14/12/2024
Vorrei rivedere il mio post, su il Ponte di Messina, scritto e pubblicato oggi.
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Sesto San Giovanni
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Quaderni sestesi vuole essere uno spazio aperto al dialogo, seguendo il basilare principio: “Andare avanti, raccontando la verità e rispettando le persone”. La pagina mira anche a raccontare la storia della città, da quando ai primi del Novecento si é istallato il suo formidabile apparato industriale e produttivo, che oltre ad assumere il nome di “Città delle Fabbriche” ha rappresentato per circa cento anni il quinto centro produttivo d’Italia.
Il lavoro e il successivo benessere, durato oltre cento anni, é stato reso possibile grazie all’arrivo a Sesto San Giovanni di migliaia e migliaia di singoli cittadini e soprattutto da intere famiglie che lasciando i loro luoghi d’origine si sono trasferiti in questa città. E’ stato così, che attraverso un duro e diffuso lavoro nelle fabbriche, nei laboratori artigiani, nelle botteghe e nel commercio fiorente s’é potuto parlare di boom economico.
Uno status sociale e di benessere con cui tutta la comunità sestese ha potuto progredire e migliorare le proprie condizioni di vita per oltre cento anni, dopodiché, prima con la chiusura delle fabbriche e con l’arresto dell’intero sistema produttivo e di lavoro, la città si é andata progressivamente a impoverire, non soltanto per mancanza di lavoro ma soprattutto come sistema esistenziale delle famiglie che hanno dovuto cambiare in peggio la loro vita quotidiana.
Una città dunque, che dal pieno impiego si é trasformata quasi completamente, diventando una città di anziani, pensionati e, dal punto di vita anagrafico, con sempre meno giovani, che man mano si sono trovati di fronte alla prospettiva di dover cercare lavoro altrove. Un grave e deludente passo indietro con cui, tutti i sestesi hanno dovuto ripensare come organizzare meglio, quella che fino a qualche anno prima, é stata quasi la certezza di poter vivere in eterno, una vita agiata e senza pensieri!