Nella foto in alto: La Prof.ssa Marta Calcagno, dal 19 novembre 2018 nuovo Direttore responsabile de “l’inchiostro fresco”, intenta lo scorso anno (2017) ad impaginare "Note di classe", il giornalino dell'Istituto comprensivo Ciampini - Boccardo di Novi Ligure, con un suo studente, Andrea Casellato dell'indirizzo tecnologico, sotto lo sguardo vigile del suo tutor, Guido Cappelletti, nella redazione de "l'inchiostro fresco" durante il tirocinio della "Buona scuola" anno scolastico 2016/2017.
Nella foto di copertina della pagina facebook collegata a questa, la sede storica del "l'inchiostro fresco" a Capriata d'Orba, quando il giornale ha iniziato a diventare un foglio d'informazione locale distribuito anche nell'Oltregiogo genovese. Eravamo nel 2006 e l'inchiostro fresco iniziò progressivamente ad allargarsi dai paesi di Rondinaria, la mitica città dei paesi tra Novi Ligure e Ovada (vedere più avanti i dettagli di questa idea di città diffusa), a tutta la Valle Scrivia, sino a Busalla (Ge) e alla Valle Stura sino a Masone (Ge), iniziando ad arrivare anche ad Urbe (Sv). Nella foto da sinistra: Gian Battista Cassulo, Anna Barisone, la grafica che praticamente ha impostato la prima griglia del giornale, e i due aspiranti giornalisti pubblicisti (oggi iscritti all'Ordine nazionale), Federico Cabella e Matteo Clerici. Nel tondo della copertina , Gian Battista Cassulo Presidente dell'Associazione "Club Fratelli Rosselli”, editrice del periodico d'informazione locale "l'inchiostro fresco".
Chi siamo e come siamo nati. Ecco la stori de “l’inchiostro fresco”
Come è nato questo inchiostro fresco? Il giornale nasce nel 1985, quando, a Novi Ligure, in una stagione densa di cambiamenti, quasi al pari dell’attuale, assieme ad Alfonso Gatti, Renato Milano, Igino Moro, Massimo Putzu con l’allora Direttore, Stefano Rizzi, decidemmo di fare sentire la nostra voce in un mondo dove l’opportunismo sembrava essere diventato il partito politico dominante.
In noi maturò l’idea che, per concorrere alla crescita democratica della nostra società, occorreva, sia pure nel nostro piccolo, stimolare un nuovo senso della partecipazione politica dal basso a partire in primo luogo dalla cura della libertà di stampa. A nostro modo di vedere occorreva, insomma, creare, per lo meno a livello locale, una nuova “leva” di giornalisti per fare circolare “senza lacci e laccioli” le notizie e le opinioni.
Ed ecco l’inchiostro fresco assieme a Don Agnes, il mitico Direttore de “Il Popolo di Novi”, ad organizzare nel 1989 nell’Aula Magna del Collegio San Giorgio di Novi Ligure, il primo corso di giornalismo i cui allievi furono poi premiati dall’allora Direttore de Il Secolo XIX, Gaetano Rizzuto.
Nel 1994, per reagire a quella politica diventata un vero e proprio “mercato elettorale”, ci schierammo per il “maggioritario”, che a noi de l’inchiostro sembrò, in quell’epoca, l’unico rimedio per rendere più trasparente il panorama partitico di allora.
Ma in quegli anni, dove i partiti “implodendo” cambiavano nome, ma non abitudini, ci sentimmo nuovamente traditi dalle transumanze partitiche che tennero a battesimo quella che poi verrà definita dai politologi “l’infinita transizione italiana”.
Il giornale, sotto la guida di un nuovo direttore, Rino Vaccaro, studioso di materie giuridiche nonché bibliotecario della Regione Liguria, si trasferì a Genova sia nelle aule universitarie, dove tenne i contatti con gli studenti della Facoltà di Scienze Politiche, sia nella “città politica”.
Con lui l’inchiostro fresco sostenne l’associazione LiberaMente, presieduta da Adriano Sansa, e il Comitato per la Difesa della Costituzione creato da Edoardo Benvenuto, il compianto Preside della Facoltà di Architettura della città, con l’intento di concorrere ad applicare sostanzialmente il dettato costituzionale prima di vederlo modificato.
Gli eventi politici che seguirono, ove assistemmo all’insediamento dei cosiddetti “politici di professione” e al pieno affermarsi, sia a Sinistra come a Destra, di una nuova forma partito, il “partito – personale” con il conseguente sfaldamento della militanza di base, sostituita da un credo incondizionato verso la figura del Capo, ci indussero, come giornale, a ritagliarci uno spazio pedagogico, sia per documentare quella stagione sia per concorrere a stimolare nella gente un nuovo senso di cittadinanza attiva partendo dal cuore dell’Italia, ovvero dall’Italia dei campanili.
E così l’inchiostro fresco, nel 2004, iniziò le sue pubblicazioni in termini meno elitari, abbandonando il circuito universitario e prettamente politico/culturale, per trasferirsi in una realtà più piccola, come quella di Capriata d’Orba, interessandoci delle questioni legate al territorio, alla sua gestione e dando diritto di tribuna a quella “partecipazione politica dal basso” che, a livello locale, ogni giorno si concretizza nei bar, nelle Società di Mutuo Soccorso, nelle Pro Loco e nelle associazioni sportive.
Per spingere ancor meglio l’acceleratore in questo senso, nacque in quell’epoca anche “l’inchiostrino”, un inserto completamente redatto dagli alunni della scuola elementare di Capriata d’Orba, dove una maestra di buona volontà, Tiziana Riccardi (madrina del nome dell’inserto), organizzò una vera e propria mini redazione eletta dalle singole classi.
Ma non ci accontentammo. Per creare quel “senso di appartenenza” e far radicare veramente il giornale sul territorio e per far passare, quindi, il nostro progetto pedagogico di addestramento alla cittadinanza attiva, dovevamo trovare una “bandiera da sventolare”, un mito insomma a cui riferirci.
E il mito ce lo fornì il Circolo culturale “Ir Bagiu” di Silvano d’Orba, che con lo studioso di storia locale Pier Franco Romero da anni portava avanti le ricerche su Rondinaria, una città antica costituita da una serie di paesi ai quali nel 52 a.C. i Romani dettero forma organica impiantando un Castrum a Silvano, posto a protezione delle Legioni di Giulio Cesare, acquartierate ad Acqui Terme.
Nacque così l’idea di allargare la distribuzione de “l’inchiostro fresco” in tutti i paesi che si riconoscevano in questo antico agglomerato e nel 2005 il nostro foglio d’informazione locale aggiunse sotto la sua testata la dicitura: “La Voce di Rondinaria”, travalicando quegli invisibili confini disegnati, non già dai topografi, ma dallo “spirito dei luoghi” che ne custodisce la storia. L’idea era quella, sventolando la bandiera di Rondinaria, di ricreare quella mitica città in chiave moderna, ovvero far nascere nei politici locali lo stimolo ad aggregarsi tra loro per realizzare una “catena di centri urbani”, i singoli paesi, per tenere ordinato il territorio con una sorta di Piano Regolatore comprensoriale favorendo un’urbanizzazione diffusa dove l’individuo non sia più schiavo di quel senso di smarrimento che caratterizza la vita metropolitana.
In questa prospettiva, per valorizzare la storia locale e amalgamare le differenze dei singoli “spiriti dei luoghi”, nel 2006 “l’inchiostro fresco” si allargò prima alla Valle Stura, arrampicandosi sino ad Urbe, e poi alla Valle Scrivia, appoggiandosi a due studiosi del posto, rispettivamente Massimo Calissano e Sergio Pedemonte.
Ed oggi, con la nuova linfa delle “giovani penne,” che qui all’inchiostro fresco hanno conseguito il patentino da giornalista pubblicista, ci siamo allargati da un lato, grazie Fabio Mazzari, sino a tutto il Parco dell’Antola e alla Val Trebbia e dall’altro, grazie a Matteo e Luca Serlenga, sino a Voltri e a tutto il Parco del Beigua.
Mentre qui in redazione a fare buona guardia vi sono le “penne storiche” dell’inchiostro come Federico Cabella, Marta Calcagno, Arnaldo Liguori, Matteo Clerici, Samantha Brussolo (che, assieme all’avv. Fabiana Rovegno) ci cura anche la parte legale), Luisa Russo e Enzo Prato.
Il tutto per cercare di fare un giornale che copra l’intero Oltregiogo genovese, un territorio a cavallo di Liguria e Piemonte, diviso amministrativamente ma unico per cultura e tradizioni.
È il nostro sogno all’insegna dell’informazione locale puntuale, precisa e non di parte.
Ma per inseguire questo sogno vi sarà bisogno di fare sentire in primo luogo la voce della gente e l’inchiostro fresco, che nell’attuale veste editoriale trova le sue risorse, grazie all’amico Umberto Cecchetto, nella pubblicità, intesa quale mezzo democratico di finanziamento trasparente, cercherà, sia pure con i suoi modesti mezzi, ad onorare questa “consegna”.
Gli interlocutori privilegiati de l’inchiostro fresco sono dunque gli amministratori locali sia per favorire la comunicazione istituzionale sia per mettere a confronto le singole realtà comunali, mentre i referenti culturali saranno le associazioni del volontariato in tutte le loro espressioni.
Un impegno pesante, questo, ma sopportabile perché condiviso con un gruppo di amici sempre più affiatato e determinato, che si è ritrovato sotto le insegne del “Club Fratelli Rosselli”, l’editore di questo foglio.
Gian Battista Cassulo