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     di Gaia Serena Simionati81 Mostra del Cinema di VeneziaIl geniale, carismatico e trasversale Brady Corbet  è il reg...
26/09/2024








di Gaia Serena Simionati

81 Mostra del Cinema di Venezia

Il geniale, carismatico e trasversale Brady Corbet è il regista del film The Brutalist.

Presentato in Concorso Internazionale alla 81° Mostra del Cinema di Venezia, e premiato da me in il film è scritto da Corbet e da Mona Fastvold, sua partner di vita.

L’architettura è la vita nella sua costruzione

Finalmente qualcuno che capisce che la settima arte si chiama cosi perché include anche gli occhi!!!

Un film sublime, poetico, lattiginoso, con una fotografia decentrata, opaca come nei quadri di Edward Hopper . E’ tipicamente anni 30.

Tipicamente ‘Nighthawk’.

Tipicamente da bar, con uomini con la cravatta slacciata, su camicie gialle e completi verdi. Grandissimo lavoro elegante e concreto della Mise–en–scène.

Solo che qui di tipico non c’è assolutamente nulla! Questa vita è come uno sbando in un tornante. Gli pneumatici non rientrano mai volentieri nel loro asse.

Cosi Brody spaventa da quanto è magro, bravo e a suo agio con l’accento di un ungherese ebreo, scappato negli Usa per ritrovare quella fortuna che aveva perso come architetto Brutalista, appunto a causa dei N**i.

Rozzo, non finito in opposizione al razionalismo, il brutalismo è il nuovo tipo di architettura concepita negli anni 40, 50.

Ma brutalista e delabrè lo è anche un pò il protagonista Lazlo, (ispirato nel nome dall’artista e architetto László Moholy-Nagy). ( Eccelso anche per l’accento perfetto Brody)

Scollacciato e sfinito dalla vita e dalla sua dose di eroina che gli toglie settimanalmente il dolore al naso rotto da dei pugni che la vita e dei nazisti gli hanno dato.

Gli Usa rappresentano la speranza, il rinnovo, l’eticità della cultura, la possibilità di un nuovo inizio, si come migrante, ma anche come creatore, esperto di architettura e bellezza.

Lazlo si scontra però con l’arroganza del denaro, del mecenatismo e con l’ignoranza di chi ha il potere, sia per costruire ambienti, ma spesso anche per costruire film.

Ora come allora, sempre di idee si tratta. Spesso bloccate, alterate, riviste da chi ha il potere di pagarle, ma l’ignoranza di non capirle.

In realtà qui Corbet mi racconta che per il film, dopo una gestazione di sette anni, è stato infine supportato da produzioni eccelse come Kaplan Morrison.

Lo hanno lasciato totalmente libero di creare un capolavoro di 3ore e mezzo che, in realtà, volano in un secondo.

Quello dello scorrere complicato della vita di un migrante, artista, ungherese, ebreo, geniale.

Film imperdibile !!!

La storia del film e i blocchi covid

Nonostante un grave ritardo dovuto al Covid19 e un totale riassetto del cast, il film è uscito indenne e più forte che mai.

Peccato per Joel Edgerton, Marion Cotillard, Mark Rylance che sono stati brillantemente sostituiti da un Adrien Brody, perfetto dimesso, spettinato, dimagrito reale e drogato.

Ammansito e castrato da Guy Pierce. Amato da Felicity Jones, ora nuovi e potenti protagonisti di questa pellicola girata vecchio stile.

La trama

La storia è imperniata sui 30 anni di vita alla ricerca del successo di László Toth. Architetto brutalità ebreo ungherese che si trasferisce negli Stati Uniti nell’immediato dopoguerra insieme alla moglie Erzsébet. László inizialmente sopporta povertà soprusi e come rassegnato al dolore. Il suo genio sembra però essere riconosciuto dall’industriale Harrison Lee Van Buren. Egli offre un sogno americano e lo incarica di progettare un monumento modernista plasmando il paesaggio del paese. Progetto ambizioso produrrà esaltanti risultati e momenti di luride bassezze.

The Brutalist esalta una vita d’artista senza mezze misure né compromessi. Aiuta la costruzione di una nazione da parte di una generazione di immigrati. E inoltre fa vivere l’unione e la potente storia d’amore di una coppia che deve lottare per proteggere amore e tutto ciò che ha costruito dalle oscure minacce di un mecenate basico.

Corbet è stato fin da giovane anche attore di successo lavorando con Michael Haneke. Ha supportato la madre rimasta senza soldi e lavoro a causa dei mutui subprime. Come ogni artista che si rispetti ha ben chiaro il rapporto con il denaro, la sofferenza economica. Anzi forse è proprio questa, vissuta in prima persona, ad alimentare la figura di un artista come László Toth che, di sicuro, diventerà indimenticabile nella storia del cinema. E nei nostri cuori!

Il cast

Adrien Brody: László Tóth

Felicity Jones: Erzsébet Tóth

Guy Pearce: Harrison Lee Van Buren

Joe Alwyn: Harry Lee Van Buren

Raffey Cassidy: Zsófia

Alessandro Nivola: Attila

Stacey Martin: Maggie Van Buren

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BRADY CORBET’S “THE BRUTALIST”

Meet the beauty with ‘Ups and Down’ of an artist’s life by Gaia Serena Simionati

Since it is called the ‘Seventh Art’, Great Cinema should include - like in this case - Photography, Acting, Writing, Architecture, Editing, Music, 'mise-en-scène' all extension of space and time, according to Ricciotto Can**o’s 1921 definition.
That’s why this movie is excellent. Corbet in seven years time has produced a perfect script of a migrant architect, László Tóth highlighting all the difficulties a Jewish and Holocaust Survivor goes through in life, while dealing with question of freedom of expression and art. Especially avoiding compromises of production, imbalance of power between artists and patrons.
To keep up with an architectural lavish term, ‘The Brutalist’, an epic drama Corbet co-wrote with his wife, Norwegian filmmaker and actress Mona Fastvold, is simply ‘palatial’.
Wide in scope, but also very intimate, it has perfection in it.
From costume and production design, editing, score, cinematography, actor casting and performances, screenplay, all is so curated, gorgeous multilayered craft.
An excellent cast works perfectly together. Unforgettable the Adrien Brody touching performance which should have deserved Best Actor Prize in Venice, but went unnoticed.
Brody together with Guy Pierce, Alessandro Nivola and Felicity Jones are simply perfect and witness stellar acting.
A24, who has bought the movie, will get many satisfactions out of it, and so do we as viewers. The Brutalist is aiming at many Oscars, thanks to the great producers Kaplan Morrison who left Corbet completely free.
“Architecture is life in its construction”
From this sentence at the beginning of FIPRESCI and Silver Lion Prize Winner, one is immediately ‘kidnapped’ by its strong truth.
Art. Beauty. Life.
And the difficulties of ‘building’ a carrier through artistic vision is the main ‘draft’, the ‘sketch’ on which Brady Corbet set this amazing film/project.
It is three hours and a half movie on craftsmanship, knowledge, sensitivity of being an artist. Most of the time built with a price in suffering and a difficult past.
1
At the end “The Brutalist” is great art expressed through a movie explaining what it implies to be an artist.
No matter if this art is going to be cinema, painting, sculpture, dancing, singing or strictly the form of brutalist architecture the film deals with. The highlighting idea underneath the movie is the inner conscience of it.
If you are a genuine artist you normally have no money.
To do money you have to have a patron.
The patron normally has no art. That’s why he calls you.
But when the artist proposes his ideas, patrons always want to say something, altering, blocking, ruining one initial project.
This can happen between editors and writers. Among painters and collectors/gallerists. Even with filmmakers and producers.
The reality is always the same!
Culture against any form of money power, often not paired by elegance.
Especially when, as an architect, you have to build something huge, with different aims, such as the building commissioned in the movie.
The most difficult things in life for an artist is then to find someone who is visionary like him. Or at least that trusts him and let him the necessary freedom for doing what he envisions.
Let’s do a concrete example. A great architectural model city is Vicenza.
Vicenza is near Venice and it’s famous for the amazing 16th centuries villas of Andrea Palladio (1508- 1580).
Palladio was born extremely humble. He was very lucky when, at a very young age, he met his great patron: Gian Giorgio Trissino. If Gian Giorgio had not invested in Andrea, paying his studies, bringing him to Rome and finding the money to build villas, today we would not have the amazing worldwide famous masterpieces. And the new style he invented, matching civilization with nature, later known as ‘palladiano’. He left Basilica Palladiana, Villa Capra, ‘La Rotonda’ or the sumptuous theatre, known as ‘Teatro Olimpico’.
This story leads to the great power of this movie: elegiac, epic and monumental.
Brady Corbet’s hyperbolic story, written with Mona Fastvold, cements a monumental parable about the false promises of the American dream. Specially those of migrants.
The actor-turned-director has put together a sprawling narrative on the disgusting corrupting influence of extreme wealth.
In doing so he used Judy Becker’s superb and unforgettable scene design, filmed by an amazing cinematographer such as Lol Crawley, already met in ‘Vox Lux’.
To all this the result is a grany, milky photography, délabré like an Edward Hopper greenish painting, set in the 40’s on a rising America which is soon to collapse instead, with all its turned-out-fake dreams.
It’s also a movie on solitude and disillusion, shot and projected in 70 mm, many images of which are really unforgettable. Captured on to the depth of each frame, stunning is the new born library, conceived under a ‘special light’ by the talent of a poor immigrant, insulted and kicked out by the arrogant millionaire and house owner.

Or in the beginning where the symbol for USA freedom, its Liberty Statue, is seen upside down by the point of view of a crowded ship full of immigrants.
Set over several decades, Brady Corbet's post-World War II saga is — like the architectural achievements of its protagonist — constructed with metic**ous zeal, is the result of miscellaneous technique and touching humanity.
Resurrecting what it means being human, more and more missing lately, the so called empathy At the end The Brutalist reverberates the motto ‘Stay hungry. Stay foolish’!
And especially do not ever dare to betray your dreams or let anybody else thread on them. Not even when, Majors knock at the door, even if insistently.
The Synopsis
Adrien Brody stars in an epic drama as László Tóth, a Jewish Hungarian architect of the brutalist school. Hoping to rebuild his life and work, after surviving the World War II devastation he emigrates to the United States. Initially forced to toil in poverty, he wins a contract from Harrison Lee Van Buren (Guy Pearce). This wealthy client will change the course of his life. Felicity Jones co-stars as Tóth’s wife Erzsébet. Raffey Cassidy, Stacy Martin, Emma Laird, Isaach De Bankolé, and Alessandro Nivola co-star.











Mostra del Cinema Venezia     Finalmente qualcuno che capisce che la settima arte si chiama cosi perché include anche gl...
01/09/2024

Mostra del Cinema Venezia






Finalmente qualcuno che capisce che la settima arte si chiama cosi perché include anche gli occhi...

Un film sublime poetico, lattiginoso, con una fotografia decentrata, opaca come nei quadri di Edward Hopper tipicamente anni 30. Tipicamente 'Nighthawk'.

Tipicamente da bar con uomini con la cravatta slacciata, su camicie gialle e completi verdi.

Cosi Brody spaventa da quanto è magro, bravo e a suo agio con l'accento di un ungherese ebreo scappato negli Usa per ritrovare quella fortuna che aveva perso come architetto Brutalista, appunto a causa dei N**i.
Rozzo, non finito in opposizione al razionalismo è il nuovo tipo di architettura degli anni 40, 50.
Ma brutalista e delabrè lo è anche il protagonista Lazlo, (ispirato da László Moholy-Nagy) scollacciato e sfinito dalla vita e dalla sua dose di eroina che gli toglie settimanalmente il dolore al naso rotto da dei pugni che la vita e dei razzisti gli hanno dato.

Gli Usa rappresentano la speranza, il rinnovo, l'eticità della cultura, la possibilità di un nuovo inizio, si come migrante, ma anche come professore ed esperto di architettura e bellezza.

Lazlo si scontra però con l'arroganza del denaro, del mecenatismo e con l'ignoranza di chi ha il potere, sia per costruire ambienti che per spesso per costruire film. Ora come allora, sempre di idee si tratta

In realtà qui Corbet è stato supportato da produzioni eccelse che lo hanno lasciato totalmente libero di creare un capolavoro di 3ore e mezzo che, in realtà, volano in un secondo.

Quello dello scorrere complicato della vita di un migrante artista ungherese geniale.

Film imperdibile !!!

28/08/2024

CHIEDO SCUSA A TUTTI .. FACEBOOK MI TOGLIE AMICI, VIDEO e PURE l' AUDIO ... F**K FACEBOOK .... e credo scusa a tutti...VOI SANTI.

05/07/2024


















https://www.redcarpetmagazine.it/art-entertainment-red-carpet-magazine-italia/omaggio-a-puccini-allauditorium-con-suor-a...
01/06/2024

https://www.redcarpetmagazine.it/art-entertainment-red-carpet-magazine-italia/omaggio-a-puccini-allauditorium-con-suor-angelica/

Non perdete questa opera meravigliosa








di Gaia Serena Simionati

«La grazia è discesa dal cielo... Già tutta, già tutta mi accende! Risplende, risplende! Già vedo, sorelle, la meta!»

«Grugniti, boati, muggiti, risa, barriti, sghignazzate, i soliti gridi solitari di bis fatti apposta per eccitare ancor di più gli spettatori, ecco, sinteticamente, qual è l'accoglienza che il pubblico della Scala fa al nuovo lavoro del maestro Giacomo Puccini. Dopo questo pandemonio, durante il quale pressoché nulla fu potuto udire, il pubblico lascia il teatro contento come una pasqua![11]»

I festeggiamenti per i 100 anni dalla morte di Giacomo Puccini arrivano all’Auditorium di Milano.

Venerdì 31 maggio (ore 20) e domenica 2 giugno (ore 16). In programma Suor Angelica in forma di concerto, con l'intenso Vincenzo Milletarì alla testa di Orchestra Sinfonica, Coro Sinfonico e Coro di Voci Bianche di Milano.

Che Milano non fu da subito magnanima verso il geniale Puccini, lo conferma quello che il compositore descrisse nella reazione del pubblico come "Un vero linciaggio!"

«con animo triste ma forte ti dico che fu un vero linciaggio. Non ascoltarono una nota quei cannibali. Che orrenda orgia di forsennati, briachi d'odio. Ma la mia Butterfly rimane qual è: l'opera più sentita e suggestiva ch'io abbia mai concepito. E avrò la rivincita, vedrai, se la darò in un ambiente meno vasto e meno saturo d'odi e di passioni»

Il 17 febbraio 1904, Butterfly esordì alla Scala dimostrandosi, purtroppo per i rozzi e provinciali milanesi, un solenne fiasco.

La sorella Ramelde ricorda così.

«Alle due siamo andati a letto e non posso chiudere occhio. E dire che tutti eravamo tanto sicuri! Giacomo, poverino, non l'abbiamo mai veduto perché non si poteva andare sul palcoscenico. Siamo arrivati in fondo non so come. Il secondo atto non l'ho sentito affatto e, prima che l'opera finisse, siamo scappati dal teatro.»

La prima fu una tragedia, e spesso la vita del compositore fu difficile e incompresa. A partire dalla scuola dove veniva mal considerato dai professori.

Ecco forse perché dopo quella débâcle milanese, Suor Angelica, su libretto di Giovacchino Forzano, fu portata al Met di New York, nella esaltante prima del 14 dicembre 1918.

Suor Angelica, fin da subito piacque molto al compositore. Tanto che per trovare l'ispirazione per la musica, Puccini si recò più volte presso il convento di Vicopelago, dove sua sorella Iginia era madre superiora. Essa fa parte del trittico, assieme a Tabarro e Gianni Schicchi, e rimase la sua preferita.

E anche la nostra!. Per quella vicinanza al femminile, oggi sempre più rara. Quella capacità magnetica e spirituale di Puccini di capire l'essere madre, l'essere orfana, l'essere donna e sola. Dote rarissima in un uomo che invece amò attorniarsi di sorelle e donne

Non a caso si tratta di un’opera particolarmente significativa e interessante che merita di essere conosciuta e approfondita. Suor Angelica, data 1918, rappresenta senza dubbio una delle vette del Puccini sperimentatore.

Ad anticipare il concerto e spiegare davvero le doti nel profondo di questa opera, la illuminante conferenza introduttiva, tenuta dal Prof. Fabio Sartorelli, ha spalancato le porte al genio.

In modo ironico, profondo e giusto verso la grandezza di Puccini che con quest'opera ha prodotto una musica celestiale e innovativa, unita ad una storia commovente, il professore ha stupito e divertito il numeroso pubblico.

La guida all’ascolto dell'originale professore, intitolata “Suor Angelica”, una introduzione” (ore 18.30, Foyer della Balconata dell’Auditorium di Milano) è stata arricchita da esemplificazioni al pianoforte e videoproiezioni.

Finalmente la natura vera di questo uomo, spesso non capito e succube di diversi fiaschi, è stata restituita alla grandezza che merita.

Il Prof. Sartorelli: “Suor Angelica è ambientata in un tempo indefinito che potremmo però collocare tra il Sedicesimo e il Diciassettesimo Secolo, in un monastero toscano. Al contempo è un’opera estremamente moderna. In primis per il fatto che il complesso di voci è interamente femminile, un fatto assolutamente nuovo e decisamente sperimentale. E non solo. Ambientandola in un monastero, Puccini opta per modalità espressive arcaiche, recuperando la modalità antica, elementi di canto liturgico e canto gregoriano. Il tutto accostato a una musica che potremmo definire naturalistica, rappresentando in musica il ronzio delle vespe, il ragliare dell’asino, il canto dell’uccellino.”

Suor Angelica, soprattutto se comparata alle storie di cronache contemporanea, madri che uccidono i propri bambini di cui sono pieni i giornali, (non ultimo il caso odierno di una quarantenne che ha strangolato il neonato della figlia tredicenne per non mantenerlo) tocca il cuore per la sua impossibilità di aver cresciuto il suo piccolo.
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      La durata è la forma delle cose. Ma anche la FORMA di un programma ne allunga la durata. Nel senso che non viene c...
14/05/2024








La durata è la forma delle cose.

Ma anche la FORMA di un programma ne allunga la durata. Nel senso che non viene cancellato se è bello!

Stasera su Rai Tre in onda la nuova puntata dello spettacolo pirotecnico di Chiambretti in cui il mondo femminile, con o senza crisi, con o senza nervi, è 'messo a n**o'.

'Donne sull'orlo di una crisi di nervi' . Si. Ma anche uomini che le assecondano.

Pubblico tutto femminile.

Ospiti fissi. E variabili.

Ballerine, corpo di ballo elegante.

Costumi e scene scevre della volgarità da tv commerciale. Eleganza visiva dimostra che con l'intelligenza olistica Chiambrettiana si può fare e trasmettere bellezza mista, a ironia iconica. E info entertain ment.

Poi la qualità musicale che accompagna video e break cantati, è ricercata.

Tutto fa presagire una ricerca, uno studio e una curatela vera. Cosa sempre più rara nella volgarità visiva, auditiva che imperversa.

E poi i tre cowboys del giornalismo internazionale; da Parigi Giovanna Botteri. Da Londra Marco Varvello e da New York Claudio Pagliara. Con storie tra pornodive, violenze e regalità mangiucchiata

Apre bene il programma Chiambretti, con un simbolo. Una donna che si afferma per forza, carattere, impegno e volontà. Non solo per cosce e seno.

Sofia Goggia, campionessa mondiale di sci, che dimostra come la tempra conti più dei glutei, che comunque nel suo caso, assieme a quadricipiti e sartorio, servono per vincere. Per una volta si ama più il suo carattere, del suo corpo

Poi donne comiche che interpretano le nevrosi che accapigliano le donne dal parrucchiere. Ironico.

Donne lasciate, donne che sia accettano

Ma anche uomini che non rispondono. Come Mentana, definito da Chiambretti un uomo di Fede, dato che fu lui il giornalista che lo fece crescere, con la scivolata recente con la Gruber.

Signori si nasce.

Webete, il neologismo creato da Mentana, ora inserito nel vocabolario. E poi i sondaggi, i contributi degli archivi teche Rai gli interventi e rari sono gli interventi maschili

E chiudiamo con l'ennesima di Chiambretti che dedica il programma alla madre Felicita, morta nel 2020: "È con me sempre".

Le mamme non dovrebbero morire mai.

Come dargli torto!

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“Donne sull’orlo di una crisi di nervi” è una produzione Direzione Intrattenimento Prime Time. È un programma di Piero Chiambretti con Roberto Ebale scritto da Tiberio Fusco, Irene Ghergo, Domenico Liggeri, Valerio Palmieri, Paola Antolini, Sabrina Giovannelli, Maria Cristina Massaro, Stefania Sirtori, Arturo Villone con collaborazione di Fabio Cozzi Matteo Mangiagalli, Elisabetta Maturo.

A cura di Francesco Rumori e Danilo Salemi . Produttori esecutori : Daniela Costantini - Maria Grazia Morino . Regia di Massimo Fusi

https://www.redcarpetmagazine.it/art-entertainment-red-carpet-magazine-italia/chiambretti-elegante-donne-sullorlo-di-una-crisi-di-nervi/

Are you ready??    https://www.linkedin.com/pulse/ready-tefaf-maastricht-gaia-serena-simionati-genius-dj4ge/?trackingId=...
05/03/2024

Are you ready??






https://www.linkedin.com/pulse/ready-tefaf-maastricht-gaia-serena-simionati-genius-dj4ge/?trackingId=5cNwjgFfST6AHlSMzcmYPg%3D%3D

Ready for Maastricht?
Gaia Serena Simionati GENIUS
Gaia Serena Simionati GENIUS
RAI UNO Contributor, Curator, Film Critic, Art Critic, Editor-in-chief, Panelist, Lecturer. I speak seven languages
11 articoli
5 marzo 2024

What makes the Best Art Fair in the world?

Not Only 17.000 glasses of champagne and 21.420 glasses of wine are generously poured during the pre VIP opening of TEFAF Maastricht, served with 150.000 tart and 11.000 oysters.

Not Only 270 exhibitors, the best of the whole world, are invited to showcase carpets, paintings, old masters, contemporary art, sculpture, refined pottery, watches, all flying from 20 different countries.

Not Only 100.000 single flowers build the legendary installation of TEFAF Maastricht.

Not only an impeccable taste and proverbial Dutch organisation ends with 48.500 hours to build up a fair masterpiece.

All these NOT ONLYS, make TEFAF the place to be to buy the best art, to see the most incredible things of the arts, to enjoy beauty exchange and collecting talks every day for ten days

Do not lose it, from the 7th to 15 March !

Come to Maastricht

TEFAF MAASTRICHT

Oltre 270 espositori provenienti da 20 Paesi: Argentina, Austria, Belgio, Francia, Germania, Hong Kong, India, Italia, Giappone, Monaco, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Corea del Sud, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti e Uruguay.

204 mebri del Vetting invitati tra 115 istituzioni mondiali, tra cui curatori di musei, direttori, restauratori, accademici, consulenti governativi e conservatori

10 membri invitati del team di ricerca e supporto scientifico.

Più di 70.000 visitatori, di cui il 26% rimane nella città di Maastricht durante la fiera.

92% di visitatori europei; 60% da fuori dei Paesi Bassi o 20% di nuovi visitatori all'anno o 20.000 ospiti invitati all'anteprima privata

Oltre 700 media internazionali accreditati partecipano alla fiera in rappresentanza di 20 mercati globali

Oltre 400 curatori e rappresentanti di musei visitano la fiera ogni anno

Oltre 30 eventi pubblici, tra cui TEFAF Talks e TEFAF Tours, oltre a TEFAF Tips, e decine di eventi collaterali che si svolgono nella città di Maastricht per tutta la durata della fiera.

Oltre 640.000 euro in donazioni di beneficenza dal 2008 per sostenere la conservazione e il restauro di opere d'arte all'interno delle collezioni museali attraverso il Fondo per il restauro dei musei della TEFAF.

25 progetti di restauro museale sostenuti a livello mondiale dal 2008.

Oltre 400 visitatori annuali tra curatori e mecenati di musei.

Ci vogliono 48.500 ore per costruire la fiera

Oltre 100.000 fiori singoli compongono la leggendaria installazione floreale di TEFAF Maastricht. Durante la fiera vengono versati oltre 17.000 bicchieri di champagne e 21.420 bicchieri di vino.

Durante l'anteprima e le inaugurazioni VIP vengono servite 150.000 tartine e sgusciate 11.000 ostriche

wait you there...

.Per la regia di   e   la vicenda giudiziaria relativa al rapimento nel 2003 dell’imam milanese  , primo caso al mondo i...
05/02/2024

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Per la regia di e la vicenda giudiziaria relativa al rapimento nel 2003 dell’imam milanese , primo caso al mondo in cui un sequestro di stato, operato dalla CIA, finisce al centro di un’indagine della magistratura di un paese alleato.

Il rapimento viene ripercorso attraverso interviste esclusive allo stesso Abu Omar, a sua moglie Nabila Ghali, al Pubblico ministero Armando Spataro, che ha seguito l’intera inchiesta e a Niccolò Pollari, all’epoca dei fatti capo dei servizi segreti italiani.

Inoltre si interpellano i giornalisti Mattew Cole della NBC News e Sebastian Rotella del Los Angeles Time, voci autorevoli a livello internazionale.

Il film scatena interrogativi leciti, morali e che non avvallano uno stato di diritto come gli occidentali vantano di offrire. Alcuni su tutti parlano chiaro: i casi di Assange, Manning, Snowden che, ovviamente, sono collegati ai soprusi della CIA , alla diffusione di documenti e file su rapimenti, torture, morti improvvise nelle migliaia di prigioni nascoste come Guantanamo e molte altre.







https://fb.watch/q0P5VBg2so/

L'amore puo trascinare ovunque - dicevi SandrinaVola, vola, continua a volare ...Angelo di Luce
30/01/2024

L'amore puo trascinare ovunque - dicevi Sandrina

Vola, vola, continua a volare ...Angelo di Luce




       MA CHI SONO QUESTE POVERE CREATURE? Vantare l'emancipazione o la rinascita di una donna, collocandole in testa il...
18/01/2024






MA CHI SONO QUESTE POVERE CREATURE?

Vantare l'emancipazione o la rinascita di una donna, collocandole in testa il cervello di un feto di 5 cm o è follia o è presa per il c**o.


Dal 25 gennaio nelle sale italiane, il film diretto da Yorgos Lanthimos

Vantare l'emancipazione o la rinascita di una donna, collocandole in testa il cervello di un feto di 5 cm o è follia o è presa per il c**o.

Una delle opere, già dal titolo emblematico sulla considerazione femminile di Alasdair Grey, già autore di Poor things, è:

Mrs. Nanni in white slip and bra and a glass of wine.

In short lo stereotipo!

Nel romanzo, da cui è tratto il film di Lanthimos, Poor things, purtroppo per noi, non ci si discosta per niente da tale banale, piatta visione di donna.

Reggiseno, sesso, vino e mutande!

Se a questo si aggiunge che uno scienziato fa rinascere la protagonista, collocandole in testa il cervello di un feto, grande 5 cm, la follia è compiuta del tutto !!!



Già inspiegabile Leone d’Oro all’80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove meraviglie come la Bête
di Bonnello non vinsero niente, arriva ora dall'amato regista Yorgos Lanthimos e dalla produttrice Emma Stone, l'incredibile storia e assurda evoluzione? di Bella Baxter (Stone).
Che sembra più un'involuzione, dato il già citato cervello di 5cm.

La giovane donna è riportata in vita dal poco ortodosso scienziato Dr. Godwin Baxter (Willem Dafoe), sotto la cui protezione Bella appare desiderosa di imparare.

Affamata della mondanità che le manca, Bella fugge con Duncan (Mark Ruffalo), un vizioso e dissoluto avvocato, in una noiosa avventura, spesso monocromatica e sessuale, in più continenti.

Che barba. Che noia!


Libera dai pregiudizi del suo tempo, ma prigioniera di altri stereotipi, Bella tenta goffamente di difendere un'inesistente emancipazione.

O millantata uguaglianza/ parità di genere.

Purtroppo l'emancipazione non passa attraverso un bo****lo parigino, dove una donna può sc***re dalla mattina alla sera.
Forse la protagonista si sarebbe evoluta meglio alla Sorbonne, imparando le lingue o con un corso di fisica quantistica.

Ma questo se mi trapianti il cervello di un feto, presumibilmente maschio, cioè grande 5 cm, forse non è contemplato dall'uomo che che lo fa!

Il film seppur visionario, spiazzante come è sempre Lanthimos, ricco di fotografia iridescente e luoghi iconici, in questo caso delude.

Purtroppo per noi e lui, l'emancipazione di una donna non coincide con lo sfruttamento del suo corpo!!!

E ormai siamo anche stanchi di ribadirlo.

L'energia femminile, potente, creativa che dona la vita, ridotta al solo corpo, un mezzo, la priva degli intenti fenomenali per cui è progettata e concepita.

Ed è cosa, nel 2024, fuori moda, obsoleta e anti evoluzionista.



La sceneggiatura di Tony McNamara, che aveva stupito con La favorita, mettendo li splendidamente in scena le vere contraddizioni dell'essere donna nel potere o contro di esso, qui basata sul romanzo di Alasdair Gray, demolisce il perfetto antefatto.

E, nel gioco dell'Oca, (giuliva) come appare la sua visione di Bella, la sua nuova protagonista, lo rimandiamo indietro di 15 caselle.



Ottimo però il lavoro visivo del direttore della fotografia Robbie Ryan, degli scenografi James Price e Shona Heath, dei costumi di Holly Waddington e le acconciature, il trucco prostetico di Nadia Stacey (La favorita, Crudelia) che sviluppa altri tipi di sentimenti altri modi di essere.

Il lungometraggio Searchlight Pictures, vincitore di due Golden Globe® come Miglior film musical o comedy e Miglior attrice arriverà il 25 gennaio nelle sale italiane, distribuito da The Walt Disney Company Italia.


Il cast
Emma Stone, Mark Ruffalo, Willem Dafoe, Ramy Youssef, Christopher Abbott, Jerrod Carmichael, Hanna Schygulla, Kathryn Hunter e Margaret Qualley

Indirizzo

Milan

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I am Either Hitchcock’s or Rothko’s reicarnation.

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