Maneggiare con cura
L'editoriale di Laura Benfenati
La scorsa settimana un farmacista reduce da una ventina di giorni di Covid-19 ha voluto provare uno di quei test sierologici che si potrebbero vendere nelle farmacie: di anticorpi non c’era traccia. Poi si è recato in un centro diagnostico e le IgM sono comparse. Un episodio singolo non fa certo letteratura ma il collega ha deciso di non vendere quel test sierologico nella sua farmacia. Anche Federfarma scoraggia questo business, soprattutto perché eventuali positivi non potrebbero essere tracciati e ciò rappresenterebbe un serio pericolo per la comunità. Sicuramente però il problema del tracciamento, con un reale coinvolgimento della rete delle farmacie, è facilmente risolvibile e anche quello dell’attendibilità dei test, visto che l’evoluzione di quelli in autodiagnosi è continua: mai come ora sarebbe utile una società scientifica dei farmacisti territoriali che potesse selezionare e accreditare gli strumenti da utilizzare, a garanzia di qualità.
In questo momento di reale trasformazione del sistema farmacia, la selezione di partner e prodotti è fondamentale tanto quanto le scelte da fare. Giovanna Scroccaro, che guida la Direzione farmaceutica della Regione Veneto ed è farmacista, ci dice nell’intervista a pagina 6 che la Dpc dovrebbe essere sì potenziata, ma a fronte di compensi più bassi ai farmacisti e che il futuro della professione non potrà prescindere dai servizi. Al contrario di quel che pensano i troppi che alzano gli scudi ogni volta che nel settore si affaccia l’innovazione – dalla vaccinazione ai test, passando per l’home delivery – indietro non si torna. Ed è necessaria formazione, innanzitutto: ricominciamo a discutere di un corso di laurea anacronistico che già era poco al passo con i tempi quando ci siamo laureati noi, figuriamoci ora.
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