Il Periodico d'Arte

Il Periodico d'Arte Bimestrale d'Arte & Cultura. Ex Trimestrale/Quadrimestrale
Giornale registrato al Tribunale di Torino Amore per le arti
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[Formato CARTACEO] Sesta uscita 2024Novembre/Dicembre Bimestrale - Anno V - n°25
31/10/2024

[Formato CARTACEO]
Sesta uscita 2024
Novembre/Dicembre
Bimestrale - Anno V - n°25

Questi sono i due libri curati dal dott. Taricco nel 2024: "L'EPOPEA dell'ARTE"(testo di analisi storico-critica) e "Il ...
28/09/2024

Questi sono i due libri curati dal dott. Taricco nel 2024: "L'EPOPEA dell'ARTE"(testo di analisi storico-critica) e "Il Vangelo Laico" (testo filosofico - teologico)

12/09/2024

MEMORANDUM:
Primo sito: http://rinascenzacontemporanea.jimdo.com/
Secondo sito:
http://atomisticart.jimdo.com/
Terzo sito:
http://lukhymuseum.jimdo.com/
Quarto sito:
http://pleromanticismo.jimdo.com/
Quinto sito:
http://rinascenza-contemporanea-ii.jimdosite.com/
Sesto sito:
http://rc3.jimdosite.com/
Settimo sito:
http://ilperiodicod-arte.webnode.it
Ottavo sito:
Puntocritico2018.blogspot.com
Nono sito:
http://ilperiodicodarte-2-0.webnode.it
Decimo sito:
https://adtproduction75.jimdofree.com/
Undicesimo sito:
https://virtual-museum-1.jimdosite.com
Dodicesimo sito:
https://microarte-alchemica.jimdosite.com
Tredicesimo sito:
Puntocritico2024.blogspot.com
Quattordicesimo sito:
https://videoandfotomostre.jimdosite.com
Quindicesimo sito: https://axisartis.jimdofree.com/
Sedicesimo sito:
rinascenzacontemporanea3.blogspot.com

[Formato CARTACEO] Quinta uscita 2024Settembre/Ottobre Bimestrale - Anno V - n°24
31/08/2024

[Formato CARTACEO]
Quinta uscita 2024
Settembre/Ottobre
Bimestrale - Anno V - n°24

Il Periodico d'Arte. (Bimestrale d'Arte 2024) Prossimamente uscita di settembre/ottobre
19/08/2024

Il Periodico d'Arte. (Bimestrale d'Arte 2024)
Prossimamente uscita di settembre/ottobre

[Formato CARTACEO] Quarta uscita 2024Luglio/Agosto Bimestrale - Anno V - n°23
30/06/2024

[Formato CARTACEO]
Quarta uscita 2024
Luglio/Agosto
Bimestrale - Anno V - n°23

" Questo è il desiderio dell'uomo sull'uomo...che poi si realizzi o meno, non conta. È solo questione di tempo: prima di...
17/05/2024

" Questo è il desiderio dell'uomo sull'uomo...che poi si realizzi o meno, non conta. È solo questione di tempo: prima di diffama l'altro poi lo si ghettizza, prima si radicalizzano le menti poi si distruggono le civiltà con la guerra. Quando infine le energie si neutralizzano a vicenda si applicano tregue mascherate di pace. E nella finta quiete raggiunta le trame del progresso serpeggiano nefaste e tutto ricomincia. Questo compie l'umanità imitando la natura...creature che divorano altre creature nel silenzio colpevole dell'egoismo. E le vittime sacrificali di questo ignobile sopruso sono gli innocenti in cui la sopravvivenza vige al di sopra della morale, l'utilità al di sopra dell'etica o di tutte quelle giustificazioni vuote che le diverse epoche ci tramandano come verità"

Tratto da" L'Angelo Selvaggio" di Andrea Domenico Taricco

Magnus Zeller "Lo stato totalitario" (1938)

[Formato CARTACEO] Terza uscita 2024Maggio/Giugno Bimestrale - Anno V - n°22
30/04/2024

[Formato CARTACEO]
Terza uscita 2024
Maggio/Giugno
Bimestrale - Anno V - n°22

MOLTO RUMORE PER NULLA di Andrea Domenico TariccoPurtroppo non parleremo di Shakespeare con questo titolo altisonante ma...
23/04/2024

MOLTO RUMORE PER NULLA
di Andrea Domenico Taricco

Purtroppo non parleremo di Shakespeare con questo titolo altisonante ma di ciò che resta del buon senso. Mai come in questa fase della nostra storia infatti siamo caduti nel vuoto. Ho ascoltato in silenzio le descrizioni di colleghi esperti ed alla fine sono giunto a questa conclusione: l'arte che rispecchia le tendenze sociali e ideologiche di una società in crescita in questo momento sia fuori fase e che stia morendo un passo alla volta e che l'installazione presentata per il Padiglione Italia della Biennale di Venezia sia in sintonia con questo stato delle cose. Si intitola To Hear- Due Qui che dal 20 aprile al 24 novembre 2024 utilizza il concetto dell'ascoltare se stessi. In realtà spinge verso il silenzio assoluto e l'incomunicabilita' oggettiva. Lo straniamento domina incontato dato che si tratta un cantiere aperto ove suoni remoti contrastano con una realtà incompiuta. In questo eccelle ad un primo impatto.
In realtà la volatilità del lavoro esclude ulteriormente il pubblico da qualcosa di antiestetico che desidera in tutti i modi essere intelligente per quanto inefficace mettendo in evidenza la pochezza di un sistema d'arte globalizato e ridimensionato a macchina di soldi che vale perché danarosa. Si pensi che sia costata oltre un milione e duecento mila euro l'insieme di tubi innocenti che creano questa ragnatela dispersiva. Intelligente? Sì se intendesse polemizzare il nostro Paese ridotto alla miseria pensando ai cantieri promossi dal Superbonus e rimasti incompiuti, agli appalti truccati, alle morti sul lavoro che non c'è, allo svuotamento creativo degli archistar, al mercato in generale che adombra gli artisti sino a portarli in uno spazio asettico, inutile, vuoto. Da cosa è riempito? Da ciò che definisco pre-arte poiché descrive i materiali crudi, i blocchi sterili ed inerti e la massa grezza prima che l'ingegno artistico la manipoli. Si articola infatti in uno spazio tripartito amorfo che spinge il fruitore a muoversi smarrito in questo cantiere acustico: nel primo spazio la statuetta del pensatore Bodhisattva in cima ad una canna d'organo che introduce alla seconda sala sonorizzata da Caterina Barbieri e Kali Malone in cui i suoni di carillon si amalgamano alle canne d'organo che creano così un labirinto visivo ed immersivo al centro del quale una scarna fontana indurrebbe alla riflessione. Infine il terzo spazio è costituito dal giardino esterno entro cui si terranno performance, letture ed elementi di contatto con il pubblico.
Pre-arte perché manca l'opera in questa cornice vuota tritasoldi. Un tempo impalcature e ponteggi simili servivano agli artisti per elevarsi dal suolo e lavorare a grandi affreschi che avrebbero esaltato l'ingegno italico nel mondo oggi invece i ponteggi rappresentano la messa in opera del nulla. Dunque potrebbe un chiunque posizionare un martello su un piedistallo con una colonna sonora di sottofondo e chiamarla arte? Magari avrebbe maggior valore se il martello fosse rivestito d'oro ricordando il water di Cattelan. Ready made ed object trouvé andavano oltre cent'anni fa. Curato da Luca Cerizza l'installazione di Massimo Bartolini è l'esempio lampante di ciò che fa molto rumore per nulla grazie all'effetto straniante desiderato. La prima volta che ho visto le immagini dell'installazione infatti pensavo che si trattasse dell'allestimento preparatorio al lavoro definitivo ma la scoperta è stata folgorante: ho visto in seconda analisi il confusionario groviglio di rami d'acciaio che via via prendevano il posto di foreste cancellando per sempre la bellezza. Mentre l'urban sostituiva la natura uno scheletro di un mostrosauro surrealista si è risvegliato in me ed una scarna cattedrale post-industrial si è finalmente profilata. L'assenza evocata dall'opera mi ha inondato di visioni ed il vuoto si è colmato. Un clic ricettivo stimolato dal nulla mi ha permesso di riflettere su quanto stiamo facendo male al mondo e a noi stessi e di tutto questo resteranno frammenti in cui magici ricordi daranno vita anche ad un rottame. E per quanto siano i nostri occhi assenti abituati a vedere scorrere immagini di città distrutte sia la RICOSTRUZIONE il nuovo inizio. Qui l'illuminazione: è la mente di chi guarda lo strumento; è l'orecchio di chi ascolta la percezione; ognuno è in ciò che vede. In quel cimitero di metallo ci siamo noi tutti con le nostre assurde convinzioni che come attori invisibili recitiamo quotidianamente senza vie d'uscita. Ovviamente l'opera è dentro lo sguardo dell'osservatore e non fuori e riflette il concetto inclusivo della Biennale dell'essere stranieri, apolidi, marginali ovunque. La metafora optical delle cose parlanti dunque smuove altrove consentendo agli oggetti inanimati di prendere vita. Questo shakespearianamente penso scostandomi dai coretti benpensanti alla luce del puro pensiero critico.



By A.D.T.1975

Il Periodico d'Arte(Formato cartaceo) Seconda uscita 2024Marzo/Aprile Bimestrale - Anno V - n°21
29/02/2024

Il Periodico d'Arte
(Formato cartaceo)
Seconda uscita 2024
Marzo/Aprile
Bimestrale - Anno V - n°21

È uscito oggi il mio ultimo testo di storia dell'arte" L'EPOPEA dell'ARTE. Sincretosophia anaciclica: dalla Protostoria ...
21/02/2024

È uscito oggi il mio ultimo testo di storia dell'arte" L'EPOPEA dell'ARTE. Sincretosophia anaciclica: dalla Protostoria alla Neostoria".
Quattordicesimo libro che tratta del complesso intreccio tra storia, arte e filosofia nel percorso articolato dell'evoluzione umana

La cura Ludovicodi Andrea Domenico TariccoPremessa: mi piange il cuore dover affermare ciò che sto per scrivere ma è mio...
07/02/2024

La cura Ludovico
di Andrea Domenico Taricco

Premessa: mi piange il cuore dover affermare ciò che sto per scrivere ma è mio dovere farlo come intellettuale in primis e come cittadino in secundis. Avevo valutato di tacere ma non sarebbe giusto farlo perché il silenzio parteciperebbe passivamente alla caduta di stile di questo Festival a prescindere dagli haters o dai leoni da tastiera che desiderano puntare il dito su qualche capro espiatorio. In questo discorso inoltre non esiste alcuno sfondo politico o ideologico quindi è frutto della mia coscienza. È normale che una società in crisi elabori spettacoli decadenti per assorbire il dissenso generale con lo scopo di distogliere l'attenzione dai fatti concreti che stanno sconvolgendo il mondo. Dunque il solo fatto di parlarne significa essere caduti nel tranello mediatico! Nonostante questa consapevolezza è giusto fare qualche considerazione. Ebbene ieri sera pur forzatamente mi sono costretto ad assistere alla prima serata del Festival dall'inizio alla fine sentendomi un po' come Alex Delarge in Arancia Meccanica quando viene forzatamente messo innanzi allo schermo con i dilatatori agli occhi per la "cura Ludovico". Il capolavoro del '71 di Stanley Kubrick è calzante. Perché questo sforzo? È mio dovere farlo per poter esprimere un parere a prescindere da qualsiasi mio gusto di provenienza o preconcetto. Sia chiaro. Ebbene quando ho spento la televisione verso le due mi sono sentito svuotato, non rappresentato da quella vetrina che un tempo consentiva ai veri cantanti ed alle case discografiche di far emergere uno spaccato della cultura italiana: dalla canzone neomelodica agli urlatori le generazioni precedenti assistevano alla spettacolarizzazione della loro società in divenire poi con l'ingresso di cantanti provenienti dai talent il processo si è invertito giungendo così all'arlecchinata attuale in cui i big impacchettati hanno ceduto il posto al freestyle, al rap al trap ed al nulla.
La musica tranne qualche spiraglio è stata dimenticata così come i testi delle canzoni che hanno messo da parte il cuore. Qua e là si è menzionata la guerra e fatti che stanno sconvolgendo il nostro Paese ma la sensibilità artistica sembra essere stata messa esclusivamente al servizio di un sistema malato. E noi contribuenti abbiamo visto i nostri soldi andare in fumo tra fuochi d'artificio, navi discoteche cariche di supponenza in questo palcoscenico carnevalesco di meteore da botteghino destinate ad eclissare e treni di privilegiati che attraversano una nazione in svendita. Mentre scrivo ricordo alcuni momenti esiletanti come un Fiorello Android che dal maxi schermo svela al conduttore che quello sul palco non sia lui o quando Mengoni presenta con la gonna come se fosse normale farlo. Dunque se fossi un nudista potrei andare in giro completamente ignudo? Non mi interessa sapere chi vinca perché il livello è piatto. Abbiamo perso tutti: questo spaccato sociale dopo settant'anni di televisione ed un secolo di radio finisce qui. Il Festival muore in sé stesso senza se e senza ma: un red carpet di vanagloriosi che sfilano alla stregua di Pulcinella e Arlecchino come avviene a Venezia o Viareggio solo che questi li paghiamo noi!
Concludo: ha senso inneggiare la pace mentre finanziamo la guerra? Ha senso commuoversi davanti a immagini di bambini uccisi sapendo che favoriamo col silenzio questa tragedia? Ci stupiamo di ragazze violentate quando aumentano le gang di scapigliati che escono dalla galera dopo qualche giorno? Perché non aumentano le forze dell'ordine durante le ore notturne per le città in decadenza? Ci distraggono con la leggerezza mentre la realtà affonda nel baratro dell'ignoranza.
Tutto il contrario di tutto ed il palco alla O'Keeffe di ieri sera forse lo rappresenta in pieno. Tornando al principio cosa dovrei fare in qualità di libero intellettuale non asservito al potere: mettere la testa sotto terra come uno struzzo e dire che tutto vada bene o tacere del tutto e come Ponzio Pilato lavarmene le mani? Pensiero critico prima di tutto che coincide con libertà di pensiero non omologato! Il calderone mediatico come sempre attira a sé come calamita tutti i mali sociali. Ovviamente dopo questa dichiarazione non ne parlerò più e rimarrò nel mio silenzio, nella marginalizzazione ottenuta da un sistema che ti ignora neutralizzandoti in vita e facendoti sentire solo
A.D.T.1975

Il paradosso del paradossodi Andrea Domenico TariccoE rieccoci nel periodo carnevalesco in cui in passato era possibile ...
04/02/2024

Il paradosso del paradosso
di Andrea Domenico Taricco

E rieccoci nel periodo carnevalesco in cui in passato era possibile stravolgere l'ordinario. Dagli antichi Saturnali pagani in cui era lecito lasciarsi andare allo scherzo sino poi all'astinenza della carne (carnem levare) nella dimensione quaresimale della religione cristiana è giunta a noi con l'esibizione di maschere che via via hanno perso la loro funzione originaria di capovolgimento sociale snaturandosi nella sostanza. Nell'arte poi grandi maestri si ispirarono ad esso: da Pieter Brueghel a Renoir, da Cezanne sino a Picasso o Chagall. Ora rappresenta invece il paradosso del paradosso perdendo significato perché la beffa, la presa in giro, la derisione fanno parte della sottocultura dominante.
In che senso? Lo festeggiamo continuamente sino all'inverosimile: dai finti salvatori di turno che propinano soluzioni a problemi secolari di un Paese ridotto in miseria a procacciatori di pace mentre ci consentono passivamente di accettare lo scempio della guerra, di bombardamenti mediatici su prodotti che quintuplicano il loro valore in nome del green o di sostenitori di finte ipotesi di ripresa mentre il lavoro viene sostituito da macchine pensanti. No questa non è la parodia della vita sociale ribaltata nei mascheramenti carnevaleschi, questo è il mondo vero che ogni anno viene celebrato dalla sfilata di carri purché in linea resiliente ad un sistema passivo di accettazione. E per chiudere il cerchio è in arrivo il Festival dei superpagati mentre la gente comune non sa come arrivare a fine mese ed entro breve nel pantheon dei re le celebrazioni del discendente sabaudo che mai regno' in nome di una Repubblica che ci ha resi sudditi consumatori. Paradossi per noi concreti che annullano il senso di questa festa che rompeva l'equilibrio dalla vita reale. Dunque che tipo di persone siamo noi che consentiamo questo? Degli ipocriti o accomodanti complici della finzione in atto? In fondo persona significa proprio maschera e la passività ci distingue. Per noi è sempre Carnevale dunque anche quando crediamo che non lo sia fingendo di non capire che le maschere dell'ipocrisia siano il vero volto dell'umanità.
A.D.T.1975

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Martedì 09:00 - 15:00
Mercoledì 09:00 - 15:00
Giovedì 09:00 - 15:00
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