La Civiltà Cattolica

La Civiltà Cattolica Rivista culturale della Compagnia di Gesù, fondata nel 1850.

Perché la «piccola via» di Teresa di Lisieux, questa consacrazione del banale, del quotidiano, del semplice, di ciò che ...
05/01/2025

Perché la «piccola via» di Teresa di Lisieux, questa consacrazione del banale, del quotidiano, del semplice, di ciò che non va oltre le norme, può essere considerata come il cammino di un’autentica forma di esperienza mistica? Leggi l’articolo

La vita ordinaria e mistica di Teresa di Lisieux (1873-1897). Scopri come la sua apparente normalità nasconde una mistica eccezionale, ancora rilevante per il nostro tempo.

«𝐕𝐞𝐧𝐧𝐞𝐫𝐨 𝐢 𝐌𝐚𝐠𝐢 𝐝𝐚𝐥𝐥'𝐎𝐫𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞...»: 𝐢𝐥 𝐍𝐚𝐭𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐄𝐩𝐢𝐟𝐚𝐧𝐢𝐚È una pagina evangelica che ha tutto il sapore di una bella fav...
04/01/2025

«𝐕𝐞𝐧𝐧𝐞𝐫𝐨 𝐢 𝐌𝐚𝐠𝐢 𝐝𝐚𝐥𝐥'𝐎𝐫𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞...»: 𝐢𝐥 𝐍𝐚𝐭𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐄𝐩𝐢𝐟𝐚𝐧𝐢𝐚

È una pagina evangelica che ha tutto il sapore di una bella favola da raccontare ai bambini. Eppure, per chi ha occhi e cuore per cogliere il mistero, è una pagina da leggere non all’infanzia, ma all’età adulta.

La notte dell’incarnazione ha visto correre a Betlemme i pastori per adorare il mistero: gente semplice, umile, povera. Gente senza storia, senza un volto preciso se non quello del lavoro. Gente che non ha mai varcato le soglie dell’università, che non sa come è fatta la «casa della cultura», che non ha seguito nessuna scuola di filosofia, che non ha mai preso un libro in mano.

Gente che del mondo conosce solo il colore del cielo, la qualità dell’erba del prato, il grado di acidità del latte munto alle pecore, il tempo della tosatura della lana e come si porta in spalla un agnellino appena nato. Questa è la gente che per prima ha scoperto il mistero di Dio nel Figlio di Maria. Più tardi sentiranno dire che Dio si rivela ai semplici. Non sarà per loro una scoperta. Lo sapevano già senza mai essersi accorti di saperlo.

Dopo due anni e forse più, ecco che giungono i magi. Di loro non sappiamo un gran che. Tutto lascia pensare però che siano persone potenti, colte e ricche. Chi può permettersi il lusso di spendere tanti anni per un viaggio che non è né per lavoro né per affari? Gente ricca e può permettersi di offrire dell’oro. Gente potente e può permettersi di mettersi in marcia senza le paure di fare brutti e pericolosi incontri lungo il viaggio. Gente colta perché conosce i segreti del popolo di Dio – popolo straniero – e segue con attenzione i fenomeni del cielo.

No: non sono uomini da fiaba. Essi sono gli uomini del potere economico, del potere politico, del potere culturale. Anche per loro – i potenti della terra – è venuto l’unigenito del Padre. Anche loro devono essere salvati. E incontreranno Gesù dopo un lungo viaggio, durante il quale avranno da imparare ad essere semplici, senza scienza, senza ricchezze, senza potenza. Non è una conversione né facile né repentina. Essa richiede una costante macerazione interiore fino alla completa uccisione dell’«uomo vecchio» che è in loro.

Devono passare attraverso l’infuocato deserto dell’assoluta povertà interiore, hanno da essere abbattuti dalla sabbia accecante del dubbio, hanno da essere umiliati nella loro mente e nel loro cuore fino ad accorgersi da non sapere più nulla. Devono perdere lungo il viaggio tutta la furbizia della politica fino all’ultima scoria, tanto da non accorgersi nemmeno quanto è impolitico andare dal re per domandare «dove è nato il re dei Giudei»!

Capisco allora perché per adorare il Figlio di Dio sono arrivati così in ritardo, perché è stato lungo il loro viaggio. Comprendo perché la stella è apparsa in Oriente e poi si è dileguata. Essa ha lasciato soli questi uomini che erano partiti con tanta sicurezza, abituati com’erano ad avere con tanta facilità tutto quello che volevano: soli in un mare di sabbia, soli davanti all’ignoto, soli davanti all’avvenire. Ricomparirà a fare strada, ma solo ed unicamente quando non sono più coloro che possono e che sanno, quando hanno scoperto che per sapere occorre rivolgersi agli altri, che per trovare il Cristo bisogna rischiare, lasciare tutto quello che si è portato dietro, morire al proprio orgoglio fino a ridursi ad essere semplici come bambini, poveri fino a non aver di proprio nemmeno il nome.

S’inginocchiano davanti a Gesù e gli offrono doni che nessuno darebbe a un neonato... Ma sono doni che profumano di mistero e che superano la frontiera dell’umano, perché in loro è spuntata la fede. L’esperienza della morte da cui nasce la vita è annunciata dai magi quale segno profetico della Pasqua di Cristo.

(A. Dini, 𝘐𝘭 𝘝𝘢𝘯𝘨𝘦𝘭𝘰 𝘴𝘦𝘤𝘰𝘯𝘥𝘰..., Firenze, 1973)

Francesco: «𝘗𝘳𝘦𝘨𝘩𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘢 𝘮𝘢𝘳𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢𝘵𝘢 𝘜𝘤𝘳𝘢𝘪𝘯𝘢, 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘢 𝘗𝘢𝘭𝘦𝘴𝘵𝘪𝘯𝘢 𝘦 𝘐𝘴𝘳𝘢𝘦𝘭𝘦, 𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘤𝘩𝘦́ 𝘤𝘦𝘴𝘴𝘪𝘯𝘰 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘦 𝘭𝘦 𝘨𝘶𝘦𝘳𝘳𝘦».

𝘕𝘦𝘭𝘭'𝘪𝘮𝘮𝘢𝘨𝘪𝘯𝘦: 𝘈𝘥𝘰𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘪 𝘔𝘢𝘨𝘪, 𝘈𝘯𝘥𝘳𝘦𝘢 𝘔𝘢𝘯𝘵𝘦𝘨𝘯𝘢

Alessandro Manzoni, tra fede cattolica e istanze rivoluzionarieCome nacque in Manzoni la possibilità di conciliare le is...
04/01/2025

Alessandro Manzoni, tra fede cattolica e istanze rivoluzionarie

Come nacque in Manzoni la possibilità di conciliare le istanze liberali e rivoluzionarie con una fede cristiana autentica e libera? E da dove venne l’incontro con la fede cattolica che emerge in maniera considerevole da «I Promessi Sposi»? Leggi l’intervista al prof. Bruno Germano, presidente della Fondazione «Centro di studi storico-letterari Natalino Sapegno». Scopri di più

L'impegno morale e civile di Manzoni ne «I Promessi Sposi»: una riflessione sulle ragioni morali che hanno ispirato la scrittura di questo capolavoro letterario.

Perché gli Stati Uniti non sono diventati «una potenza imperiale»?Nel 1940 il vicesegretario di Stato americano, Adolf B...
03/01/2025

Perché gli Stati Uniti non sono diventati «una potenza imperiale»?

Nel 1940 il vicesegretario di Stato americano, Adolf Berle, predisse che la Seconda guerra mondiale avrebbe trasformato gli Usa in «una potenza imperiale, la più grande che il mondo avesse mai conosciuto». Oggi l’idea che gli Usa avrebbero potuto annettere Paesi come la Francia o il Giappone, o rivendicare colonie in Asia o Africa sembra un assurdo. Eppure a quel tempo non era impensabile, né considerato inopportuno. Perché? Scopri di più

Gli Stati Uniti, un impero nascosto? Un'analisi del potere politico ed economico americano post-Seconda guerra mondiale e il ruolo della US Navy nel controllo globale dei traffici.

Perché il modello di scambio del gesuita Ricci con la Cina è ancora attuale?Matteo Ricci voleva che l’Europa conoscesse ...
02/01/2025

Perché il modello di scambio del gesuita Ricci con la Cina è ancora attuale?

Matteo Ricci voleva che l’Europa conoscesse la ricchezza di ciò che egli stava scoprendo in Cina, trovando in questa ricchezza una nuova ragione per glorificare un Dio. Per Ricci, la passione per l’universalità si sperimenta nel crogiolo delle differenze, e il gesto di abbracciare sia «l’universale» sia «la differenza» riassume il suo itinerario. Scopri di più

Il primo globalismo attraverso i viaggi di Marco Polo e Matteo Ricci. Un'analisi storica del legame tra conoscenza, spiritualità e l'universalità della ragione umana.

𝐋𝐚 𝐛𝐞𝐧𝐞𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐒𝐢𝐠𝐧𝐨𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥'𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐨𝘐 𝘱𝘢𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪 𝘢𝘯𝘥𝘢𝘳𝘰𝘯𝘰, 𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘪𝘯𝘥𝘶𝘨𝘪𝘰, 𝘦 𝘵𝘳𝘰𝘷𝘢𝘳𝘰𝘯𝘰 𝘔𝘢𝘳𝘪𝘢 𝘦 𝘎𝘪𝘶𝘴𝘦𝘱𝘱𝘦 𝘦 𝘪𝘭 𝘣𝘢𝘮𝘣𝘪𝘯𝘰,...
01/01/2025

𝐋𝐚 𝐛𝐞𝐧𝐞𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐒𝐢𝐠𝐧𝐨𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥'𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐨

𝘐 𝘱𝘢𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪 𝘢𝘯𝘥𝘢𝘳𝘰𝘯𝘰, 𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘪𝘯𝘥𝘶𝘨𝘪𝘰, 𝘦 𝘵𝘳𝘰𝘷𝘢𝘳𝘰𝘯𝘰 𝘔𝘢𝘳𝘪𝘢 𝘦 𝘎𝘪𝘶𝘴𝘦𝘱𝘱𝘦 𝘦 𝘪𝘭 𝘣𝘢𝘮𝘣𝘪𝘯𝘰, 𝘢𝘥𝘢𝘨𝘪𝘢𝘵𝘰 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘢𝘯𝘨𝘪𝘢𝘵𝘰𝘪𝘢. 𝘌 𝘥𝘰𝘱𝘰 𝘢𝘷𝘦𝘳𝘭𝘰 𝘷𝘪𝘴𝘵𝘰, 𝘳𝘪𝘧𝘦𝘳𝘪𝘳𝘰𝘯𝘰 𝘤𝘪𝘰̀ 𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘣𝘢𝘮𝘣𝘪𝘯𝘰 𝘦𝘳𝘢 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘭𝘰𝘳𝘰. 𝘛𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘶𝘥𝘪𝘷𝘢𝘯𝘰 𝘴𝘪 𝘴𝘵𝘶𝘱𝘪𝘳𝘰𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘤𝘰𝘴𝘦 𝘥𝘦𝘵𝘵𝘦 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘥𝘢𝘪 𝘱𝘢𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪. 𝘔𝘢𝘳𝘪𝘢, 𝘥𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦 𝘴𝘶𝘢, 𝘤𝘶𝘴𝘵𝘰𝘥𝘪𝘷𝘢 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘦 𝘤𝘰𝘴𝘦, 𝘮𝘦𝘥𝘪𝘵𝘢𝘯𝘥𝘰𝘭𝘦 𝘯𝘦𝘭 𝘴𝘶𝘰 𝘤𝘶𝘰𝘳𝘦. 𝘐 𝘱𝘢𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪 𝘴𝘦 𝘯𝘦 𝘵𝘰𝘳𝘯𝘢𝘳𝘰𝘯𝘰, 𝘨𝘭𝘰𝘳𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘦 𝘭𝘰𝘥𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘋𝘪𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘢𝘷𝘦𝘷𝘢𝘯𝘰 𝘶𝘥𝘪𝘵𝘰 𝘦 𝘷𝘪𝘴𝘵𝘰, 𝘤𝘰𝘮’𝘦𝘳𝘢 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘭𝘰𝘳𝘰. 𝘘𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘧𝘶𝘳𝘰𝘯𝘰 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘪𝘶𝘵𝘪 𝘨𝘭𝘪 𝘰𝘵𝘵𝘰 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘪 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘤𝘳𝘪𝘵𝘵𝘪 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘢 𝘤𝘪𝘳𝘤𝘰𝘯𝘤𝘪𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦, 𝘨𝘭𝘪 𝘧𝘶 𝘮𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘯𝘰𝘮𝘦 𝘎𝘦𝘴𝘶̀, 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘦𝘳𝘢 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘤𝘩𝘪𝘢𝘮𝘢𝘵𝘰 𝘥𝘢𝘭𝘭'𝘢𝘯𝘨𝘦𝘭𝘰 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘧𝘰𝘴𝘴𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘤𝘦𝘱𝘪𝘵𝘰 𝘯𝘦𝘭 𝘨𝘳𝘦𝘮𝘣𝘰 (𝘓𝘤 2,16-21).

L’anno vecchio è terminato e inizia l’anno nuovo. C’è una particolarità che unisce e rende solenni i due fatti: due incontri particolari. L’anno vecchio termina con il Natale, che celebriamo nell’ultima settimana, la 52ma; il nuovo anno invece inizia dedicato a Maria, Madre di Dio. Con il Natale abbiamo ricevuto il dono più grande che il Padre ci ha fatto, il suo Figlio Gesù, che si fa uomo per noi e pianta la sua tenda in mezzo alla nostra povera umanità. Con l’anno che incomincia la Chiesa invoca su tutti gli uomini la protezione della Madonna, madre di Gesù e madre nostra.

Le letture della Liturgia di oggi raccolgono insieme tre benedizioni. La prima è la benedizione di Dio Padre, tratta da uno dei testi più antichi dell’Antico Testamento: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6,23.27). È la formula che Dio dà a Mosè perché il Sommo Sacerdote benedica i figli di Israele: la benedizione è la fonte di ogni bene, la benevolenza che si esprime nel volto splendente del Padre verso i suoi figli. E la pace, lo shalom, indica non solo l’assenza di conflitti o di guerre, ma la relazione con Dio, e include la prosperità, la serenità, la tranquillità, l’armonia, la bellezza e la gioia delle relazioni fraterne.

Il Vangelo è lo stesso del giorno di Natale, ci riporta a Betlemme ma pone l’accento sulla maternità di Maria e sul nome dato al bambino: «Gesù». È proprio il nome che l’angelo aveva annunciato a Maria: significa «Dio che salva». È la benedizione che viene a noi in Gesù, la nostra salvezza, la misericordia divina per tutti, la sua protezione, la sua grazia. E Gesù, il dono di Dio per eccellenza, è insieme dono di Maria, frutto della sua maternità, della sua fede, del suo «sì» detto all’angelo, della sua disponibilità ad accettare il volere di Dio, per lei stessa e per noi tutti. Senza Maria, saremmo stati ugualmente salvati? Forse sì, ma di fatto la mediazione ci viene da Maria, dalla sua generosità, dal suo amore.

La terza benedizione è nella Lettera ai Galati: ci parla del Natale secondo Paolo, che è avvenuto nella pienezza del tempo. Il tempo scorreva vuoto, prima di Gesù, e c’era un’attesa che si doveva compiere. La nascita del Messia è la benedizione di tutta l’umanità e della storia: il tempo ora si è compiuto, «riempito» (è il significato del verbo greco pleròo), ha un senso nuovo, è un tempo di salvezza, tempo definitivo della storia; è la stretta finale che ci proietta alla Parusia, l’incontro definitivo con il Signore.

Gesù, «nato da donna, nato sotto la Legge», è venuto «per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4,4-5). E così ha donato nei nostri cuori «lo Spirito, il quale grida: “Abbà! Padre!». Chiamare Dio col nome affettuoso di «Abbà» (il nostro «papà») è comunione di gioia filiale, di fiducia esultante, di coscienza della nostra liberazione, avvenuta in Cristo «nato da donna», perché Dio «ha bisogno» di una madre per salvarci!

All’inizio del nuovo anno la liturgia della Messa ci dona un senso nuovo di ricerca della pace, di speranza, con la benedizione del Padre, del Figlio e dello Spirito, per l’intercessione di Maria, madre di Gesù e madre nostra. L’anno nuovo, nel segno della Giornata della pace, dia 𝘴𝘩𝘢𝘭𝘰𝘮 al mondo intero, al mondo che è in guerra, al mondo che ha bisogno di Dio, che anela alla sua pace!

Buon anno nuovo di pace! p. Giancarlo Pani

𝘕𝘦𝘭𝘭'𝘪𝘮𝘮𝘢𝘨𝘪𝘯𝘦: 𝘈𝘥𝘰𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘪 𝘱𝘢𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪, 𝘊𝘢𝘳𝘢𝘷𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰

La risposta «Et cm spiritu tuo» è una semplice formalità?Questo dialogo invitatorio attraversa l’azione liturgica di un...
31/12/2024

La risposta «Et cm spiritu tuo» è una semplice formalità?

Questo dialogo invitatorio attraversa l’azione liturgica di una celebrazione eucaristica dall’inizio alla fine come un «processo di respirazione». È la seconda parte necessaria di un breve dialogo nel quale è in gioco l’identità della Chiesa sinodale. Leggi l’articolo

Il significato della risposta «Et cm spiritu tuo» per la comunione sinodale nella Chiesa. Un'analisi teologica di p. Bert Daelemans S.I.

In questo libro l’autore – monaco e sacerdote, specializzato in Antropologia teologica e professore al Master End of Lif...
30/12/2024

In questo libro l’autore – monaco e sacerdote, specializzato in Antropologia teologica e professore al Master End of Life dell’Università di Padova – vuole parlare del «sogno» trascendente al mondo economico laico, che è ammalato dalla falsa ricchezza, secondo Gesù di Nazaret, ossia il Maestro dell’«economia della salvezza». Per fare questo, collaziona testimonianze da interviste, libri e incontri personali. L’intento è quello di aiutare a «ri-animare» l’economia contemporanea: «L’umanità e il pianeta stanno soffrendo troppo, e l’urgenza è quella di trovare un’alleanza larga tra chi ha a cuore il bene, tra chi vuole trovare la vera ricchezza e non farsi ingannare da ciò che non lo è». L’argomentazione fondamentale sottesa al libro è antropologica, per cui la vera ricchezza è interiore, all’opposto di quella esteriore. Il sogno è la divinizzazione: quello di Dio per l’umanità.

GUIDALBERTO BORMOLINI, “La vera ricchezza. Lezioni di economia e spiritualità”, Milano, Ponte alle Grazie, 2023. La recensione de “La Civiltà Cattolica”.

Un tratto caratteristico di Gesù appare significativo: il modo in cui benediceva i bambini. Nel Vangelo di Marco è scrit...
29/12/2024

Un tratto caratteristico di Gesù appare significativo: il modo in cui benediceva i bambini. Nel Vangelo di Marco è scritto semplicemente: «Gli presentavano dei bambini perché li toccasse» (Mc 10,13a). Come il paralitico portato a Gesù su una barella, questi bambini sono portati al cospetto del Signore dalla fede dei loro genitori, e in particolare delle loro madri. Questo approccio faceva infuriare gli apostoli, che sentivano minacciato il loro status: nessun maestro spirituale dell’umanità o nessun filosofo avrebbe perso tempo con i bambini.

Qual era l'approccio di Gesù soprattutto verso i più "piccoli"? I suoi gesti e i suoi modi riletti, tra medicina e religione, e l'essenza della sua missione divina.

𝐌𝐚𝐫𝐢𝐚 𝐞 𝐆𝐢𝐮𝐬𝐞𝐩𝐩𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐫𝐨 𝐥𝐞 𝐬𝐮𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐨𝐥𝐞𝘐 𝘴𝘶𝘰𝘪 𝘨𝘦𝘯𝘪𝘵𝘰𝘳𝘪 𝘴𝘪 𝘳𝘦𝘤𝘢𝘷𝘢𝘯𝘰 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘢 𝘎𝘦𝘳𝘶𝘴𝘢𝘭𝘦𝘮𝘮𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘢 𝘧𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘗𝘢𝘴𝘲𝘶𝘢....
28/12/2024

𝐌𝐚𝐫𝐢𝐚 𝐞 𝐆𝐢𝐮𝐬𝐞𝐩𝐩𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐫𝐨 𝐥𝐞 𝐬𝐮𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐨𝐥𝐞

𝘐 𝘴𝘶𝘰𝘪 𝘨𝘦𝘯𝘪𝘵𝘰𝘳𝘪 𝘴𝘪 𝘳𝘦𝘤𝘢𝘷𝘢𝘯𝘰 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘢 𝘎𝘦𝘳𝘶𝘴𝘢𝘭𝘦𝘮𝘮𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘢 𝘧𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘗𝘢𝘴𝘲𝘶𝘢. 𝘘𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘥𝘰𝘥𝘪𝘤𝘪 𝘢𝘯𝘯𝘪, 𝘷𝘪 𝘴𝘢𝘭𝘪𝘳𝘰𝘯𝘰 𝘴𝘦𝘤𝘰𝘯𝘥𝘰 𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘶𝘦𝘵𝘶𝘥𝘪𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘧𝘦𝘴𝘵𝘢. 𝘔𝘢, 𝘵𝘳𝘢𝘴𝘤𝘰𝘳𝘴𝘪 𝘪 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘪, 𝘮𝘦𝘯𝘵𝘳𝘦 𝘳𝘪𝘱𝘳𝘦𝘯𝘥𝘦𝘷𝘢𝘯𝘰 𝘭𝘢 𝘷𝘪𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘳𝘪𝘵𝘰𝘳𝘯𝘰, 𝘪𝘭 𝘧𝘢𝘯𝘤𝘪𝘶𝘭𝘭𝘰 𝘎𝘦𝘴𝘶̀ 𝘳𝘪𝘮𝘢𝘴𝘦 𝘢 𝘎𝘦𝘳𝘶𝘴𝘢𝘭𝘦𝘮𝘮𝘦, 𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘪 𝘨𝘦𝘯𝘪𝘵𝘰𝘳𝘪 𝘴𝘦 𝘯𝘦 𝘢𝘤𝘤𝘰𝘳𝘨𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘰. 𝘊𝘳𝘦𝘥𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘧𝘰𝘴𝘴𝘦 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘮𝘪𝘵𝘪𝘷𝘢, 𝘧𝘦𝘤𝘦𝘳𝘰 𝘶𝘯𝘢 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘢𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘷𝘪𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰 𝘦 𝘱𝘰𝘪 𝘴𝘪 𝘮𝘪𝘴𝘦𝘳𝘰 𝘢 𝘤𝘦𝘳𝘤𝘢𝘳𝘭𝘰 𝘵𝘳𝘢 𝘪 𝘱𝘢𝘳𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘦 𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘰𝘴𝘤𝘦𝘯𝘵𝘪; 𝘯𝘰𝘯 𝘢𝘷𝘦𝘯𝘥𝘰𝘭𝘰 𝘵𝘳𝘰𝘷𝘢𝘵𝘰, 𝘵𝘰𝘳𝘯𝘢𝘳𝘰𝘯𝘰 𝘪𝘯 𝘤𝘦𝘳𝘤𝘢 𝘥𝘪 𝘭𝘶𝘪 𝘢 𝘎𝘦𝘳𝘶𝘴𝘢𝘭𝘦𝘮𝘮𝘦. 𝘋𝘰𝘱𝘰 𝘵𝘳𝘦 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘪, 𝘭𝘰 𝘵𝘳𝘰𝘷𝘢𝘳𝘰𝘯𝘰 𝘯𝘦𝘭 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘪𝘰, 𝘴𝘦𝘥𝘶𝘵𝘰 𝘪𝘯 𝘮𝘦𝘻𝘻𝘰 𝘢𝘪 𝘮𝘢𝘦𝘴𝘵𝘳𝘪, 𝘮𝘦𝘯𝘵𝘳𝘦 𝘭𝘪 𝘢𝘴𝘤𝘰𝘭𝘵𝘢𝘷𝘢 𝘦 𝘭𝘪 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘳𝘰𝘨𝘢𝘷𝘢. 𝘌 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘭’𝘶𝘥𝘪𝘷𝘢𝘯𝘰 𝘦𝘳𝘢𝘯𝘰 𝘱𝘪𝘦𝘯𝘪 𝘥𝘪 𝘴𝘵𝘶𝘱𝘰𝘳𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘢 𝘴𝘶𝘢 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘭𝘭𝘪𝘨𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘦 𝘭𝘦 𝘴𝘶𝘦 𝘳𝘪𝘴𝘱𝘰𝘴𝘵𝘦. 𝘈𝘭 𝘷𝘦𝘥𝘦𝘳𝘭𝘰 𝘳𝘦𝘴𝘵𝘢𝘳𝘰𝘯𝘰 𝘴𝘵𝘶𝘱𝘪𝘵𝘪, 𝘦 𝘴𝘶𝘢 𝘮𝘢𝘥𝘳𝘦 𝘨𝘭𝘪 𝘥𝘪𝘴𝘴𝘦: «𝘍𝘪𝘨𝘭𝘪𝘰, 𝘱𝘦𝘳𝘤𝘩𝘦́ 𝘤𝘪 𝘩𝘢𝘪 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰? 𝘌𝘤𝘤𝘰, 𝘵𝘶𝘰 𝘱𝘢𝘥𝘳𝘦 𝘦 𝘪𝘰, 𝘢𝘯𝘨𝘰𝘴𝘤𝘪𝘢𝘵𝘪, 𝘵𝘪 𝘤𝘦𝘳𝘤𝘢𝘷𝘢𝘮𝘰». 𝘌𝘥 𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘳𝘪𝘴𝘱𝘰𝘴𝘦 𝘭𝘰𝘳𝘰: «𝘗𝘦𝘳𝘤𝘩𝘦́ 𝘮𝘪 𝘤𝘦𝘳𝘤𝘢𝘷𝘢𝘵𝘦? 𝘕𝘰𝘯 𝘴𝘢𝘱𝘦𝘷𝘢𝘵𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘪𝘰 𝘥𝘦𝘷𝘰 𝘰𝘤𝘤𝘶𝘱𝘢𝘳𝘮𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘤𝘰𝘴𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘗𝘢𝘥𝘳𝘦 𝘮𝘪𝘰?». 𝘔𝘢 𝘦𝘴𝘴𝘪 𝘯𝘰𝘯 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘳𝘰 𝘤𝘪𝘰̀ 𝘤𝘩𝘦 𝘢𝘷𝘦𝘷𝘢 𝘥𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘭𝘰𝘳𝘰. 𝘚𝘤𝘦𝘴𝘦 𝘥𝘶𝘯𝘲𝘶𝘦 𝘤𝘰𝘯 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘦 𝘷𝘦𝘯𝘯𝘦 𝘢 𝘕𝘢̀𝘻𝘢𝘳𝘦𝘵 𝘦 𝘴𝘵𝘢𝘷𝘢 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘴𝘰𝘵𝘵𝘰𝘮𝘦𝘴𝘴𝘰 (𝘓𝘤 2,41-51).

Dopo il Natale, la Chiesa ci presenta la Sacra famiglia, con un episodio che può meravigliarci. Gesù sta per compiere 13 anni e, per il mondo ebraico, è tenuto a osservare la Legge, acquista la sua autonomia, può formarsi una famiglia, è un adulto. In occasione del pellegrinaggio a Gerusalemme, egli fa un gesto di indipendenza sconvolgendo le tranquille abitudini familiari. Qualche gesto di indipendenza talvolta è salutare per capire e far capire…

Maria e Giuseppe, dopo un giorno di cammino verso Nazaret, si accorgono che Gesù non è con loro e nemmeno con i parenti. Tornano a Gerusalemme e, dopo tre lunghissimi giorni, lo trovano nel Tempio, mentre «in mezzo ai maestri li ascoltava e li interrogava». «Perché ci hai fatto questo?» chiede Maria rimproverandolo. «Non sapete che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» è la risposta netta e recisa. Qui il testo si può tradurre anche «occuparmi della casa del Padre mio». Gesù rivela ai propri genitori la sua missione: deve occuparsi di quello per cui il Padre lo ha inviato. È la prima volta che, nel Vangelo, egli nomina solennemente il Padre: Lui deve ascoltare, deve compiere il suo volere, si deve dedicare a Lui e al Tempio.

I genitori non capiscono: davanti a loro si presenta il mistero di un figlio che è il loro figlio, e nello stesso tempo è Figlio del Padre che è nei cieli e che lo ha inviato ad annunciare il Vangelo. Forse ci saremmo aspettati che Gesù desse delle giustificazioni, che aiutasse Maria e Giuseppe a capire. Invece, nulla. O meglio, una risposta è data dai fatti e curiosamente non è quella che avremmo pensato: tornò con loro a Nazaret e stava loro «sottomesso». La vita quotidiana di Gesù è ora divisa tra l’obbedienza a Dio e la sottomissione ai genitori: una fedeltà rigorosa al Padre e anche agli uomini, poiché così deve compiere la sua missione. Quante volte nella vita e nel cammino di fede anche noi non capiamo…e ci angosciamo, incapaci di lasciarci andare a lui..

La Festa della Sacra famiglia ci porta a guardare la nostra famiglia, in cui siamo nati, cresciuti, educati, amati. Quella in cui ci sono stati anche problemi, difficoltà, litigi, contrasti. Questo non deve meravigliarci. Anche nella Sacra famiglia ci sono stati momenti difficili. Sono drammatiche le parole di Maria: «Angosciati, ti cercavamo!». E il Vangelo aggiunge: «Essi non compresero le sue parole». Forse anche noi siamo portati a guardare le incomprensioni dei nostri genitori, i litigi, i musi lunghi… E dimentichiamo che loro ci hanno dato la vita, l’affetto, l’amore in cui siamo cresciuti. Oggi ci viene detto che, pur nelle difficoltà, c’era un piano più grande che solo dopo abbiamo potuto comprendere. E forse lo abbiamo capito ripensando a quei fatti, meditandoli nel nostro cuore, cogliendone il positivo. La felicità e la gioia nelle famiglie sono dono di Dio, anche se spesso non lo riconosciamo. Ringraziamo il Signore del bene che ci è stato fatto, della gioia che abbiamo sperimentato, dell’amore che, nonostante tutto, ha formato la nostra vita. Preghiamo per i nostri genitori, anche per quelli che non sono più con noi e dal cielo intercedono per noi. E non dimentichiamo le persone che, al contrario di noi, non hanno potuto contare su ‘vere’ famiglie.

Papa Francesco: «𝘓𝘢 𝘧𝘢𝘮𝘪𝘨𝘭𝘪𝘢 𝘦̀ 𝘪𝘭 𝘭𝘶𝘰𝘨𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘪𝘯𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘰, 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘥𝘪𝘷𝘪𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦, 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘮𝘰𝘳𝘦, 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘶𝘴𝘤𝘪𝘳𝘦 𝘥𝘢 𝘴𝘦́ 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘪 𝘱𝘦𝘳 𝘢𝘤𝘤𝘰𝘨𝘭𝘪𝘦𝘳𝘦 𝘭’𝘢𝘭𝘵𝘳𝘰 𝘦 𝘴𝘵𝘢𝘳𝘨𝘭𝘪 𝘷𝘪𝘤𝘪𝘯𝘰. 𝘓𝘢 𝘧𝘢𝘮𝘪𝘨𝘭𝘪𝘢 𝘥𝘪 𝘕𝘢𝘻𝘢𝘳𝘦𝘵 𝘤𝘪 𝘪𝘮𝘱𝘦𝘨𝘯𝘢 𝘢 𝘳𝘪𝘴𝘤𝘰𝘱𝘳𝘪𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘷𝘰𝘤𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘦 𝘭𝘢 𝘮𝘪𝘴𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘧𝘢𝘮𝘪𝘨𝘭𝘪𝘢, 𝘥𝘪 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘧𝘢𝘮𝘪𝘨𝘭𝘪𝘢».

(p. Giancarlo Pani S.I., scrittore emerito de La Civiltà Cattolica)

𝘕𝘦𝘭𝘭'𝘪𝘮𝘮𝘢𝘨𝘪𝘯𝘦: 𝘚𝘢𝘤𝘳𝘢 𝘍𝘢𝘮𝘪𝘨𝘭𝘪𝘢, 𝘌𝘭 𝘎𝘳𝘦𝘤𝘰. 𝘔𝘶𝘴𝘦𝘰 𝘥𝘦 𝘚𝘢𝘯𝘵𝘢 𝘊𝘳𝘶𝘻, 𝘛𝘰𝘭𝘦𝘥𝘰.

Natale in tempo di guerra, non può venir meno la speranzaNello scenario internazionale si sta verificando quanto papa Fr...
28/12/2024

Natale in tempo di guerra, non può venir meno la speranza

Nello scenario internazionale si sta verificando quanto papa Francesco disse qualche anno fa, «una guerra mondiale a pezzi». Una furia incontrollata colpisce tutti, soprattutto civili, anziani, donne e bambini. In questo tempo, siamo chiamati ad accogliere Gesù «luce degli uomini; la luce che splende nelle tenebre» (Gv 1,4-5).

È il terzo Natale consecutivo che viviamo in tempo di guerra. Rimangono inascoltati i continui appelli del Papa alla tregua e ai negoziati. In questa drammatica situazione celebriamo il Natale del…

Il senso «geopolitico» e religioso del Natale a Greccio«Greccio è divenuto come una nuova Betlemme», ha scritto Tommaso ...
27/12/2024

Il senso «geopolitico» e religioso del Natale a Greccio

«Greccio è divenuto come una nuova Betlemme», ha scritto Tommaso da Celano sull’episodio del Natale di Francesco. Questo dice qualcosa di importante per quei tempi come per oggi: vi è il superamento della crociata, cioè della necessità di avere la Terra Santa in mano cristiana. Betlemme è ovunque nasca Cristo nel cuore degli uomini. E non è solo un fatto «politico»; è una diversa dislocazione dei luoghi santi e un superamento della loro materialità geografica. Scopri di più.

Un viaggio nella storia del presepe di Greccio, importante nella pietà popolare e nella celebrazione del Natale. Per san Francesco il Presepe esprime, i l'umiltà dell'Incarnazione e la ca**tà della…

«La fede che preferisco, dice Dio, è la speranza. / La fede non mi stupisce. / Non è stupefacente. / Risplendo talmente ...
26/12/2024

«La fede che preferisco, dice Dio, è la speranza. / La fede non mi stupisce. / Non è stupefacente. / Risplendo talmente nella mia creazione. / Nel sole e nella luna e nelle stelle. / In tutte le mie creature […] / La ca**tà purtroppo va da sé. Per amare il prossimo c’è solo da lasciarsi andare, c’è solo da guardare una simile desolazione. […] / Ma la speranza, dice Dio, ecco quello che mi stupisce. / Me stesso. / Questo è stupefacente. / Che quei poveri figli vedano come vanno le cose oggi e che credano che andrà meglio domattina. / Questo è stupefacente ed è proprio la più grande meraviglia della nostra grazia. / E io stesso ne sono stupito». (Charles Péguy)

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«Il Figlio è insieme figlio dell’uomo, poiché generato da una madre. «Nato da donna» sta appunto a indicare che Gesù nas...
25/12/2024

«Il Figlio è insieme figlio dell’uomo, poiché generato da una madre. «Nato da donna» sta appunto a indicare che Gesù nasce davvero uomo, fin dal primo momento del suo concepimento e del suo entrare nel mondo: un’umanità come la nostra, bisognosa di cure, di attenzioni, di tenerezza, di amore».

Il passo più antico del Nuovo Testamento sul Natale si trova nella Lettera ai Galati. Paolo non parla di presepe, di mangiatoia, di pastori, ma annuncia l’essenziale: la nascita del Salvatore nella…

L’anno giubilare: un invito alla speranzaLa Bolla con la quale papa Francesco ha indetto l’Anno giubilare 2025 è dedicat...
24/12/2024

L’anno giubilare: un invito alla speranza
La Bolla con la quale papa Francesco ha indetto l’Anno giubilare 2025 è dedicata alla speranza. Il Pontefice, richiama il valore perenne di questa virtù indispensabile, presente in tutti e in tutte le situazioni, ma nello stesso tempo anche fonte di incertezza e delusione, perché legata a ciò che l’uomo non può gestire. La speranza è una virtù difficile da accogliere, perché rimanda alla fede in Colui che ha in mano le sorti della storia. Leggi di più

L'Anno giubilare 2025 indetto da papa Francesco è dedicato alla speranza. Un invito a riscoprire questa virtù indispensabile, tra fede e incertezza, per trovare il compimento nella vita eterna.

L’annuncio ai pastori. Che significato ha oggi?«Non temete» è la prima parola dell’angelo ai pastori di Betlemme. Nonost...
24/12/2024

L’annuncio ai pastori. Che significato ha oggi?

«Non temete» è la prima parola dell’angelo ai pastori di Betlemme. Nonostante tutto quello che sta accadendo, occorre avere fiducia ed è necessario non lasciarsi travolgere dalla paura, perché vi è anche l’annuncio di «una grande gioia». Che cosa può significare per noi, oggi, un tale annuncio?

È il terzo Natale consecutivo che viviamo in tempo di guerra. Rimangono inascoltati i continui appelli del Papa alla tregua e ai negoziati. In questa drammatica situazione celebriamo il Natale del…

Ispirata alla recente Enciclica di papa Francesco Dilexit nos, «Il Cuore di Cristo» raccoglie tredici articoli dedicati ...
23/12/2024

Ispirata alla recente Enciclica di papa Francesco Dilexit nos, «Il Cuore di Cristo» raccoglie tredici articoli dedicati al Sacro Cuore pubblicati dalla nostra rivista dal 1972 fino al 2024.

Nell’Enciclica, il Pontefice ha voluto sottolineare il legame che c’è tra la spiritualità del Cuore di Cristo e la Compagnia di Gesù. Con «Il Cuore di Cristo» intendiamo condividere con voi il nostro costante impegno nell’approfondire questo legame.

Ad aprire la raccolta, un articolo di p. Pedro Arrupe S.I., ventottesimo superiore generale della Compagnia di Gesù, di cui lo scorso 4 novembre si è chiusa la fase diocesana della Causa di beatificazione. Nel volume parliamo anche di due figure che hanno dato un impulso alla spiritualità del Sacro Cuore, come santa Margherita Maria Alacoque e il gesuita san Claude de La Colombière. Ad arricchire il volume anche lo sguardo dell’artista tedesco Joseph Beuys, una rilettura dell’enciclica «Haurietis Aquas» di Pio XII, un approfondimento sul Cuore di Cristo nella liturgia e tanto altro. Scarica il PDF gratuitamente, iscrivendoti alla newsletter ⬇️

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La nostra storia

La Civiltà Cattolica è la più antica di tutte le riviste italiane ancora attive. È stata fondata a Napoli da un gruppo di gesuiti italiani e il primo numero è stato stampato il 6 aprile 1850.

Scorrendo le annate de La Civiltà Cattolica, dato il suo carattere di rivista di attualità, si può avere un panorama abbastanza completo delle vicende religiose e politiche italiane (e in misura più limitata, mondiali) dal 1850 a oggi «dal punto di vista cattolico». Inoltre, la rivista ha accompagnato la storia d’Italia dal suo nascere a oggi. Ispiratore e primo direttore della rivista fu il padre Carlo Maria Curci, ma a volerla fu soprattutto papa Pio IX (in quel momento esule a Gaeta).

L’idea che spinse alla fondazione della rivista fu quella di difendere «la civiltà cattolica», come allora la si concepiva, minacciata dai nemici della Chiesa, in particolare dai liberali e dai massoni, che andavano ispirando molte linee portanti dell’Italia risorgimentale.

La nuova rivista, a cui collaboravano uomini di grande valore, come il padre Luigi Taparelli d’Azeglio (fratello di Massimo), il padre Antonio Bresciani, il padre Matteo Liberatore, ebbe subito un notevole successo.