07/09/2024
“Le situazioni di cui parlerò sembrano trovarsi all'innesto della possibilità di risignificazione di qualcosa rimasto, appunto, «in giacenza». Eventi della vita recente dei miei tre (ex) pazienti li hanno molto colpiti, e, sconvolgendoli, li hanno spinti a riprendere il percorso, recando con sé l'intuizione che quei fatti di vita necessitavano di essere elaborati, poiché li rinviavano ad altro della loro storia che premeva, in modo sotterraneo, per essere affrontato. Di per sé, quei fatti a loro capitati sarebbero rimasti nella scia della ripetizione, di un tragico accadere senza senso di qualcosa di molto doloroso, se loro non avessero già avuto alle spalle l'esperienza di un luogo, quello analitico, che avrebbe potuto fare da contenitore per le loro vicende traumatiche, ma soprattutto per consentire quello che poi sarebbe avvenuto, cioè la ripresa, attraverso l'elaborazione in après-coup, del primo lontano e sepolto «colpo». Infatti, «il colpo che sopraggiunge, il secondo colpo, l'assonanza inconscia finzionale che dovrebbe connettere, nella ripresa soggettiva, scene apparentemente distanti (la seconda scena è sempre l'instaurarsi di una scena necessaria e allo stesso tempo non strettamente correlabile alla prima (...), è, data la valenza destruente della prima scena, impossibilitata ad una sua metaforizzazione» (Balsamo, 2022, 338-339). Il dialogo riapertosi tra me e i miei pazienti, grazie alla loro richiesta di riprendere l'analisi, ha consentito appunto la possibilità di arrivare, attraverso il lavoro analitico sul «secondo colpo» (l'evento accaduto di recente) ad una «metaforizzazione» del loro antico trauma (il primo colpo, non ancora mai pienamente significato e narrato)”.
Simona Fassone, QUELLA FAME DI VERITÀ CHE SPINGE A SECONDE TRANCHES DI ANALISI, in Rivista di Psicoanalisi , Anno LXX, n. 2 - aprile/giugno 2024, pag. 434-435