01/01/2025
𝐋𝐚 𝐛𝐞𝐧𝐞𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐒𝐢𝐠𝐧𝐨𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥'𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐨
𝘐 𝘱𝘢𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪 𝘢𝘯𝘥𝘢𝘳𝘰𝘯𝘰, 𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘪𝘯𝘥𝘶𝘨𝘪𝘰, 𝘦 𝘵𝘳𝘰𝘷𝘢𝘳𝘰𝘯𝘰 𝘔𝘢𝘳𝘪𝘢 𝘦 𝘎𝘪𝘶𝘴𝘦𝘱𝘱𝘦 𝘦 𝘪𝘭 𝘣𝘢𝘮𝘣𝘪𝘯𝘰, 𝘢𝘥𝘢𝘨𝘪𝘢𝘵𝘰 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘢𝘯𝘨𝘪𝘢𝘵𝘰𝘪𝘢. 𝘌 𝘥𝘰𝘱𝘰 𝘢𝘷𝘦𝘳𝘭𝘰 𝘷𝘪𝘴𝘵𝘰, 𝘳𝘪𝘧𝘦𝘳𝘪𝘳𝘰𝘯𝘰 𝘤𝘪𝘰̀ 𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘣𝘢𝘮𝘣𝘪𝘯𝘰 𝘦𝘳𝘢 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘭𝘰𝘳𝘰. 𝘛𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘶𝘥𝘪𝘷𝘢𝘯𝘰 𝘴𝘪 𝘴𝘵𝘶𝘱𝘪𝘳𝘰𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘤𝘰𝘴𝘦 𝘥𝘦𝘵𝘵𝘦 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘥𝘢𝘪 𝘱𝘢𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪. 𝘔𝘢𝘳𝘪𝘢, 𝘥𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦 𝘴𝘶𝘢, 𝘤𝘶𝘴𝘵𝘰𝘥𝘪𝘷𝘢 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘦 𝘤𝘰𝘴𝘦, 𝘮𝘦𝘥𝘪𝘵𝘢𝘯𝘥𝘰𝘭𝘦 𝘯𝘦𝘭 𝘴𝘶𝘰 𝘤𝘶𝘰𝘳𝘦. 𝘐 𝘱𝘢𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪 𝘴𝘦 𝘯𝘦 𝘵𝘰𝘳𝘯𝘢𝘳𝘰𝘯𝘰, 𝘨𝘭𝘰𝘳𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘦 𝘭𝘰𝘥𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘋𝘪𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘢𝘷𝘦𝘷𝘢𝘯𝘰 𝘶𝘥𝘪𝘵𝘰 𝘦 𝘷𝘪𝘴𝘵𝘰, 𝘤𝘰𝘮’𝘦𝘳𝘢 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘭𝘰𝘳𝘰. 𝘘𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘧𝘶𝘳𝘰𝘯𝘰 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘪𝘶𝘵𝘪 𝘨𝘭𝘪 𝘰𝘵𝘵𝘰 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘪 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘤𝘳𝘪𝘵𝘵𝘪 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘢 𝘤𝘪𝘳𝘤𝘰𝘯𝘤𝘪𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦, 𝘨𝘭𝘪 𝘧𝘶 𝘮𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘯𝘰𝘮𝘦 𝘎𝘦𝘴𝘶̀, 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘦𝘳𝘢 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘤𝘩𝘪𝘢𝘮𝘢𝘵𝘰 𝘥𝘢𝘭𝘭'𝘢𝘯𝘨𝘦𝘭𝘰 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘧𝘰𝘴𝘴𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘤𝘦𝘱𝘪𝘵𝘰 𝘯𝘦𝘭 𝘨𝘳𝘦𝘮𝘣𝘰 (𝘓𝘤 2,16-21).
L’anno vecchio è terminato e inizia l’anno nuovo. C’è una particolarità che unisce e rende solenni i due fatti: due incontri particolari. L’anno vecchio termina con il Natale, che celebriamo nell’ultima settimana, la 52ma; il nuovo anno invece inizia dedicato a Maria, Madre di Dio. Con il Natale abbiamo ricevuto il dono più grande che il Padre ci ha fatto, il suo Figlio Gesù, che si fa uomo per noi e pianta la sua tenda in mezzo alla nostra povera umanità. Con l’anno che incomincia la Chiesa invoca su tutti gli uomini la protezione della Madonna, madre di Gesù e madre nostra.
Le letture della Liturgia di oggi raccolgono insieme tre benedizioni. La prima è la benedizione di Dio Padre, tratta da uno dei testi più antichi dell’Antico Testamento: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6,23.27). È la formula che Dio dà a Mosè perché il Sommo Sacerdote benedica i figli di Israele: la benedizione è la fonte di ogni bene, la benevolenza che si esprime nel volto splendente del Padre verso i suoi figli. E la pace, lo shalom, indica non solo l’assenza di conflitti o di guerre, ma la relazione con Dio, e include la prosperità, la serenità, la tranquillità, l’armonia, la bellezza e la gioia delle relazioni fraterne.
Il Vangelo è lo stesso del giorno di Natale, ci riporta a Betlemme ma pone l’accento sulla maternità di Maria e sul nome dato al bambino: «Gesù». È proprio il nome che l’angelo aveva annunciato a Maria: significa «Dio che salva». È la benedizione che viene a noi in Gesù, la nostra salvezza, la misericordia divina per tutti, la sua protezione, la sua grazia. E Gesù, il dono di Dio per eccellenza, è insieme dono di Maria, frutto della sua maternità, della sua fede, del suo «sì» detto all’angelo, della sua disponibilità ad accettare il volere di Dio, per lei stessa e per noi tutti. Senza Maria, saremmo stati ugualmente salvati? Forse sì, ma di fatto la mediazione ci viene da Maria, dalla sua generosità, dal suo amore.
La terza benedizione è nella Lettera ai Galati: ci parla del Natale secondo Paolo, che è avvenuto nella pienezza del tempo. Il tempo scorreva vuoto, prima di Gesù, e c’era un’attesa che si doveva compiere. La nascita del Messia è la benedizione di tutta l’umanità e della storia: il tempo ora si è compiuto, «riempito» (è il significato del verbo greco pleròo), ha un senso nuovo, è un tempo di salvezza, tempo definitivo della storia; è la stretta finale che ci proietta alla Parusia, l’incontro definitivo con il Signore.
Gesù, «nato da donna, nato sotto la Legge», è venuto «per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4,4-5). E così ha donato nei nostri cuori «lo Spirito, il quale grida: “Abbà! Padre!». Chiamare Dio col nome affettuoso di «Abbà» (il nostro «papà») è comunione di gioia filiale, di fiducia esultante, di coscienza della nostra liberazione, avvenuta in Cristo «nato da donna», perché Dio «ha bisogno» di una madre per salvarci!
All’inizio del nuovo anno la liturgia della Messa ci dona un senso nuovo di ricerca della pace, di speranza, con la benedizione del Padre, del Figlio e dello Spirito, per l’intercessione di Maria, madre di Gesù e madre nostra. L’anno nuovo, nel segno della Giornata della pace, dia 𝘴𝘩𝘢𝘭𝘰𝘮 al mondo intero, al mondo che è in guerra, al mondo che ha bisogno di Dio, che anela alla sua pace!
Buon anno nuovo di pace! p. Giancarlo Pani
𝘕𝘦𝘭𝘭'𝘪𝘮𝘮𝘢𝘨𝘪𝘯𝘦: 𝘈𝘥𝘰𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘪 𝘱𝘢𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪, 𝘊𝘢𝘳𝘢𝘷𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰