La Bottega del Chirurgo

La Bottega del Chirurgo Sono Chirurgo per scommessa, Musicante per diletto, Esteta per natura, Bibliofilo per passione.
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Se il parente di un paziente, con lucida premeditazione, prima di recarsi in ospedale, si munisce di manganello e, al mo...
18/11/2024

Se il parente di un paziente, con lucida premeditazione, prima di recarsi in ospedale, si munisce di manganello e, al momento di conferire col medico di Pronto Soccorso, tira fuori la sua arma e la usa per percuoterlo... quale può essere la risposta?
Se il Pronto Soccorso è l'Inferno sulla Terra, il luogo più impossibile e pericoloso del mondo, dove convergono delinquenti, tossicomani, pr******te, ubriaconi, squilibrati, e tuttavia non è protetto dalle forze dell'ordine... quale può essere la risposta?
Se chi offende verbalmente un magistrato o un poliziotto commette “oltraggio a un pubblico ufficiale” e, da sempre, va la galera, mentre chi picchia il medico guadagna regolarmente le “attenuanti” perchè, poverino, aveva il congiunto ammalato... quale può essere la risposta?
Se un medico picchiato col manganello fa meno notizia di chi muore dopo essere stato in Ospedale (Siamo forse diventati pure immortali?)... quale può essere la risposta?

Quale la risposta al medico percosso col manganello?

Ce n'è una sola di risposta, l'ultima: diamo il manganello al medico.
Se il medico ha il fonendoscopio in una mano e con l'altra deve parare i colpi, armiamo l'altra mano di manganello... Diamogli armi, scudi, giubbotti antiproiettile, elmetti antisommossa, pistole elettriche per dissuadere i malintenzionati, candelotti lacrimogeni per disperdere la folla.

Basterà questa orribile contaminazione concettuale, l'immagine grottesca e dissacrante che ne viene fuori, il mostruoso contrasto fra le due mani diversamente munite... a smuovere finalmente le coscienze?

12/11/2024
“UNA CATASTROFICA SEQUENZA DI ERRORI”Un medico. Pare sia stato proprio un medico a usare quell'espressione. Assertiva. S...
28/09/2024

“UNA CATASTROFICA SEQUENZA DI ERRORI”

Un medico. Pare sia stato proprio un medico a usare quell'espressione.
Assertiva. Sensazionalistica. Studiatamente melodrammatica.
Un autentico assist al mondo dell'informazione. Un incredibile endorsement per giornalisti forcaioli. Come se la superficialità imperante sui mass media non fosse già insopportabile.
Un'eccitante semplificazione per giudici terribilmente ignoranti in fatto di Medicina. Caso mai il magistrato fosse preso da qualche dubbio... cosa c'è di meglio che fidarsi cecamente delle conclusioni, così altisonanti e definitive, offerte – udite, udite - proprio da un medico?

Viene da pensare che l'esposizione mediatica del caso in esame, abbia eccitato il linguaggio di chi è chiamato ad esprimere un parere tecnico, facendolo cadere in una sorta di esibizionismo semantico... La visibilità – si sa - fa gola a tutti... Il bisogno di essere guardati, però, a volte acceca...
Difficile trovare un'altra spiegazione per l'uso di quell'espressione...

Altrimenti... qual era il bisogno di evocare l'APOCALISSE, con una frase che è già una condanna e che campeggia su tutti i giornali, i social e i programmi televisivi?
Una “catastrofe”, nel linguaggio comune e coerente, è un termine in genere usato per significare una sciagura che colpisce un'intera comunità... Catastrofe è un terremoto, un uragano, un'eruzione vulcanica... o anche lo sterminio che un singolo uomo – malvivente, terrorista, criminale - compie deliberatamente entrando in un luogo affollato con un bazooka in mano.

Se provassimo a ribaltare totalmente il punto di vista...
Se invece di sentenziare su “una catastrofica sequenza di errori”del medico, provassimo a considerare catastrofe l'insorgenza di un tumore al polmone, la comparsa di metastasi, il sopraggiungere di complicanze mediche gravi come l'endocardite, la necessità di sottoporsi a trattamenti lesivi ma necessari, come chemio- e radioterapia, che provano ad aggiustare alcune cose rompendone delle altre...
Non è forse questa la vera catastrofe? O, meglio, non è questa la “sequenza catastrofica di ORRORI”, contro i quali il medico - sia pure con mille difetti, limitazioni e contraddizioni - cerca in ogni caso di battersi?
Forse, come d'incanto, ci accorgeremmo che una sedicente società evoluta, quella del terzo millennio, che vanta di fondarsi su uno “Stato di diritto”, in nome di un irresistibile giustizialismo porta alla gogna il medico come ai tempi del colera e della peste un innocente che a scopo igienico passava uno straccio sulla panca della chiesa prima di sedersi, veniva linciato perchè accusato di essere un “untore”...

Ribaltiamo quel punto di vista!
Sarebbe un piccolo sforzo per comprendere un'abissale differenza: non c'è, non esiste, da nessuna parte, in nessun ospedale, in nessun reparto del mondo, un medico malintenzionato.
Il medico non fa mai catastrofi, stragi o stermini...
il medico che entra in corsia non è un criminale che compie una carneficina con il bazooka in mano.

Spieghiamolo a tutti. E, per l'amor di Dio, spieghiamolo innanzitutto ai medici.

Qual è il meccanismo diabolico, perverso, in base al quale un'equipe di sanitari, dopo aver tentato, SENZA SUCCESSO, di ...
06/09/2024

Qual è il meccanismo diabolico, perverso, in base al quale un'equipe di sanitari, dopo aver tentato, SENZA SUCCESSO, di salvare la vita a una persona è costretta a barricarsi in una stanza per sfuggire all'ira funesta di parenti indemoniati? Perchè i parenti una volta piangevano e ringraziavano, e oggi invece urlano e menano? Come si è potuto arrivare a tutto questo?

Tre possibili soluzioni. Una non esclude l'altra.

Qualcuno (un giornalista? un assicuratore?) ha convinto i familiari che oggi si possa guarire da tutto, che se uno entra in ospedale deve uscirne guarito, che se uno muore in ospedale deve essere per forza colpa di qualcuno...

Qualcuno (un avvocato? un giudice?) ha convinto i familiari che i sanitari siano ignoranti, incapaci, indolenti, incompetenti... com'è che si dice? “negligenza, imperizia, imprudenza...”

Qualcun altro ancora (un politico? un legislatore? un amministratore?) ha messo i sanitari nella condizione di barricarsi in una stanza per salvare la propria pelle mentre cercano di salvare quella degli altri...

Pare che l'uomo contemporaneo sia posseduto da tre certezze devastanti: la propria immortalità, la stupidità altrui, il proprio diritto di autodeterminarsi.
Forse è veramente arrivato il momento di estinguersi...

Intanto cominciamo pure dall'estinzione del medico...

04/06/2024

Solenne suggestione...

L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELLO “SMONTO NOTTE”Per l'ennesima volta ti giri, cambi lato, prendi in mano lo smartphone. N...
13/02/2024

L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELLO “SMONTO NOTTE”

Per l'ennesima volta ti giri, cambi lato, prendi in mano lo smartphone. Non sai più quante volte l'hai fatto, durante la notte. Ma ora sono le 6.30. Un barlume mattutino filtra dalle doghe della persiana, che la sera prima hai volutamente lasciato socchiusa. Un sospiro di sollievo prorompe, incontenibile: le 6.30. Ora non ti chiameranno più. Quel telefono odioso, quella suoneria insidiosa – pare sia la stessa in tutti gli ospedali – insopportabile come il sonaglio di un serpente velenoso, non squillerà più. Almeno credi... In realtà potrebbe ancora squillare, ma ora, pure se ti chiamano, di qualsiasi cosa si tratti, toccherà ai colleghi del turno successivo occuparsene... Al massimo dovrai predisporre il lavoro... Ma chi se ne frega!

E' fatta. Un' altra notte è andata. Una delle tante. Troppe. Quante notti ormai hai già passato qui... fra queste mura scalcinate... fra queste lenzuola polverose, recuperate con il solito colpo di fortuna, maldestramente sistemate e spesso lasciate intatte senza aver avuto il tempo di appoggiarvisi! Quante notti passate lontano dal tuo letto. Lontano da casa. Lontano dai bambini. E quante ancora ne dovrai passare! Meglio non pensarci... Questa qui è andata. E tutto sommato non è neppure andata male: poche chiamate, cosette non importanti. Nessun intervento chirurgico. Nessun ricovero. Ne hai conosciute... di notti peggiori! Ma sì... con buona pace delle inestirpabili usanze scaramantiche che governano il mondo incompreso della Sanità, ormai puoi dirlo forte: la notte è andata benone!

Tiri un altro sospiro di sollievo. Forte di questa ventata di ottimismo interiore, balzi come un grillo in posizione ortostatica. Durano poco... lo slancio e l'ottimismo. Un lieve capogiro, un piccolo crac nella schiena ti ricordano che hai superato da un po' la quarantina, e non ti si addice più un salto degno dello spot di “Olio Cuore”. Ti ridistendi... giusto un altro minutino. Nessuno ti cerca... puoi temporeggiare un altro po'. Che bello – pensi ad occhi chiusi – oggi hai tutto il giorno libero! Tutto per te! Tutto per riposare! Ma no: che riposare! Hai un sacco di cose da fare! Sarà piacevole dedicarsi ad altro. Alla famiglia, alla casa, agli amici e - perchè no - a un po' di svago personale.
Apri gli occhi. Ti risollevi, stavolta lentamente. Le membra sono pesanti, le articolazioni cigolanti... L'entusiasmo, tuttavia, non demorde. Ti stiracchi, ti sgranchisci, ti riassetti, ti sciacqui il viso. Fingi di non impaurirti dinanzi alle spaventose borse sotto gli occhi che ti mostra uno specchio scheggiato, impietoso e guastafeste. Disfi quell'accampamento che avevi approntato la sera prima nella “stanza del medico di guardia”, con i tuoi reiterati e fallimentari tentativi di renderlo meno squallido, ed esci, finalmente, dal rifugio del guerriero.

Gli infermieri – preziosi, notturni compagni di sventura - ti accolgono sorridenti, porgendoti un bel caffè bollente, appena fatto. Dio li benedica. Niente di meglio... dopo la notte di guardia. Lo sorseggi: dalla bocca impastata lo senti spandersi nelle vene. Poi però l'ultimo sorso un pochino quasi ti disgusta... Ti ricordi che dalle 20.00 della sera precedente ne hai bevuti troppi...

Eccoli: uno per volta, arrivano i colleghi del mattino... tirati a lucido, ben pettinati, con l'alito fresco e gli occhi riposati. Ognuno di loro fa un rapido giro di sguardi fra i presenti, poi si sofferma su di te e ti chiede: “Hai fatto la notte?” A quanto pare ce lo ha scritto sulla fronte...
Non ti pesa neppure la conversazione routinaria fra colleghi che avviene al cambio turno e passa sotto il nome di “consegne”: di buon grado - perfino con un piglio un po' saccente - comunichi loro le poche novità della nottata.

E adesso via: si vola verso la libertà.
Ti cambi senza fretta: ormai il traguardo è raggiunto, superato. Il tempo ha ora un'accezione puramente relativa... Ti dirigi al marcatempo per timbrare il cartellino: è un percorso collaudato e ridondante di frasi fatte, scambiate col flusso bidirezionale di colleghi che montano e smontano: “Sì... ho fatto notte”, “Come è andata?”, “Non c'è male”, “Buon lavoro”, “Buon riposo”...
Varchi quella porta, esci all'aperto. E' una giornata strepitosa, fresca ed assolata: l'ideale per fare quello che ti pare! Monti in auto. Accendi la radio e lasci il finestrino semiaperto affinchè la musica e l'aria fresca possano pungolare quella sonnolenza, leggera ma insistente, che senti sulle spalle, sugli occhi, nella testa... e che temi possa compromettere la riuscita di tutti i tuoi progetti entusiasmanti...

Il tempo di arrivare a casa, trovarla vuota, buia, riscaldata e silenziosa – sono tutti a scuola o a lavoro – e la stanchezza ti prende... ti avvolge... ti attira nel vortice come una tromba d'aria, ti risucchia nelle tenebre come un buco nero. Vai alla finestra con l'intento di spalancarla e chiedere aiuto al sole... ma il torpore delle membra, il sopore dei sensi inesorabilmente hanno la meglio...
E' una resa senza condizioni. Il braccio teso richiude l'imposta. Gli occhi rifuggono dalla luce. Disincantato, obnubilato, rassegnato, a tentoni cerchi nella penombra l'unico amico che ti rimane: il margine del piumone, àncora di salvezza in quella giornata che sembrava così libera e promettente, ed invece, ancora una volta, è irrimediabilmente persa.

Il sonno non tarda ad arrivare... Prima di scivolare nell'abisso, hai il tempo di pensare a quell'amico, quel parente, quel conoscente, insomma l'idiota di turno che il giorno prima ti aveva detto: “Ah ok... hai la notte: quindi sei libero per due intere giornate!”. Come spiegargli che per passare alla meno peggio una notte insonne, sei condannato a perderle, le due intere giornate: una – quella prima - a non fare nulla per cercare di non stancarti; l'altra – quella dopo - a non fare nulla per cercare di riposarti?

Si può amare un lavoro alla follia. Ma non si potrà mai odiare il proprio letto, le lenzuola, l'abatjour, la buonanotte dei bambini... La notte è fatta per dormire, riposare, stare a casa. Lo sai bene tu, che ora piombi in un sonno diurno, innaturale e forzato, mentre tutti gli altri, a mente fresca, si recano a lavoro.
Sai pure, beninteso, che esiste qualcun'altro che la notte non dorme e non riposa: è il malato che corre da te in ospedale. Ed è giusto. Per ca**tà! E' giusto che ci sia tu ad accoglierlo per prendertene cura. Il malato, però - quello che hai medicato stanotte, quello che hai rassicurato e mandato a casa - non sa nulla di te. Nessuno gli racconta dei tuoi muscoli indolenziti per lo stato di tensione costante e prolungata vissuto nel tempo in cui quei muscoli dovevano essere rilassati. Nessuno gli racconta delle tue ossa che, dopo ogni notte di guardia, scricchiolano sempre di più. Nessuno gli racconta di quell'avvilente inutilità cosmica cui sei condannato per i prossimi due giorni.
Nessuno lo sa, tutto questo... a parte te, che ora cadi a picco nel sonno più profondo e ristoratore. Già... ristoratore. Giusto il tempo di recuperare un minimo di integrità psico-fisica, di entusiasmo, di ottimistica visione del mondo e della vita... e arriverà presto, molto presto, il tempo di prepararti. Preparare i muscoli, le ossa, la mente ed il cuore ad un'altra notte di guardia in ospedale...

BUON NATALE A CHI FA IL MEDICO E LAVORA LA NOTTE DI NATALE. BUON NATALE A CHI NON FA IL MEDICO, E SI GODE TUTTI GLI ANNI...
24/12/2023

BUON NATALE A CHI FA IL MEDICO E LAVORA LA NOTTE DI NATALE. BUON NATALE A CHI NON FA IL MEDICO, E SI GODE TUTTI GLI ANNI LA NOTTE DI NATALE. BUON NATALE A CHI, COME ME, FA IL MEDICO E DOPO TANTI ANNI, PER LA PRIMA VOLTA, NON LAVORA DI NATALE. BUON NATALE AGLI INFERMIERI, SENZA I QUALI LA NOTTE DI NATALE, IN OSPEDALE, NON SAREBBE NATALE. BUON NATALE AGLI AMMALATI DEI REPARTI CHE, POVERINI, ESSENDOSI AMMALATI DI NATALE, PER LA PRIMA VOLTA NON PASSANO A CASA IL NATALE. E, PER UNA VOLTA, LO PASSANO ASSIEME A CHI IL NATALE A CASA NON LO PASSA QUASI MAI. BUON NATALE A MIO FIGLIO CHE, PER COMPLICARCI IL NATALE, COME SE NON BASTASSE AVERE DUE GENITORI MEDICI CHE QUASI SEMPRE LAVORANO A NATALE, HA AVUTO L'ARDIRE DI NASCERE PROPRIO A NATALE. BUON NATALE AGLI INFLUENCER DA MILIONI DI FOLLOWER CHE, SENZA AVER MAI LAVORATO A NATALE (E NEPPURE TUTTI GLI ALTRI GIORNI DELL'ANNO) GUADAGNANO UN MILIONE DI EURO PER SPONSORIZZARE IL PANETTONE DI NATALE. BUON NATALE AGLI OSPEDALI CHE RICEVONO GIUSTO DUE SOLDI DALLE VENDITE DEL PANETTONE DI NATALE. BUON NATALE AI MEDICI E AGLI INFERMIERI DI QUEGLI OSPEDALI CHE CONTINUERANNO A LAVORARE, LA NOTTE DI NATALE E TUTTI I SANTI GIORNI DELL'ANNO, SENZA CHE ALCUNA BENEFICENZA DI NATALE FACCIA LA DIFFERENZA. BUON NATALE AGLI OTTANTAMILA FOLLOWERS CHE ABBANDONANO E FANNO PIANGERE GLI INFLUENCER MILIONARI PER LA STORIA DEL PANETTONE DI NATALE. BUON NATALE AGLI ALTRI 29 MILIONI E MEZZO DI FOLLOWERS CHE NON ABBANDONANO GLI INFLUENCER, PERCHE' ANDRA' SEMPRE COSI'... E PER SAPERLO NON CI VOLEVA CERTO LA STORIA DEL PANETTONE DI NATALE. BUON NATALE A TUTTI I MEDICI E GLI INFERMIERI DEL MONDO, PER I QUALI LAVORARE TUTTO L'ANNO, COMPRESO IL NATALE, PER UNA VITA INTERA, NON BASTA A GUADAGNARE NEPPURE LA META' DI QUELLO CHE GUADAGNA L'INFLUENCER, IN POCHI SECONDI, FACENDOSI IL SELFIE COL PANETTONE DI NATALE.

BUON NATALE AI FOLLOWERS DI QUESTA MINUSCOLA BOTTEGA... CHE, A RIDOSSO DEL NATALE, SONO DIVENTATI PIU' DI CINQUEMILA, E BRILLANO COME UNA MIRIADE DI LUCI DI NATALE! E BUON NATALE PURE ALLA BOTTEGA CHE, CON VOCE PENSIEROSA, UN PO' SOMMESSA E DISILLUSA, SE LI E' GUADAGNATI... SENZA AVERE PANETTONI DA SPONSORIZZARE!
AUGURI... 5095 VOLTE GRAZIE!

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Santa Maria Capua Vetere
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