13/12/2024
(✏️ Massimo Gramellini, “Uomini e belve”) Il Mammuccari che abbandona lo studio televisivo sacramentando contro la presunta doppiezza della conduttrice Francesca Fagnani è un’istantanea del male del secolo: l’adultescenza, ovvero l’adolescenza infinita di tanti cosiddetti adulti.
Riepilogo: Teo Mammuccari, diventato famoso come conduttore di un programma non esattamente per mammolette (tendeva agguati telefonici agli sconosciuti), chiede di partecipare a Belve, trasmissione che dichiara fin dal titolo, altrimenti si chiamerebbe Orsacchiotti, la volontà di mettere in difficoltà l’ospite con incursioni scomode sul personale. La conduttrice gli conferma l’invito e gli manda un messaggino amichevole, come è normale tra persone civili. Ma l’adultescente Mammuccari ne deduce che il tono dell’intervista assomiglierà a quello del messaggino e, appena in studio arrivano le domande pepate, si dichiara sorpreso dalle regole del gioco, smette di giocare e se ne va, rinfacciando a Fagnani il cambio di registro. Come se in campo un portiere se la prendesse col centravanti che cerca di fargli gol, ricordandogli che prima della partita avevano scherzato insieme. O come se uno studente si offendesse perché il professore con cui aveva cantato «Azzurro» in gita scolastica, rientrato a scuola si permette di interrogarlo senza sconti.
Ora che ci penso, a sedici anni mi arrabbiai con l’insegnante di greco proprio per quel motivo. Sarò cresciuto? Parafrasando Gaber, non mi preoccupa Mammuccari in sé. Mi preoccupa Mammuccari in me. 👉 Leggi il Caffè completo sul Corriere