04/11/2017
SOFFRITE DI INSONNIA? SFIDATELA CON LA NOIA
Noia, sbadigli, sonno: percorrere la strada che porta all'addormentamento è un'esperienza molto comune. Ma oggi c'è un'evidenza in più che mostra come questo percorso avviene a livello cerebrale: un team di ricercatori giapponesi e cinesi è riuscito ad individuare alcuni interruttori del sonno associati a questa assenza di stimoli. Lo studio, sotto la guida dell'Università di Tsukuba, è stato pubblicato su Nature Communications. La scoperta odierna, ancora da approfondire, potrebbe fornire nuove prospettive terapeutiche per le persone con insonnia o altri disturbi del sonno.
La noia è molto spesso connotata negativamente, dato che associata a emozioni e sensazioni quali la tristezza, il fastidio e l'insoddisfazione. Ma di per sé questa sensazione non è solo negativa, dato che ci induce in uno stato di quiete che spesso precede il sonno, come spiega Gianluca Rossato, responsabile del Centro di Medicina del Sonno all’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar a Verona. Secondo lo studio odierno su Nature Communications è proprio la mancanza di interesse e di stimoli tipica della noia ad accendere il sonno. Per realizzare la ricerca, gli scienziati hanno studiato il cervello di alcuni topi utilizzando una tecnica definita optogenica, che sfrutta la luce e l'ingegneria genetica per controllare e monitorare l'attività di singole cellule del sistema nervoso. Così, hanno potuto studiare i fattori cognitivi ed emozionali generalmente associati alla mancanza di attività, che possono contribuire al sonno.
I risultati. In base allo studio odierno, l'anello che congiunge la noia al sonno potrebbe consistere nel nucleus accumbens, un'area cerebrale che gioca un ruolo importante in numerosi processi cognitivi, fra cui quello della motivazione a fare qualcosa e quello del piacere in seguito ad un'azione compiuta. "Il nucleus accumbens – ha spiegato Rossato – ha sopra di sé, proprio come in una piramide verticale, un percorso biologico chiamato via dopaminergica, che si attiva quando siamo intenti in attività ad alto coinvolgimento emozionale o cognitivo". La caffeina, ad esempio, agisce su questa via biologica, contribuendo a mantenerci svegli. Al contrario, quando siamo inerti e annoiati, si attiva un percorso esattamente opposto, che tuttavia coinvolge sempre il nucleus accumbens. A questo punto, riprendendo il paragone della piramide, il nucleus accumbens inibisce le aree cerebrali che stanno al di sotto, attivando specifici neuroni. E proprio questo meccanismo, aggiunge l'esperto, porterebbe all'addormentamento e al sonno cosiddetto slow-wave sleep, profondo e molto profondo, quello più ristoratore. Perciò la noia rappresenterebbe una sorta di messaggero del sonno, mentre al contrario giocare ai videogiochi o utilizzare lo smartphone prima di andare a letto sono nemici dell'addormentamento.
Le prospettive. Un risultato preliminare interessante, secondo gli autori, che, qualora approfondito e confermato, potrebbe aprire prospettive di trattamento mirate, ad esempio per favorire l'addormentamento. Ad esempio, proseguono i ricercatori, si potrebbe agire su specifiche sostanze biologiche, che favoriscono il sonno e che sono molto presenti nel nucleus accumbens. In tal senso, ha commentato Gianluca Rossato, si andrebbe ad agire su nuclei cerebrali più centrali rispetto all'addormentamento. “In questo caso il sonno indotto – ha spiegato l'esperto – potrebbe essere più fisiologico di quello che si ottiene con i farmaci in uso oggi”. Tali farmaci, continua Rossato, agiscono principalmente spegnendo i neuroni corticali, dunque agendo su una regione meno centrale per il sonno. Insomma, anche se ancora siamo lontani da queste possibilità terapeutiche, concederci di annoiarci potrebbe però già fornire un aiuto per riposare di più e meglio, conciliando