I Siciliani

I Siciliani Rivista di politica, attualità e cultura
A che serve vivere, se non c'è il coraggio di lottare? ww Terzo, non si sentono autosufficienti.

I Siciliani giovani è un progetto di rete
Non potrebbe esistere senza il contributo di Stampo Antimafioso (Milano), Libera Informazione, Napoli Monitor, Mamma!, Ucuntu, i Cordai, La Periferica, daSud, Antimafia2000, Telejato, Generazione Zero, Marsala.it, DiECieVENTiCiNQUE e altre ancora. Tutte queste testate, diversissime fra loro (si va dal giornale di città o di quartiere al portale internet) h

anno in comune alcune cose. Primo, sono fatte prevalentemente da giovani e sono un’altra cosa rispetto all’informazione ufficiale. Secondo, hanno una forte caratterizzazione civile (e in particolare antimafiosa). L’idea è di una rete informale di piccoli e grandi giornali di base e siti, ciascuno di per sé autonomo ma tutti col buonsenso di completarsi a vicenda. Così sempre più storie, esperienze, idee verranno messe a disposizione di un pubblico – e di una società – sempre più appassionato e sempre più vasto. http://www.isiciliani.it/facciamo-rete/ #.UP1t1iccRUY

I veri italianiI veri italiani vincono le medaglie e non vanno in giro ad annegare la gente. Ridono con un sorriso sfacc...
24/06/2024

I veri italiani

I veri italiani vincono le medaglie e non vanno in giro ad annegare la gente. Ridono con un sorriso sfacciato e non vanno su e giù con la faccia feroce. Salutano la bandiera e non urlano "mi ci pulisco il c...". Han viso nero, bianco, scuro, sfumato o di qualunque altro colore meno uno: indovinate quale... (io vi aiuto dicendo: mer-de-chien, alla francese ).

Devi portare il ragazzo a porta San Paolo, ma in una giornata qualunque. Da lì deve guardare l'Ostiense, con dei puntini...
09/06/2024

Devi portare il ragazzo a porta San Paolo, ma in una giornata qualunque. Da lì deve guardare l'Ostiense, con dei puntini in fondo che sono i carri armati tedeschi, C'è una pattuglia di soldati, con strane uniformi eleganti, che sono i lancieri che hanno fatto la guerra facendo la guardia ai palazzi. Adesso, la loro è prima linea, gli tocca sparare e farsi sparare, e sono lì fermi e seri. Arrivano un paio di soldati in licenza, qualcuno con l'elmetto qualcuno senza, da un palazzo scende giù un pensionato, arrivano dei cittadini (che poi sono i pochi comunisti) con un carretto di fucili e bombe a mano, e questo è tutto. L'ufficialetto dei lancieri grida qualcosa, parte il primo colpo da un carro armato e poi comincia il fumo. Il venticinque aprile, questa verrà chiamata la Battaglia di Porta San Paolo. Ma per il momento è solo un gran casino. Il re è già sulla via dell'Abruzzo, coi generali dappresso e i tedeschi che, come da accordi, li lasciano passare. La divisione Ariete, che potrebbe spazzare l'Ostiense, è ferma nella campagna romana - anche qui, come da accordo - e finirà nei lager, fedele al re scappatore e a un'idea medievale di giuramento ("per il bene indissolubile del re e della patria"). Alcuni, alle Ardeatine, moriranno da gentiluomini. E così nasce l'Italia. La bella Italia, la sciocca Italia, l'Italia buona che è quella per cui sei andato a votare alle tre di un'estate siciliana.

𝐈𝐥 𝐛𝐞𝐥𝐥'𝐀𝐧𝐭𝐡𝐨𝐧𝐲In Sicilia ci sono due categorie di comuni: le capitali dei feudi e le terre di conquista. Ci sono comuni...
24/05/2024

𝐈𝐥 𝐛𝐞𝐥𝐥'𝐀𝐧𝐭𝐡𝐨𝐧𝐲

In Sicilia ci sono due categorie di comuni: le capitali dei feudi e le terre di conquista. Ci sono comuni la cui democrazia è tenuta in pugno dal capo politico del luogo: un parlamentare nazionale, un ministro, un deputato del parlamento regionale. Comuni che di solito attirano più finanziamenti degli altri, che sono più puliti degli altri, i cui politici sono più influenti degli altri. Sono le capitali dei feudi: Paternò, Bronte, Fiumedinisi, Grammichele e tante tante altre.

Capitale del feudo è anche il Comune di Pedara, califfato di Anthony Barbagallo, già consigliere comunale e Sindaco di Pedara, deputato regionale, deputato nazionale e Segretario Regionale del Partito Democratico della Sicilia. Barbagallo non è nato nel PD, anzi. Giovane esponente politico dell’UDC, è tra i giovani rampolli a seguire Raffaele Lombardo nella fondazione del Movimento per l’Autonomia. Poi approda al PD dove si dimostra il più capace e intelligente di tutti. Ma soprattutto quello col maggior numero di voti (tranne per la parentesi sammartiniana). Viene da una buona scuola Barbagallo, ha imparato a gestire il potere e sa bene che, al di là di vetuste incrostazioni ideologiche, il Partito Democratico apre ogni porta a chi dimostra di assicurare posizioni di consigliere, assessore, componente di cda e tutta la miriade di incarichi di sottogoverno possibili. In breve tempo diventa Segretario Regionale. Nella mitologia barbagalliana si narra di un filo diretto ancora operativo con Raffaele Lombardo, ma di cui nessuno trova conferma se non qualche indizio. Curiosa per esempio l’insistenza di Barbagallo a candidare Caterina Chinnici alla Presidenza della Regione Sicilia al posto di Claudio Fava. Chinnici che nel giro di qualche settimana abbandonerà il PD, entrerà in Forza Italia e diventerà la candidata di punta di Raffaele Lombardo alle elezioni europee, mentre Barbagallo non farà alcuno sforzo per confezionare una lista alle europee davvero competitiva.

Barbagallo nel PD non affronta gli avversari ma li stermina, e con superba intelligenza ne consacra l’inconstistenza. Storica la convention del Partito Democratico a Catania a sostegno della candidatura di Bonaccini alle primarie, piena di tutti i massimi dirigenti del PD siciliano. Barbagallo scelse la Schlein, vinse e mise tutti gli altri alla porta: per andare via o tornare a capo chino.

La strategia vincente di Barbagallo è tirarsi tutti con lui, indipendentemente dalle convinzioni ideologiche, dal passato politico, dalle ambizioni future. Non gli importa altro che la fedeltà al suo comando. Può capitare però che l’ingranaggio si inceppi.

***

A Paternò c’è un coraggioso circolo del Partito Democratico che fa opposizione ai rigurgiti autoritari, al razzismo e alla mafia. Paternò è il feudo siciliano di Ignazio La Russa. Una volta il Sindaco del paese, Nino Naso, trasversalmente larussiano, decise di emettere un’ordinanza per censurare i manifesti del circolo perché ledevano, a suo dire, l’immagine del Presidente del Senato. Ci fu grande opposizione e ci ritrovammo tutti lì per sostenere il circolo e la libertà di espressione.

A metà aprile la Procura di Catania ha arrestato alcuni mafiosi di Paternò e indagato Nino Naso e un suo assessore per voto di scambio politico-mafioso. Il Sindaco avrebbe assicurato “l’assunzione di soggetti vicini all’associazione mafiosa” in cambio di sostegno elettorale. Subito il coraggioso circolo ha chiesto le dimissioni e espresso indignazione e preoccupazione per il potere mafioso su Paternò. In occasione del 23 maggio il Sindaco Nino Naso, nonostante l’indagine, ha deciso di commemorare pubblicamente Falcone e l’impavido circolo gli si è scagliato contro: “sul piano dell’opportunità e del buon gusto è assolutamente inappropriato – hanno scritto – che Naso, con assoluta facciatosta, presenzi ad un evento del genere”.

Proprio nelle stesse ore, a quaranta chilometri di distanza, il circolo del Partito Democratico di Randazzo teneva una riunione. A presiederla il Segretario del Circolo Gianluca Anzalone, accanto a lui il Segretario regionale del PD Anthony Barbagallo. Il circolo di Randazzo del PD è diversamente coraggioso. Anzalone fino a qualche mese fa era il vicesindaco di Randazzo, poi il Comune è stato sciolto per mafia. Il Presidente della Repubblica ha firmato il decreto di scioglimento il 26 gennaio, motivato da gravissime infiltrazioni criminali nell’attività amministrativa e da una rete infinita di connivenze. Diversamente coraggiosi, Anzalone e il suo circolo hanno difeso a spada tratta l’operato della Giunta e presentato ricorso contro lo scioglimento. A Randazzo, scrive la Prefettura, “sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione locale, nonché il buon andamento ed il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell’ordine e della sicurezza pubblica”. Eppure il Segretario Regionale del Partito Democratico nonché parlamentare e componente della commissione nazionale antimafia, Anthony Barbagallo, si reca al circolo del vicesindaco “sciolto per mafia” e programma le nuove avventure elettorali con chi è stato protagonista della Giunta oggetto di scioglimento.

A Paternò il 23 maggio i partiti di opposizione, tra cui il PD, hanno deciso di rispondere all’arroganza di Nino Naso con una manifestazione pubblica dal titolo Paternò non è cosa vostra. Ci saranno Enzo Guarnera, dell’associazione antimafia e legalità, Adriana Laudani, dell’associazione Memoria e Futura, il giornalista Luciano Mirone e il PD ha annunciato anche la presenza del Segretario regionale Anthony Barbagallo.

Cosa dirà Anthony Barbagallo il 23 maggio a Paternò? Parlerà del coraggio di resistere alla mafia, o del coraggio di resistere all’antimafia? Se è inopportuno che Nino Naso commemori Falcone, siamo così certi che può farlo chi non ha trovato il coraggio di pronunciare una sola parola sullo scioglimento per mafia del Comune di Randazzo?

A Randazzo il 23 maggio l’associazione Civitas, tra le poche voci di dissenso contro la mafia, organizzerà in piazza lo spettacolo “Libere, donne contro la mafia” di Cinzia Caminiti. Un monito alla riscossa civile. I manifesti dello spettacolo sono stati in queste ore strappati o coperti. In alcuni casi ci hanno affisso sopra dei manifesti funebri, in alcuni casi affissi dalla ditta di pompe funebri di proprietà dell’ex assessore Batturi, anche lui “sciolto per mafia”.

***

C’è un aneddoto, scritto da Giuseppe Fava, che meglio di tanti altri racconta i nostri tempi. I tanti Barbagalli e i pochi che decidono la via del coraggio.

“Vi racconto una piccola atroce storia per capire quale possa essere talvolta la posizione del potere politico dentro una vicenda mafiosa, una storia vecchia di alcuni anni fa e che oggi non avrebbe senso e che tuttavia in un certo modo interpreta tutt’oggi il senso politico della mafia. Nel paese di Camporeale, provincia di Palermo, nel cuore della Sicilia, assediato da tutta la mafia della provincia palermitana, c’era un sindaco democristiano, un democristiano onesto, di nome Pasquale Almerico, il quale essendo anche segretario comunale della DC, rifiutò la tessera di iscrizione al partito ad un patriarca mafioso, chiamato Vanni Sacco ed a tutti i suoi amici, clienti, alleati e complici. Quattrocento persone. Quattrocento tessere. Sarebbe stato un trionfo politico del partito, in una zona fino allora feudo di liberali e monarchici, ma il sindaco Almerico sapeva che quei quattrocento nuovi tesserati si sarebbero impadroniti della maggioranza ed avrebbero saccheggiato il Comune. Con un gesto di temeraria dignità, rifiutò le tessere.

Respinti dal sindaco, i mafiosi ripresentarono allora la domanda alla segreteria provinciale della DC, retta in quel tempo dall’ancora giovane Giovanni Gioia, il quale impose al sindaco Almerico di accogliere quelle quattrocento richieste di iscrizione, ma il sindaco Almerico, che era medico di paese, un galantuomo che credeva nella DC come ideale di governo politico, ed era infine anche un uomo con i co****ni, rispose ancora di no. Allora i postulanti gli fecero semplicemente sapere che, se non avesse ceduto, lo avrebbero ucciso, e il sindaco Almerico, medico galantuomo, sempre convinto che la Dc fosse soprattutto un ideale, rifiutò ancora. La segreteria provinciale s’incazzò, sospese dal partito il sindaco Almerico e concesse quelle quattrocento tessere. Il sindaco Pasquale Almerico cominciò a vivere in attesa della morte. Scrisse un memoriale indirizzato alla segreteria provinciale e nazionale del partito denunciando quello che accadeva e indicando persino i nomi dei suoi probabili assassini. E continuò a vivere nell’attesa della morte. Solo, abbandonato da tutti. Nessuno gli dette retta, lo ritennero un pazzo visionario che voleva continuare a comandare da solo la città emarginando forze politiche nuove e moderne.

Talvolta lo accompagnavano per strada alcuni amici armati per proteggerlo. Poi anche gli amici scomparvero. Una sera di ottobre mentre Pasquale Almerico usciva dal municipio, si spensero tutte le luci di Camporeale e da tre punti opposti della piazza si cominciò a sparare contro quella povera ombra solitaria. Cinquantadue proiettili di mitra, due scariche di lupara. Il sindaco Pasquale Almerico venne divelto, sfigurato, ucciso e i mafiosi divennero i padroni di Camporeale. Pasquale Almerico, per anni, anche negli ambienti ufficiali del partito venne considerato un pazzo alla memoria.

E’ una storia oramai lontana e dimenticata, nella quale erano in gioco soltanto quattrocento voti di preferenza: una piccola storia però perfetta come un teorema poiché spiega come può il potere politico gestire la vicenda mafiosa e starci da protagonista”

Giuseppe Fava, gennaio 1983, I quattro cavalieri dell’apocalisse mafiosa, primo numero de I Siciliani

https://www.isiciliani.it/il-bellanthony/

Cose antifasciste che a Catania non capitano spesso.
28/04/2024

Cose antifasciste che a Catania non capitano spesso.

Catania. Il movimento politico Fiamma Tricolore organizza la solita messa in onore di Benito Mussolini nel giorno della sua morte, il 28 aprile. La Chiesa è quella di Santa Caterina in via Umberto, in pieno centro a Catania. L'avvocato Francesco Condorelli Caff il 26 aprile si presenta negli uffici

Rifiuta il pizzo, la ‘ndrangheta gli spara, si salva per miracolo, lotta contro i mafiosi per anni e anni. Adesso, a Tib...
28/04/2024

Rifiuta il pizzo, la ‘ndrangheta gli spara, si salva per miracolo, lotta contro i mafiosi per anni e anni. Adesso, a Tiberio Bentivoglio hanno tolto anche la scorta

Rifiuta il pizzo, la 'ndrangheta gli spara, si salva per miracolo, lotta contro i mafiosi per anni e anni. Adesso, a Tiberio Bentivoglio hanno tolto anche la scorta Una chiamata. "Una formale telefonata da parte di una funzionaria di polizia". Così l'imprenditore e testimone di giustizia Tiberio Be...

Bollire tranquilli Si festeggia all’inferno, quest’anno, il venticinque aprile. Hi**er offre da bere: “Guarda che bello:...
25/04/2024

Bollire tranquilli
Si festeggia all’inferno, quest’anno, il venticinque aprile. Hi**er offre da bere: “Guarda che bello: arabi che ammazzano bimbi ebrei, ebrei che ammazzano bambini arabi! Chi se lo sarebbe sognato!”. “Ja, mein fuhrer! - fa un altro dannato - E i russi? Loro e gli ucraini, che ci hanno fatto un c**o così e ora si scannano allegramente fra di loro!”. “Giusto!” fa lui grattandosi il sudore (all’ inferno fa caldo).
Putin, Hamas e Netanyahu aspettano pazientemente il loro turno, e noi nel frattempo dibattiamo.
Festeggiamo l’aprile col busto del duce sul tavolo e il primo maggio cogli operai giù dall’ impalcatura. Ricordiamo comossi Pio La Torre in un paese sempre più mafiso. La destra tiene il banco e la “sinistra” sbircia cauta le carte.
Che altro c’è da dire? Di serio, niente. Oppure, guardiamo la realtà in faccia. Il venticinque aprile non c’è più. Vogliamo rifarlo? Berlinguer e La Torre sono stati traditi dai capibanda: ce li dobbiamo tenere? I meetup dei grillini, vecchio mondo perduto, erano mica una buona idea?.E il sindacato, il sessantotto la rete, che avevano unito l’Italia, prima dello sbando, da dov’erano venuti fuori? ma com’erano nati? Operai in parlamento, si vedevano: che roba, signora mia.
Va bene. E noialtri? Sparsi, confusi, chiacchieroni, confusi, ognuno per sè e Dio per nessuno.
Parliamo di tutto, meno delle cose. Per noi, intendo anche quelli della mia famiglia, proprio noi Siciliani. Che cose matte abbiamo fatto insieme, in tutti questi anni! E Montante, e Saguto, e i Cavalieri, e noi coraggiosi e fratelli..
Il coraggio è rimasto, quello sì, basta guardarci attorno. Ma il resto no, non c’è più il “noi”.
Tanti “Io” bravissimi e solenni, tutti impegnati a girare in tondo a livello nazionale e internazionale, e sempre più dimentichi del paesello Vogliamo - banalmente - riprovare insieme?
Tu che leggi, ad esempio, una volta c’eri. Ma ora non ti annoi così da solo? Con le solite serie chiacchiere che ci fanno sentire importanti e invece servono solo a farci bollire tranquillamente, nell’inferno.
Per la memoria
Riccardo Orioles, 25 aprile 2024

Fuori la mafia dalla SiciliaASSEMBLEA  APERTA, MARTEDI’ 30 APRILE ore 18,00 Giardino di Scidà, via Randazzo 27, CataniaL...
24/04/2024

Fuori la mafia dalla Sicilia
ASSEMBLEA APERTA, MARTEDI’ 30 APRILE
ore 18,00 Giardino di Scidà, via Randazzo 27, Catania

L’operazione antimafia Pandora dei carabinieri di Catania ha portato all’arresto del Sindaco di Tremestieri Etneo Santi Rando e all’interdizione del vicepresidente della Regione Sicilia Luca Sammartino. È solo l’ennesima gravissima dimostrazione dell’enorme “questione mafiosa” che attraversa la politica, le istituzioni, l’imprenditoria siciliana.

Il confine tra i gruppi criminali e le istituzioni è diventato talmente sottile da essere ormai impossibile comprendere se siano i clan mafiosi a volersi infiltrare nella politica e nella pubblica amministrazione o se sono i rappresentanti istituzionali a cercare il supporto e la protezione dei clan.

Mafia e politica vanno a braccetto da Randazzo a Paternò, da Palagonia a Partinico, da Catania a Palermo. Ma anche da Milano ad Aosta, da Duisburg a Dubai. Scioglimenti dei consigli comunali, arresti di Sindaci, inchieste su parlamentari, rappresentanti istituzionali sotto processo sono all’ordine del giorno. Affari sporchi, corruzione, abbandono delle periferie, speculazione edilizia, favori ai soliti noti, repressione per chi si oppone, dispersione scolastica, disoccupazione, povertà, sono gli effetti del dominio mafioso e della collusione istituzionale.

Noi non possiamo più tollerare che si considerino “piccoli incidenti di percorso” i rapporti con la criminalità organizzata, non possiamo più accettare l’omertà istituzionale di certa politica, non vogliamo abituarci al degrado morale e alla collusione. Non ne possiamo più di una classe politica trasversale corrotta e mafiosa. Vogliamo diritti, dignità, reddito e lavoro onesto. I mafiosi vogliamo combatterli, confiscare i loro beni e utilizzarli per creare lavoro e felicità per tutte e tutti.
Convochiamo per martedì 30 aprile, anniversario dell’omicidio di Pio La Torre, alle ore 18,00 un’assemblea aperta al Giardino di Scidà, bene confiscato alla mafia in via Randazzo 27 a Catania.

I Siciliani
Arci Sicilia

Quella nostra antimafiaPoveri, giovani, senza potereDall’album dei ricordisorridono invincibili e lieviNessuno si cura d...
13/04/2024

Quella nostra antimafia
Poveri, giovani, senza potere
Dall’album dei ricordi
sorridono invincibili e lievi
Nessuno si cura di loro
Ma il vento li accarezza
Nell’attimo sono immortali

Fare passare il messaggio che meno alunni figli di stranieri ci sono in una classe e meglio è, popolare televisioni e pa...
31/03/2024

Fare passare il messaggio che meno alunni figli di stranieri ci sono in una classe e meglio è, popolare televisioni e pagine di giornale con questo pensiero, significa contribuire al proliferare del razzismo, significa ghettizzare ancora di più bambine e bambini che spesso hanno bisogni educativi speciali. Significa dire ai bambini italiani, figli di italiani, che un bambino italiano figli di stranieri in classe li penalizza.

Servono più insegnanti, servono più risorse, servono più ore a scuola, servono più classi. Avrei voluto avere anche io una classe come quella di mia figlia, avrei imparato molto di più sul mondo, sull’accoglienza e sul rispetto. Forse, Signor Ministro, sarebbe servito anche a Lei frequentarla.

Fare passare il messaggio che meno alunni figli di stranieri ci sono in una classe e meglio è, popolare televisioni e pagine di giornale con questo pensiero, significa contribuire al proliferare del razzismo.

Abbiamo ottenuto uno dei più avanzati e utili regolamenti sui beni confiscati di tutta Italia. Ogni nostra proposta è st...
29/03/2024

Abbiamo ottenuto uno dei più avanzati e utili regolamenti sui beni confiscati di tutta Italia. Ogni nostra proposta è stata approvata. Non ci siamo tirati indietro, sulla carta abbiamo vinto. Non siamo sicuri che tutti si siano accorti di ciò che è successo.

Abbiamo ottenuto uno dei più avanzati e utili regolamenti sui beni confiscati di tutta Italia. Ogni nostra proposta è stata approvata. Non ci siamo tirati indietro, sulla carta abbiamo vinto. Non siamo sicuri che si siano accorti di ciò che è successo.

Il boss, il manganello e i poveracci. E Tucidide.
02/03/2024

Il boss, il manganello e i poveracci. E Tucidide.

Storie di famiglia da dentro i carabinieri Flash numero uno. Dopo un rocambolesco inseguimento sui tetti, alla fine, Mariano Agate riusciste ad acciuffarlo. Era un boss potentissimo, uno dei più temuti del mondo, decine di morti ammazzati sulla coscienza, fortissime aderenze col mondo politico e

19/02/2024

Domani, martedì 20 febbraio, dalle ore 10 alle ore 16 a Palagonia, in piazza Garibaldi, presoo Palazzo Blandini daremo l'ultimo saluto al Compagno Valerio Marletta. Alle 16 lo accompagneremo in corteo.

18/02/2024

Valerio ci ha lasciato. Ma suo fratello Dario e i tanti compagni e le tante compagne continueranno la lotta sapendo che, ovunque lui sia, è accanto a noi tutti e tutte e a noi toccherà raccontare a suo figlio chi era il compagno Valerio.

In via Testaì, zona Lumacari, dietro piazza Dante e il Monastero dei Benedettini a Catania, ci stanno le case di Lorenzo...
12/02/2024

In via Testaì, zona Lumacari, dietro piazza Dante e il Monastero dei Benedettini a Catania, ci stanno le case di Lorenzo Saitta, detto “lo scheletro”, parente del boss mafioso Maurizio Zuccaro, Clan Santapaola, riferimento indiscusso del quartiere. Due palazzine, una di fronte all’altra, una confiscata e una no. Quella di sinistra, alta tre piani, è stata confiscata nel 2012, destinata al comune nel 2018 ma rimasta nel limbo della burocrazia per anni: nella disponibilità, di fatto, della famiglia alla quale era stata confiscata. La palazzina sulla destra, invece, c’è l’abitazione regolare della famiglia Saitta. Non risulta alcun sequestro, né confisca.

Quando ci siamo avventurati a mappare i beni confiscati a Catania in via Testaì, tra le altre cose, abbiamo trovato un grande cancello. Bloccava la via poco prima delle due palazzine. Fermando l’accesso sia alla casa della famiglia Saitta sia all’immobile confiscato, patrimonio dello Stato e destinato alle attività sociali del Comune di Catania. Ci fu grande polemica, arrivarono giornalisti e troupe nazionali, per conoscere questa storia e in fretta e furia il cancello venne rimosso.

Nel frattempo il Comune si accorse, proprio grazie alla mappatura dei Siciliani e dell’Arci, che in zona esistevano decine di case confiscate: occupate o abbandonate. Il 27 settembre 2021 le Istituzioni, in alta uniforme, si presentarono in quartiere, in piazza Machiavelli. Prefetto, Questore, Comandante Provinciale dei Carabinieri, Presidente del Tribunale per i Minorenni, Presidente del Consiglio Comunale, Presidente della Prima Municipalità, gli assessori comunali ai beni confiscati, ai servizi sociali e alla scuola, la dirigente scolastica del Liceo Classico, gli alunni del Liceo. Volevano dimostrare la forte presenza di Stato e Istituzioni.

Sono passati quasi due anni e mezzo. Ci siamo dati appuntamento in piazza Machiavelli con una troupe televisiva. Gli appartamenti di piazza Machiavelli sono quasi tutti vuoti e abbandonati: dovevano essere destinati alle famiglie in difficoltà. L’appartamento di via Bastione San Giovanni è ancora occupato dal condannato che ha subito la confisca. In via Testaì è stato rimontato il cancello.

In via Testaì, zona Lumacari, dietro piazza Dante e il Monastero dei Benedettini a Catania, ci stanno le case di Lorenzo Saitta, detto “lo scheletro”, parente del boss mafioso Maurizio Zuccaro, Clan Santapaola, riferimento indiscusso del quartiere. Due palazzine, una di fronte all’altra, una ...

Diventa volontari3 di Servizio civile con I Siciliani e Arci nel bene confiscato alla mafia Il Giardino di Scidà - Bene ...
27/01/2024

Diventa volontari3 di Servizio civile

con I Siciliani e Arci nel bene confiscato alla mafia Il Giardino di Scidà - Bene confiscato alla mafia a Catania.

Per ragazze e ragazzi tra i 18 e i 28 anni, 25 ore a settimana, contributo di 507,30 euro al mese, per un anno.

Fino al 15 febbraio si può fare domanda.

Per saperne di più: https://www.arciserviziocivile.it/catania/progetti/beni-comuni-e-antimafia-sociale/

Per presentare la domanda: https://domandaonline.serviziocivile.it/?CodiceProgetto=PTXSU0002023012930NMTX

SCIOLTO PER MAFIA IL COMUNE DI RANDAZZOSilenzio di tomba. Questo è stato il nome della tappa della carovana delle Scarpe...
25/01/2024

SCIOLTO PER MAFIA IL COMUNE DI RANDAZZO

Silenzio di tomba. Questo è stato il nome della tappa della carovana delle Scarpe dell'antimafia che ha raggiunto Randazzo lo scorso 30 settembre. I Siciliani , Arci Sicilia, Cgil Sicilia e Civitas-Associazione di promozione sociale di Randazzo insieme per denunciare le infiltrazioni mafiose nel Comune, per accendere i riflettori sulla malagestione dei beni confiscati. Per raccontare la storia della consigliera comunale, il cui compagno, appartenente a una famiglia mafiosa, occupava un immobile confiscato da anni a "u ciccu" Rosta. Per raccontare la storia degli opachi affidamenti diretti, dell'opaca gestione del bilancio. Per raccontare la storia dell' Assessore Batturi, dell' affare milionario della privatizzazione del cimitero, dell'incredibile conflitto di interessi di chi da titolare di pompe funebri faceva l'assessore per proporre di gestire privatamente il cimitero. Per raccontare il consociativismo della politica, di un Sindaco chiacchierato e di un vicesindaco complice di ogni scelta amministrativa. Per raccontare di partiti silenti, che sul potere a Randazzo pensavano di costruire carriere politiche, candidature altisonanti. Dal PD al movimento per l'autonomia.

In piazza abbiamo scandito ogni parola, mentre alcuni si imbarazzavano, altri scappavano, altri ancora speravano che tutto venisse subito dimenticato, avvolto nella nebbia e nel silenzio.

Stanotte il Consiglio dei Ministri ha sciolto Randazzo per infiltrazioni mafiose. Da quella piazza inizia il riscatto di una comunità umiliata.

Il silenzio è finito.

22/01/2024

Diventa volontari3 di Servizio Civile con I Siciliani e Arci presso Il Giardino di Scidà - Bene confiscato alla mafia a Catania.

Per ragazze e ragazzi tra i 18 e i 28 anni, 25 ore a settimana, contributo di 507,30 euro al mese, per un anno.

Fino al 15 febbraio si può fare domanda.

Per saperne di più: https://www.arciserviziocivile.it/catania/progetti/beni-comuni-e-antimafia-sociale/

Per presentare la domanda: https://domandaonline.serviziocivile.it/?CodiceProgetto=PTXSU0002023012930NMTX

18/01/2024

Da quarant’anni contro la mafia e i cavalieri. Ovvero contro i mafiosi in doppiopetto, coi colletti bianchi, con un mare di soldi e amicizie potenti. Dalla Sicilia e in giro per il mondo ci prendiamo la parola, denunciamo il malaffare e cerchiamo la felicità. I Siciliani giovani sono tante cose insieme: giornalismo, antimafia, attivismo, spazi sociali, cultura, musica, diritti.

La nostra sede è a Catania, in via Randazzo 27, nella casa confiscata a Nitto Santapaola, boss della mafia catanese: uno dei mandanti dell’omicidio di Giuseppe Fava, giornalista, fondatore dei Siciliani. A casa dell’assassino del nostro Direttore ora noi portiamo avanti il suo giornale.

C’è sempre l’opportunità di dare una mano, di fare parte di questa avventura, di scrivere un pezzetto di questa storia. E poi c’è anche il servizio civile, l’opportunità di farlo, per ragazze e ragazzi tra i 18 e i 28 anni, dedicando 25 ore a settimana, prendendo un contributo di 507,30 euro al mese, per un anno.

Fino al 15 febbraio si può fare domanda.

Per saperne di più: https://www.arciserviziocivile.it/catania/progetti/beni-comuni-e-antimafia-sociale/

Per presentare la domanda: https://domandaonline.serviziocivile.it/?CodiceProgetto=PTXSU0002023012930NMTX

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gennaio 2024UN GIORNO COSI’“I Siciliani vengono avanti nel grande  spazio della informazione e della cultura…” 22 dicemb...
31/12/2023

gennaio 2024
UN GIORNO COSI’
“I Siciliani vengono avanti nel grande spazio della informazione e della cultura…” 22 dicembre 1982.
“I mafiosi sono in ben altri luoghi e in ben altre assemblee. I mafiosi stanno in Parlamento, i mafiosi a volte sono ministri, i mafiosi sono banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione” 28 dicembre 1983.
“Hanno ammazzato Pippo Fava” 5 gennaio 1984.
* * *
Fra queste tre date si dipana la vita di un uomo e anche, a nostra insaputa, la vita di tanti di noi. Quelli che l’avevano conosciuto, quelli che ne avevano sentito parlare, quelli che odiavano lui e tutte le cose che rappre-sentava, quelli che non erano ancor nati ma l’avrebbero riconosciuto dai racconti.
Ma oggi non parleremo di queste cose, non parleremo di Pippo Fava. E cosa potremmo dire, che parole? No. Oggi lavoreremo come tutti gli altri giorni, giovani e vecchi. Da quarant’anni siamo qui, o aspettavamo di esserci; o da anche solo da pochi mesi: non aspettatevi paro le nuove, nè profondi discorsi.
Noi siamo qui come sempre, senza niente di nuovo (eppure, se c’è qualcosa di nuovo, è ciò che rinasce ogni giorno in ciascuno di noi). Noi siamo contro la mafia. La mafia non è quattro delinquenti, è un potere. La mafia non sta al sud o al nord, la mafia sta in Italia, che è l’unica nazione a averla così dentro, e l’unica dove sia stata tanto combattuta.
* * *
Non l’hanno ammazzato “i mafiosi”. L’ ha ammazzato un potere, che è ancora qui e comanda ancora. Noi lo sappiamo, non chiediamo tregua e non ne diamo. Diciamo ai vecchi: “tornate qui, e combattete”. Ai giovani: “Come potete vivere, se non avete il coraggio di lottare?”

[a pag.2: un elenco di redattori, collaboratori e amici dei Siciliani negli anni]
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GIOVEDI' 4, all'Empire:
17:30: Incontro (antimafia sociale, beni confiscati/ soldi mafiosi/ futuro Empire).
19:00: Teatro popolare (£librino")/
20:00: Musica.
VENERDI' 5, al Giardino di Scidà:
11:00: Assemlea/ Premio Siciliani giovani/
16:00: CORTEO da piazza Roma a via Fava.
17: 00: PRESIDI alla lapide.
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"Come molti scienziati sono risultato vincitore di un finanziamento del programma di ricerca PRIN 2022. PRIN è l’acronim...
29/12/2023

"Come molti scienziati sono risultato vincitore di un finanziamento del programma di ricerca PRIN 2022. PRIN è l’acronimo di Progetti di Rilevante Interesse Nazionale. La parola “Rilevante” presuppone tempestività e convenienza nell’attuare il programma di ricerca. E invece no, altrimenti non sarei qui a parlarne. Partiamo dalla fine: non abbiamo ancora visto un euro."

Come molti scienziati sono risultato vincitore di un finanziamento del programma di ricerca PRIN 2022. PRIN è l’acronimo di Progetti di Rilevante Interesse Nazionale. La parola “Rilevante” presuppone tempestività e convenienza nell’attuare il programma di ricerca. E invece no, altrimenti n...

FACCIAMOCI UN REGALO (tutti noi)Nel ringraziare tutte le amiche e amici che hanno voluto affettuosamente ricordarsi di m...
22/12/2023

FACCIAMOCI UN REGALO (tutti noi)
Nel ringraziare tutte le amiche e amici che hanno voluto affettuosamente ricordarsi di me in questi giorni, desidero far loro un piccolo dono, e cioè un ricordo della mia vita che potrà forse aiutarli a illuminare la loro. Si tratta semplicemente della storia di uno dei tanti ragazzi e ragazze, umili e valorosi, che mi hanno fatto il grandissimo onore di camminare con me in tutti questi anni. Uno, ma in questo momento li ho davanti tutti.
* * *
Fabio D'Urso è venuto ai Siciliani nel 1984, pochi giorni dopo la morte del Direttore; aveva quattordici anni e suo padre era stato un collega di gioventù di Pippo Fava.
E' stato fra i primissimi militanti dei Siciliani Giovani, mettendo in piedi dei gruppi in diverse città e organizzando iniziative. E' rimasto in contatto con noi durante gli anni bui fra l'87 e il 92; ha collaborato con Avvenimenti; nel 93 è entrato nella redazione dei Siciliani Nuovi; negli anni '90 è stato anche fra i primi attivisti del movimento gay catanese con il giornale "Circuito Elettrico".
Nel 2006, chiamato da me, è stato fra i redattori di Casablanca, e poi di Ucuntu. Molti anni fa, con Luciano Bruno, ha scritto il pezzo d'apertura per il rinato Siciliani Giovani, a cui ha validamente collaborato nonostante le sue difficilissime condizioni personali. Insieme a Luciano, è stato costretto ad allontanarsi da Catania, parte per la miseria, parte per le minacce. La cosa, a parte gli amici e qualche borghese più illuminato, non ha destato particolare sensazione in città, e ovviamente nessuna nell’ufficialità “politica” locale, equamente divisa fra “destra” e “centrosinistra”.
* * *
Fabio, che come la maggior parte dei nostri redattori non ha avuto cittadinanza nel giornalismo ufficiale, ha dedicato la maggior parte della sua vita all'antimafia sociale, in tutte le sue accezioni, sia giornalistiche che militanti. Adesso è - ovviamente - disoccupato e sopravvive come può con occasionali lavori precari (volantinaggi, muratura, servizio nei ristoranti, ecc.).
Fra coloro che hanno raccolto l'insegnamento di Giuseppe Fava, Fabio D'Urso è stato fra quelli che non hanno mollato mai. Con dedizione e coraggio, ha dato tutto se stesso alla liberazione dal potere mafioso e alla costruzione di una città più civile, contribuendo significativamente a un diverso modello di giornalismo e di società.
La stima dei suoi compagni - e mia in particolare - è l'unico premio che abbia mai avuto, ma essa lo onora ben più di ogni riconoscimento istituzionale.
Riccardo Orioles, I Siciliani

Indirizzo

Via Randazzo 27
Catania
95125

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