MALITALIA

MALITALIA www.malitalia.it Mafia, ndrangheta e camorra: in Italia è in corso un conflitto, silenzioso e inarrestabile. Raccontiamo l'Italia tra disperazione e speranza.
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criminalità organizzata spara sempre meno e fa sempre più affari.

La vita ci riserva sempre delle sorprese e ciò che pensavamo nascosto, sepolto nei nostri ricordi, riaffiora all'improvv...
29/12/2021

La vita ci riserva sempre delle sorprese e ciò che pensavamo nascosto, sepolto nei nostri ricordi, riaffiora all'improvviso e riporta a galla tutto....
Ci sono lavori poi che ti portano a contatto con la cruda realtà quotidiana, con storie che pensiamo di vedere solo nei film...Ascoltate il podcast questa è una di quelle...
Stefano Masoni

http://www.lauraaprati.com/2021/12/26/un-giorno-al-bar-della-questura/

Una vita in viaggio.

Le reazioni alla sentenza su trattativa Stato-mafia: Tina Montinaro amareggiata, "Si riapre storia..."  Marco Bova12:43 ...
26/09/2021

Le reazioni alla sentenza su trattativa Stato-mafia: Tina Montinaro amareggiata, "Si riapre storia..."
Marco Bova

12:43 (AGI) - Trapani, 25 set. - "Pensavamo di aver chiuso un capitolo della nostra storia, invece siamo nuovamente qui, ed è sempre un ricominciare, uno stillicidio perchè qui non si finisce mai, anche se chiaramente chiaro aspettiamo le motivazioni per vedere cosa dicono". Lo dice ad AGI Tina Martinez, vedova di Antonio Montinaro, uno dei cinque agenti di scorta uccisi il 23 maggio 1992, nell'attentato al giudice Giovanni Falcone, commentando la sentenza d'appello del processo sulla Trattativa Stato-Mafia. "Noi non siamo stati bravi, i giovani devono essere più bravi di noi, non devono girarsi dall'altra parte come per tanti anni è stato fatto in questa Sicilia, ma se noi siamo confusi, penso che i giovani oggi debbano stare molto attenti, documentarsi e stare attenti a tutto ciò che succede" continua la vedova Montinaro, a margine della Giornata Tricolore organizzata a Custonaci dal centro studi Dino Grammatico, durante la quale le è stato assegnato il premio 'Cultura della Legalità'. (AGI)
TP2/MRG

12:43
(AGI) - Trapani, 25 set. - "Quel giorno non li hanno fermati e la 'Quarto Savona 15, (la sigla radio della Fiat Croma su cui viaggiavano Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo ndr) continua a camminare tutti i giorni - aggiunge Tina Martinez - continua a camminare oggi perchè io questo premio lo dedico a tutte le persone oneste e non si girano dall'altra parte e fanno ogni giorno dei sacrifici per andare avanti". Sulle trasformazioni della visione antimafia e la riforma della giustizia tuttora in discussione, la vedova dell'agente Montinaro precisa che "il garantismo e la legalità devono essere per tutti, ma la giustizia deve essere anche per i familiari perchè in questi anni hanno dato davvero tanto, in tutta Italia c'è sempre stata la lotta, ma a Palermo ci devono dare delle risposte concrete". Un sentimento rivolto anche alle "nuove vittime della mafia sono quelle messe da parte, perchè quando non ti uccidono con il tritolo lo fanno in altri modi, il prefetto Fulvio Sodano, (trasferito da Trapani ad Agrigento, su input dell'ex senatore Antonio D'Alì, condannato anche per questo episodio a 6 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa ndr) ho avuto modo di conoscerlo, so benissimo di chi stiamo parlando e certe cose non debbono accadere, ecco perchè ci rivolgiamo ai giovani, perchè si 'muore' anche per questo". (AGI)
TP2/MRG

Trattativa Stato-mafia: la sentenza della Corte di assise di Palermo.Fra 90 giorni le motivazioni         Rainews.it
26/09/2021

Trattativa Stato-mafia: la sentenza della Corte di assise di Palermo.
Fra 90 giorni le motivazioni

Rainews.it

Assolti anche De Donno e Subranni. Pena ridotta al boss Leoluca Bagarella, condannato il capomafia Nino Cinà. Dichiarate prescritte le accuse al pentito Giovanni Brusca. Il processo era iniziato il 29 aprile 2019. Salvatore Borsellino: "Mio fratello Paolo morto invano"

08/04/2021

GIORNALISTI INTERCETTATI, PARLA L’AVVOCATO di Enrico Fierro pubblicato su "Domani" 8 aprile 2021

«Per fortuna l'informazione ha ancora gli anticorpi per i soprusi»
Andrea Di Pietro, consulente legale di Ossigeno per l’informazione che da anni segue le traversie giudiziarie dei giornalisti, commenta le vicende legate all’inchiesta di Trapani sulle Ong e sui cronisti che si occupano di Libia “spiati” dalla procura, come emerso grazie a un articolo di Domani: «Sono allarmato soprattutto come cittadino».
Un gravissimo errore. Una palese violazione della libertà dell’informazione». Andrea Di Pietro, avvocato che da anni segue le traversie giudiziarie dei giornalisti (si è fatto le ossa nello studio di Oreste Flamminii Minuto), consulente legale di Ossigeno per l’informazione, parla dello scandalo dei giornalisti intercettati emerso grazie a un articolo pubblicato da Domani. «Sono allarmato, come legale, ma anche come cittadino. In un paese dove le conversazioni dei giornalisti vengono intercettate, i loro spostamenti monitorati, si mina alla base l’indipendenza, l’autonomia e la libertà dell’informazione. Elementi che segnano, in un verso o nell’altro, la qualità della democrazia».
giornalisti, si sostiene, sono passibili di intercettazione, non c’è una norma che lo vieti, sono cittadini uguali agli altri di fronte alla legge, alle sue norme e ai suoi obblighi.

E chi mette in discussione questo principio? Qui si vuole spostare la discussione su altri terreni. Si vuole lasciar intendere che i giornalisti stanno qui a pretendere una sorta di immunità castale che è al di fuori e al di sopra della legge.

E invece?

Nel merito delle vicende legate all’inchiesta di Trapani, l’impressione è che si siano fatte intercettazioni a strascico e che dentro la rete siano finiti giornalisti che non hanno commesso reati, non li stavano commettendo, non pensavano di commetterli. Professionisti che stavano facendo semplicemente il loro lavoro. Sapere che un giornalista può avere il telefono, e tutti gli altri strumenti di comunicazione, sotto controllo, è allarmante dal punto di vista democratico. Forse di questo dovremmo discutere.

I giornalisti hanno diritto al segreto professionale e alla tutela delle fonti.

Tutte cose che l’ascolto delle telefonate, la registrazione dei contatti, il monitoraggio degli spostamenti, rendono labili, evanescenti, scritte solo sulla carta. Se nel corso di un’indagine tu intercetti un giornalista che contatta un indagato perché vuole approfondire, fare un lavoro che non si limita al riassunto delle informative di polizia o delle carte dei pm, se lo ascolti e ti rendi conto che non ci sono notizie di reato, passi oltre. Non trascrivi la conversazione neppure nel brogliaccio. Se lo fai limiti, insieme alla sua libertà, anche la sua possibilità di continuare a lavorare.

Vale a dire?

Le faccio un esempio legato all’attualità pandemica, così ci capiamo meglio. Sono un medico, un operatore sanitario, oppure lavoro in una grande industria che vende vaccini, vedo qualcosa che non va e decido di denunciare tutto all’opinione pubblica. Ma voglio mantenere l’anonimato. Cerco un giornalista che raccoglierà la mia denuncia, farà le verifiche del caso, e poi scriverà. La democrazia funziona anche così. Ma devo essere certo che nel momento in cui parlo lo sto facendo con una sola persona, che siamo io e lui che raccoglie le mie confidenze. Mi pare ovvio che nel momento in cui so che il giornalista in questione, bravo, coraggioso, pronto a far scoppiare un casino, è sotto intercettazione, non gli parlo più. Faccio a meno di contattarlo per evitare guai. Così il giornalista perde un’occasione di approfondimento di una notizia, ma anche di lavoro. Intercettandolo gli rompono un ferro del mestiere essenziale, il rapporto di fiducia con le fonti. Quel giornalista rischia di essere bruciato per sempre.

Eppure è stato proprio un giornalista (Andrea Palladino) a portare alla luce la vicenda dei colleghi intercettati. Un giornale (Domani) le ha pubblicate.

Un cortocircuito straordinario, perverso, ma anche virtuoso. I giornalisti vengono intercettati con le modalità che dicevo, le loro conversazioni trascritte e messe agli atti. Su carta vengono scritti nomi, cognomi, numeri di telefono del cronista e delle sue fonti, il tutto finisce sui giornali grazie alla stampa che pubblica per denunciare e difendere la sua libertà. Il sistema complessivo dell’informazione ha ancora gli anticorpi rispetto a queste forme di ingerenza del potere giudiziario, perché racconta con coraggio un sopruso che ha subito.

In questo caso dire «è la stampa bellezza» può sembrare una presa in giro.

Direi più «è la democrazia bellezza», ma una democrazia malata, in crisi profonda. Quando si lacera in questo modo la libertà e l’indipendenza dell’informazione, giustamente poste al centro del sistema democratico, perdiamo tutti.

n tema di giornalisti intercettati c’è una sentenza del 1° aprile della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Che è stata chiarissima: l’accesso alle conversazioni telefoniche di un giornalista è una chiarissima violazione dell’art. 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, con particolare riferimento alla libertà di stampa. Con questa sentenza (Sedletska contro Ucraina), Strasburgo fa un passo importantissimo anche in materia di tutela delle fonti e di interesse generale della collettività a ricevere informazioni.

Ma le fonti del giornalista non sono già tutelate dal segreto professionale?

Il segreto professionale del giornalista è un diritto molto limitato rispetto a quello degli avvocati. Come è noto il giudice può imporre, in alcuni casi, di rilevare l’identità della fonte. Ora è chiaro che nella vicenda di Trapani siamo andati oltre, prendo il caso di Nancy Porsia. Dalle cose che ho letto sui giornali è stata intercettata per mesi, finanche quando parlava con il suo avvocato. Come da lei stesso ammesso, in quel periodo si stava occupando occasionalmente del lavoro delle Ong nel Mediterraneo, visto che la sua attenzione principale era sulla situazione in Libia. Perché le sue conversazioni sono state intercettate, perché i suoi spostamenti sono stati monitorati con la geolocalizzazione? Sono domande più che lecite. Dubbi che vanno al più presto chiariti. Il tema è di rendere più solida la normativa che tutela il segreto professionale e le fonti del giornalista, con norme chiare, difficilmente aggirabili come avviene adesso, ma anche sanzioni certe per chi viola questo diritto.

© Riproduzione riservata

10/02/2021



La Procura di Napoli ha sospeso l’uso dei Trojan ad una delle principali ditte di intercettazioni a causa di “un grave disservizio”. Si tratta della Sio spa, con sede a Cantù, che da anni opera in affidamento con le Procure dell’intera pen*sola, inibita da un ordine di servizio del procurat...

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