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19/04/2020
Secondo racconto di quarantena per il progetto Close - A Video Call Reportage che vede protagonista Ester Dedaj.
Ester è una giovane liceale, tra me e lei c’è quasi un gap generazionale, ma avendola conosciuta al tavolo di un locale ho subito capito che il nostro terreno comune era la musica. Oltre a questo, un altro motivo che mi ha spinto a contattarla era capire come una ragazza alle prese con la maturità affrontasse questo momento.
Così, dopo un po’ di problemi di connessione, essendo la prima intervista che realizzo, inizia a parlare. “Sono Ester Dedaj, ho diciotto anni e sto studiando al Liceo delle Scienze-Umane a Volterra, dove abito con mia sorella e i miei genitori. Loro sono di origine albanese e nel ‘96 si sono trasferiti in Italia. Io invece sono nata e cresciuta qui. Considerando che quest’anno dovrei affrontare l’esame di maturità, la quarantena non risulta così facile. Ancora i dubbi sono molti, non sappiamo quando e come si farà l’esame, ma la cosa più pesante è sicuramente l’impossibilità di condividere l’ultimo anno insieme ai compagni di classe, senza poter star vicini e supportarci vicendevolmente. Questa situazione ci ha lasciati un po’ perplessi. Facciamo lezione on-line ma non è la stessa cosa, non possiamo scorgere quei dettagli che son gli sguardi e le intese tramite essi. È tutto molto più automatizzato. I professori diventano computer o tablet, fonti di nozioni, informazioni.
Viene a mancare tutta la parte umana della scuola stessa. Studio pianoforte da tredici anni con l’insegnante David Dainelli, con cui sto continuando a fare lezioni streaming e nel frattempo strimpello un po’ di chitarra e basso.
Ho una band che si chiama Egovasion con altre due amiche (di cui Ester mi mostra una Polaroid, scattata in sala prove all’ultima prova insieme) ed eravamo pronte per registrare un demo, ma la quarantena ci ha fermate. Purtroppo non possiamo provare su Skype, c’è un problema di ritardo, ma avendo molto tempo a disposizione cerco di impiegarlo per sviluppare nuove idee.
Condivido la camera con Aurora, mia sorella, ma non c’è nessun tipo di problema di convivenza in famiglia poiché mi rifugio nel mio buco di stanza H24, con lei e i miei genitori ci vediamo fondamentalmente solo per mangiare.
La mattina circa dalle 9 alle 13 ho lezione on-line, anche se non arriviamo mai a fare cinque ore consecutive poiché è molto faticoso per tutti, considerando lo star di fronte uno schermo.
Il pomeriggio studio, verso le 17 mi dedico alla musica e poi faccio un po’ di esercizio fisico. Dopo cena mi sento con le ragazze del gruppo ed infine leggo. Oggi ho finito un saggio di Erich Fromm, L’arte di amare, che analizza l’amore nella società capitalistica moderna. Oltre a quest’ultimo libro, sto leggendo anche Diario di un dolore di C.S. Lewis, (che devo ammettere mi ha fatto piangere), e Cento anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez. Questo è il mio quadernino dove, quando trovo l’ispirazione, scrivo pensieri e le mie poesie. Con la scuola partecipo al progetto Montag, un laboratorio di lettura e scrittura creativa.”
Ester si mette al pianoforte e mi suona in anteprima una canzone soul su cui sta lavorando per la sua band. Alla mia domanda su che progetti abbia per il suo futuro risponde: “Vorrei provare ad entrare ad Odontoiatria, oppure iscrivermi a Filosofia, ma sono un po’ perplessa per i possibili sbocchi. In realtà avevo anche una mezza idea di provare Sound Design ma mi è stato sconsigliato da diversi amici che hanno provato a fare questo percorso.” Ester si sposta in cucina e mi mostra il contenuto del suo frigorifero.
Rientrando in camera per errore scatta una istantanea da Skype. Poi mi fa vedere il suo metro quadro di parete che usa per farsi le foto che pubblica su Instagram, illuminata da una lampada da tavolo. Così si mette a sistemare il suo set fotografico e mi dedica qualche minuto per qualche scatto con i libri e la chitarra. Poi le chiedo di farmi vedere qualche dettaglio della sua camera e, sul suo letto noto una foto di Kurt Cobain e qualche biglietto di concerti a cui è stata (Sum 41, Caparezza, Offspring, Nofx e Ska-P). Dove tiene i piedi, nel suo letto, ci sono le scritte delle sue amiche. Infine mi mostra qualche foto, una che a lei non piace, di quando è stata a Seattle, dove vivono alcuni suoi parenti ed una più vecchia del 2005 con suo zio, nel giardino di casa con la neve. Ci salutiamo, la ringrazio per il tempo che mi ha dedicato facendole in bocca al lupo per la maturità e, da buon guastafeste quale sono, le consiglio di dedicarsi al suo percorso musicale, vista la passione che trasmette in questo, senza pensare troppo ai possibili sbocchi lavorativi.
Antonio Bartalozzi