![«Un mostro è un’eccezione, una persona esterna alla società, una persona della quale la società non deve prendersi la re...](https://img4.medioq.com/199/222/867999181992228.jpg)
25/11/2023
«Un mostro è un’eccezione, una persona esterna alla società, una persona della quale la società non deve prendersi la responsabilità. E invece la responsabilità c’è».
La posizione più lucida sui femminicidi la sta avendo la sorella di Giulia Cecchettin. Elena, giustamente, parla di cultura e sistema di potere: Turetta non è un'eccezione ma il frutto più violento di questa cultura.
Il più violento, ma non l'unico. Moltissimi uomini come me, che non userebbero mai violenza sulle donne, infatti, usufruiscono di molti privilegi di genere che le donne non hanno: dalla cura della famiglia a quella degli anziani, solo per fare alcuni esempi.
Indubbiamente, molti uomini si stanno mettendo in discussione, ma molti altri continuano a mettere la testa nella sabbia, magari dicendo che non schiaffeggiando una ragazza hanno fatto tutto quello che è in loro potere. Non è così.
I nostri privilegi, in quanto uomini, sono innumerevoli e anche molto subdoli. Non vederli o sottovalutarli è sintomo del fatto che vogliamo tenerci questi privilegi.
Perché una ragazza che va con 100 uomini è una "pu***na" e un uomo che va con 100 donne è "uno che ci sa fare"? Perché a parità di lavoro, una donna italiana guadagna il 40% in meno rispetto a un uomo? Esatto: non c'è alcuna spiegazione valida, se non il nostro privilegio di essere uomini. Di esempi se ne potrebbero fare a centinaia.
A questo si aggiunge che mentre le donne hanno iniziato a riflettere sulla propria condizione di donna già dagli anni '60 e '70 (almeno), gli uomini che pure si mettono in discussione lo stanno facendo da pochissimo tempo e soprattutto non in maniera organica.
Da qui deriva lo spaesamento di molti uomini che da un lato cercano di costruirsi un'identità che vada oltre lo stereotipo dell'uomo che non piange mai o del classico "capo-famiglia", dall'altro però si sentono comunque accusati dalle donne di non fare abbastanza per cambiare la cultura patriarcale predominante.
Aggiungerei che la cultura della violenza fisica è figlia di quella verbale. Dire a una ragazza "pu***na" equivale a darle uno schiaffo. Dirle "fai schifo" o "non capisci niente", equivale a malmenarla. Persone, magari con ruoli istituzionali, che fanno della violenza verbale il loro tratto distintivo sono il punto di partenza di quella fisica.
Non si può essere contro la violenza sulle donne e continuare imperterriti ad usare un linguaggio violento (anche se non rivolto esplicitamente alle donne in quanto donne).
Prima ci arriviamo e meglio è.