13/07/2024
Una mania (di grandezza) paragonabile solo a quella dei Beatles negli anni '60, sebbene Taylor Swift abbia venduto – per ora – meno dischi dei Fab Four (duecento milioni contro mezzo miliardo); come Paul McCartney, però, ha visto crescere il suo patrimonio fino a raggiungere il miliardo di dollari, dopo le prime 57 date (di 152) dell’Eras Tour, la serie di concerti che passerà da San Siro il 13 e 14 luglio.
L’ufficio studi di Confcommercio Milano stima per il capoluogo lombardo un indotto economico complessivo di 176,6 milioni: le prenotazioni degli alberghi sono cresciute del 4%, quelle degli affitti brevi dell’11%, sono raddoppiati i treni da Napoli e Roma; l’affluenza verso Milano è aumentata del 250% rispetto a luglio dell'anno scorso. Un turista su quattro arriva dagli USA, dove 14 milioni di utenti hanno mandato in tilt il sito di Ticketmaster facendo intervenire pure Joe Biden: per gli americani è più economico un weekend in Europa che rivolgersi ai bagarini.
E non dimentichiamo che l’anno scorso, nella tappa di Seattle, ballando “Shake it off” gli swifties hanno provocato un’attività sismica equivalente a un terremoto di magnitudo 2.3; fra biglietti, merchandising e spostamenti, il tour potrebbe generare 4,6 miliardi di dollari solo nel Nord America, a Parigi l'impatto sarà più redditizio delle Olimpiadi e nel Regno Unito potrebbe far slittare il taglio dei tassi di interesse.
Tutto ciò grazie alla “Swiftlation”, l’inflazione: se da una parte le città strizzano l’occhio ai fan (Glendale, in Arizona, si è ribattezzata Swift City), dall’altra sanno che sono disposti a spendere: dopo i concerti a Lisbona sono saliti i prezzi in Portogallo – ma c'è chi è scettico: «Taylor Swift è un fenomeno enorme» ha detto l'economista George Moran, «ma è improbabile che influenzi la politica della banca centrale. Non penso che sia sostenibile per la crescita di un Paese affidarsi ai concerti delle superstar».
Foto cover: Gareth Cattermole/TAS24