
02/03/2025
UCCIDE LA MAMMA
"NESSUNA INTENZIONE CRIMINALE"
"Una lunga e profonda sofferenza psichica, un logoramento emotivo che si è consumato lentamente, fino a culminare in un atto disperato".
Così Nicola Canestrini, uno degli avvocati di Francesca Rozza invitando al silenzio e al rispetto senza cedere a giudizi affrettati, per una donna che ha sofferto il peso di un’assistenza che si protrae per anni, senza supporto né alternative reali.
"La nostra assistita è affranta per non aver avuto il coraggio di seguirla e vive con un dolore insostenibile. Non si giustifica, non cerca attenuanti. Sa di aver compiuto un gesto estremo, ma non prova sollievo per se stessa, solo la consapevolezza che almeno alla madre sono state risparmiate ulteriori sofferenze", prosegue la nota del legale.
Da anni viveva in uno stato di isolamento, sopraffatta dalla fatica e dalla paura per il futuro della madre, senza riuscire a concepire un’alternativa.
Negli ultimi mesi il suo stato psicologico è peggiorato sensibilmente: si era chiusa in sé stessa, non riusciva più a riposare, era sopraffatta da un’angoscia costante e mostrava segnali di esaurimento emotivo.
Non aveva un piano, non aveva un progetto. È stata travolta da una condizione di sofferenza mentale che l’ha portata ad agire in un momento di totale sfinimento, quando le sue capacità di controllo erano ormai compromesse.
Questo non è un caso di volontà criminale, ma il risultato tragico di una mente annientata dal dolore e dalla solitudine.
È necessario che il processo tenga conto della sua condizione psichica al momento del fatto, il diritto non può ignorare il peso della sofferenza mentale.