27/12/2024
“Mi chiamo Anthea Comellini, classe 1992, di Chiari, in provincia di Brescia. Ho dovuto sfidare 22.500 aspiranti astronauti, provenienti da tutta Europa. Sono passata attraverso sei fasi di test. E alla fine sono stata selezionata dall’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea, per il nuovo team: in tutto, 17 astronauti (cinque in carriera, 11 membri di riserva e uno con disabilità). A noi toccheranno le missioni del prossimo futuro.
Un sogno che diventa realtà. E che si realizza solo se ci credi davvero, se hai passione e fiducia in te stesso. E’ così che si superano selezioni molto dure, con migliaia di candidati in corsa per pochi posti.
Sono ingegnere aerospaziale e sono l’unica donna italiana, non ho ancora iniziato l’addestramento, siamo stati integrati assieme al resto del Corpo Astronauti Esa, inizialmente assieme ai cinque astronauti selezionati anche loro con la “classe 2022”, ma già destinati a divenire titolari nelle missioni prossime future. Noi subentreremo subito dopo, e forse non tutti e 11.
Il direttore dell’Esa, Ashbacher, ha detto che siamo la generazione della Luna, perché, quando voleremo noi, i viaggi Terra-Luna saranno iniziati a un ritmo più o meno regolare. Sarebbe meraviglioso, ma al momento non ci penso troppo. Ci sono molti altri step da superare. Bisogna iniziare a integrarsi con gli astronauti e imparare ancora tanto.
Sono cresciuta nell’era dei voli dello Space Shuttle, che tanto mi hanno appassionato. E poi, ovviamente, della Stazione Spaziale Internazionale. Ma mi sono sempre documentata sulle missioni Gemini e soprattutto Apollo. Incredibili. Sarebbe fantastico vivere di persona ciò che hanno fatto quegli astronauti. E poi la Luna potrebbe essere la base intermedia per l’esplorazione dello spazio lontano dalla Terra”.
In Thales Alenia Space sono ingegnere specializzato per i sistemi di guida, controllo e navigazione di satelliti. In particolare, per i sistemi automatici di rendez-vous e aggancio tra satelliti e veicoli spaziali. Sono apparati molto simili a quelli che abbiamo utilizzato, noi europei, con il cargo Atv, che per cinque volte ha raggiunto e agganciato, quasi sempre alla perfezione, la Stazione Spaziale. E mi occupo anche dei nuovi metodi per inviare nello spazio satelliti in grado di catturare quelli abbandonati che vagano in orbita bassa”.
Superare le selezioni è stato bello, appassionante, sfidante. Non sono partita con l’idea do dover essere selezionata a tutti i costi. Si comincia con molte prove teoriche, più che fisiche, che ti mettono davvero alla prova. I test sono durati più di un anno. Durante la prima fase siamo passati in 1300, dovevamo superare test psicometrici. Test della memoria, velocità di percezione, coordinazione occhio-mano, per citarne alcuni. Siamo poi rimasti in 400 e, quindi, tutti a Colonia, al Centro di Addestramento Astronauti Esa, per ulteriori test sulla personalità. E così siamo scesi a un centinaio. E poi il gruppo si è ulteriormente assottigliato…
Dopo ulteriori e complessi test psicologici siamo rimasti in circa 50 per un colloquio classico di lavoro con personale dell'Esa. Obiettivo: valutare la motivazione. Da qui siamo stati scelti in meno di 30 e abbiamo avuto un colloquio finale con il direttore generale. Infine, siamo stati selezionati in 17.
Non era obbligatorio un brevetto di volo. Chi già è pilota di professione, ovviamente, l’aveva già inserito nel proprio curriculum. Io, comunque, un brevetto di volo ce l’ho. L’ho preso in Francia in una scuola di volo tramite la mia università.
L’ho fatto naturalmente per passione, ma anche per le implicazioni positive sulla società. Noi andiamo nello spazio per osservare la Terra, per conoscerla meglio, per monitorare il cambiamento climatico, l’atmosfera, per studiare come evolve l'ecosistema, per permettere teleassistenza a zone più remote. Grazie ai sistemi satellitari di osservazione, telecomunicazione e navigazione riusciamo a intervenire per situazioni di emergenza gravi, come i disastri naturali”.
Conosco la storia di Mister rendezvous, è il mitico Buzz Aldrin, pilota del modulo lunare dell’Apollo 11. Parlava continuamente di rendez-vous e agganci nello spazio, già materia della sua tesi di laurea e poi di specializzazione durante il suo inizio di carriera alla Nasa. Spero che il fatto di essere una Miss Rendezvous mi porti realmente fortuna, come capitato a Buzz”.
Anthea Comellini