Sudan: catastrofe obbligatoria
La guerra in Sudan: radici storiche e rivalità politiche.
È in Sudan la più grave crisi umanitaria del pianeta, dove circa 2,5 milioni di persone rischiano di morire di fame. La guerra è scoppiata 19 mesi fa tra l’esercito regolare sudanesi e le Forze di supporto rapido, guidate dal generale Hemetti. Questo conflitto potrebbe aver causato, secondo le stime di Washington, oltre 150.000 vittime. Di sfollati invece, se ne contano circa 9 milioni. Ci sono timori di un nuovo conflitto etnico in Darfur, come quello del 2003 tra le milizie tribali e i Janjaweed, comandate dallo stesso Hemetti. La tragedia umanitaria è accompagnata da crimini di guerra e contro l’umanità.
Ce ne parla Leila Belhadj Mohamed.
Montaggio: Roberto Valussi.
#sudan #hemetti #albuhran #africanotizie #guerre
La censura per l'onore dell'esercito
Il film ''Il Leone del deserto'' riemerge dalla censura degli anni '80 e torna a disturbare la selettiva memoria storica italiana in fatto di colonialismo in Libia. L'opera racconta la resistenza guidata da Omar al-Mukhtar contro l'invasore italico.
#omaralmukhtar #Libia #Nigrizia
L’Algeria ha anticipato il voto per le presidenziali da dicembre a settembre. Nel paese, si prevede un cambiamento controllato, ben inserito nei binari di un sistema di potere sempre più sicuro di sé.
Cogliamo l’occasione di questa formalità elettorale per fare il punto sull’Algeria, uno dei paesi africani più strategici e rilevanti. Anche per l’Italia, che trova in Algieri un suo partner fondamentale per rimpiazzare parzialmente il gas perduto russo.
Ma l’importanza e la ricchezza (in tutti i sensi) dell’Algeria vanno molto al di là delle sue risorse energetiche.
Nel dossier di questo mese di Nigrizia, a cura di Luciano Ardesi, Umberto Profazio e Nadia Addezio, trovate articoli su alcuni nodi centrali, come controllo sociale, stato dell’economia e il quadro delle sue relazioni estere.
#nigrizia #algeria
Senega - Sfide post-epopea
A due giorni dall’incoronazione di Bassirou Diomaye Faye come il 5° Presidente del Senegal, facciamo il punto sulle sfide che si trova davanti.
Senza nulla togliere al carattere epico della sua vittoria, che rappresenta una lezione di democrazia da incorniciare per l’Africa.
#senegal #ousmanesonko #mackysall #amadouba #bassiroudiomayefaye #diomayefaye #amadouba #nigrizia
Senegal - stato d'ebollizione
Breve riassunto degli ultimi 3 anni, più turbolenti che mai, in un paese altrimenti noto per la stabilità del suo sistema democratico (sulla cui qualità, vale la pena fare vari distinguo).
In attesa del nostro podcast di approfondimento IntrAfrica di questo mercoledì, ci concediamo un primo assaggio della fitta trama giuridica e politica che domina l'attuale vita politica senegalese.
Video: @roberto.valussi
#senegal #ousmanesonko #mackysall #karimwade #nigrizia
Quali sono le sfide, le difficoltà, le paure, di una persona migrante in Italia? Cosa succede dopo l’approdo sulle nostre coste, o oltre i nostri confini? Si può davvero parlare di lieto fine? Abbiamo provato a rispondere a queste domande con un podcast. Per questo, dal 7 marzo, su tutte le piattaforme d’audio gratuite, troverete ‘Oltre l’Approdo: Storie di (Dis)integrazione’. Cinque episodi, ognuno della durata di 40 minuti circa. Parliamo di labirinti burocratici, disagio abitativo, sfruttamento lavorativo, razzismo e cittadinanza. Un viaggio attraverso le storie, le speranze e le sfide quotidiane di chi cerca di intraprendere un percorso di inclusione in Italia. Il podcast è realizzato in rete con Il razzismo è una brutta storia, nell’ambito del progetto Empower. Non vediamo l’ora di condividere questo progetto con voi! 💬 #OltreLApprodo #Podcast #Integrazione #StorieDiMigrazione #Migrazioni #rifugiati
Brexit in salsa sahel
È una Brexit in versione Sahel?
Si è no. Di certo, l'uscita di Mali, Burkina Faso e Niger dall'Ecowas rischia di coinvolgere direttamente milioni di loro cittadini residenti nei paesi costieri. Nigeria, Senegal e Costa d'Avorio potrebbero trovarsi con un'arma di ricatto e pressione nei confronti delle tre giunte militari.
#Sahel #Mali #BurkinaFaso #Burkina #CEDEAO #ECOWAS
Coppa d'Africa 2024 - Storie d'elefanti
Gli amanti della Coppa d’Africa (per i francofoni CAN) sapranno già che l’elefante è il simbolo della Costa d’Avorio e che i giocatori della squadra di calcio nazionale sono chiamati gli elefanti.
Difficilmente saranno informati anche del legame con un esemplare femmina di elefante in particolare, nata proprio il giorno della prima vittoria ivoriana alla Can, il 26 gennaio 1992. E che, ovviamente è stata chiamata Can. Se vi capita di andare allo zoo di Abidjan, potete anche andare a vederla.
La cosa curiosa è che nel paese probabilmente ci sono più stadi che elefanti. Non è noto sapere quanti pachidermi siano rimasti in giro. Mentre degli stadi si conosce il numero esatto. Da paese ospitante, la Costa d’Avorio ne ha messi sul piatto 6: 4 nuovi di zecca, e 2 rinnovati a puntino.
Ma anche su questo argomento, qualche dubbio c'è. In particolare, ci si chiede cosa ne sarà di loro dopo la sbornia di partite internazionali targate Can. Faranno da volano all’industria del settore sportivo o diventeranno simboli fatiscenti di fu progetti ambiziosi?
Per ora, il paese si preoccupa di salvare la faccia nell’immediato futuro. Dopo l’umiliante 4-0 rimediato contro la modesta formazione della Guinea Equatoriale, gli elefanti affrontano agli ottavi i campioni in carica e favoriti al titolo: il Senegal.
Una sconfitta sarebbe comprensibile. Un’altra umiliazione no. Perlomeno, si speri che la squadra si impegni per evitare il ripetersi delle scene di vandalismo accadute dopo i 4 gol del Guinea, con vari bus di linea distrutti da gruppi di giovani.
#senegal #leselephants #elefanti #can2024 #can #costadavorio #abidjan #stadealassaneouattara #caf2024 #CAF
Scopri Nigrizia
Seguire un continente intero non è un’impresa facile. Noi - che ci proviamo da più di un secolo - lo sappiamo bene.
Malgrado le difficoltà, la nostra rivista mensile è da tempo divenuta un punto di riferimento in Italia sull’attualità africana.
E mettiamo la stessa cura giornalistica negli articoli che ogni giorno appaiono sul nostro sito, nei brevi explainers sui nostri canali social e negli approfondimenti in formato podcast.
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Video: Roberto Valussi
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Per questo Natale, vi suggeriamo alcune delle uscite più significative degli ultimi anni. E ce n’è per tutti i gusti! Per gli amanti della diaspora, del periodo post-indipendenza e dei romanzi di formazione: Cuore di ghiaia di Abdulrazak Gurnah. Per chi ama i grandi autori e la satira sociale: Cronache del paese dei più felici al mondo, Wole Soyinka. Per gli appassionati di realismo magico e per chi ha voglia di farsi toccare il cuore da un pizzico di poesia, senza perdere di vista i drammi del nostro tempo: Trasparenti, Ondjaki. Per chi desidera (o ha bisogno) di approfondire le tematiche femministe: Cara Ijeawele, ovvero Quindici consigli per crescere una bambina femminista, Chimamanda Adichie. Per gli intellettuali, per chi ama la letteratura che parla di letteratura, la storia, i circoli culturali, i viaggi: La più recondita memoria degli uomini Mohamed Mbougar Sarr. #natale #regalinatale #libri #unlibroanatale #letteratura #letteraturaafricana
Per questo secondo episodio della rubrica ‘’Acifra - i numeri dell’Africa’’, andiamo a gettare un primo sguardo a quella giovane gigante della Repubblica Democratica del Congo, che il 20 dicembre va alle urne per scegliere il suo Capo di stato.
Il presidente uscente Tshishekedi è il gran favorito. Complice un’opposizione frammentata, a cui si è aggiunto anche il ginecologo Denis Mukwege, premio Nobel per la pace 2018.
Nei prossimi giorni guarderemo più da vicino il quadro politico. Ma già da ora, vi consigliamo di leggere il dossier su Nigrizia di questo mese, che è dedicato alle elezioni presidenziali in Rd Congo.
video: Roberto Valussi
#denismukwege #nigrizia #elezionirdcongo #Rdcongo #Tshisekedi
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video: Roberto Valussi.
Dall’editoriale del mese di dicembre di Nigrizia:
"C’è una geopolitica da bar che ripropone previsioni funeste e rassegnate quando si occupa di Africa. Un continente visto come un concentrato di guerre, migrazioni forzate, disastri ambientali e colpi di stato.
Non che questi stereotipi siano manifestamente falsi. Ma c’è spazio per un cauto ottimismo nelle analisi di questi ultimi tempi. Di fatto, per il biglietto d’ingresso nella storia, gli africani bussano sempre meno al botteghino occidentale (e non solo).
Nel 2023 ci sono stati chiari segnali di un nuovo protagonismo, di un soggettivismo africano.
I paesi si stanno costruendo una loro agenda che serve per rivedere i rapporti di forza con il resto del mondo.
Per emanciparsi dal pensiero unico.
E non sono segnali di fumo. Ma concreti.”
In questo reel, riassumiamo gli argomenti dell’editoriale, spiegando quali segnali leggiamo come incoraggianti. Per saperne di più, ti invitiamo a leggere l’ultimo numero di Nigrizia.
video: Roberto Valussi.
#africa #sahel #africaprotagonista #decolonizzazione #deoccidentalizzazione
Nel numero di novembre di Nigrizia, scandagliamo il mare magnum della musica contemporanea africana, in cui un nome si è imposto da ormai più di un decennio: l’afrobeats.
Oltre ad esso, gettiamo uno sguardo sulla musica elettronica e gli tendiamo anche un orecchio. Lo facciamo con una playlist curata per noi dal dj e produttore musicale Benjamin Lebrave, che questo mese firma anche un articolo su Nigrizia, proprio sulla scena musicale elettronica in Africa.
Sul lato politica: il paese al centro del dossier di novembre è l’Eritrea. sempre più soffocata dalla gestione del suo presidente Isaias Afwerki.
Tutto questo e molto altro sulla rivista che potete acquistare online o ordinare in formato cartaceo dal nostro sito.
#Eritrea #IsaiasAfwerki #afrobeats
Mali - tuareg vs Bamakoo
La destabilizzazione del Sahel rischia di entrare in una nuova fase, con il rischio di uno scontro campale tra l'esercito maliano e i cosiddetti ex-ribelli tuareg.
Il prefisso ''ex'' deriva dalla loro ultima ribellione del 2012, che si concluse con l'intervento militare francese e la firma degli Accordi di Pace di Algeri del 2015. Questi ultimi - che dovevano assicurare una forma di autonomia amministrativa al nord dei tuareg - sono stati raramente seguiti dal governo centrale di Bamako. E dal golpe del 2020, sono di fatto divenuti lettera morta, con la giunta militare molto poco incline a metterli in pratica.
Ora la fine (voluta dal regime di Goita) della missione militare dell'Onu in Mali (Minusma) apre la domanda: a chi vanno le loro basi militari nel nord? Bamako le vuole per sé. I tuareg sono di tutt'altro avviso.
Attualmente l'esercito maliano è arrivato con una imponente spedizione militare, a soli 110 km dalla roccaforte degli ex-ribelli, la città di Kidal.
Da vedere se ci sarà una ripresa delle ostilità a tutto campo o meno.
Nel frattempo, appare controintuitiva la decisione del governo maliano di dare priorità alla lotta all'irredentismo tuareg, quando i gruppi jihadisti compiono attentati di continuo e occupano ampie aree di territorio nazionale.
video: @roberto.valussi
#mali #azawad #touareg #tuareg #sahel #MINUSMA