Rivista di Psicoanalisi

Rivista di Psicoanalisi La Rivista di Psicoanalisi è l’organo ufficiale della Società Psicoanalitica Italiana e il suo o
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17/11/2024

Gli sviluppi del pensiero winnicottiano Paola Ferri parole chiave: transfert psicosomatico, transizionalità, creazione dell’oggetto Donald W. Winnicott (1954) fu come sappiamo, un analista che diede molta importanza all’ambiente esterno, ( rappresentato in primo luogo dalla madre) come causa de...

10/10/2024

In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, desideriamo presentarvi il Gruppo "Psicoanalisi e Ruolo Pubblico" della Società Psicoanalitica Italiana, con l'obiettivo di far conoscere l'impegno della psicoanalisi nel campo della Salute Mentale nei Servizi Pubblici.

https://www.spiweb.it/la-cura/gruppo-psicoanalisi-e-ruolo-pubblico-psicoanalisi-e-salute-mentale-nei-servizi-pubblici/

Il gruppo Psicoanalisi e Ruolo Pubblico, costituito da socie, soci e candidati della SPI operanti nel Servizio Sanitario Nazionale e in altre Pubbliche Istituzioni (Università, Agenzie Socio-Sanitarie, Consultori, Ministero di Grazia e Giustizia e Pubblica Istruzione) ha lo scopo di riprendere e sostenere un percorso di ricerca e di indagine intorno alla funzione della psicoanalisi nei contesti pubblici.

La costituzione del gruppo risponde alle sollecitazioni del Presidente S. Thanopulos e dell’Esecutivo – in continuità con il lavoro effettuato dai precedenti Esecutivi -, per rendere disponibili le competenze di coloro che hanno l’esperienza di una doppia appartenenza (alla SPI e alla Istituzione in cui lavorano) con i correlati investimenti personali, dinamici, libidici, in rapporto alla responsabilità sociale implicata dalla Salute Mentale.
Abbiamo vissuto e stiamo vivendo il lavoro del gruppo Psicoanalisi e Ruolo Pubblico come un’occasione di pensare e confrontarsi in merito alla cura della malattia mentale nei Servizi Pubblici e sulle nostre vicissitudini istituzionali associate o generate dalla doppia appartenenza identitaria.
Il gruppo, nel percorso che dura da poco più di un anno, ha riconosciuto come sia centrale, pur nelle tante specificità e nelle caratterizzazioni dei vari ambiti, la cura e l’aiuto alle persone, singoli, in età evolutiva, adulta o anziana, coppie, famiglie, gruppi, nel rispetto del loro dolore psichico ed esistenziale.
La particolare contingenza di un presente segnato dall’incertezza, nonché le vicissitudini della Storia, significano e sottolineano al momento una realtà davvero critica, sotto il profilo economico, sociale, culturale ed eco-ambientale.

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10/10/2024

“Anything that encourages the growth of emotional ties between men must operate against war.”

Letter from Sigmund Freud, in response to Albert Einstein, September 1932

Insieme al Centro Psicoanalitico di Bologna ricordiamo e salutiamo un maestro della psicoanalisi, Alberto Spadoni
04/10/2024

Insieme al Centro Psicoanalitico di Bologna ricordiamo e salutiamo un maestro della psicoanalisi, Alberto Spadoni

Profondamente addolorati, annunciamo la scomparsa di Alberto Spadoni, uno dei Padri Fondatori del nostro
Centro e figura di spicco nella cultura e nella storia della
Psicoanalisi Italiana.
Uno psicoanalista di grande umanità e di preziosa sensibilità analitica e cultura teorica, capace di trasmettere, con generosità, una profonda passione per la psicoanalisi ai giovani candidati e ai colleghi.

Lo vogliamo ricordare attraverso le parole di uno dei suoi straordinari scritti. "L'oscuro oggetto del bisogno" è stato pubblicato nel 1987 sulla Rivista di Psicoanalisi (33(2):265-273) ed è contenuto nel volume "E l'analisi va....Scritti psicoanalitici e memorie" del 2007 (ed.
Guaraldi).

"È piuttosto diffusa la convinzione che i casi dominati da problemi narcisistici siano sempre meno rari, ma è anche vero che è molto aumentata la nostra attenzione per questo tipo di patologia e quindi anche l'attrazione che può suscitare in relazione più o meno consapevole col narcisismo stesso dell'analista. Questa particolare risonanza spiega come riescano a "catturare" l'analista persone il cui trattamento determina ben presto risposte controtrasferali spiacevoli, di noia, di inutilità, di esclusione, per lo più in rapporto con la sensazione di aver perduto la capacità di comprendere il paziente, di sentire in modo empatico, di fornire interpretazioni utili.
[...] In queste analisi, per periodi anche molto prolungati, il vissuto del terapeuta corrisponde ad una sensazione "di non esserci" nel mondo percettivo ed emozionale del paziente: sensazione che sembra derivare dal fatto che queste persone soffrono loro stesse di gravi disturbi della capacità e del diritto di esistere, sempre minacciate da contrapposte e annichilenti ansie fusionali e di dipendenza e da ansie di separazione-persecuzione.
[...]Nei casi che ho in mente, fortunatamente meno tragici, il diritto di esistere è stato possibile raggiungerlo ed esercitarlo a condizione di passare per una fase dell'analisi in cui il paziente ha mosso i primi passi in un ambiente costituito da oggetti con caratteristiche preumane.
Nel loro e nel mio vissuto, dal ruolo iniziale di testimone anonimo coincidente per il paziente con la primaria necessità di ricuperare un minimo di sovranità narcisistica, sono passato in maniera graduale a svolgere funzioni che mi facevano sentire vivo ma senza occhi né gambe, né mani, solo capace di contenere senza stringere, di riscaldare senza eccitare, di proteggere senza intrudere".

Nella foto Alberto Spadoni tra Egon Molinari e Glauco Carloni.

01/10/2024

Nei giorni scorsi sì è spento Alberto Spadoni, psicoanalista di grande umanità e co-fondatore del Centro Psicoanalitico di Bologna.

Ci piace ricordarlo con un articolo dell'aprile 2020 in cui ricordava frammenti della sua infanzia: con la sua grande sensibilità e gratitudine, rievocava eroi del passato, dimenticati da molti ma non da lui.

È un testo vibrante, che ci riconsegna l'importanza di avere in mente la storia e chi ha contribuito all'impresa.

https://www.spiweb.it/cultura-e-societa/stampa/rassegna-stampa-2/rassegna-stampa-italiana/la-repubblica-21-04-20-polacchi-sul-crescentone-miei-eroi-ero-un-ragazzo-spadoni/

Alberto Spadoni ha certamente contribuito all'impresa della Psicoanalisi in Italia, lo ricordiamo con gratitudine e ci stringiamo ai familiari, ai colleghi del Centro Psicoanalitico di Bologna e a tutti coloro che hanno goduto della vicinanza di questo grande psicoanalista

Per partecipare al webinar occorre iscriversi in anticipo a questo link:https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_inOf...
01/10/2024

Per partecipare al webinar occorre iscriversi in anticipo a questo link:
https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_inOfgwpmSVChnLxcW2VNlQ

Dopo l’iscrizione, riceverete un’email di conferma con le informazioni necessarie per entrare nel webinar.

👉Sabato 5 ottobre 2024 Webinar Nazionale del GruppoPER (Psicoanalisti Europei per i Rifugiati)

“SOGGETTI SOSPESI L’esperienza delle seconde generazioni migratorie tra incertezze e ricerche identitarie”

Programma:
Ore 9.15 : apertura collegamento online
Chair: Manuela Martelli (MA, SPI, Bologna)
9.30 Introduce: Virginia De Micco, Psicoanalista MO, SPI, Coordinatore Nazionale GruppoPER, Caserta
Tra fratture culturali e legami generazionali: l’inquieta ricerca di identità nelle seconde generazioni
Intervengono:
10-10 30 Gianfranco Schiavone, Componente Associazione Studi Giuridici sull’immigrazione, Trieste
La cittadinanza in Italia tra inclusione ed esclusione
10.30 11-00 Simona Tersigni. Antropologa, Université Paris Ouest, Nanterre.
Agency, Soggettivazione e In-visibilità. Decostruire le identificazioni dei discendenti dei migranti
11-11,30 Gaia Petraglia, Psicoterapeuta, Responsabile Area migranti Coop. Rifornimento in volo, Roma
Le origini erranti. Il viaggio identitario dell’adolescente di seconda generazione

Ore 11,30- 12: Pausa
Ore 12 – 13.00 : Dibattito col pubblico introdotto da Patrizia Montagner ( MO,SPI,Portogruaro)
13–14. pausa pranzo
Ore 14 – 16 : L’ascolto psicoanalitico delle seconde generazioni
Ore 14 – 15.00 Presentazioni cliniche a cura dei soci Gruppo PER: Interviene Laura Ravaioli (MO, SPI,Forlì)
15.00 – 16:00 Dibattito con il pubblico introdotto da Stefano Trinchero ( MA, SPI, Milano)
16 – 16.15 Conclusioni, a cura di Daniele Biondo(MO, SPI, Roma)

20/09/2024

Il webinar è dedicato ad un approfondimento dell’impatto che i processi di accelerato cambiamento antropologico tipici della contemporaneità hanno sulle costituzioni soggettive e sulle dinamiche relazionali sia all’interno delle relazioni primarie che delle relazioni sociali allargate.

20/09/2024

𝐄𝐯𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐞𝐬𝐭𝐞𝐫𝐧𝐢 - 𝘓𝘢 𝘱𝘴𝘪𝘤𝘰𝘢𝘯𝘢𝘭𝘪𝘴𝘪 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘦𝘴𝘱𝘦𝘳𝘪𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘥𝘪 𝘭𝘪𝘣𝘦𝘳𝘵à. 𝘍𝘢𝘤𝘩𝘪𝘯𝘦𝘭𝘭𝘪-𝘗𝘰𝘯𝘵𝘢𝘭𝘪𝘴

Per informazioni e iscrizioni:
https://www.rivisteweb.it/issn/2723-9624/newsdetail/401

09/09/2024

IL PROCESSO DI INTEGRAZIONE E L'ANGOSCIA DI PERDITA DI SÉ

“La questione del breakdown si inserisce in una cornice teorica che sostiene un punto di vista evolutivo. Le esperienze di discontinuità segnano il processo di separazione e la paura del crollo appare come un segnale di pericolo, come la manifestazione di un'angoscia sottostante.
Per comprendere di che natura sia l'angoscia sottostante alla paura del crollo faccio riferimento al modello teorico proposto da Gaddini. In questo modello si evidenzia, a mio avviso, la natura paradossale del processo di separazione: la prima esperienza di un sé separato è un'esperienza di angoscia, che egli definisce come angoscia di integrazione o di perdita di sé: «In origine direi che i processi integrativi sono tanto più angosciosi quanto più insostenibile è il riconoscimento della propria separatezza. Là dove la separazione è stata traumatica e la separatezza diventa insostenibile, i processi di integrazione accrescono gravemente l'angoscia di perdita di sé» (Gaddini, 1982, 511). Alcuni pazienti presentano una particolare forma di angoscia legata al processo evolutivo, un'angoscia di integrazione che espone al pericolo della perdita di sé”.

Darwin Mervoglino, La “paura del crollo” e le sue connessioni, in , Anno LXX - n. 2 - aprile-giugno 2024, pag. 414

07/09/2024

“Le situazioni di cui parlerò sembrano trovarsi all'innesto della possibilità di risignificazione di qualcosa rimasto, appunto, «in giacenza». Eventi della vita recente dei miei tre (ex) pazienti li hanno molto colpiti, e, sconvolgendoli, li hanno spinti a riprendere il percorso, recando con sé l'intuizione che quei fatti di vita necessitavano di essere elaborati, poiché li rinviavano ad altro della loro storia che premeva, in modo sotterraneo, per essere affrontato. Di per sé, quei fatti a loro capitati sarebbero rimasti nella scia della ripetizione, di un tragico accadere senza senso di qualcosa di molto doloroso, se loro non avessero già avuto alle spalle l'esperienza di un luogo, quello analitico, che avrebbe potuto fare da contenitore per le loro vicende traumatiche, ma soprattutto per consentire quello che poi sarebbe avvenuto, cioè la ripresa, attraverso l'elaborazione in après-coup, del primo lontano e sepolto «colpo». Infatti, «il colpo che sopraggiunge, il secondo colpo, l'assonanza inconscia finzionale che dovrebbe connettere, nella ripresa soggettiva, scene apparentemente distanti (la seconda scena è sempre l'instaurarsi di una scena necessaria e allo stesso tempo non strettamente correlabile alla prima (...), è, data la valenza destruente della prima scena, impossibilitata ad una sua metaforizzazione» (Balsamo, 2022, 338-339). Il dialogo riapertosi tra me e i miei pazienti, grazie alla loro richiesta di riprendere l'analisi, ha consentito appunto la possibilità di arrivare, attraverso il lavoro analitico sul «secondo colpo» (l'evento accaduto di recente) ad una «metaforizzazione» del loro antico trauma (il primo colpo, non ancora mai pienamente significato e narrato)”.

Simona Fassone, QUELLA FAME DI VERITÀ CHE SPINGE A SECONDE TRANCHES DI ANALISI, in Rivista di Psicoanalisi , Anno LXX, n. 2 - aprile/giugno 2024, pag. 434-435

07/09/2024

Lo spazio del gruppo

“I primi psicoanalisti che si sono impegnati nell'esplorazione del gruppo lo hanno concepito come una entità specifica, dotata di processi e di formazioni proprie, capaci di caratterizzare ciò che Freud chiamava una psiche o un'anima di gruppo. L'incentrarsi sul gruppo come totalità era necessario per costituire il gruppo come un oggetto specifico e per pensarlo con la psicoanalisi. Bion ha descritto la consistenza di questo spazio con i concetti di mentalità e di cultura di gruppo, Foulkes con quello di matrice gruppale, Pichon-Rivière con l'idea gestaltista di totalità e di campo. Successivamente Anzieu ha contribuito a questa qualificazione dello spazio gruppale proponendo un modello di gruppo in cui esso è trattato come una entità formata a partire dalla proiezione delle topiche individuali nel gruppo, dalla costruzione di ideali comuni, e di un involucro che funge da contenente e da intermediario fra il gruppo e l'esterno, fra i soggetti e il gruppo. …
Ho contribuito alla qualificazione dello spazio gruppale costruendo un altro modello, che ho chiamato apparato psichico gruppale. Esso differisce dai precedenti per tre caratteristiche principali.
La prima è che si tratta di un modello ergonomico: l'accento viene posto sul lavoro di questo apparato, la cui funzione è di legare e trasformare gli spazi psichici dei soggetti che sono membri del gruppo.
La seconda particolarità di questo modello è che contiene più spazi psichici, ognuno dei quali dispone di contenuti, di organizzazioni e di funzionamenti specifici, con una topica, una dinamica e una economia distinte.
La terza caratteristica è che esso reintroduce la presa in conto dello spazio psichico del soggetto singolo nel gruppo, cosa che tutti i modelli olistici avevano escluso. Prima di descrivere la struttura e il funzionamento di questo modello, devo presentare gli altri due spazi psichici che coesistono ed interferiscono con quello del gruppo".

René Kaës, Il lavoro dell'inconscio in tre spazi della realtà psichica. Un modello della complessità, (2010), in Rivista di Psicoanalisi , (56)(3):671-685

07/09/2024

Riolo riassume in modo molto efficace il panorama offerto dall'attuale crisi del simbolico e dalle sue conseguenze sul piano psichico: «Ci domandiamo, di tanto in tanto, dove sono finite le nevrosi di una volta? Le nevrosi sono espressione di un mondo che ha come centro la realtà psichica e i
suoi significati: il desiderio, il divieto, il conflitto, l'impotenza, la passione, la colpa. Le patologie che ne hanno preso il posto - le sociopatie, le tossicomanie, le bulimie e anoressie - sono espressione piuttosto di un difetto dell'ordine simbolico e di un uso “normalizzato” di produzioni allucinatorie e azioni, il cui fine è l'evacuazione dell'angoscia, ma anche del significato di sé. Poiché il “terrore” è riconoscersi, essere dentro di sé, responsabili della propria realtà psichica e delle sue irriducibili contraddizioni».

Riolo F. ( 2008). Identità: la giubba e il filo, in @, 54, 897-903.

30/08/2024

Nella giornata internazionale dei detenuti soggetti a sparizione forzata, proponiamo la recensione del film "Argentina 1985"
A cura di A. Ramacciotti

"Argentina 1985 è un film che emoziona e commuove. È il primo film che narra il Juicio a las Juntas (il Processo alle Giunte Militari) a partire dal vissuto del Pubblico Ministero Julio Cesar Strassera (interpretato da Ricardo Darin), a cui viene dato l’incarico di istituire il processo contro i nove militari che governarono il Paese sin dal golpe del 1976 fino alla guerra di Malvinas 1982 per gli orrori compiuti. Strassera è un uomo permeato da impotenza e pessimismo: durante i sette anni di dittatura non ha potuto fare molto, vive male, ha la sensazione, non del tutto irrealistica, di essere perseguitato, teme che qualcuno uccida lui o la sua famiglia, è disgustato, di pessimo umore, fugge dalla realtà ascoltando la musica e non crede che il processo sia davvero fattibile.
Strassera vive quindi in una specie di limbo, uno stato di coscienza particolare tra il non voler sapere, il sapere e il non poter fare niente.
Uno stato ancor più grave di obnubilamento della coscienza è quello che si riscontra nelle vittime di gravi traumi, un tema ampiamente approfondito nella letteratura psicoanalitica.
Silvia Amati Sas (2020)[1], a partire dalla sua esperienza con un vasto numero di pazienti che avevano subito torture, ha studiato diversi meccanismi di sopravvivenza psichica che si mettono in moto. Uno di questi, “l’adattamento a qualsiasi cosa”, è una modalità difensiva che sospende le emozioni forti (di paura, terrore, dolore e sofferenza), produce l’obnubilazione della coscienza e del giudizio critico e, nel suo aggravarsi, può provocare l’effetto desimbolizzante di un avvenimento traumatico nelle vittime."
Leggi il testo completo della recensione👇
https://www.centrovenetodipsicoanalisi.it/argentina-1985/

30/08/2024

Antonio Alberto Semi
"Il metodo delle libere associazioni" (2011) Edizioni Raffaello Cortina

In questo lavoro Semi illustra il metodo delle libere associazioni, considerato “una sorta di terzo in analisi” e le sue intersezioni con transfert e controtransfert. Ci sembra interessante darvene qui un assaggio:

Pag. 47

30/08/2024

La chiacchiera, su un tema così complesso, finisce per sovrastare lo studio. L’ultimo numero della Rivista “Psiche” aiuta a comprenderlo meglio, a saperne di più.
"Si fa presto a dire Genere" di Davide D’Alessandro

"Sul complesso tema del “Genere” possiamo seguire due strade. Una è la chiacchiera, l’altra lo studio. La prima la si può trovare facilmente in piazza, al bar e, ahimè, anche su alcuni media. La seconda, sull’ultimo numero della Rivista “Psiche”, edito dal Mulino, che ha per titolo appunto “Genere”.
La storia di Imane Khelif, lapugile algerina intersex ammessa alle Olimpiadi e vincitrice della medaglia d’oro dopo aver eliminato agli ottavi anche la nostra Angela Carini, è stata la ghiotta occasione estiva per scatenare un nuovo putiferio accompagnato, come sempre, da tante strumentalizzazioni politiche. Del resto, lo sappiamo, la piazza, i bar, alcuni media e, ahimè, alcuni partiti, sono abituati a ti**re la giacca dalla propria parte chiacchierando, senza aver dedicato neppure un minuto allo studio del tema.
Per avere un quadro più chiaro, e qualche idea in più, i chiacchieroni possono leggere “Psiche”, dove trovano un esplicito editoriale di Stefania Nicasi, psicoanalista della SPI che dirige la Rivista: “Un’ansia di fondo ha accompagnato la composizione del numero e si fa sentire mentre scrivo. Non è solo la messa in discussione di consolidate certezze, il confronto con la diversità, il turbamento al pensiero di radicali interventi sul corpo; non è solo la timidezza creata da una cappa di politicamente corretto, dall’azione di una potente censura e autocensura per la quale si ha paura a usare le parole, le si pesano una ad una e si tende a cercare riparo nelle sigle; non è solo la coscienza sporca di noi analisti che in un passato non remoto avevamo assunto posizioni errate e ingiuste rispetto all’omosessualità; non è solo la consapevolezza che ancora ne sappiamo troppo poco; è anche un senso di grande responsabilità nei confronti dei giovani e giovanissimi i quali con ogni probabilità non ci leggono ma ai quali può arrivare l’eco delle nostre prese di posizione e poiché il benessere degli individui è quanto di più ci sta a cuore, non vorremmo metterlo a repentaglio assumendo atteggiamenti di apertura compiacente o di intransigente chiusura lasciandoli al dunque, loro e i loro familiari, in un modo o nell’altro, soli”.

Leggi il commento 👇
https://www.spiweb.it/cultura-e-societa/stampa/rassegna-stampa-2/rassegna-stampa-italiana/si-fa-presto-a-dire-genere-di-d-dalessandro-huffpost-21-8-2024/

05/08/2024

“Siamo traghettatori noi psicoanalisti, e insieme compagni di viaggio di chi percorre la “terra di nessuno”. Mettiamo in collegamento due rive di stati diversi, quella del mondo interno e del mondo esterno, del sogno latente e del sogno manifesto, del sintomo somatico e del pensiero, la sponda dell'alibi et tunc con quella dell'hic et nunc. Mettiamo in collegamento, come dice la Quinodoz, parti folli del paziente con altre parti sane e, avendo noi stessi fatto esperienza del guado e della voga, sappiamo come ci si può sentire in una terra di nessuno, essendo consapevoli e potendo tollerare, a differenza dei pazienti, le nostre parti folli che partecipano al nostro lavoro.

L'analista, si diceva, ha fatto esperienza delle proprie parti folli, e questo è avvenuto inizialmente con l'analisi personale e il suo training, ma successivamente anche attraverso una tensione etica ad apprendere dall'esperienza che in questo caso — per seguire le parole dell'Autrice — è un “imparare a parlare” per trovare quelle parole che possano “toccare” il paziente e consentire a questi, a sua volta, di “imparare” ad esprimere quelle parti folli di sé di cui ha paura e che ha sottoposto al trattamento dei suoi meccanismi di
difesa. In questo raccordo tra sensazioni corporee e pensiero, tra pensiero e linguaggio, tra realtà interna e realtà esterna, in questo doppio movimento tra le due rive, nascono quegli effetti di verità e di insight che caratterizzano le trasformazioni psicoanalitiche”.

Enrico Mangini (2003), Danielle Quinodoz (2003) Words that touch. A psychoanalyst learns to speak, London, Karnac, 209 pagine, in di Psicoanalisi , (49)(4):885-891

Indirizzo

Via Panama 48
Rome
00198

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