L'Audace

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𝐈𝐋 𝐂𝐀𝐒𝐎 𝐌𝐀𝐒𝐈𝐍𝐈: 𝐋𝐀 𝐏𝐎𝐋𝐈𝐓𝐈𝐂𝐀 𝐄 𝐋'𝐀𝐒𝐒𝐔𝐑𝐃𝐎 𝐏𝐀𝐑𝐀𝐃𝐎𝐒𝐒𝐎𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐌𝐀𝐆𝐈𝐒𝐓𝐑𝐀𝐓𝐔𝐑𝐀 𝐍𝐄𝐈 𝐂𝐀𝐒𝐈 𝐃𝐈 𝐋𝐄𝐆𝐈𝐓𝐓𝐈𝐌𝐀 𝐃𝐈𝐅𝐄𝐒𝐀. 𝘭'𝘦𝘥𝘪𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘪 𝘔𝘪𝘳𝘤𝘰 ...
10/01/2025

𝐈𝐋 𝐂𝐀𝐒𝐎 𝐌𝐀𝐒𝐈𝐍𝐈: 𝐋𝐀 𝐏𝐎𝐋𝐈𝐓𝐈𝐂𝐀 𝐄 𝐋'𝐀𝐒𝐒𝐔𝐑𝐃𝐎 𝐏𝐀𝐑𝐀𝐃𝐎𝐒𝐒𝐎
𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐌𝐀𝐆𝐈𝐒𝐓𝐑𝐀𝐓𝐔𝐑𝐀 𝐍𝐄𝐈 𝐂𝐀𝐒𝐈 𝐃𝐈 𝐋𝐄𝐆𝐈𝐓𝐓𝐈𝐌𝐀 𝐃𝐈𝐅𝐄𝐒𝐀.

𝘭'𝘦𝘥𝘪𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘪 𝘔𝘪𝘳𝘤𝘰 𝘔𝘢𝘨𝘨𝘪

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha dato indicazione al comandante generale dei Carabinieri, in accordo con quanto auspicato dalla premier Giorgia Meloni, «di concedere un encomio solenne - quale prima attestazione di merito - al luogotenente carica speciale dei Carabinieri Luciano Masini, comandante della stazione di Villa Verucchio». Lo annuncia lo stesso ministro su X, spiegando che «il luogotenente Masini si è distinto la sera del 31 dicembre scorso intervenendo con coraggio e professionalità nella piazza del paese, a rischio della propria incolumità, per fermare un pericoloso individuo che aveva già tentato di accoltellare a morte quattro persone. Il suo esempio virtuoso si unisce a quello di tanti altri operatori di polizia che ogni giorno dimostrano saggezza, coraggio e dedizione nel loro servizio».

Il 31 dicembre scorso, nella piazza di Villa Verucchio, un 23enne egiziano ha accoltellato quattro persone e minacciato di continuare la sua aggressione brandendo un coltello. Il carabiniere Masini, dopo aver sparato colpi di avvertimento, è stato costretto a uccidere l’aggressore con cinque colpi, evitando ulteriori tragedie. Un’azione immediata e decisa, ma che gli è valsa l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa da parte della magistratura.

Nonostante ciò, la premier Giorgia Meloni e il ministro Crosetto hanno elogiato pubblicamente l’operato di Masini, arrivando a conferirgli un encomio solenne. Un gesto che ha suscitato apprezzamenti, ma anche preoccupazioni sulla sovrapposizione di ruoli tra politica e giustizia.

Il caso pone al centro il tema della legittima difesa, regolato dall’articolo 52 del Codice Penale. Questo principio sancisce che la reazione a un’aggressione deve essere proporzionata e necessaria per respingere il pericolo. È importante ricordare, però, che anche la Costituzione Italiana riconosce a ogni cittadino il diritto di difendere sé stesso e gli altri in situazioni di pericolo imminente. Questo diritto, radicato nel principio di tutela della persona e della collettività, rappresenta una base imprescindibile per interpretare l’operato delle forze dell’ordine e di chiunque si trovi in una situazione estrema. Nel contesto degli interventi delle forze dell’ordine, il margine di giudizio sulla proporzionalità può essere estremamente ridotto. Il codice prevede che l'uso delle armi sia giustificato quando non esistono alternative ragionevoli per proteggere sé stessi o altri da un pericolo immediato. In questo caso, i colpi di avvertimento sparati da Masini testimoniano il tentativo di evitare l’uso letale della forza, reso inevitabile dall’avanzata dell’aggressore armato.

Ciò che più colpisce in questa vicenda è il gesto del Governo di premiare il carabiniere indagato, prima che la magistratura abbia concluso le sue indagini. La separazione dei poteri è un principio cardine della nostra democrazia, e azioni di questo tipo rischiano di inviare messaggi ambigui. Da un lato, sembrano delegittimare il ruolo della magistratura che, di fronte a ogni caso di legittima difesa, anche palese e senza il minimo dubbio, pare essere sempre più sorda e sempre più cieca nei confronti di chi difende e si difende; dall’altro, suggeriscono che il sostegno politico possa sovrastare il giudizio legale.

Il conferimento di un encomio solenne è un messaggio forte, che ovviamente non deve essere confuso con l’accertamento della verità giuridica. Non dovrebbe essere solo la politica a dover sostenere le forze dell’ordine, perché in una società democratica la politica non deve interferire con il percorso della giustizia, né utilizzare simili episodi per finalità propagandistiche. Ma in questo caso è stato un gesto necessario e indispensabile, oltre che coraggioso, proprio nei confronti dell’ottusa visione della magistratura rispetto alla legittima difesa e all’operato doveroso delle nostre Forze di Polizia.

La magistratura, dal canto suo, è chiamata a mantenere un approccio imparziale e basato sui fatti. Qualsiasi decisione che possa essere percepita come politicizzata rischia di minare la fiducia nelle istituzioni. Nel caso di Masini, l’indagine per eccesso colposo di legittima difesa dovrebbe valutare esclusivamente le circostanze oggettive dell’episodio, senza cedere a pressioni esterne.

Questo caso evidenzia la necessità di un equilibrio più solido tra politica, magistratura e diritto. Non possiamo permetterci un sistema in cui gli operatori delle forze dell’ordine temano di agire per timore di essere perseguiti, né uno in cui la politica sembri strumentalizzare gesti di coraggio per guadagni di consenso.

Il dibattito su come tutelare meglio chi opera in prima linea deve rimanere aperto, ma senza scavalcare i limiti imposti dal diritto e dal buon senso. L’obiettivo deve essere un sistema giusto, dove chi si sacrifica per la sicurezza collettiva trovi supporto, ma dove nessuno sia al di sopra della legge.

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( qui l'articolo precedente su questo argomento:
https://www.facebook.com/share/p/1EAUnbt9tH/ )

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10/01/2025

𝗦𝗔𝗟𝗩𝗔𝗧𝗔 𝗗𝗔𝗜 𝗖𝗔𝗥𝗔𝗕𝗜𝗡𝗜𝗘𝗥𝗜 𝗨𝗡𝗔 𝗥𝗔𝗚𝗔𝗭𝗭𝗔 𝗗𝗜 𝟭𝟰 𝗔𝗡𝗡𝗜.
𝗠𝗜𝗟𝗔𝗡𝗢: 𝗖𝗛𝗜𝗔𝗠𝗔 𝗜𝗟 𝟭𝟭𝟮 𝗗𝗔𝗟𝗟𝗔 𝗠𝗘𝗧𝗥𝗢𝗣𝗢𝗟𝗜𝗧𝗔𝗡𝗔

Essere Carabiniere non significa solo far rispettare la legge, ma anche proteggere vite umane in situazioni estreme. Lo dimostra quanto accaduto a Milano il 7 gennaio, quando una ragazza di 14 anni, sopraffatta dal malessere, ha contattato il "112" manifestando l’intenzione di compiere gesti autolesivi. Forse aveva deciso di farla finita.

Il militare della Centrale Operativa, con straordinaria calma e sensibilità, ha dialogato con la giovane per oltre otto minuti, trattenendola al telefono mentre due equipaggi del Nucleo Radiomobile si precipitavano verso la fermata metropolitana Garibaldi.

I Carabinieri hanno raggiunto la banchina della linea verde, dove hanno trovato la ragazza in lacrime ma ancora viva, mantenendo la comunicazione con il militare al telefono. Con grande umanità, i militari sul posto sono riusciti a rassicurarla e a riportarla alla calma. La giovane è stata poi affidata alla famiglia, scongiurando una tragedia che sembrava imminente.

Questo intervento mette in luce non solo la professionalità, ma anche il lato umano di chi veste la divisa. I Carabinieri sono spesso costretti a prendere decisioni difficili in pochi istanti, rischiando ogni giorno la propria vita per difendere gli altri.

Eppure, lo stesso impegno può trasformarsi in un peso quando le loro azioni, anche quelle volte a salvare vite, vengono messe sotto accusa. È il caso di un altro militare, indagato nei giorni scorsi per eccesso di legittima difesa dopo aver sparato per fermare un uomo che aveva accoltellato quattro persone. Anche in questo caso, il Carabiniere ha agito con coraggio per proteggere vite innocenti, ma ora si trova a dover difendere il suo operato.

Storie come queste ci ricordano quanto sia complesso il ruolo dei Carabinieri. Dietro ogni intervento c’è la consapevolezza di un rischio doppio: quello fisico e quello di finire sotto scrutinio per aver semplicemente fatto il proprio dovere.

La giovane 14enne salvata a Milano oggi è viva grazie alla prontezza e all’umanità di questi uomini e donne che, nonostante turni massacranti e rischi enormi, non esitano a intervenire per il bene della comunità. È il momento di riconoscere e sostenere il loro impegno, perché dietro ogni uniforme c’è una persona che dedica la propria vita a proteggere la nostra.

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𝗖𝗔𝗥𝗔𝗕𝗜𝗡𝗜𝗘𝗥𝗘 𝗜𝗡𝗗𝗔𝗚𝗔𝗧𝗢 𝗣𝗘𝗥𝗖𝗛𝗘' 𝗛𝗔 𝗦𝗣𝗔𝗥𝗔𝗧𝗢 𝗔 𝗨𝗡 𝗨𝗢𝗠𝗢 𝗖𝗛𝗘𝗛𝗔 𝗔𝗖𝗖𝗢𝗟𝗧𝗘𝗟𝗟𝗔𝗧𝗢 𝟰 𝗣𝗘𝗥𝗦𝗢𝗡𝗘 𝗘 𝗖𝗛𝗘 𝗛𝗔 𝗖𝗘𝗥𝗖𝗔𝗧𝗢 𝗗𝗜 𝗖𝗢𝗟𝗣𝗜𝗥𝗟𝗢. 𝗟'𝗔𝗦𝗦𝗨𝗥𝗗𝗜𝗧𝗔...
01/01/2025

𝗖𝗔𝗥𝗔𝗕𝗜𝗡𝗜𝗘𝗥𝗘 𝗜𝗡𝗗𝗔𝗚𝗔𝗧𝗢 𝗣𝗘𝗥𝗖𝗛𝗘' 𝗛𝗔 𝗦𝗣𝗔𝗥𝗔𝗧𝗢 𝗔 𝗨𝗡 𝗨𝗢𝗠𝗢 𝗖𝗛𝗘
𝗛𝗔 𝗔𝗖𝗖𝗢𝗟𝗧𝗘𝗟𝗟𝗔𝗧𝗢 𝟰 𝗣𝗘𝗥𝗦𝗢𝗡𝗘 𝗘 𝗖𝗛𝗘 𝗛𝗔 𝗖𝗘𝗥𝗖𝗔𝗧𝗢 𝗗𝗜 𝗖𝗢𝗟𝗣𝗜𝗥𝗟𝗢.
𝗟'𝗔𝗦𝗦𝗨𝗥𝗗𝗜𝗧𝗔' 𝗗𝗜 𝗨𝗡𝗔 𝗚𝗜𝗨𝗦𝗧𝗜𝗭𝗜𝗔 𝗖𝗛𝗘 𝗡𝗢𝗡 𝗗𝗘𝗩𝗘 𝗠𝗘𝗧𝗧𝗘𝗥𝗘 𝗜𝗡
𝗗𝗜𝗦𝗖𝗨𝗦𝗦𝗜𝗢𝗡𝗘 𝗟𝗔 𝗗𝗜𝗙𝗘𝗦𝗔 𝗘 𝗟'𝗢𝗣𝗘𝗥𝗔𝗧𝗢 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗘 𝗙𝗢𝗥𝗭𝗘 𝗗𝗘𝗟𝗟'𝗢𝗥𝗗𝗜𝗡𝗘.

La notte di Capodanno a Villa Verucchio, nel Riminese, è stata segnata da un evento tragico che, oltre al dolore per le vittime, lascia spazio a una riflessione inquietante. Un cittadino egiziano, armato di coltello, ha seminato il terrore tra la folla intenta a festeggiare, accoltellando quattro persone in una serie di aggressioni che hanno avuto come scenario le strade del centro. Alla fine, un carabiniere è intervenuto, ha sparato per difendersi ed evitare ulteriori tragedie, e ora si trova incredibilmente indagato per eccesso di legittima difesa.

La ricostruzione dei fatti è chiara. Intorno alle 22:30, l’aggressore ha colpito un diciottenne che stava prelevando denaro da un bancomat. Subito dopo ha ferito un altro giovane nei pressi di un distributore di si*****te. I due ragazzi, feriti gravemente, sono stati soccorsi dai passanti mentre l’uomo si dava alla fuga. Non contento, poco prima della mezzanotte, è tornato in strada accoltellando altre tre persone: una ragazza e una coppia di anziani. La violenza sembrava senza motivo, una furia cieca che ha trasformato un momento di festa in un incubo.

Le testimonianze delle vittime descrivono una scena da film dell’orrore. “Ci seguiva con il coltello in mano, noi scappavamo ma lui ci inseguiva,” ha raccontato uno dei ragazzi aggrediti. Il rischio di una carneficina era concreto, soprattutto in una zona affollata da famiglie e giovani riuniti per celebrare il Capodanno.

Quando i carabinieri sono arrivati sul posto, hanno cercato di fermare l’uomo. Prima un colpo di avvertimento sparato in aria, poi, quando l’aggressore ha continuato ad avanzare con il coltello, il comandante della pattuglia ha fatto fuoco per proteggere sé stesso e le persone attorno. Un gesto necessario, dettato dall’urgenza di evitare altre vittime. Eppure, il carabiniere è ora indagato per eccesso di legittima difesa, una decisione che sembra ignorare il contesto drammatico in cui tutto è avvenuto.

Come si può parlare di “eccesso” quando un militare, chiamato a proteggere la collettività, si trova costretto a scegliere tra la propria vita e quella di un aggressore armato? Il carabiniere ha agito per fermare una minaccia concreta e imminente. Ogni altra opzione avrebbe messo a rischio non solo la sua sicurezza ma anche quella di decine di persone presenti.

Le ferite fisiche delle vittime sono gravi, ma lo sono anche le ferite morali di una società che sembra pronta a mettere sul banco degli imputati chi interviene per difenderci. La vicenda di Villa Verucchio solleva interrogativi urgenti: come possiamo aspettarci che le forze dell’ordine intervengano con prontezza e determinazione, se il prezzo da pagare è trovarsi indagati per aver fatto il proprio dovere?

La giustizia dovrebbe proteggere chi protegge, non metterlo sotto accusa. In una notte in cui la festa si è trasformata in tragedia, ciò che dovrebbe indignarci non è il colpo esploso dal carabiniere, ma il fatto che venga messo in discussione il suo diritto, e dovere, di fermare un aggressore armato. Una riflessione che va ben oltre la cronaca e tocca il cuore del nostro senso di sicurezza e giustizia.

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𝗜𝗗𝗘𝗡𝗧𝗜𝗙𝗜𝗖𝗔𝗧𝗢 𝗟’𝗔𝗧𝗧𝗘𝗡𝗧𝗔𝗧𝗢𝗥𝗘 𝗗𝗘𝗟𝗟'𝗔𝗧𝗧𝗔𝗖𝗖𝗢 𝗧𝗘𝗥𝗥𝗢𝗥𝗜𝗦𝗧𝗜𝗖𝗢𝗔 𝗡𝗘𝗪 𝗢𝗥𝗟𝗘𝗔𝗡𝗦. 𝗗𝗜𝗘𝗖𝗜 𝗜 𝗠𝗢𝗥𝗧𝗜 𝗘 𝗧𝗥𝗘𝗡𝗧𝗔 𝗜 𝗙𝗘𝗥𝗜𝗧𝗜: 𝗣𝗜𝗦𝗧𝗔 𝗜𝗦𝗜𝗦.Il quarti...
01/01/2025

𝗜𝗗𝗘𝗡𝗧𝗜𝗙𝗜𝗖𝗔𝗧𝗢 𝗟’𝗔𝗧𝗧𝗘𝗡𝗧𝗔𝗧𝗢𝗥𝗘 𝗗𝗘𝗟𝗟'𝗔𝗧𝗧𝗔𝗖𝗖𝗢 𝗧𝗘𝗥𝗥𝗢𝗥𝗜𝗦𝗧𝗜𝗖𝗢
𝗔 𝗡𝗘𝗪 𝗢𝗥𝗟𝗘𝗔𝗡𝗦. 𝗗𝗜𝗘𝗖𝗜 𝗜 𝗠𝗢𝗥𝗧𝗜 𝗘 𝗧𝗥𝗘𝗡𝗧𝗔 𝗜 𝗙𝗘𝗥𝗜𝗧𝗜: 𝗣𝗜𝗦𝗧𝗔 𝗜𝗦𝗜𝗦.

Il quartiere francese di New Orleans è stato sconvolto da un violento attacco. Un pick-up, lanciato a tutta velocità su Bourbon Street, ha travolto la folla che stava festeggiando il Capodanno, uccidendo almeno dieci persone e ferendone oltre trenta. Il veicolo, secondo le autorità, era guidato da Shamsud Din Jabbar, 42 anni, identificato come l'autore della strage.

Secondo le ricostruzioni, Jabbar ha deliberatamente diretto il pick-up verso i pedoni, per poi scendere dal mezzo armato di un fucile d’assalto, aprendo il fuoco. Due agenti di polizia sono stati feriti nello scontro a fuoco che ne è seguito, ma le loro condizioni sono stabili. La polizia ha reagito prontamente, uccidendo Jabbar sul posto. Sul veicolo, noleggiato in Texas, sono stati trovati dispositivi esplosivi, mentre l’uomo aveva con sé una bandiera dell’Isis, come riportato dalla CNN.

La sindaca di New Orleans, LaToya Cantrell, ha definito l’accaduto un “atto terroristico” e ha espresso profondo cordoglio per le vittime. L'FBI, che inizialmente era cauta nel classificare l’evento come terrorismo, ha confermato che sono stati rinvenuti ordigni esplosivi e sta indagando su eventuali legami di Jabbar con gruppi estremisti. Le autorità stanno esaminando il suo passato e i suoi possibili viaggi, cercando ulteriori indizi sul movente.

La testimonianza dei presenti descrive una scena di orrore e caos. “Un corpo mi è volato addosso. Abbiamo sentito spari e ci siamo rifugiati in un bar”, ha raccontato un testimone. “Quando siamo usciti, c’erano corpi ovunque e molte persone ricevevano i primi soccorsi”. La zona, affollata per le celebrazioni del Capodanno e per la presenza di tifosi giunti in città per l'Allstate Sugar Bowl, è stata immediatamente evacuata dalle forze dell’ordine.

L’attacco ha sollevato polemiche politiche. Il presidente Joe Biden ha espresso solidarietà alle vittime e garantito il pieno supporto federale nelle indagini. Donald Trump, invece, ha collegato l’accaduto all’immigrazione illegale, nonostante non ci siano prove in tal senso. “Quando ho parlato dei pericoli rappresentati dai criminali che entrano nel nostro Paese, avevo ragione”, ha dichiarato su Truth Social, aggiungendo che il tasso di criminalità negli Stati Uniti ha raggiunto livelli senza precedenti.

Le indagini proseguono, con l’obiettivo di chiarire i dettagli dell’attacco e prevenire ulteriori episodi di violenza. New Orleans, intanto, piange le vittime di un evento che ha segnato tragicamente l’inizio del nuovo anno.

BUON  "SALTO"  A  TUTTI!Cari lettori: nell'audacia c'è genio, fantasia, speranza e coraggio. Agli Dei non piacciono i pa...
31/12/2024

BUON "SALTO" A TUTTI!

Cari lettori: nell'audacia c'è genio, fantasia, speranza e coraggio.
Agli Dei non piacciono i pavidi, gli insicuri e gli incerti e in ogni caso non si può fare altro che saltare dall'altra parte, non ci sono altri modi. Si salta e si spera di non cadere, e di trovare un terreno più solido, meno in salita, più percorribile. Si va avanti, sperando nella buona sorte, nella clemenza del divenire, nel favore degli accadimenti.

Non siamo altro che attori, saltimbanchi, foglie al vento; non siamo altro che interpreti di una commedia già scritta, giocatori di una partita di carte servite dal destino. E recitiamo, e girovaghiamo, e balliamo, e giochiamo. E vediamo che succede.

Cari lettori, nell'audacia c'è genio, fantasia, speranza e coraggio. Quindi prendiamo la rincorsa e saltiamo tutti quanti dall'altra parte questa notte: buona fine 2024 e buon 2025!

Mirco Maggi

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30/12/2024

𝗠𝗜𝗟𝗔𝗡𝗢: 𝗩𝗘𝗗𝗘 𝗜 𝗟𝗔𝗗𝗥𝗜 𝗜𝗡 𝗖𝗔𝗦𝗔 𝗗𝗔𝗟𝗟𝗘 𝗧𝗘𝗟𝗘𝗖𝗔𝗠𝗘𝗥𝗘 𝗦𝗨𝗟𝗟'𝗔𝗣𝗣
𝗘 𝗖𝗛𝗜𝗔𝗠𝗔 𝗜 𝗖𝗔𝗥𝗔𝗕𝗜𝗡𝗜𝗘𝗥𝗜. 𝗔𝗥𝗥𝗘𝗦𝗧𝗔𝗧𝗜 𝗧𝗥𝗘 𝗨𝗢𝗠𝗜𝗡𝗜 𝗚𝗘𝗢𝗥𝗚𝗜𝗔𝗡𝗜.

La tecnologia, quando ben utilizzata, può fare davvero la differenza. Lo dimostra quanto accaduto a Milano, dove tre cittadini georgiani di 44, 48 e 51 anni sono stati arrestati dai Carabinieri del Nucleo Radiomobile per furto in abitazione. Un episodio che sottolinea l'importanza di dotarsi di sistemi di videosorveglianza collegati a un'applicazione per smartphone, capace di avvisare in tempo reale i proprietari di casa, anche se lontani.

Era mattina presto quando il proprietario di un appartamento situato al quarto piano di un condominio in zona corso Lodi, mentre si trovava in vacanza in Puglia, ha ricevuto un'allerta dalla sua app di videosorveglianza. Osservando le immagini in diretta, ha notato tre individui intenti a rovistare nella sua abitazione. Senza perdere un attimo, ha contattato il numero d'emergenza 112, segnalando l'intrusione. I ladri, accortisi di essere ripresi, hanno tentato di disattivare le telecamere, ma ormai era troppo tardi: i Carabinieri erano già in azione.

Grazie alla perfetta organizzazione della centrale operativa del "Gruppo Milano" e alla rapidità dei militari, l'intera area è stata circondata in pochi minuti. I tre malviventi sono stati bloccati sul pianerottolo, pronti a dileguarsi con il volto coperto e gli attrezzi del mestiere ancora in mano. Uno di loro ha tentato inutilmente di nascondere grimaldelli e chiavi codificate all'interno di un vano del sistema antincendio del condominio.

Il quadro presentato all'interno dell'appartamento era desolante: mobili rovesciati, armadi divelti, serratura forzata e vari oggetti preziosi sottratti, tra cui gioielli, profumi e una borsa. Fortunatamente, la perquisizione personale effettuata dai Carabinieri ha permesso di recuperare l'intera refurtiva, insieme a numerosi strumenti da scasso utilizzati per l'effrazione. Gli arrestati sono stati immediatamente trasferiti nelle camere di sicurezza, in attesa di ulteriori provvedimenti.

Questo episodio mette in luce due aspetti fondamentali: da un lato, l'efficacia dell'operato dei Carabinieri, sempre pronti a intervenire con professionalità e rapidità; dall'altro, il ruolo cruciale della tecnologia, che ha permesso al proprietario di monitorare la situazione e di attivarsi prontamente, nonostante si trovasse a centinaia di chilometri di distanza.

Investire in sistemi di videosorveglianza moderna è una scelta strategica per la sicurezza domestica. La possibilità di collegare le telecamere a un'app sul proprio smartphone offre un controllo costante e può fare la differenza tra subire un danno irreparabile e sventare un furto in tempo reale. Questo caso dimostra come un semplice gesto tecnologico possa tradursi in una rete di protezione efficace, dove la sinergia tra cittadini e forze dell'ordine garantisce risultati tangibili.

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𝗠𝗜𝗟𝗔𝗡𝗢 𝗩𝗜𝗘𝗧𝗔 𝗜𝗟 𝗙𝗨𝗠𝗢 𝗡𝗘𝗟𝗟𝗘 𝗦𝗧𝗥𝗔𝗗𝗘, 𝗧𝗔𝗕𝗔𝗖𝗖𝗔𝗜 𝗜𝗡 𝗥𝗜𝗩𝗢𝗟𝗧𝗔. 𝗦𝗔𝗟𝗔 𝗧𝗥𝗔𝗩𝗢𝗟𝗧𝗢 𝗗𝗔𝗟𝗟𝗘 𝗣𝗢𝗟𝗘𝗠𝗜𝗖𝗛𝗘: 𝗡𝗢𝗥𝗠𝗔 𝗜𝗡𝗔𝗣𝗣𝗟𝗜𝗖𝗔𝗕𝗜𝗟𝗘.I tabaccai mi...
29/12/2024

𝗠𝗜𝗟𝗔𝗡𝗢 𝗩𝗜𝗘𝗧𝗔 𝗜𝗟 𝗙𝗨𝗠𝗢 𝗡𝗘𝗟𝗟𝗘 𝗦𝗧𝗥𝗔𝗗𝗘, 𝗧𝗔𝗕𝗔𝗖𝗖𝗔𝗜 𝗜𝗡 𝗥𝗜𝗩𝗢𝗟𝗧𝗔.
𝗦𝗔𝗟𝗔 𝗧𝗥𝗔𝗩𝗢𝗟𝗧𝗢 𝗗𝗔𝗟𝗟𝗘 𝗣𝗢𝗟𝗘𝗠𝗜𝗖𝗛𝗘: 𝗡𝗢𝗥𝗠𝗔 𝗜𝗡𝗔𝗣𝗣𝗟𝗜𝗖𝗔𝗕𝗜𝗟𝗘.

I tabaccai milanesi sono sul piede di guerra, e non sono i soli. Il nuovo divieto che dal 1° gennaio 2025 impedirà di fumare in pubblico a Milano, sta scatenando polemiche furiose. La norma, voluta dall’amministrazione guidata da Beppe Sala, è considerata da molti assurda, ingestibile e priva di senso pratico. "Come si può far rispettare un divieto del genere senza una campagna informativa adeguata, senza controlli e senza mezzi?", si domandano i commercianti, mentre anche tra i cittadini m***a la protesta.

La misura, nata come estensione del Regolamento per la qualità dell’aria introdotto nel 2021, vieta il fumo in tutti i luoghi pubblici all’aperto, compresi i dehors, le fermate dei mezzi pubblici e i parchi, fatta eccezione per le aree isolate dove sia possibile mantenere una distanza di almeno 10 metri dagli altri. Tuttavia, si*****te elettroniche e dispositivi (come le iqos) sono incredibilmente esenti dal divieto, un’ulteriore contraddizione che aumenta lo scontento.

Beppe Sala difende il provvedimento come un passo avanti per la tutela della salute pubblica e dell’ambiente, ma molti si chiedono se non sia solo l’ennesima iniziativa ideologica che scarica responsabilità sui cittadini senza offrire strumenti concreti.

Tabaccai, commercianti e cittadini lamentano non solo l’assenza di chiarezza, ma anche l’impossibilità pratica di applicare il divieto. Chi stabilirà se una persona è a meno di 10 metri da un’altra? Quanti ricorsi ci saranno? Chi garantirà controlli efficaci nelle migliaia di strade, piazze e spazi all’aperto di Milano?

"È un’utopia ingiustificata", afferma Giulio Gallera, consigliere regionale di Forza Italia, che definisce il provvedimento "ideologico e ipocrita". Ma l’assessore comunale all’Ambiente, Elena Grandi, sostiene che il 7% delle polveri sottili provenga dal fumo di sigaretta e invita i fumatori a cambiare abitudini, ma i dati su multe e controlli raccontano un’altra storia. Dal 2021 a oggi, solo 7 contravvenzioni sono state elevate, un segnale evidente di quanto sia difficile far rispettare questa normativa.

A peggiorare il quadro, non c’è stata alcuna campagna di sensibilizzazione né un incremento delle forze di polizia locale per garantire l’applicazione della norma. Insomma, la città si trova di fronte a un divieto difficile da comprendere e impossibile da far rispettare, mentre i tabaccai temono ripercussioni sulle loro attività, già messe a dura prova dalla crisi economica e dall’aumento del costo della vita.

Milano rischia di trasformarsi in un laboratorio di caos e disordine, con cittadini divisi tra chi approva il divieto e chi si sente vessato da regole tanto stringenti quanto inefficaci. Il buonsenso sembra essersi dissolto, proprio come il fumo di una sigaretta al vento. Intanto la Federazione Italiana dei Tabaccai ha impugnato il provvedimento davanti al Tar.

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"𝐙𝐎𝐍𝐄 𝐑𝐎𝐒𝐒𝐄" 𝐀 𝐌𝐈𝐋𝐀𝐍𝐎: 𝐏𝐈𝐔' 𝐒𝐈𝐂𝐔𝐑𝐄𝐙𝐙𝐀 𝐄 𝐂𝐎𝐍𝐓𝐑𝐎𝐋𝐋𝐈.𝐂𝐀𝐏𝐎𝐃𝐀𝐍𝐍𝐎 𝐁𝐋𝐈𝐍𝐃𝐀𝐓𝐎, 𝐍𝐔𝐎𝐕𝐈 𝐃𝐈𝐕𝐈𝐄𝐓𝐈 𝐄 𝐌𝐔𝐋𝐓𝐄 𝐒𝐀𝐋𝐀𝐓𝐄.Milano si prepara a u...
29/12/2024

"𝐙𝐎𝐍𝐄 𝐑𝐎𝐒𝐒𝐄" 𝐀 𝐌𝐈𝐋𝐀𝐍𝐎: 𝐏𝐈𝐔' 𝐒𝐈𝐂𝐔𝐑𝐄𝐙𝐙𝐀 𝐄 𝐂𝐎𝐍𝐓𝐑𝐎𝐋𝐋𝐈.
𝐂𝐀𝐏𝐎𝐃𝐀𝐍𝐍𝐎 𝐁𝐋𝐈𝐍𝐃𝐀𝐓𝐎, 𝐍𝐔𝐎𝐕𝐈 𝐃𝐈𝐕𝐈𝐄𝐓𝐈 𝐄 𝐌𝐔𝐋𝐓𝐄 𝐒𝐀𝐋𝐀𝐓𝐄.

Milano si prepara a un Capodanno blindato, con l’introduzione delle cosiddette “zone rosse”, un provvedimento sperimentale che scatterà domani, 30 dicembre, per aumentare la sicurezza in città. La misura, firmata dal prefetto Claudio Sgaraglia, dispone il divieto di stazionamento per chi, con precedenti per reati come furto, spaccio, rissa o porto abusivo di armi, sarà considerato pericoloso per la sicurezza pubblica.

Il provvedimento, definito come un “Daspo urbano rafforzato”, prevede l’allontanamento obbligatorio da cinque aree cittadine: Duomo, Navigli e Darsena, stazione Centrale, stazione Garibaldi e stazione di Rogoredo. In caso di violazione, il trasgressore rischia non solo una multa, ma anche un illecito penale con pene fino a tre mesi di arresto o 250 euro di ammenda.

Le zone rosse saranno attive fino al 31 marzo, prolungando l’applicazione ben oltre i festeggiamenti di Capodanno. La scelta delle aree mira a garantire maggiore controllo nei punti più affollati, tra turisti e giovani, nonostante l’assenza di grandi eventi ufficiali come quello in piazza Duomo.

Questa misura si aggiunge ai divieti ormai consueti, come lo stop alla vendita di superalcolici in centro, e punta a consolidare i controlli nei quartieri più problematici, già oggetto di pattugliamenti intensificati nelle ultime settimane. La decisione, tuttavia, solleva interrogativi su efficacia e applicabilità, soprattutto in una città che si prepara a festeggiare sotto l’occhio vigile delle forze dell’ordine.

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𝗠𝗔𝗡𝗢𝗩𝗥𝗔 𝗗𝗜 𝗕𝗜𝗟𝗔𝗡𝗖𝗜𝗢 𝟮𝟬𝟮𝟱: 𝗣𝗥𝗢𝗠𝗘𝗦𝗦𝗘 𝗡𝗢𝗡 𝗠𝗔𝗡𝗧𝗘𝗡𝗨𝗧𝗘.𝗡𝗘𝗦𝗦𝗨𝗡𝗔 𝗗𝗜𝗠𝗜𝗡𝗨𝗭𝗜𝗢𝗡𝗘 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗘 𝗧𝗔𝗦𝗦𝗘, 𝗜𝗡𝗖𝗘𝗡𝗧𝗜𝗩𝗜 𝗧𝗔𝗚𝗟𝗜𝗔𝗧𝗜, 𝗙𝗔𝗠𝗜𝗚𝗟𝗜𝗘 𝗘 𝗜𝗠𝗣𝗥𝗘𝗦𝗘...
28/12/2024

𝗠𝗔𝗡𝗢𝗩𝗥𝗔 𝗗𝗜 𝗕𝗜𝗟𝗔𝗡𝗖𝗜𝗢 𝟮𝟬𝟮𝟱: 𝗣𝗥𝗢𝗠𝗘𝗦𝗦𝗘 𝗡𝗢𝗡 𝗠𝗔𝗡𝗧𝗘𝗡𝗨𝗧𝗘.
𝗡𝗘𝗦𝗦𝗨𝗡𝗔 𝗗𝗜𝗠𝗜𝗡𝗨𝗭𝗜𝗢𝗡𝗘 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗘 𝗧𝗔𝗦𝗦𝗘, 𝗜𝗡𝗖𝗘𝗡𝗧𝗜𝗩𝗜 𝗧𝗔𝗚𝗟𝗜𝗔𝗧𝗜,
𝗙𝗔𝗠𝗜𝗚𝗟𝗜𝗘 𝗘 𝗜𝗠𝗣𝗥𝗘𝗦𝗘 𝗔𝗕𝗕𝗔𝗡𝗗𝗢𝗡𝗔𝗧𝗘, 𝗘 𝗙𝗥𝗔𝗚𝗜𝗟𝗜 𝗗𝗜𝗠𝗘𝗡𝗧𝗜𝗖𝗔𝗧𝗜.

La Manovra 2025, appena approvata dal Senato con 108 voti favorevoli, verrà ricordata come quella delle promesse non mantenute. Assente la riduzione delle tasse e inoltre introduce cambiamenti che toccheranno in negativo molti ambiti della vita quotidiana.

La conferma dell’Irpef a tre aliquote e il taglio del cuneo fiscale non offre benefici sensibili a gran parte di imprese e cittadini. Il ceto medio, con redditi tra 28 e 60 mila euro, resterà escluso da sgravi significativi, complice il flop del concordato fiscale per autonomi che ha raccolto solo 1,6 miliardi, insufficienti per abbassare l’aliquota intermedia del 35%.

Nel campo delle detrazioni fiscali anche i redditi bassi vedono riduzioni, come l’eliminazione delle detrazioni per figli a carico sopra i 30 anni. Le famiglie trovano pochi e insufficienti sostegni: arriva la “carta nuovi nati” da 1.000 euro per redditi Isee sotto i 40 mila euro, e un contributo per le attività extrascolastiche, ma solo per nuclei con Isee inferiore a 15 mila euro. Confermati il bonus nido fino a 3 mila euro e un fondo per la povertà alimentare.

Nel comparto pensioni questa manovra rasenta la vergogna: le opzioni di anticipo di fatto restano invariate, perchè quella prevista a 64 anni è solo fumo negli occhi, perchè introduce il cumulo tra previdenza obbligatoria e complementare per chi lavora dopo il 1996, e che di fatto riguarda una platea inesistente: 100 persone in tutta Italia. Ma la massima delusione è quella della totale mancanza di misure di sostegno a favore delle persone fragili, dei disoccupati, e di tutti gli anziani che vivono, si fa per dire, con la pensione minima, il cui aumento è stato concordato a meno di due euro al mese. E questo rasenta davvero una miseria vergognosa.

Le imprese affronteranno nuove difficoltà: l’Ires premiale, pensata per stimolare l’occupazione e gli investimenti, riguarderà solo lo 0,4% delle società di capitali. Introdotte mini-deduzioni per assunzioni al Sud e fondi per la Transizione 4.0, ma la cancellazione di misure come la Decontribuzione Sud pesa. Anche le banche e le assicurazioni subiranno un prelievo fiscale maggiore, con rischi di ricadute sui clienti. Per i dipendenti, i fringe benefit saranno detassati fino a 5 mila euro, ma solo per nuovi assunti trasferiti oltre 100 km.

Tra le altre misure, spiccano la stretta sui requisiti per la Naspi, la rimodulazione dei bonus casa e il rifinanziamento di fondi per l’affitto e il sostegno psicologico. Per il settore sanitario di fatto, nel concreto, non è stato fatto nulla o quasi: ci saranno flat tax al 5% sugli straordinari degli infermieri e pochissimi nuovi fondi per la prevenzione oncologica, mentre si sono trovate le risorse per il Ponte sullo Stretto: altri 1,4 miliardi di euro fino al 2032!

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𝗠𝗔𝗡𝗢𝗩𝗥𝗔 𝟮𝟬𝟮𝟱, 𝗟𝗔 "𝗕𝗔𝗥𝗭𝗘𝗟𝗟𝗘𝗧𝗧𝗔" 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗘 𝗣𝗘𝗡𝗦𝗜𝗢𝗡𝗜𝗔 𝟲𝟰 𝗔𝗡𝗡𝗜: 𝗦𝗢𝗟𝗢 𝟭𝟬𝟬 𝗣𝗘𝗥𝗦𝗢𝗡𝗘 𝗡𝗘 𝗕𝗘𝗡𝗘𝗙𝗜𝗖𝗜𝗘𝗥𝗔𝗡𝗡𝗢.Fumo negli occhi, un gioco di...
23/12/2024

𝗠𝗔𝗡𝗢𝗩𝗥𝗔 𝟮𝟬𝟮𝟱, 𝗟𝗔 "𝗕𝗔𝗥𝗭𝗘𝗟𝗟𝗘𝗧𝗧𝗔" 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗘 𝗣𝗘𝗡𝗦𝗜𝗢𝗡𝗜
𝗔 𝟲𝟰 𝗔𝗡𝗡𝗜: 𝗦𝗢𝗟𝗢 𝟭𝟬𝟬 𝗣𝗘𝗥𝗦𝗢𝗡𝗘 𝗡𝗘 𝗕𝗘𝗡𝗘𝗙𝗜𝗖𝗜𝗘𝗥𝗔𝗡𝗡𝗢.

Fumo negli occhi, un gioco di prestigio e di illusionismo, una presa in giro bella e buona, e sempre nella speranza che gli italiani restino ciechi e continuino a non informarsi e a non leggere. Il Governo si è anche vantato di questa "riforma" per le pensioni anticipate 64 anni. Peccato però che è tutto finto, e che vale solo per 100 lavoratori in tutta Italia, perchè la misura consente di anticipare l’uscita a 64 anni cumulando gli importi del fondo complementare, ma solo se si hanno già 20 anni di contributi e se si è pienamente nel contributivo. Occorre anche aver maturato almeno 25 anni di contributi effettivi (che salgono a 30 anni dal 2030) con l'importo dell'assegno pensionistico che dovrà essere pari a 3 volte la pensione minima per gli uomini (1.603 euro nel 2024), 2,8 volte (1.496 euro) per le donne con un figlio e a 2,6 volte (1.389 euro) per quelle con due figli.

Quindi non solo la beffa: 100 pensionati a 64 anni su circa 60 milioni di italiani è un dato ridicolo, ma di fatto la "scure" delle pensioni si abbatte ulteriormente e colpisce le generazioni più giovani che andranno in pensione dopo il 2030 e dovranno, se niente nel frattempo dovesse cambiare, aver maturato un assegno di almeno 1.700 euro. Una sfida di fatto impossibile visti gli stipendi dei giovani e la loro continua difficoltà a trovare un lavoro reale, a tempo indeterminato, e in liena con la loro preparazione.

Ma ci sarà stata almeno la riduzione delle tasse in questa finanziaria? No, assolutamente: nel 2025 la riduzione delle tasse non ci sarà. Né per le imprese, né per la grande maggioranza dei cittadini. A conti fatti la manovra di bilancio del prossimo anno è molto pesante per le imprese, nonostante l’avvio dell’Ires premiale.

Per recuperare risorse la manovra prevede anche una decisa sforbiciata alle detrazioni fiscali, che interessa anche i redditi più bassi. Sparisce, ad esempio, la detrazione per i figli a carico oltre i 30 anni, che vale 400 milioni l’anno, come quella per i familiari dei cittadini non italiani o europei (altri 100 milioni).

Tasse in più, dunque, e non in meno: ma almeno i bonus "sociali" per le bollette gas e luce, destinati alle persone fragili, sono stati riportati, almeno, ai livelli precedenti di questo attuale Governo? Assolutamente no: anche quelli restano invariati, e cioè restano di fatto quasi azzerati dal Governo Meloni rispetto alla prima entrata in vigore.

Eravamo il paese di Santi, dei navigatori; dei poeti e degli inventori, e adesso non siamo diventati altro che il paese dove chi è più bravo a mentire e a cambiare le carte in tavola, ha vinto. E' proprio il caso di citare l'aforisma medievale: “nel regno dei ciechi chi ha un occhio solo è il Re”, perchè nella mediocrità assoluta e totale chi possiede anche soltanto un pizzico di intelligenza, di scaltrezza, di furbizia, e pelo sullo stomaco, può comandare e prendersi pure la gloria!


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𝐒𝐓𝐑𝐀𝐆𝐄 𝐀𝐋 𝐌𝐄𝐑𝐂𝐀𝐓𝐈𝐍𝐎 𝐃𝐈 𝐍𝐀𝐓𝐀𝐋𝐄: 𝐒𝐎𝐍𝐎 𝐏𝐈𝐔' 𝐃𝐈 𝟐𝟎𝟎𝐈 𝐅𝐄𝐑𝐈𝐓𝐈, 𝐓𝐑𝐀 𝐂𝐔𝐈 𝟒𝟎 𝐒𝐎𝐍𝐎 𝐆𝐑𝐀𝐕𝐈𝐒𝐒𝐈𝐌𝐈. 𝟓 𝐋𝐄 𝐏𝐄𝐑𝐒𝐎𝐍𝐄 𝐃𝐄𝐂𝐄𝐃𝐔𝐓𝐄. 𝐋'𝐀𝐓𝐓𝐄𝐍𝐓𝐀𝐓𝐎𝐑...
21/12/2024

𝐒𝐓𝐑𝐀𝐆𝐄 𝐀𝐋 𝐌𝐄𝐑𝐂𝐀𝐓𝐈𝐍𝐎 𝐃𝐈 𝐍𝐀𝐓𝐀𝐋𝐄: 𝐒𝐎𝐍𝐎 𝐏𝐈𝐔' 𝐃𝐈 𝟐𝟎𝟎
𝐈 𝐅𝐄𝐑𝐈𝐓𝐈, 𝐓𝐑𝐀 𝐂𝐔𝐈 𝟒𝟎 𝐒𝐎𝐍𝐎 𝐆𝐑𝐀𝐕𝐈𝐒𝐒𝐈𝐌𝐈. 𝟓 𝐋𝐄 𝐏𝐄𝐑𝐒𝐎𝐍𝐄
𝐃𝐄𝐂𝐄𝐃𝐔𝐓𝐄. 𝐋'𝐀𝐓𝐓𝐄𝐍𝐓𝐀𝐓𝐎𝐑𝐄, 𝐓𝐀𝐋𝐈𝐁 𝐀𝐁𝐃𝐔𝐋𝐌𝐎𝐇𝐒𝐄𝐍,
𝐄' 𝐔𝐍𝐎 𝐏𝐒𝐈𝐂𝐇𝐈𝐀𝐓𝐑𝐀 𝐒𝐀𝐔𝐃𝐈𝐓𝐀 𝐃𝐈 𝟓𝟎 𝐀𝐍𝐍𝐈, 𝐀𝐍𝐓𝐈-𝐈𝐒𝐋𝐀𝐌

Venerdì sera un uomo ha investito con la sua automobile un gruppo di persone al mercatino di Natale a Magdeburgo, in Germania: 5 morti e 200 feriti, di cui 40 sono gravissimi, è il tragico bilancio della strage. Preso subito dalla polizia tedesca l'attentatore.

Si tratta di Taleb Abdulmohsen, un medico saudita specializzato in psichiatria e psicoterapia, si trova al centro di un caso che scuote non solo la Germania ma anche il dibattito internazionale su migrazione, sicurezza e radicalizzazione. Cinquant’anni, residente in Germania dal 2006 con permesso di residenza permanente, Abdulmohsen era fino a poco tempo fa una figura apparentemente insospettabile. Attivo presso una clinica di Bernburg (Saale), aveva dichiarato pubblicamente la sua opposizione all'Islam, descrivendosi come il più accanito critico della religione nella storia e raccontando di aver subito minacce di morte per questa sua posizione. Una figura che si presentava come difensore dei diritti umani, gestendo una piattaforma per aiutare le donne saudite a chiedere asilo, ma il cui passato e le azioni recenti sollevano interrogativi inquietanti.

Secondo fonti saudite, Taleb Abdulmohsen sarebbe tutt'altro che un attivista disinteressato. In patria, il medico sarebbe stato coinvolto in gravi reati e considerato pericoloso. Le autorità di Riad avevano richiesto l'arresto del medico alle autorità tedesche, affermando che dietro la sua immagine di rifugiato perseguitato si nascondeva uno stalker con intenti violenti. Le segnalazioni inviate ai tedeschi, secondo i sauditi, includevano anche il timore di azioni clamorose annunciate dallo stesso Abdulmohsen, ma non è chiaro quanto queste accuse siano fondate. Il quadro diventa ancora più complesso osservando l'attività online del medico. Un profilo riconducibile a lui su X (ex Twitter) mostra contenuti controversi e cospirazionisti: accuse contro la Germania, critiche alla presunta islamizzazione dell'Europa e simpatie per figure come l’attivista di destra Tommy Robinson e il cospirazionista Alex Jones.

Ulteriori dettagli emergono da testimonianze di persone che lo hanno incontrato. L’attivista americana-saudita Nora Abdulkarim, che lo conobbe nel 2017, descrive Abdulmohsen come un individuo paranoico, egocentrico e instabile. Il medico, sempre secondo Abdulkarim, lamentava continui conflitti legali con le autorità tedesche, un altro tassello che complica il mosaico della sua personalità. Gli investigatori, tuttavia, non possono ancora chiarire se Abdulmohsen sia realmente un critico dell'Islam perseguitato o un abile simulatore, capace di mascherare le sue intenzioni reali dietro una narrativa di opposizione al regime saudita.

L'azione che lo ha portato sotto i riflettori, un attacco contro un mercatino natalizio utilizzando un'auto come ariete, è un metodo già visto in diversi attentati rivendicati da organizzazioni come l’ISIS o al-Qaeda. Tuttavia, non ci sono al momento evidenze che colleghino Abdulmohsen a reti jihadiste. Egli stesso ha affermato di non aver mai ricevuto minacce da gruppi come l’ISIS, ma di sentirsi perseguitato da sostenitori del governo saudita. Le sue dichiarazioni, però, appaiono contraddittorie e spesso confuse, alimentando il dibattito su quali siano state le sue reali motivazioni.

Il caso Abdulmohsen solleva una serie di interrogativi cruciali. Da un lato, la figura del medico sembra incarnare il profilo emergente del “lupo solitario”, un individuo che, pur non legato a un’organizzazione specifica, agisce in modo simile a un terrorista per ragioni ideologiche o personali. Dall’altro, le sue azioni e dichiarazioni potrebbero essere interpretate come un tentativo di spingere un'agenda politica personale, sfruttando le tensioni esistenti attorno a temi come immigrazione e sicurezza. Questo episodio mette in luce una tendenza preoccupante: attacchi condotti da individui senza un’agenda politica chiara, ma che, attraverso la violenza, riescono a scatenare reazioni sociali e politiche significative.

Resta il fatto che ogni nuovo attacco costringe le autorità a setacciare un volume crescente di informazioni per comprendere chi siano realmente gli autori e quali siano le loro motivazioni. La Germania, già colpita da numerosi attentati nel corso degli anni, si trova ancora una volta a dover fare i conti con un episodio che mette a dura prova il delicato equilibrio tra accoglienza e sicurezza. In attesa che le indagini portino a conclusioni definitive, il caso Abdulmohsen resta un simbolo delle complessità del nostro tempo, dove identità, ideologia e violenza si intrecciano in modi difficili da decifrare.

Indirizzo

Segrate
20133

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