27/12/2025
Una partita sporca, ruvida, nervosa. Di quelle che non finiscono negli highlight per lo spettacolo, ma che restano nella memoria per quello che raccontano. Novanta minuti in cui la Juve non incanta, non domina, non seduce. Novanta minuti in cui la Juve resiste, soffre, stringe i denti. E alla fine vince.
È questo il punto. Vincere quando tutto sembra complicato, quando il campo non aiuta, quando l’avversario morde le caviglie e la partita scivola via dal controllo. La Juve lo fa grazie a Kalulu e Yildiz, due nomi che raccontano presente e futuro, solidità ed entusiasmo, concretezza e talento. Due gol che non sono solo reti, ma respiri profondi dentro una gara che sembrava sempre sul punto di sfuggire di mano.
Kalulu segna come segna chi sa stare dentro la battaglia. Nessun fronzolo, solo concentrazione e tempismo. Yildiz, invece, è la scintilla. Quella che arriva quando le gambe iniziano a pesare e la testa chiede tregua. Il suo gol è una liberazione, un urlo trattenuto troppo a lungo, il momento in cui capisci che sì, forse questa squadra ha davvero qualcosa di diverso.
E poi c’è Spalletti. Terza vittoria consecutiva. Un dato che, preso da solo, potrebbe sembrare freddo. Ma inserito nel contesto diventa pesante, quasi rumoroso. Tre successi di fila in un campionato che non concede sconti, tre passi avanti che accorciano la distanza dalla vetta. La classifica ora si guarda con occhi diversi. Non più solo per controllare, ma per immaginare.
Perché vincere partite così cambia la percezione. Cambia il modo in cui ti guardi allo specchio. Le squadre che lottano per lo scudetto non sono sempre quelle che giocano meglio, ma quelle che sanno vincere anche quando giocano peggio. Quelle che non si disuniscono, che non si spaccano alla prima difficoltà, che sanno convivere con il fango sotto gli scarpini.
Questa Juve non è ancora perfetta, e forse non lo sarà mai. Ma è una Juve che inizia a sembrare vera. Una squadra che accetta la fatica, che non si tira indietro, che capisce quando è il momento di soffrire e quando quello di colpire. È una Juve che non scappa dalle partite sporche, ma le attraversa.
E allora la domanda nasce spontanea, quasi inevitabile. È una vittoria per sognare lo scudetto? Forse sì. Non perché la strada sia semplice, non perché tutto sia già scritto. Ma perché il sogno nasce proprio qui: in una serata complicata, in una vittoria strappata con i denti, in una classifica che improvvisamente sembra più corta.
La vetta è ancora là davanti, ma non è più un miraggio. È una sagoma che si intravede, una possibilità che prende forma. E quando inizi a vincere anche così, quando porti a casa partite che un tempo avresti pareggiato o perso, allora il campionato smette di essere solo un percorso. Diventa una promessa. 👀