03/09/2024
"Campo di Battaglia" di Gianni Amelio, in concorso alla 81° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia ; riflessioni post-visione ed incontro con il regista
Un “Campo di battaglia” che non ti aspetti, una guerra, anzi, almeno due , combattute fra dubbi, fragilità, convinzioni indotte e no, speranza ad ogni costo.
Nel vivere l’ultimo lavoro di Gianni Amelio si rimane affascinati, presi, partecipi, quasi stupiti dal punto di vista dell’autore e dallo sviluppo dei personaggi, pronti a mostrare altre sfaccettature che si fanno strada man mano che le vicende li fanno riflettere, emozionare, empatizzare e capire.
Primo film italiano dei cinque in corsa per il Leone d ‘ oro ad essere presentato alla Mostra Internazionale d’ Arte Cinematografica di Venezia , che terminerà’ il 7 settembre, da parte di un regista che ben poco ha ancora da dimostrare.
Fiero dei suoi 80 anni energici, emozionato ed appassionato nello spiegare al pubblico attento dell’ Arena Cavallerizza di Lucca, nell’ambito della rassegna Estate Cinema, ogni dettaglio possibile, ogni scena pensata, ogni lettura da dare; un pubblico quasi stupito di trovarlo lì, a pochi giorni dalla presentazione in Laguna, e che non perde l’ occasione per domandare, esternare pensieri mai scontati , circondarlo con il suo affetto. E lui non si nega, proseguirebbe fino a notte fonda, al fianco di due dei suoi interpreti, Federica Rosellini che sullo schermo da’ vita ad Anna , infermiera, ma sarebbe stata un ottimo medico , donna forte , fiera, misurata e Gabriel Montesi, Stefano, uno dei due medici militari così diversi fra loro nell’ approccio coi soldati feriti nel corso della Grande Guerra, giunti disperati nell’ Ospedale che diventerà’ il vero campo di battaglia della storia. L’ altro medico, Giulio, è interpretato da un Alessandro Borghi che ancora una volta si modella a favore del personaggio, assente fisicamente alla presentazione di Lucca , ma non nelle riflessioni dei presenti. Due medici con visioni opposte, l’uno pronto a rispedire al fronte questi giovani non appena in grado di stare in piedi, sebbene non del tutto guariti, l’ altro teso a fare in modo che in trincea non ci vadano più, costi quel che costi, convinto come è della certezza dell’ epilogo. Non approvano l’uno l’ operato della’ altro, ma sono uniti da una profonda, annosa amicizia.
Tanti i personaggi minori che si presentano a noi, tutti curati con la massima attenzione dal regista, come ha modo di precisare nel suo incontro post visione, perché da lui amati e compresi , non ultimo il giovane soldato, bello e leggero nonostante la tragedia che sta vivendo, che andrà incontro alla fucilazione con dignità, nonostante venga giudicato un vigliacco da Sfefano per aver osato salvarsi da una guerra che non avrebbe risparmiato nessuno, infliggendosi ulteriori sofferenze con l’ aiuto di Giulio. Una vicenda che scuote tutti i protagonisti, portando consapevolezza, dubbi, sofferenza.
E un’altra guerra dovrà essere presto affrontata..quella contro una nuova epidemia, la Sp****la, che si innesta come un ospite indesiderato e malevole in un tessuto gia’ deteriorato e difficile da sanare e spostera’ il campo di battaglia anche altrove, nelle ricerche di laboratorio chieste da Stefano a Giulio, nelle corsie dell’ ospedale militare ormai aperto a donne e bambini , nei roghi dei cadaveri , nella stampa che tace tale tragedia. Come uno schiaffo che ci sveglia, rivediamo mascherine, cortei di carri, tamponi; un nuovo capitolo del film, non slegato, ma in evoluzione.
Forse le guerre non finiranno mai, di qualsiasi tipo esse siano, ma noi comprendiamo l’ estrema, assurda speranza, in quel contesto, di Anna che raccoglie il testimone di Giulio sul finale, affermando con forza : “ qui non muore nessuno”.
“Campo di battaglia”, un film , come sottolinea giustamente Gianni Amelio, non DI guerra, ma SULLA guerra.
Daniela Ricci