Sintesi Dialettica

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Il gancio, nella boxe, è un colpo potente laterale sferrato all’avversario. A Firenze, in via Scipione Ammirato 35, c’è ...
13/02/2025

Il gancio, nella boxe, è un colpo potente laterale sferrato all’avversario. A Firenze, in via Scipione Ammirato 35, c’è un centro di riabilitazione e ginnastica posturale, il “Training Lab”, che ospita, dal novembre 2018, l’Associazione no-profit “Un gancio al Parkinson”, fondata e diretta, per gli ammalati di Parkinson, dal dottor Maurizio Bertoni, medico e chirurgo ortopedico e traumatologo.
Bertoni, qualche anno fa, si trovava a New York in occasione di un convegno, ed ebbe l’opportunità di visitare la “Glason Gym”, la mitica palestra di boxe dove sono stati formati molti campioni di pugilato, e teatro di molti film di successo.
Proprio alla Glason Gym ha avuto modo di incontrare allenatori e ammalati di Parkinson, ed informarsi sui risultati che ottenevano con i movimenti specifici della “boxe senza contatto” (movimenti senza contatto fisico con l’avversario).
Bertoni, tornato a Firenze entusiasta per quanto aveva visto sul miglioramento della patologia, nel novembre 2018 ha fondato l’associazione della quale è anche presidente, che pratica la terapia innovativa per i pazienti con Parkinson.

🥊🥊📣 Leggi l’articolo completo: https://www.sintesidialettica.it/un-gancio-al-parkinson/

[✏️ Rebecca Lavinia Baldin] Dopo 8 anni di restauri e di adeguamento alle odierne norme di sicurezza, il 21 dicembre, a ...
05/02/2025

[✏️ Rebecca Lavinia Baldin] Dopo 8 anni di restauri e di adeguamento alle odierne norme di sicurezza, il 21 dicembre, a Firenze, è stato finalmente riaperto al pubblico il celeberrimo Corridoio Vasariano.
L’opera fu commissionata, nel 1565, a Giorgio Vasari dalla famiglia Medici, per avere un passaggio privato da Palazzo Pitti, loro residenza, a Palazzo Vecchio, sede istituzionale.
Il corridoio, lungo 750 metri, percorre e costituisce infatti il piano alto del Ponte Vecchio.
L’idea di una struttura privata inserita nel centro di una città allora molto popolata era una novità assoluta. L’architetto, per progettare il corridoio, dovette superare diverse difficoltà, prima di tutto di natura statica e poi anche la conciliazione tra estetica e rilevanza degli edifici circostanti, così come il prestigio assoluto di casa Medici e la necessità anche si sicurezza alla quale il corridoio rispondeva, in un tempo nel quale le minacce al potere erano mortali e quotidiane.
La struttura sopraelevata regala uno sguardo sull’Arno e la città, e si affaccia all’interno della Chiesa di Santa Felicita. L’ingegno e l’abilità di Vasari mostrano, secondo la visione del Rinascimento, come la tecnica e l’estetica possano dialogare con utilità e creatività.
Questa visione può ancora ispirarci? Il Rinascimento è stato un periodo caratterizzato dalla centralità dell’uomo e dalla fiducia, anche drammatica, nella sua creatività capace di connettere estetica, conoscenza, razionalità e innovazione. Riflettere su questi valori oggi, in cui la cultura rischia di corrompersi, è necessario per permettere a questi tesori di ispirarci, educarci, per avere una visione del futuro orientata al progresso di tutti.

Gli Hibakusha, sopravvissuti alle bombe di Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945) e fondatori del “Movimento anti-nucl...
02/02/2025

Gli Hibakusha, sopravvissuti alle bombe di Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945) e fondatori del “Movimento anti-nucleare”, ricevono il Nobel per la Pace 2024, in un periodo, il nostro, in cui torna la minaccia delle armi nucleari. Reel di Rebecca Viscomi

Gli Hibakusha, sopravvissuti alle bombe di Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945) e fondatori del “Movimento anti-nucleare”, ricevono il Nobel per la Pace ...

22/01/2025

Da Brusca al Covid, dalle strutture delle mafie al Recovery Plan, dalla fede religiosa dei mafiosi all’ergastolo ostativo, dalle droghe alle mafie imprenditrici.

Con il Procuratore nazionale antimafia (membro del Comitato di “Sintesi Dialettica) offriamo le nozioni fondamentali per conoscere le mafie: una base istruttiva e educativa durevole nel tempo, non solo connessa alla cronaca. Il fine è comprendere che tutti siamo vittime delle mafie, e che il contrasto deve impegnare la società intera.

𝘐𝘯𝘵𝘦𝘳𝘷𝘪𝘴𝘵𝘢 𝘥𝘪 Vittorio V. Alberti
L'episodio podcast 🎧 è disponibile su Spotify:
👉 https://open.spotify.com/episode/1InC3dAyNSUwM2PFh2s7al?si=mm3PY5cYTCyBgKLb1Y2zyw

[✏️ Giada Di Reda] Letteratura, dal latino litteratūra, derivato di littĕrae ‘scrittura, erudizione, cultura’. Inizialme...
16/01/2025

[✏️ Giada Di Reda] Letteratura, dal latino litteratūra, derivato di littĕrae ‘scrittura, erudizione, cultura’. Inizialmente l’arte di leggere e scrivere, successivamente la conoscenza di tutto ciò che è stato affidato alla scrittura. Oggi è comunemente intesa come l’insieme delle opere scritte che raggiungono dei fini più o meno estetici, e l’attività intellettuale legata a tali opere. Eppure, non è possibile esaurire in modo univoco ed esaustivo il concetto di letteratura.
Ogni opera ha delle caratteristiche che non si limitano alla forma, ma si intrecciano con i contesti storico- culturali, i valori etici, la psicologia e l’estetica.
Le parole di Orwell richiamano il rapporto tra la letteratura e le dimensioni succitate, poiché è impossibile negare il legame esistente tra l’opera e il contesto storico-sociale, le emozioni, le visioni del mondo di chi scrive e il senso critico. La parola lascia un’impronta su chi legge, sviluppando un rapporto di reciprocità tra autore e lettore. L’autore, scrivendo, ha la possibilità di comprendere, descrivere e trasmettere; il lettore ha la possibilità di riflettere su sé stesso e sul mondo, avendo così la possibilità di plasmarlo.
Orwell insiste sulla resistenza a qualsiasi forma di totalitarismo, che tra le sue prerogative ha quella di negare all’uomo ogni libertà di pensiero, sottraendo ad esso la possibilità di riflessione e azione.
Resistere al totalitarismo significa salvaguardare la persona umana in ogni sua espressione e possibilità: in questo senso, la letteratura, che in sé racchiude il ritratto universale dell’umanità, non può che essere una potente arma contro ogni oppressione.

[✏️Rebecca Viscomi] Il Giubileo 2025 si aprirà in un contesto di grande instabilità geopolitica. Il territorio italiano ...
11/01/2025

[✏️Rebecca Viscomi] Il Giubileo 2025 si aprirà in un contesto di grande instabilità geopolitica. Il territorio italiano registra un livello di allerta di tipo 2: quello che si rileva prima di un attacco terroristico. Roma rappresenta un bersaglio simbolico. Sino al 2017, sono stati 432 i riferimenti propagandistici delle organizzazioni jihadiste contro l’Italia e lo Stato della Città del Vaticano. Tra le minacce, il fotomontaggio che rappresentava l’obelisco di Piazza San Pietro sovrastato dalla bandiera nera dell’ISIS, pubblicata nella rivista jihadista «Dabiq».
A partire dal 2021, anno della ritirata delle truppe occidentali dall’Afghanistan, che ha causato il ritorno al potere dei Talebani, ha avuto luogo un aumento dei messaggi contro l’Occidente nel suo insieme.
Al recente incremento dei conflitti in Medio Oriente (Hamas-Israele), che interessano l’intera area, sono seguiti attacchi “homegrown”, come quello di Bruxelles, da parte di un cittadino tunisino, già controllato dall’intelligence per sospetti di radicalizzazione estremista. Successivamente, a Parigi, un insegnante è stato ucciso da un cittadino russo; il gesto è stato poi rivendicato dall’ISIS.
Ad evidenziare ulteriormente l’espansione della minaccia jihadista anche al di fuori dei tradizionali teatri di conflitto, è stato l’attentato di ISIS-K a Mosca, il 22 marzo 2024.
In vista dell’arrivo di milioni di pellegrini, l’Italia è molto esposta. Gli aspetti critici riguardano il monitoraggio delle manifestazioni in cui si teme un’accelerazione del rischio di radicalizzazione estremista, la sorveglianza del “dark web” e la supervisione delle frontiere. Inoltre, sono stati individuati 28.000 obiettivi sensibili, tra cui i luoghi di culto ebraici e cristiani. Il Giubileo 2025 rappresenta una sfida per la nostra sicurezza. In questo contesto, come cittadini e come opinione pubblica, attendiamo un piano chiaro da parte delle autorità della Repubblica.

Dal capolavoro di  , “Il Sogno di Maria” (album “La buona novella”, 1970). Impressionante la sua capacità di unire agget...
05/01/2025

Dal capolavoro di , “Il Sogno di Maria” (album “La buona novella”, 1970). Impressionante la sua capacità di unire aggettivi distanti dai sostantivi, in perfetta armonia: un tempio ha un grembo? L’ombra può essere gonfia? Un autore qualsiasi avrebbe scritto “la stanza era piena di incenso”. Ecco il testo, fateci sapere cosa ne pensate.

Nel Grembo umido, scuro del tempio,
l'ombra era fredda, gonfia d'incenso;
l'angelo scese, come ogni sera,
ad insegnarmi una nuova preghiera:
poi, d'improvviso, mi sciolse le mani
e le mie braccia divennero ali,
quando mi chiese - Conosci l'estate -
io, per un giorno, per un momento,
corsi a vedere il colore del vento.

Volammo davvero sopra le case,
oltre i cancelli, gli orti, le strade,
poi scivolammo tra valli fiorite
dove all'ulivo si abbraccia la vite.
Scendemmo là, dove il giorno si perde
a cercarsi da solo nascosto tra il verde,
e lui parlò come quando si prega,
ed alla fine d'ogni preghiera
contava una vertebra della mia schiena.

Le ombre lunghe dei sacerdoti
costrinsero il sogno in un cerchio di voci.
Con le ali di prima pensai di scappare
ma il braccio era n**o e non seppe volare:
poi vidi l'angelo mutarsi in cometa
e i volti severi divennero pietra,
le loro braccia profili di rami,
nei gesti immobili d'un altra vita,
foglie le mani, spine le dita.

Voci di strada, rumori di gente,
mi rubarono al sogno per ridarmi al presente.
Sbiadì l'immagine, stinse il colore,
ma l'eco lontana di brevi parole
ripeteva d'un angelo la strana preghiera
dove forse era sogno ma sonno non era
- Lo chiameranno figlio di Dio -
Parole confuse nella mia mente,
svanite in un sogno, ma impresse nel ventre.

E la parola ormai sfinita
si sciolse in pianto,
ma la paura dalle labbra
si raccolse negli occhi
semichiusi nel gesto
d'una quiete apparente
che si consuma nell'attesa
d'uno sguardo indulgente.

E tu, piano, posasti le dita
all'orlo della sua fronte:
i vecchi quando accarezzano
hanno il timore di far troppo forte.

Vittorio V. Alberti: Perché si chiama Anfiteatro Flavio? Perché lo chiamiamo Colosseo? Per la rubrica «un luogo, una cit...
29/12/2024

Vittorio V. Alberti: Perché si chiama Anfiteatro Flavio? Perché lo chiamiamo Colosseo?

Per la rubrica «un luogo, una citazione»: di sintesidialettica.it per valorizzare il nostro .
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Vittorio v. Alberti: Perché si chiama Anfiteatro Flavio? Perché lo chiamiamo Colosseo? A voi la parola.Per la rubrica «un luogo, una citazione»: di si...

Carlo Salustri, alias Trilussa (Roma, 1871-1950), tra i maggiori poeti dialettali romaneschi, in questa bellissima poesi...
24/12/2024

Carlo Salustri, alias Trilussa (Roma, 1871-1950), tra i maggiori poeti dialettali romaneschi, in questa bellissima poesia, fa parlare Gesù. Riportiamo il testo originale in romanesco e la parafrasi in italiano. I più cari auguri a tutti voi da Sintesi Dialettica!

Ve ringrazio de core, brava gente,
pé ‘sti presepi che me preparate,
ma che li fate a fa? Si poi v’odiate,
si de st’amore non capite gnente

Pe’ st’amore so’ nato e ce so’ morto,
da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce
sperduta ner deserto, senza ascolto.

La gente fa er presepe e nun me sente;
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cià er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
è cianfrusaja che nun cià valore.

Parafrasi in italiano:

Vi ringrazio di cuore, brava gente,
per questi presepi che preparate in mio onore,
ma cosa li fate a fare se poi vi odiate,
se di questo amore non capite niente...

Per questo amore sono nato e sono morto,
da secoli lo trasmetto dalla Croce,
ma la mia sembra una voce perduta nel deserto,
che nessuno ascolta.

La gente fa il presepe ma non mi sente,
si preoccupa di farlo sempre più sfarzoso,
ma poi ha il cuore freddo e indifferente
e non capisce che senza l’amore è soltanto una
cianfrusaglia senza alcun valore.

#2025

[✏️Rebecca Lavinia Baldin] Il 2023 è stato l’anno peggiore per i bambini che vivono in zone di guerra. Lo dichiara l’ult...
21/12/2024

[✏️Rebecca Lavinia Baldin] Il 2023 è stato l’anno peggiore per i bambini che vivono in zone di guerra. Lo dichiara l’ultimo rapporto di Save the Children «Stop the war on children: a pathway to peace».
Nel mondo, sono 473 milioni (1 su 5) i bambini costretti a vivere in questi contesti. Ogni 24 ore, 31 minorenni vengono mutilati e ammazzati: i casi documentati sono 31.721, circa 86 crimini al giorno che includono violenze sessuali, reclutamento nelle formazioni militari (statuali e non) ed uso dei bambini come scudi umani. I numeri continuano a peggiorare.
Nei conflitti in corso, Palestina ed Ucraina, ma senza dimenticare l’Africa (Burkina Faso, Repubblica Centro Africana, Repubblica democratica del Congo, Mali, Somalia e Sudan) vengono sferrati, intenzionalmente, aspri attacchi che hanno come bersaglio scuole ed ospedali e vengono negati gli aiuti umanitari per consegnare medicine e beni essenziali.
Questi numeri ci lasciano, ancora una volta, inorriditi e ci impongono una presa di coscienza seria sulle morti invisibili di questi bambini che non è più ammissibile definire “effetto collaterale”, ma vanno chiamate per quello che sono: crimini.
Per quanto ancora possiamo, come umanità, causare o tollerare una tale tragedia?
Prima di tutto, dobbiamo ricordare che i diritti umani vanno concretamente rispettati, specialmente quando si parla dei più deboli. Proteggere i bambini non è solo un dovere morale ma anche un interesse comune.
Lo sdegno per la morte dei bambini, come anche le privazioni e le violenze che essi subiscono, deve essere collettiva, al di là di interessi o opinioni differenti, altrimenti come possiamo pretendere dai governi un maggiore impegno per permettere agli aiuti umanitari di raggiungere chi è in difficoltà? Soprattutto, se non riusciamo ad unirci davanti alle tragiche morti di queste vittime innocenti, che valori vogliamo dare, oggi come in futuro, alla democrazia?

Vittorio V. Alberti: breve storia dell’antisemitismo. Un problema che riguarda tutti, non solo degli Ebrei. Prima di tut...
15/12/2024

Vittorio V. Alberti: breve storia dell’antisemitismo. Un problema che riguarda tutti, non solo degli Ebrei. Prima di tutto, dobbiamo conoscerlo. Questo video di 3 minuti percorre le sue tappe fondamentali.

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«L’ antisemitismo è una piaga che riguarda tutti, non solo gli Ebrei». Ma prima dobbiamo conoscerlo. Questa brevissima introduzione percorre le tappe fondame...

[✏️Maria Spisto] In latino: «solem enim e mundo tollere videntur, qui amicitiam e vita tollunt» (dal «Laelius de amiciti...
13/12/2024

[✏️Maria Spisto] In latino: «solem enim e mundo tollere videntur, qui amicitiam e vita tollunt» (dal «Laelius de amicitia», al numero 47).
Rispetto e fiducia, sempre e comunque, ecco l’amicizia.
Un grande scrittore l’ha definita il più prezioso dono di questa vita. Essa è affetto disinteressato, è il nostro completamento attraverso l’altro.
Attenzione, l’amicizia è relazione, non un contatto sui social. Cfr. “ti chiedo l’amicizia su Facebook”. Forse Instagram è più dignitoso e preciso, perché si dice “mi aggiungi”, “mi segui”, non si allude all’amicizia.
Il vero amico è colui che è sempre presente. Non vivete in un mondo vuoto dove ci si uccide con il pregiudizio. L’amicizia è un sentimento alto, è un legame privo di doppi fini, l’interesse dei social media è quello di sminuire il senso delle parole.
Voi giovani dovete essere umani. Vivete la vita con e come persone reali. Questo non significa rinunciare ai social media, ma mettere bene a fuoco cosa si sta facendo, e chi si è. I social media devono essere ponti tra di voi: mezzi, non fini.
Non fatevi cambiare la vita per avere in cambio la solitudine. Siete anime, vivete le vostre esperienze, ma tutelatevi dai falsi amici. Parlate con loro guardandoli negli occhi e non solo nelle chat. Così, potrete crescere e fare il vostro bene.

[✏️Annalisa Pellegrini] «Tremo. Ho paura. Sanguino. Ho sete. Mi frustano, mi bastonano per tenermi in piedi. Io cadrò co...
07/12/2024

[✏️Annalisa Pellegrini] «Tremo. Ho paura. Sanguino. Ho sete. Mi frustano, mi bastonano per tenermi in piedi. Io cadrò comunque e mi picchieranno ancora più forte, sotto questo sole».
Parole che – se potesse – pronuncerebbe uno schiavo. Uno schiavo senza voce umana, vittima dell’impietosa “macchina” del turismo.
Sulla sabbia rovente intorno alle piramidi o sull’asfalto bollente di città italiane come Roma o Pisa, poveri animali, agganciati a carrozze, pagano con il proprio sangue il prezzo di una foto ricordo.
Questo è ciò che si cela dietro ai tour panoramici, per i quali le tasche degli smaniosi turisti sono sempre aperte, un retroscena di schiavitù e violenza ben lontano dalle patinate immagini promozionali sbandierate online.
Il tema è caro alle associazioni animaliste che, a colpi di reportage e petizioni, denunciano il fatto, combattendo un’ardua battaglia contro l’indifferenza – a volte, voluta – delle istituzioni.
Era il 2019 quando PETA diffuse numerosi video in cui cammelli, dromedari e cavalli, stremati e feriti, subivano percosse e torture, privati di cibo e acqua, costretti a ripetere incessanti processioni da e verso il sito delle piramidi di Giza. Complici le autorità che tollerano il fenomeno, niente è cambiato da allora.
Ancora animali abusati fino alla morte e ancora tante carcasse abbandonate nel deserto o mandate al macello.
E nella nostra Italia? Purtroppo, lo scenario è tristemente simile. Nonostante l’intervento di organizzazioni come OIPA e malgrado il tentativo di imporre restrizioni e fasce orarie per la circolazione, i cavalli che trainano senza sosta carrozze per turisti sono ancora troppi.
Un mercato violento e redditizio, in cui il dolore delle vittime rimane un grido silenzioso, nascosto tra i click, la sete, le bastonate e gli schiocchi di frusta. Dobbiamo informare e sensibilizzare l’opinione pubblica per fermare questa barbarie.

[✏️Luca Colonna] Lo dice il famoso «Democracy Index», pubblicato annualmente dall'«Economist Intelligence Unit», che val...
30/11/2024

[✏️Luca Colonna] Lo dice il famoso «Democracy Index», pubblicato annualmente dall'«Economist Intelligence Unit», che valuta lo stato della democrazia in 167 paesi. Il punteggio varia da 1 a 10 e divide i paesi in quattro categorie: democrazie complete, democrazie imperfette, regimi ibridi, regimi autoritari.
“Regimi ibridi”, come Turchia e Venezuela, si avvalgono solo formalmente di strutture democratiche e perpetrano costanti violazioni dei diritti e delle libertà fondamentali.
L’Italia, al 34º posto nel «Democracy Index», con un punteggio di 7.7, è superata da Malta e (sic!) Botswana.
La definizione di democrazia è molto articolata e riguarda un piano istituzionale, un piano politico e uno culturale.
Riguardo al dibattito pubblico, in Italia, la democrazia è alquanto confinata nel semplificato discorso mediatico, nel quale l’annunciato, ma in realtà inesistente approfondimento viene scambiato con la libertà di esprimere opinioni, le quali sono solo opinioni senza informazione, cioè, sono frutto di ideologismi (neanche di ideologie) o opportunismi di varia gradazione. I talk show televisivi sono emblematici, e anche i social media. Rarissimi i contributi positivi. Due esempi: il “data room” di Milena Gabanelli e «Limes» di Lucio Caracciolo.
Sul piano istituzionale e politico, non ci può essere libertà e fiducia in un futuro se molto meno del 50% della popolazione partecipa al piano politico. Inoltre, dobbiamo ricordarci che la democrazia non è un diritto scontato, ma una conquista da difendere ogni giorno.
“Democrazia” non è un termine finito, ognuno di noi è il tassello per renderla compiuta. Perché il futuro è nelle nostre mani – lo dico con un po’ di retorica - e non dobbiamo rinunciare a migliorare le cose, anche quando tutto sembra logorare questa fiducia.

[✏️Rita M. Ziparo] Questa del titolo è una delle molte definizioni dell’ansia, fenomeno naturale molto comune, particola...
24/11/2024

[✏️Rita M. Ziparo] Questa del titolo è una delle molte definizioni dell’ansia, fenomeno naturale molto comune, particolarmente diffuso nella popolazione femminile più che in quella maschile.
Il nostro è il tempo dell’ansia e coloro che ne hanno esperienza riferiscono di sentirsi «come se essi stessi o persone con le quali sono in rapporto si trovassero in una situazione drammatica di pericolo imminente, per di più completamente privi di ogni possibilità di evitarlo e di difendersi».
Le preoccupazioni dell’ansioso riguardano sempre il futuro, quello proprio e anche quello di familiari, amici, conoscenti.
Il futuro viene immaginato difficile, carico di problemi, di guai insomma, soprattutto in campo economico, di lavoro, di salute.
È quindi facile capire che l’ansia provoca una vera e propria condizione di malessere e sofferenza fisica (somatizzazione) in assenza di cause organiche, e potrebbe diventare cronica trasformandosi, anche in assenza di pericoli reali, in un disturbo psicologico.
Il sintomo più comune, il campanello d’allarme dell’ansia è senza dubbio la attesa apprensiva di un evento o più eventi negativi, addirittura catastrofici, di qualunque tipo.
I sintomi somatici riguardano il corpo e sono veri e propri disturbi. I più comuni sono a carico del sistema cardiovascolare: aumento della pressione arteriosa, aumento e irregolarità del battito cardiaco, senso di oppressione e costrizione nella zona toracica.
Sono frequenti anche disturbi respiratori. Il più comune è la dispnea una sensazione angosciante di mancanza di aria.
Insorgono facilmente dolori muscolari che colpiscono il collo, le spalle e la schiena.
I sintomi psichici dell’ansia, oltre alla costante sensazione di allarme e preoccupazione, sono smania, apprensione, irrequietezza, agitazione, tutte condizioni abituali indotte dall’ansia.
𝐋𝐞𝐠𝐠𝐢 𝐥'𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐞𝐭𝐨 👉👉👉 https://www.sintesidialettica.it/ansia/

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