26/01/2018
Sul numero speciale 2018 ci occupiamo del regalino del Cav per i piccoli Giorgia e Matteo.
Ecco il vignettone d'apertura del direttore con relativo editoriale
BEFANA AMARA
di Alessio Di Mauro
"Epifania, tutte le feste si porta via!”. Ogni anno, in questo periodo, sembra quasi di risentire quel vecchio tormentone popolare scandito dalle nostre nonne per far capire a noi bambini – ancora sovraeccitati per la sbornia natalizia di dolci e di regali – che erano finiti i giochi e bisognava tornare agli impegni di sempre. Diciamocelo: il mese di gennaio per i più piccoli è sempre stato un mese infausto e in particolare il giorno della befana finiva per assumere già dalla mattina forti tinte malinconiche: non si faceva nemmeno in tempo a mettere le mani nella calza che già dovevi far sparire tutto perché il giorno dopo ripartiva l’incubo delle levatacce mattutine, della campanella e dell’interrogazione di matematica. Eppoi, ancora, i compiti di pomeriggio, un po’ di cartoni, o per i più fortunati la partitella di pallone, e a letto subito dopo cena per ripartire allo stesso modo il giorno successivo, almeno fino alle vacanze di Pasqua.
La befana, insomma, era arcigna e perfida non tanto perché ti portava il carbone, ma perché ti riportava alla quotidianità, mettendo bruscamente fine alla magia del Natale.
C’era persino chi quella sera smontava l’albero e rimetteva nella scatola tutti i personaggi del Presepe. Un affronto da fanatici del fondamentalismo di matrice islamico-boldriniana, talmente insopportabile da spingere ogni anno il sottoscritto a fare le barricate nel soggiorno per ottenere una proroga di una settimana prima di sgomberare la grotta con tutto il bambinello.
Sì, ok, il giorno della befana c’era la sorpresa nella calza, ma anche quell’ apparente consolazione si rivelava ben presto una delusione cocente, per il semplice fatto che mamma e papà avevano già dilapidato tutta la tredicesima per Natale e Capodanno, e da mettere lì dentro c’era rimasto poco. Ma è pensando alla sorte dei Re Magi che ci è venuto in mente di condividere con voi questi frammenti di memorie infantili. Perché il loro tragicomico destino che si compie il giorno dell’Epifania nel Presepe, sembra la perfetta metafora di quello che da un po’ di tempo accade nel Centrodestra. Tradizione vuole, infatti, che le statuette di Melchiorre, Gaspare e Baldassarre vengano collocate proprio il sei gennaio. In pratica nemmeno il tempo di un brindisi e via di nuovo in soffitta per un altro interminabile anno.
Sembra la storia recente della Meloni e di Salvini: questi due poveretti, proprio come i Re Magi, si fanno il mazzo nel deserto dell’antipolitica, portando in dote alla coalizione un rinnovato (miracoloso) entusiasmo dell’elettorato di destra. Poi, non appena si iniziano ad intravedere i risultati di tanto sacrificio, arriva puntualmente la befana di Arcore a chiudere bruscamente i giochi. Addio suggestioni di sovranismo e identità. Addio coerenza, chiarezza e scelte condivise. Nelle calze, rigorosamente a rete, di Villa San Martino, ci sono porzioni di zucchero e miele solo per gli avversari (sempre più presunti) del Pd di Renzi, con tanto di aperture a nuove ipotesi di inciucio fondate addirittura su un Gentiloni-bis.
Gli alleati, invece, non sono riusciti a godersi neanche il trionfo siciliano (guarda caso ottenuto da un candidato espresso da Fratelli d’Italia e inizialmente accolto da Berlusconi con la consueta freddezza) che subito sono stati travolti dal solito bastimento di carbone.
Eh sì, cari bambini, una grossa fregatura questa befana. Però non lamentiamoci troppo: se siamo delusi noi pensate come possano stare i piccoli Giorgia e Matteo..