17/12/2024
L'arrivo del mais -2
di Raffaele Testolin
dalla rubrica radiofonica della TgrRaiFVG Vita Nei Campi
Oggi – per fortuna - stiamo recuperando le vecchie tipologie di mais, tra cui i vitrei, per la produzione di una gamma infinita di prodotti per l’alimentazione umana: chicchi lessati, chicchi fioccati a vapore e pressati, chicchi tostati per la produzione di pop-corn, farine per polente salate e dolci, olio ricavato dal germe, birre e bevande fermentate, liquori e altri prodotti legati alle varie culture alimentari.
Il tempo è tiranno, ma troverete su sito della trasmissione, una lunga lista di mais presenti in Italia all’inizio del XX secolo, descritti da Luigi Messedaglia, politico e medico, ma anche grande appassionato di temi agricoli: Ottofile vitrei e derivati, Tajolone, Derivati 12-14 file, Cannellino, Monachello, Barbina, Poliranghi, Montano, Biancone, Ostesa, Montoro, Rodindia, Pannaro, Trentinella, Dindico, Altosiculo, Poliota, Trenodi, Agostinello, Tirolese, Zeppetello, Cinquantino Marano, Quarantino estivo, Cadore, Pignolo, Rostrato-Scagliolo, Bani-Scaiola, Agostano, Bianco Perla, Righetta bianco, Cimalunga, Dentati bianchi antichi e moderni, Perla prolifico, Risiforme precoce, Bianco tardivo cremonese. La diversità genetica di questi mais è impressionante. Molti erano diffusi anche in Friuli e l’Università di Udine ha raccolto in collezione oltre 70 tipi diversi.
Il mais è una coltura energivora per eccellenza, richiede concimazioni elevate, soprattutto azotate e quantità elevate di acqua per sostenerne la crescita nei periodi di siccità. E’ ancora diserbato con glyphosate, un erbicida che tra il 1974 e il 2020 è stato prodotto in 9,4 milioni di tonnellate. L’organizzazione mondiale per la ricerca sul cancro (IARC) l’ha dichiarato cancerogeno e possibile causa di malattie come il Parkinson e l’Alzheimer.
Siamo tornati alle sarchiature. Esistono programmi di miglioramento genetico per rendere il mais più efficiente nell’utilizzo dell’azoto e dell’acqua, ma c’è il rischio che i risultati arrivino tardi rispetto all’urgenza di mitigazione ambientale richiesta dalla comunità scientifica e dalla società civile. Se aggiungiamo che il mais si sta diffondendo nel mondo anche per la produzione di etanolo, rubando superfici agricole e foreste, credo che la coltivazione del mais abbia bisogno di una profonda riflessione. Mi verrebbe da dire agli agricoltori friulani ‘Vonde blave’. Ci sono altre colture che richiedono meno acqua e meno concimi. Proviamo ad andare per questa strada, salvando magari i mais vitrei da polenta come il Maranello e il Perla, prodotti preziosi per la cucina friulana.