanderlust ed è incurabile.
Anzi, pare da alcuni studi che sia genetica, e che il 20% della popolazione mondiale ne sia afflitta.
Potremmo tradurla in “Sindrome della cartina geografica”, in pratica è la necessità di sperimentare ed affrontare esperienze in tutte le parti del mondo: la pulsione viscerale a viaggiare, vedere volti e tratti nuovi, mangiare pietanze diverse, il richiamo dell’aeroporto, l’apertura dei confini.
Viaggiare non è solo una necessità, ma anche una fonte di ricchezza infinita: si abbattono barriere, si apre la mente, si vive in sintonia con l’umanità.
Non è sinonimo di “andare in vacanza”. Non è necessariamente la volontà di visitare un posto nuovo da turista. È il viaggio, la scoperta, l’esperienza, la dimensione che attira.
Nel 2017 ho fatto uno dei viaggi più importanti della mia vita, e che la vita me l’ha cambiata, veramente.
Sono arrivata a piedi al Campo Base dell’Everest. Da quel giorno sono ossessionata dall’idea di tornarci.
Il 2020 è stato un anno durissimo per chi “soffre” di questa condizione come me: e allora ho deciso di metterlo per iscritto, e scriverlo sulla pelle, quanto per me sia importante aprire ogni barriera e unirmi al mondo.
Ve ne parlo più in profondità nella puntata di oggi del podcast Soul Food. Se siete iscritti alla newsletter avete ricevuto il link stamattina. Se non lo siete, iscrivetevi nel link bit.my/soulfoodmail e trovatemi in tutte le piattaforme digitali: Soul food speciale viaggi su Spotify, Apple Podcast, e co.⠀
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