16/02/2025
Al Festival di Sanremo Cristicchi ha fregato molti con “Quando sarai piccola”, un brano che racconta l’Alzheimer e il legame tra genitori e figli, trasformato dalla malattia. Anche io le ho stretto la mano, un giorno.
L’Alzheimer è entrato nella mia vita con mia nonna materna, grande punto di riferimento per me. All’inizio le sue erano piccole dimenticanze, finché un giorno, scesa in giardino per prendere dei limoni, non sapeva più come rientrare a casa.
Nei primi tempi mia madre non riusciva ad accettare la diagnosi e il suo rifiuto spesso diventava rabbia. Anch’io soffrivo e, incapace di comprendere il dolore che provava davanti a quella trasformazione, mi arrabbiavo con lei. Nel tempo il suo atteggiamento nei confronti di mia nonna cambiò. Diventò prima più paziente, poi sempre più accogliente e, anche davanti alle manifestazioni più forti della malattia, aveva iniziato a sorridere, trovando nella leggerezza e nella cura un mezzo per affrontare il dolore. Ma questa è solo la nostra storia.
In questi giorni ho letto diversi post aggressivi contro Cristicchi, accusato di romanticizzare la malattia. Non amo particolarmente il personaggio, ma ho trovato l’attacco nei suoi confronti pretestuoso. A chi nuoce davvero la condivisione di una storia gentile, senz’altro parziale – ma senza pretese – legata alla malattia? Perché deve necessariamente tutto essere discusso sul piano della collettività, pena l’accusa e l’esclusione dal dibattito? E perché le due sfere, sociale e personale, non possono parlarsi?
L’attacco a Cristicchi è il tentativo mal riuscito di annientare un’espressione di tenerezza, in una società in cui l’aggressività sta diventando l’unica reazione socialmente riconosciuta, quella che polarizza e fa capitalizzare.
Certamente è vero: l’Alzheimer devasta. Spesso le famiglie sono abbandonate, i progetti di supporto numericamente insufficienti e talvolta inadeguati. C’è bisogno di politiche più consistenti, di assistenza gratuita per chi ne ha bisogno. Il dibattito va riacceso e portato avanti con costanza. E allora, forse, dovremmo ringraziare – più che criticare – Cristicchi per lo spunto.