Spezzano Albanese fu eretta da popolazioni albanesi nel XV secolo, i cui primi componenti raggiunsero questa parte della Calabria per sfuggire alle persecuzioni dei Turchi ottomani, che avevano invaso l'Albania. Il paese crebbe originariamente attorno ad un nucleo che aveva come punto di riferimento il Santuario della Madonna delle Grazie, espandendosi progressivamente verso l'alto della collina s
ulla quale sorge. Ulteriore impulso allo sviluppo del paese fu dato dalla costruzione, durante il periodo napoleonico, di quella che poi diventerà la Strada statale N. 19 "delle Calabrie"[6]. Durante la sua storia nel periodo antecedente all'Unità d'Italia, molti degli arbëreshë di Spezzano Albanese si schierarono in favore dei Liberali, in contrapposizione agli abitanti dei paesi vicini prevalentemente filoborbonici, data anche la lunga tradizione feudale. La minoranza etnica albanese in Italia, oltre alla lingua e ai costumi come principale aspetto identitario, conservano il rito greco-ortodosso. Anche Spezzano Albanese sino al XVII-XVIII secolo aveva mantenuto quest'aspetto religioso, peculiare delle popolazioni albanesi, ma dovette passare al rito latino, in seguito all'assassinio dell'allora Archimandrita Nicola Basta[7], papàs ortodosso. Intorno alla metà dell'ottocento la sostituzione forzata del rito fu totale, da parte dei principi Spinelli di Terranova da Sibari, con un prete di rito latino[8]. Vincenzo Magnocavallo. Dagli anni '80 circa Spezzano Albanese, essendo in una zona di snodo, ha vissuto un aumento costante della popolazione, con immingrazione da parte di famiglie dei paesi vicini non arbëreshë (lëtì), che mettono in serio rischio la condizione culturale e linguistica di Spezzano Albanese e la rinascita di passate problematiche etniche latino-albanesi. La lingua albanese rischia seriamente così di perdersi, specialmente tra le nuove generazioni, pur essendo molto vive attività e associazioni culturali arbëresh locali.