Il 28 dicembre del 1943 venivano fucilati dai nazifascisti, presso il poligono di tiro di Reggio Emilia, i sette fratelli Cervi, simboli imperituri della Resistenza e della lotta partigiana.
Di estrazione contadina, i sette figli maschi (dei nove totali) del mezzadro Alcide, i fratelli Gelindo, Antenore, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore Cervi sono pienamente rappresentanti delle masse rurali cresciuti negli anni della dura lotta di classe che caratterizza la pianura emiliana dall'espandersi del capitalismo nelle campagne fino al suo inasprirsi sotto il fascismo. Il retroterra familiare e socio-politico era permeato dalle lotte del movimento socialista dei primi decenni del novecento, pertanto fu inevitabile che la famiglia Cervi divenne irriducibilmente antifascista, come diverse altre della zona. Già all'indomani della caduta del fascismo, nel luglio del '43, i fratelli iniziarono con l'opposizione armata al regime occupante e repubblichino andando a formare un gruppo la "Banda Cervi" che costituì un nucleo di guerriglia fondamentale nella bassa reggiana e che andrà ad attirare molti altri elementi combattenti, inclusi ex-prigionieri sovietici e soldati italiani sbandati. Sotto la direzione clandestina del PCI, la "Banda Cervi" condurrà con alterne fortune la lotta partigiana per tutto l'autunno del '43, sopportando i momenti più duri della lotta di liberazione. È in questo contesto che, alla fine del novembre '43, dopo un conflitto a fuoco con forze fasciste soverchianti, i sette fratelli insieme ad alcuni partigiani sovietici e gli italiani Castellucci e Camurri vengono fatti prigionieri. Dopo aver devastato la loro casa e fatto prigioniero anche il vecchio Alcide, i fascisti tortureranno i fratelli e gli altri partigiani fino alla loro fucilazione il 28 dicembre. La vicenda e la morte dei fratelli Cervi diventerà, già da quegli stessi anni, simbolo di eroismo e abnegazione partigiana radicandosi profondamente nella memoria delle masse popolari, no
Il 20 dicembre 1973 i guerriglieri baschi dell'ETA giustiziano, a Madrid, il numero due del franchismo: Luis Carrero Blanco.
Militare della marina spagnola, Carrero Blanco raggiunse rapidamente i vertici del potere politico spagnolo. Nel '41 ottiene la carica di sottosegretario alla Presidenza per poi divenire, grazie all'amicizia personale con Franco, vicepresidente dal 1967 alla morte. Considerato dal "caudillo" stesso suo successore, tanto da ricevere la nomina di Presidente lo stesso anno della morte, Carrero Blanco venne fatto saltare in aria sulla sua automobile la mattina del 20 dicembre, mentre rientrava a casa dopo una funzione religiosa. Il veicolo venne proiettato addirittura oltre il tetto del palazzo antistante rendendo la sua morte, che fu duro colpo per la dirigenza del regime e per lo stesso Franco, un'operazione guerrigliera tanto importante, oltre che fortemente simbolica e spettacolare, da rimanere radicata nell'immaginario popolare.
L'azione, colpendo ai massimi livelli il regime oppressivo allora vigente, ebbe una forte valenza per il popolo spagnolo e soprattutto le minoranze oppresse e le forze progressiste le quali, ancora oggi, celebrano l'attentato che portò alla morte del caporione fascista. Qui è possibile vedere una ricostruzione cinematografica dell'attentato, nel film "Operación Ogro" - dal nome in codice dell'operazione portata avanti dai guerriglieri baschi dell'ETA - del 1979, diretto da Gillo Pontecorvo con Gian Maria Volonté come protagonista nei panni di uno degli organizzatori dell'operazione.
Aggressione squadrista ai cancelli del magazzino Zampieri di Tavazzano (Lodi)
Nella notte di ieri si è consumato l’ennesimo atto di repressione nei confronti dei lavoratori in sciopero presso i magazzini di FedEx-TNT. Dopo fatti analoghi occorsi a San Giuliano Milanese, all’una di ieri una quarantina di lavoratori del sindacato SiCobas che presidiavano il magazzino Zampieri di Tavazzano (Lodi) sono stati aggrediti da un gruppo di guardie private che, travestite da lavoratori, hanno teso un vero e proprio agguato con mazze, bottiglie e sassi contro gli scioperanti. Un lavoratore è rimasto gravemente ferito alla testa, mentre le forze dell’ordine presenti non hanno mosso un dito per fermare l’aggressione delle squadracce al soldo dei padroni del magazzino. Non è la prima volta che i capitalisti utilizzano metodi repressivi del genere, servendosi di picchiatori a pagamento col benestare delle forze dell’ordine, per tentare di piegare la resistenza dei lavoratori in una vertenza, quella contro il colosso americano FedEx, che è centrale per il settore della logistica. Nonostante i continui e violenti attacchi i lavoratori della FedEx ribattono colpo su colpo, il sindacato SiCobas ha ribadito l'importanza dello sciopero nazionale della logistica del 18 giugno.
Il video è preso dalla pagina nazionale del Si Cobas Lavoratori Autorganizzati
NON SIAMO CARNE DA MACELLO