15/11/2024
Da oggi in libreria:
Matteo Moca, Una consunzione infinita, Italo Svevo, collana Biblioteca di Letteratura Inutile, Italo Svevo
"Ero convinto, e lo sono tuttora, che nell’alternarsi di silenzi e parole risieda, se esiste, il segreto dell’opera di Fleur Jaeggy".
Talvolta il modo migliore di nascondere qualcosa è metterlo in bella vista, sotto gli occhi di tutti, e Fleur Jaeggy nella sua scrittura fa proprio questo. Attraverso la perfezione stilistica che ne caratterizza l’opera, seduce il lettore e lo porta con sé nelle profondità più oscure della vita umana. In questo saggio critico Matteo Moca prova a esplorarle, queste profondità, rintracciando i maggiori riferimenti letterari della scrittrice svizzera e i frammenti di autobiografia disseminati nelle sue storie, dall’infanzia passata in collegio fino all’amicizia con Ingeborg Bachmann, profondissima e determinante nella sua vita e nella sua scrittura, che in Jaeggy si mescolano fino a rendersi indistinguibili l’una dall’altra.
Nel periodo in cui leggevo in modo compulsivo tutto ciò che Fleur Jaeggy aveva scritto, studiavo in maniera altrettanto totalizzante l’ebraismo. Le due cose non hanno alcun tipo di relazione, se non fosse per un particolare insegnamento: ogni grande narrazione non ha un accesso diretto al significato e il lavoro del critico è quindi un’indagine sul vuoto. Perché, come recita il Talmud, «tutti i canti si scrivono nero su bianco e bianco su nero».
Matteo Moca
È nato a Popoli nel 1990. Ha studiato italianistica a Bologna e a Parigi e fa l’insegnante in provincia di Pistoia. Ha scritto il saggio Un’esigenza di realtà. Anna Maria Ortese e la dipendenza dal fantastico (LiberAria 2022) e si è occupato di Tommaso Landolfi, Georges Perec, Alberto Savinio e Antonio Delfini, e della convergenza tra letteratura, psicoanalisi e arti figurative. Collabora con «Domani», «Il Foglio», «Il Tascabile» e «Blow Up».