22/12/2024
22 dicembre 1858
Nasce a Lucca Giacomo Puccini, ultimo grande maestro del melodramma italiano. Consacrato dai suoi contemporanei quale erede di Giuseppe Verdi, è ancora oggi fra i compositori più amati e rappresentati sui palcoscenici di tutto il mondo. Trascorre l’infanzia in una famiglia numerosa e di lunga tradizione musicale, che lo esorta a seguirne le orme: grazie al sostegno di uno zio si iscrive alla classe di violino, passando in un secondo tempo a quella di composizione, presso l’Istituto Pacini di Lucca. Ma sarà durante il suo soggiorno a Milano, dove, a dispetto di un carattere indisciplinato, consegue il diploma di conservatorio, che il suo genio inizia a fiorire, dando alla luce le prime due opere, “Le Villi” e “Edgar” (quest’ultima accolta in modo tiepido dal pubblico scaligero). Il definitivo successo giungerà nel 1893, con il dramma “Manon Lescaut”, rappresentato a Torino, per volontà di Giulio Ricordi, otto giorni prima del “Falstaff” di Verdi. Mosso dal desiderio di coltivare la propria vocazione operistica nell’idillio di un luogo ameno e pittoresco, si trasferisce a Torre del Lago, a pochi chilometri dal paese natale, e qui, nell’arco di trent’anni dà voce alle protagoniste dei suoi più struggenti e indimenticabili capolavori, da Tosca a Madama Butterfly, a Mimì (“La bohème”), a Magda (“La rondine”) fino a Suor Angelica (nel “Trittico” di cui fanno parte anche “Il tabarro” e “Gianni Schicchi”). Figure femminili le cui storie di forza, fragilità, ribelle indipendenza, passione, amore, abbandono, raggiungono picchi di intensità emotiva che travolgono lo spettatore fino alla commozione, fino a sfiorarne, attraverso sublimi e strazianti armonie, le corde più intime. Di particolare importanza si rivelerà, per il maestro toscano, anche la lunga collaborazione con i librettisti Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, nonché di Giuseppe Adami, che per lui scrisse, tra gli altri, l’ultimo melodramma, incompiuto: “Turandot”.
“Ho sempre portato con me un gran sacco di malinconia. Non ne ho ragione, ma così son fatto” (Giacomo Puccini)