Economia Carceraria

Economia Carceraria Il lavoro per diminuire la recidiva ed i suoi costi sociali, per includere e restituire dignità. Mettiamo in rete e sprigioniamo il lavoro carcerario.
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Restituire fuori qualcosa di bello creato dentro. In un laboratorio del carcere Torre del Gallo di Pavia i detenuti dive...
28/06/2024

Restituire fuori qualcosa di bello creato dentro. In un laboratorio del carcere Torre del Gallo di Pavia i detenuti diventano designer di moda e sarti. C’è chi taglia i modelli, chi cuce, chi lavora al telaio del denim, chi studia come dar vita a scampoli che diventano nuovi abiti. È il progetto «A filo libero», promosso da Lavgon, «manifattura sartoriale e vita rurale» di Michela e le sue figlie, Carlotta e Lavinia, col supporto della dirigenza della casa circondariale. Il tempo, in questa piccola sartoria, scorre in modo diverso, scandito dal rumore della macchina da cucire e dal ferro da stiro. All’esterno il trambusto, le liti, le celle problematiche. Qui, invece, la prospettiva cambia, e un reinserimento lavorativo nella società si fa concreto.

«Già nell’aprile del 2020, in piena pandemia, avevamo avviato la sartoria per la produzione di mascherine — racconta Lavinia Vicenzi, designer di moda e coordinatrice del progetto —. Oggi stiamo facendo formazione a sei detenuti e in un mesetto abbiamo raccolto oltre 150 jeans donati dalla gente». L’obiettivo del laboratorio, infatti, oltre a dare una seconda possibilità a chi ci lavora, è quello di sostenere un’economia circolare, che passa dal riuso e l’upcycling di beni esistenti.
«Abbiamo lanciato la campagna “Nuova vita ai tuoi jeans”, per raccogliere tessuti in denim e vecchi jeans che potranno essere utilizzati per la collezione Denim Pro dei sarti di Torre del Gallo — continua Lavinia —. I capi vengono venduti da noi, Lavgon, e da Freedom a Torino, negozio di economia carceraria, ma anche creati su misura come già fatto per i grembiuli di un ristorante o le shopper customizzate per diverse botteghe». Eliseo ha 63 anni e fino al 2029 la sua casa sarà qui, in via Vigentina. «Do libero sfogo alla mia testa creando qualcosa che prima non esisteva. È un mondo nuovo per me». Nicolò è il più giovane, ha 28 anni. Le sue braccia si muovono con maestria sul telaio. «Uscirò da qui a 36 anni, diciamo che lavorando tutti insieme, in un questo momento di condivisione, non solo produco qualcosa, ma penso alla mia rinascita».

Ovviamente il piccolo laboratorio «A filo libero» va alimentato.
Per questo è sempre aperta una raccolta fondi sul sito www.afilolibero.org e la raccolta di jeans presso il Girasole di Travacò, bottega alimentare forno e caffetteria a Travacò Siccomario (Pv), e all’ecobottega Verdessenza di Torino. «Io sono arrivata in questo istituto ed era l’unica attività strutturata che si stava facendo. In altri istituti penitenziari come San Vittore e Voghera avevo visto nascere laboratori simili che appassionavano molto i detenuti. L’atmosfera rilassata e la creatività che si esprime attraverso l’ingegno e il lavoro manuale credo facciano bene e siano stimolanti per loro — spiega Stefania Mussio, direttrice del carcere pavese —. Si crea una professionalità spendibile per un futuro virtuoso».

Mentre il telaio scorre avanti e indietro, i tessuti vengono stoccati sugli scaffali e si ragiona su quale tasca applicare ad un pantalone. Nei discorsi vengono presi in prestito gli scampoli per parlare di vita e di nuove chance. Giovanni ha 41 anni, ancora 3 e avrà terminato di scontare la pena. «Mi sto reinventando come sarto, e mi sono scoperto creativo. È una grande soddisfazione vedere che qualcosa che altrimenti andrebbe buttata, ha una seconda possibilità, un po’ come le nostre esistenze».

(Fonte: Corriere.it)

A Filo Libero

L'economia carceraria è un contesto ancora molto poco conosciuto e impopolare, che spesso genera pregiudizi, mentre è un...
26/06/2024

L'economia carceraria è un contesto ancora molto poco conosciuto e impopolare, che spesso genera pregiudizi, mentre è un sistema che punta a non lasciare indietro nessuno, a generare seconde opportunità, e mira a restituire alla società cittadini attivi, in grado di concorrere alla prosperità, e non a tornare a compiere reati.

Lo scopo dell'economia carceraria è quello di non dimenticarsi dei carcerati, in un'ottica di rinascita e di nuove opportunità nella vita.

Da Napoli una notizia assurda che lascia basiti, tutta la nostra solidarietà alla Coop Lazzarelle che in un attimo vede ...
30/05/2024

Da Napoli una notizia assurda che lascia basiti, tutta la nostra solidarietà alla Coop Lazzarelle che in un attimo vede sparire un lavoro straordinario decennale.
Vi siamo vicini ragazze, ed a completa disposizione.

Chiuse per terremoto

Care/i

Vi scriviamo con una grande tristezza nel cuore. Da oggi è ufficiale che il carcere di Pozzuoli chiude per i danni riportati nel terremoto del 20 maggio scorso. Dopo l’evacuazione di emergenza, abbiamo atteso questa settimana nella speranza che le verifiche tecniche dessero un altro esito. Invece, siamo costrette a sospendere la produzione di caffè e dei nostri prodotti di cioccolateria perché non vi è agibilità. Le donne che lavorano con noi, come tutte le altre detenute, sono state trasferite in altri istituti della Campania. Stanno bene, sebbene la paura e lo spavento siano stati grandi. Dobbiamo davvero ringraziare, senza retorica, il personale dell’amministrazione penitenziaria che ha gestito con professionalità una situazione di grave emergenza. Siamo inoltre vicine alla città di Pozzuoli e alle famiglie che sono state costrette a lasciare le loro abitazioni.

Noi siamo smarrite e provate, un progetto di oltre dieci anni è stato spazzato via nel giro di un giorno. Siamo intenzionate però a continuare nella nostra impresa, anche se non sappiamo ora dire come ci organizzeremo per il futuro.
Sappiamo, di certo, che siamo costrette a sospendere la produzione e ci scusiamo con i nostri clienti. Vi informeremo singolarmente per gli ordini pregressi che siamo in grado di soddisfare e per quelli che invece non siamo in grado di accontentare.
Abbiamo avuto tante testimonianze di affetto in queste ore, ne abbiamo bisogno. Confidiamo nel supporto e nel sostegno di tutte/i, vi aggiorneremo il prima possibile su come intendiamo proseguire.

Il nostro Bistrot a Napoli continua a funzionare regolarmente e sarà la nostra base operativa nelle prossime settimane. Se venite a trovarci ne siamo felici.

Con grande affetto
Le Lazzarelle

In Italia esiste una categoria di lavoratori che esprime al meglio il concetto del lavoro come strumento di dignità. È q...
01/05/2024

In Italia esiste una categoria di lavoratori che esprime al meglio il concetto del lavoro come strumento di dignità.
È quella delle persone private della libertà personale.

Per loro il lavoro è emancipazione nel senso stretto del termine, oltre all'unico strumento realmente efficace per non tornare a compiere reati.

Poter lavorare durante l'espiazione della pena significa poter vivere più dignitosamente in un luogo dove i diritti più elementari vengono negati, vuol dire potersi cucinare invece di essere costretti ad ingurgitare un orribile sbobba per la quale lo Stato in alcuni Istituti spende € 2.39 (per tutti e tre i "pasti"), significa riuscire a riallacciare i rapporti con le proprie famiglie, mogli, mariti, figli, significa poter impiegare costruttivamente il proprio tempo invece di osservare un muro, significa non sentirsi completamente inutili, significa non contrarre debiti da ripagare una volta usciti, allo Stato o alla criminalità.

Purtroppo invece rimane solo uno dei tanti diritti negati dalla detenzione, oggi sono ancora pochissimi quelli che lavorano per datori di lavoro esterni al carcere, imprenditori o cooperative.

Soprattutto a loro va il nostro impopolare augurio per questa festa, certi che molti non comprenderanno, ma orgogliosi e consapevoli, nel nostro piccolo, che l'impatto che genera il nostro sforzo di creare opportunità di inserimento a queste persone va a beneficio di tutti, indistintamente.

Buon primo Maggio, viva il Lavoro, viva la Libertà.

Un evento di pulizia ambientale delle spiagge, ma soprattutto di integrazione sociale: detenuti puliscono 6 spiagge ital...
25/03/2024

Un evento di pulizia ambientale delle spiagge, ma soprattutto di integrazione sociale: detenuti puliscono 6 spiagge italiane, e fanno un "bottino" di 4000 kg di rifiuti raccolti e conferiti.

Un risultato eccezionale quello andato in scena in sei località balneari italiane grazie alla sinergia tra Seconda Chance, associazione del terzo settore che fa da ponte tra carceri e aziende per creare opportunità di reinserimento fondata dalla vulcanica giornalista Flavia Filippi, e Plastic Free Onlus, l’organizzazione impegnata dal 2019 nel contrastare l’inquinamento da plastica.

Circa 350 volontari sono entrati in azione con al loro fianco una cinquantina di detenuti provenienti da nove penitenziari (Cagliari, Livorno, Secondigliano, Palmi, Locri, Laureana di Borrello, Bari, Ancona Montacuto e Ancona Barcaglione) e meritevoli di un permesso premio concesso dalla magistratura di sorveglianza.

Oltre 4.000 chili il “bottino” complessivo tra plastica, rifiuti e oggetti ingombranti di cui sono stati liberali i litorali di Ancona (spiaggia Portonovo), Bari (spiaggia Pane e Pomodoro), Cagliari (piazzetta Fernando Pilia), Castel Volturno a Caserta (Oasi dei Variconi), Livorno (piazzale dei tre ponti) e Palmi a Reggio Calabria (La Quiete-Angolo Verde).

Un viaggio tra le diverse esperienze in Italia che usano la panificazione per creare occasioni di impiego e riscatto per...
30/01/2024

Un viaggio tra le diverse esperienze in Italia che usano la panificazione per creare occasioni di impiego e riscatto per i detenuti, e che noi cerchiamo di mettere in vetrina 🥖

E la storia di un panettiere di Mantova che ha cambiato la sua vita per guidare un forno in carcere: «sveglia prima dell’alba e senso di responsabilità: mostro loro uno stile di vita, ancor prima che una tecnica. Indico una possibilità, perché è giusto tutti ne abbiano una» 👨‍🍳

👉Nel primo commento il link al bellissimo articolo di Vita.it👇

Festival dell'Economia Carceraria oggi e domani, 15 e 16 dicembre 2023, a  In occasione delle festività natalizie, la Ca...
15/12/2023

Festival dell'Economia Carceraria oggi e domani, 15 e 16 dicembre 2023, a

In occasione delle festività natalizie, la Camera Penale di Tivoli, con il patrocinio del COA e del Comune di Tivoli , ha organizzato un Festival dell'Economia Carceraria per i giorni 15 e 16 dicembre, dove abbiamo allestito un gazebo in cui si potranno acquistare prodotti artigianali di qualità, realizzati da piccole aziende e cooperative sociali che svolgono la loro attività all’interno degli Istituti Penitenziari.

Venerdì 15, dalle ore 10,00 alle ore 13,00, presso il Convitto, si svolgerà un Convegno dal titolo: “Deontologia e rapporto tra difensore e detenuti” accreditato dal COA con n. 3 crediti formativi di cui 2 deontologici.

A seguire e fino al sabato mattina, in Piazza Garibaldi, verrà effettuata una raccolta di beni da donare ai detenuti ristretti presso la Casa Circondariale di Rebibbia e ai loro figli.

Chi non viene è recidiv@ !

🌟🔓 Il Festival Nazionale dell'Economia Carceraria che organizzammo dal 1 al 3 Ottobre 2021 è stato un evento straordinar...
03/10/2023

🌟🔓 Il Festival Nazionale dell'Economia Carceraria che organizzammo dal 1 al 3 Ottobre 2021 è stato un evento straordinario che ha scosso molte coscienze aprendole al riscatto sociale 🔒🌟

Per tre giorni indimenticabili, la WeGil di Roma si è trasformata in un crocevia di conoscenza, valorizzazione e promozione del lavoro penitenziario. Il festival ha riunito produttori intramurari ed extramurari provenienti da ogni angolo d'Italia, offrendo loro uno spazio per esporre le loro creazioni, mostrando al mondo che l'Economia Carceraria è un'alternativa tangibile, un percorso verso il reinserimento sociale

Le giornate sono state animate da convegni illuminanti sul lavoro penitenziario, l'inclusione e la giustizia riparativa. Abbiamo avuto il privilegio di ascoltare le storie e i vissuti di persone coraggiose che hanno scelto di riscattarsi e costruire una nuova traiettoria di vita. Abbiamo gustato le delizie preparate con passione nel laboratorio di cucina carceraria, scoprendo che anche i sapori possono essere un ponte per la comprensione e la rinascita.

Inoltre, abbiamo ammirato opere d'arte e fotografie che hanno catturato l'anima e la creatività che risiedono dietro le sbarre. Premiazioni, spettacoli teatrali, proiezioni audiovisive hanno completato un programma ricco di emozioni e riflessioni, aprendo nuove porte verso la comprensione e la trasformazione.

Il Festival dell'Economia Carceraria del 2021 è stato un vero laboratorio di idee e progetti, un appello forte a ripensare e ridefinire le attività svolte nelle strutture detentive. Abbiamo dimostrato che la vita ristretta può avere un ruolo significativo in contesti sociali più ampi, che il lavoro svolto dietro le sbarre può generare un impatto positivo sulla società.

Siamo stati onorati di vedere la partecipazione di cooperative e imprese provenienti da ogni angolo del nostro amato paese, tutte unite dal desiderio di creare un cambiamento reale e duraturo. I prodotti dell'Economia Carceraria sono più di semplici oggetti: sono il risultato di impegno, orgoglio e riscatto. Sono il simbolo di un circolo virtuoso che riduce la recidiva e i reati, contribuendo a costruire una società più giusta e sicura.

Il Festival Nazionale dell'Economia Carceraria del 2021 è stato un successo perché voi, il pubblico, avete dimostrato di credere nel potenziale produttivo e sociale di questo movimento. Ogni acquisto è diventato un gesto di responsabilità sociale, una scelta che ha un impatto reale sulle vite di coloro che si stanno riscattando.

Ci siamo dedicati anima e corpo all'organizzazione di questo festival, perché crediamo nel valore e nei valori che emergono da dietro le sbarre. Siamo stati faticosamente felici di realizzarlo, perché ogni cosa generata nel carcere porta con sé un significato profondo, un segno di qualità e un'opportunità di riscatto sociale.

Il Festival dell'Economia Carceraria del 2021 è stato soltanto l'inizio di un percorso più lungo e avvincente. Continueremo a promuovere l'Economia Carceraria, spingendo per una maggiore consapevolezza e un cambiamento duraturo. Siamo grati a tutti voi, che avete fatto parte di questa incredibile avventura.

Insieme possiamo costruire una società più inclusiva, giusta e solidale.
Il futuro è nelle nostre mani, e l'Economia Carceraria ci offre un cammino verso la rinascita.

"Circondatevi di caffè forti, non di persone deboli" ☕Nel penitenziario di Rebibbia c’è una torrefazione dove lavorano d...
02/10/2023

"Circondatevi di caffè forti, non di persone deboli" ☕

Nel penitenziario di Rebibbia c’è una torrefazione dove lavorano detenuti, si chiama ‘Caffè Galeotto’. Anche nella Casa circondariale femminile di Pozzuoli ce n’è una, si chiama ‘Lazzarelle’. Storie che raccontano le più belle sfide (vinte) dell’inclusione e del reinserimento lavorativo

Alle otto del mattino sono già in torrefazione i detenuti di Rebibbia Nuovo Complesso, pronti a lavorare fino a mezzogiorno e poi a riprendere dopo pranzo fino al pomeriggio. Sono specializzati in due mansioni differenti: c’è chi miscela il caffè e chi si occupa di revisionare e manutenere le macchinette. Da più di dieci anni, il ‘Caffè Galeotto’ è per tanti detenuti il simbolo del riscatto sociale.

Lo sa bene Mauro Pellegrini, presidente di Pantacoop, la cooperativa sociale che da ventitré anni si occupa di formazione e inserimento delle persone detenute e socialmente svantaggiate. Tante le attività progettate fino ad ora nella casa circondariale romana. «Al penale abbiamo aperto una fabbrica di infissi in alluminio, con i detenuti del reparto di Alta sicurezza lavoriamo al recupero crediti per conto di Autostrade per l’Italia. Questa più di tutte è stata una sfida importante – ricorda Pellegrini – perché non è stato facile far capire, soprattutto alle istituzioni, che i detenuti lavorano con una rete Lan che non ha accesso a internet». Nello specifico, i detenuti acquisiscono le informazioni messe a disposizione da Autostrade per l’Italia circa le targhe delle auto registrate al casello che non hanno effettuato operazioni di pagamento: le lavorano e poi le rispediscono ad Autostrade. Nel 2012, le carceri del Lazio erano le uniche in Italia a non avere una torrefazione al proprio interno: «Ho svolto un’indagine di mercato e ho visto che imparare a fare il caffè era una professione richiesta nel mondo del lavoro», aggiunge Pellegrini. E così a proprie spese, Pantacoop allestisce una torrefazione all’interno di Rebibbia Nuovo Complesso. «In collaborazione con il reparto educativo della direzione, affiggo un avviso e chiedo la possibilità di avere detenuti a lavorare: la direzione seleziona coloro che hanno fatto un percorso educativo e mi sottopone una rosa di candidati. Dopo il colloquio, se la persona è idonea e motivata a lavorare, inizia l’affiancamento. Durante questo periodo ne valutiamo soprattutto l’atteggiamento. Se tutto va bene, il detenuto viene assunto», spiega Pellegrini. Attualmente in torrefazione sono impiegate otto persone. Un numero destinato a crescere soprattutto grazie ai progetti di formazione che Pantacoop ha in cantiere, come quello della manutenzione dei distributori che prevede competenze più complesse per la manutenzione di macchine che producono bevande calde e fredde. Il ‘Caffè Galeotto’ – frutto di un accurato procedimento di lavorazione che prevede la selezione della miscela, la tostatura dei chicchi di circa 20 minuti, il passaggio della spietratrice per eliminare le pietruzze, il riposo di tre giorni prima della macinazione e l’imbustamento dopo altri giorni di riposo, conquista anche il palato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita alla Torrefazione. «È stato un momento molto emozionante, è stato bello ricevere i suoi complimenti – conclude Mauro -, la soddisfazione più grande per me resta il fatto che, in ventitré anni di impegno, sono passati da noi tantissimi detenuti e solo uno di loro, una volta fuori, ha commesso un reato. Per chi impara un mestiere in carcere la possibilità che torni a commettere reati, quindi la recidiva, è prossima allo zero».

Più a sud del penitenziario di Rebibbia, in Campania, c’è la Casa circondariale femminile di Pozzuoli. Anche qui è nata una torrefazione grazie all’idea di Imma Carpiniello e un gruppo di donne impegnate nel carcere che nel 2010 decide di fondare la cooperativa ‘Lazzarelle’. «Da donne libere abbiamo scelto di impegnarci attivamente in una impresa tutta femminile che valorizzi i saperi artigianali e generi inclusione sociale. Perché solo il lavoro offre dignità e possibilità di riscatto reale. Il caffè delle Lazzarelle è nato mettendo insieme due soggetti deboli: le donne detenute e i piccoli produttori di caffè del sud del mondo. Acquistiamo i grani di caffè dalla cooperativa Shadhilly che promuove progetti di cooperazione con i piccoli produttori», fanno sapere dalla cooperativa che in questi anni ha visto passare circa 70 donne lavoratrici. Le Lazzarelle – che in Galleria Principe di Napoli, al civico 25, di fronte al MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) hanno aperto un uno spazio dove, attraverso cibo sano e sostenibile e il piacere di bere un ottimo caffè, si partecipa attivamente all’empowerment di donne detenute ed ex detenute – sono impegnate anche in altri progetti che puntano all’inclusione. A proposito del bistrot, dalle pagine del portale che ne racconta la storia, si legge: “Il desiderio è quello di diventare un punto di riferimento culturale e di far conoscere il progetto Lazzarelle attraverso i prodotti dell’economia carceraria. Ogni prodotto rappresenta una persona ed una storia da raccontare”. Nel 2023, Carpiniello è stata nominata cavaliere dell’Ordine al Merito da Sergio Mattarella. Ad oggi, il 90% delle “Lazzarelle”, una volta terminato il periodo di detenzione, non è tornato a delinquere.

di Anna Grazia Concilio - 50&PiùRivista
spazio50.org 1 ottobre 2023

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Di lavoro in carcere non si parla mai abbastanza. E quando accade, non sempre si ascoltano le voci di tutti i soggetti c...
27/09/2023

Di lavoro in carcere non si parla mai abbastanza. E quando accade, non sempre si ascoltano le voci di tutti i soggetti coinvolti, così che il quadro che ne esce offre spesso una visione solo parziale del tema.

Ma non sempre va così. A Venezia, nella Chiesa conventuale Santa Maria Maddalena interna alla Casa di reclusione femminile della Giudecca, si è svolto il 22 settembre l’incontro “Liberi di lavorare”. E a parlare di opportunità lavorative e formazione professionale della popolazione detenuta, ma anche di difficoltà e nodi da risolvere stavolta c’erano tutti: rappresentanti del Governo, del Ministero della Giustizia, dell’imprenditoria, delle cooperative sociali, giornalisti, dirigenti dell’Amministrazione Penitenziaria, direttori di istituto, appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria e una rappresentanza di detenute lavoranti.

L’incontro nasce dall’interesse manifestato dalla testata giornalistica della Rai del Veneto di raccontare le esperienze dei detenuti impiegati in attività formative e lavorative nelle carceri della regione. Vengono realizzati diversi servizi giornalistici negli istituti di Verona, Vicenza, Belluno e Venezia, con approfondimenti dedicati anche alla situazione detentiva femminile. Si parla di lavoro e formazione professionalizzante, si affrontano i temi del riscatto e della recidiva, vengono mostrati i laboratori e le officine dove si svolgono le attività trattamentali e raccolte le voci di detenuti, direttori, educatori, poliziotti penitenziari e rappresentanti delle cooperative e delle aziende coinvolte.

I servizi vanno in onda nei tg regionali tra febbraio e marzo scorso, suscitando grande interesse sul territorio e vengono successivamente rielaborati dalla Tgr Veneto in versione podcast. Ma c’è interesse ad approfondire ancora l’argomento del lavoro in carcere, così il Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria competente per il territorio del Triveneto, su indicazione del Capo del Dap, organizza il confronto odierno ospitando tutti i soggetti coinvolti nell’istituto femminile della Giudecca.

L’incontro si è aperto con i saluti del direttore della Casa di reclusione Maria Grazia Bregoli e del Provveditore regionale del Triveneto Maria Milano Franco D’aragona. Successivamente i giornalisti della Tgr Veneto autori dei servizi, Federica Riva e Paolo Colombatti, hanno presentato alla platea la genesi, i contenuti e le finalità dei video realizzati negli istituti veneti - che via via venivano mostrati ai presenti - e dei quattro podcast da questi estratti.

Ampio spazio è stato dedicato alle testimonianze dirette. Quelle di due donne appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, entrambe a fine carriera, che hanno raccontato del lavoro quotidiano nelle sezioni detentive. Quelle, a tratti toccanti, di due detenute lavoranti e di un ex detenuto che hanno spiegato l’importanza di poter beneficiare di un lavoro remunerato durante la detenzione. E infine le testimonianze di due imprenditori che operano da tempo nelle carceri del territorio: Andrea Marcolin, titolare di una attività gastronomica, che opera nel carcere di Vicenza ed ha assunto alcuni detenuti anche nell’impresa esterna all’istituto; e Daniele Minotto, vice direttore dell’Associazione Veneziana Albergatori, con la quale presto saranno ampliate le commesse della lavanderia operante all’interno dell’istituto femminile di Venezia.

Diversi i punti di vista da cui è stato affrontato l’argomento del lavoro in carcere. Certamente come opportunità di reinserimento sociale per i detenuti, che aspirano a svolgere un impiego retribuito durante la detenzione o a una formazione finalizzata allo svolgimento di una professione da spendersi una volta usciti dal carcere. D’altra parte ampliare la platea dei destinatari di tali opportunità costituisce un impegno primario per l’Amministrazione Penitenziaria, oltre che una specifica mission in ossequio a quanto previsto dal terzo comma dell’art. 27 della Costituzione. Un altro aspetto toccato nel corso del confronto è stato quello dei benefici fiscali e previdenziali, previsti dal 2000 dalla Legge Smuraglia, riservati alle aziende che investono nel lavoro intra ed extracarcerario, nonché i ritorni in termini di impatto sociale.

“Quello che abbiamo visto oggi è solo una piccola parte di quello che possiamo fare tutti insieme. E che ci consentirà di realizzare un vero capolavoro” ha detto il Sottosegretario Andrea Ostellari. “Il lavoro è quello strumento capace di incidere fortemente sul tema della legalità, dentro e fuori dal carcere. È lo strumento che ci consentirà di abbattere l’indice di illegalità all’interno degli istituti e ci consentirà di investire sul futuro delle nostre comunità. Il 98% di chi partecipa ad attività formative e lavorative quando esce dal carcere esce anche dal circuito criminale. E questo - ha concluso Ostellari - è il vero investimento per il Paese”.

“Il lavoro dà dignità ed è correlato all’essenza dell’essere umano. L’obiettivo che ci siamo dati è quello di portare entro un anno almeno il 50% dei detenuti a poter conseguire un lavoro all’interno dei penitenziari o al termine della detenzione”. Lo ha annunciato il Capo del Dap Giovanni Russo nel corso del suo intervento, sottolineando: “I detenuti che lavorano lo fanno indossando guanti, mascherine protettive, sono assunti secondo le norme del contratto collettivo nazionale del settore. Noi insegniamo ai nostri detenuti attraverso il lavoro a rispettare la legalità. Insegniamo loro che il lavoro legale è un lavoro che rende migliori e rende un servizio anche alla società. Sono veramente grato - ha concluso Russo - allo sforzo che fanno ogni giorno questa miriade di associazioni, cooperative e imprese che si mettono in gioco superando mura non solo fisiche ma spesso anche concettuali”.

In platea, e in parte collegati da remoto, erano presenti all’incontro i direttori e i comandanti dei reparti di Polizia Penitenziaria degli istituti del Veneto, del Trentino Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia. Al termine, un’ultima gustosa e molto apprezzata dimostrazione di altre importanti lavorazioni presenti negli istituti del Veneto è stata offerta dalle cooperative M25, Work Crossing e Il Cerchio, operanti rispettivamente a Vicenza, Padova e Venezia, che hanno deliziato tutti gli intervenuti con le prelibatezze delle loro produzioni gastronomiche dolci e salate.

di Marco Belli
gnewsonline.it, 24 settembre 2023

🔐 Ogni prodotto ha una storia, ma i nostri hanno un significato ancora più profondo. 🔓Siamo Economia Carceraria, un'azie...
26/09/2023

🔐 Ogni prodotto ha una storia, ma i nostri hanno un significato ancora più profondo. 🔓

Siamo Economia Carceraria, un'azienda che crede nel potere del riscatto e nella forza delle seconde possibilità. Lavoriamo incessantemente per offrire opportunità lavorative a persone in esecuzione penale, aiutandole a costruire un futuro migliore per sé stesse e per la società.

I nostri prodotti non sono solo oggetti materiali, ma testimonianze di resilienza, passione e talento. Ogni creazione è frutto dell'impegno e della dedizione di persone che vogliono riscattarsi, che desiderano dimostrare di essere in grado di realizzare grandi cose nonostante gli ostacoli che hanno affrontato.

Quando acquisti un prodotto realizzato da una persona in esecuzione penale, stai sostenendo un'idea di giustizia che va oltre le semplici parole. Stai contribuendo a costruire una società più inclusiva, equa e sicura, dove ogni individuo ha la possibilità di redimersi e di fare la differenza.

I nostri prodotti sono la prova tangibile che il cambiamento è possibile, che il passato non deve definire il futuro. Ogni oggetto è un simbolo di speranza, di fiducia riposta nelle persone che lo hanno creato e nell'opportunità che abbiamo dato loro.

Unisciti a noi in questa missione di trasformazione sociale. Scegli i prodotti di Economia Carceraria non solo perché sono realizzati con cura ed orgoglio, ma perché rappresentano una scelta di responsabilità e di fiducia nel potenziale umano.

Insieme, possiamo costruire un mondo in cui le seconde possibilità abbondano e dove tutti abbiano la possibilità di realizzare i propri sogni.

Giovedì nel vigneto interno al carcere di Alba sono state raccolte 150 cassette d’uva durante la vendemmia in carcere pe...
25/09/2023

Giovedì nel vigneto interno al carcere di Alba sono state raccolte 150 cassette d’uva durante la vendemmia in carcere per il vino “Vale la Pena”, che potete acquistare nel nostro e-commerce.

Il vigneto del carcere albese è di circa un ettaro. È composto da 40% di vitigno Barbera, 40% di Nebbiolo e 20% di Dolcetto. Le viti sono state piantate all’inizio del 2005. Quest’anno compie diciotto anni.
La vigna è curata da una media di circa 14 detenuti, ospiti di passaggio nella struttura, supportati dal direttore tecnico Giovanni Bertello e dalla collaborazione degli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore di Stato “Umberto I” che danno una mano durante la potatura. Quest’anno sono state raccolte 150 cassette di uva, circa 30 quintali.

L’uva raccolta viene portata alla scuola enologica di Alba dove viene vinificata. L’anno scorso ne sono state prodotte 2000 bottiglie, i proventi vengono usati per portare avanti il progetto e per pagare i detenuti che ci lavorano.

Per poter lavorare nel vigneto, i detenuti frequentano un corso di formazione veloce che rilascia un attestato di qualifica inerente al settore.

👉 Nel primo commento, il link per acquistarlo 😋

🍽️ Scegli un catering solidale e di qualità grazie alla nostra collaborazione con Ethicatering e Magnolia Eventi! 🤝✨Che ...
25/09/2023

🍽️ Scegli un catering solidale e di qualità grazie alla nostra collaborazione con Ethicatering e Magnolia Eventi! 🤝✨

Che sia un brunch, un coffee break, un pranzo aziendale, un matrimonio o una cena tra amici, il nostro team è pronto ad accompagnarti in un'esperienza culinaria unica, dove i prodotti dell'economia carceraria diventano i veri protagonisti della tua tavola.

Grazie ad Ethicatering avrai un catering impeccabile e sostenibile, curato nei minimi dettagli e arricchito da prodotti artigianali, di grande qualità, realizzati con cura ed orgoglio dalle persone in esecuzione penale. Ogni piatto è frutto di un'abilità artigianale unica, combinata con materie prime locali che esaltano i sapori autentici del territorio.

Quando scegli il nostro catering solidale, non solo delizi il palato dei tuoi ospiti con prelibatezze gastronomiche, ma contribuisci anche a creare un impatto positivo nella società. La nostra missione è sostenere piccole imprese e cooperative che offrono opportunità lavorative significative alle persone in esecuzione penale, contribuendo a costruire una società più giusta e sicura per tutti.

Affidati alla nostra esperienza e passione per creare eventi indimenticabili, dove la qualità dei prodotti si unisce all'impegno sociale. Ogni boccone sarà un gesto di solidarietà, un'opportunità per dare una seconda possibilità e contrastare la recidiva.

Scegli il catering che fa la differenza. Scegli la qualità, l'eccellenza artigianale e la solidarietà. Scegli la nostra collaborazione con Ethicatering e Magnolia Eventi.

Contattaci per scoprire come possiamo rendere il tuo evento un'esperienza gastronomica unica e solidale.

Indirizzo

Via Eurialo 22
Rome
00181

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