29/01/2024
Storia non censurata dei giorni della merla
La storia dei giorni della merla è presto detta: gennaio è un mese bullo. Da sempre se la prende coi più deboli scatenando neve, vento, umidità e soprattutto tristezza sull’emisfero boreale. Ma in particolare ce l’ha con una merla, vai a sapere perché. E dai uno, dai due, dai tre, la merla - che non può migrare in altri lidi perché ancora non sono ancora stati inventati i voli low cost, un anno si chiude in casa con tutte le provviste che servono per un mese. Stiamo parlando di qualche anno fa perciò tenete presente che la merla non ha il wifi nè tantomeno just eat, glovo e tutte quelle robe lì. Insomma, una bella rottura di maroni. Senza farla tanto lunga il ventottesimo giorno - perché ai tempi gennaio era più corto - la merla esce di casa, perché aveva finito le si*****te, e inizia a perculare ad alta voce gennaio. Robe tipo “mo va a cagher znêr!”, “Ciapa sò, imbandii”, “Tè brótt cme la fām”. E insomma gennaio non la prende benissimo. Va quindi da febbraio, che è inculcato come gennaio se non di più, e gli chiede tre giorni in prestito, per punire la merla. Ovviamente febbraio accetta. E gennaio si scatena con il freddo più feroce di cui è capace - un vento che pela, una nebbia che non ci si vede, ghiaccio, neve e tutto quello che gli viene in mente, costringendo la merla, che era ancora lì che faceva la fenomena all’aperto, a rintanarsi nel primo buco che trova. Se ne sta chiusa lì tre giorni, e fuma come una turca, perché non ha cibo, ma solo delle gran paglie. Dopo tre giorni, con l’arrivo di febbraio, riesce finalmente a mettere il becco fuori, ma con le piume grigie e opache, irrimediabilmente rovinate dal fumo per sempre. Da allora tutte le merle sono grigie, e non nere, febbraio ha solo ventotto giorni, mentre gennaio continua a essere un grandissimo st***zo e ce lo ricorda in particolare il 29, il 30 e il 31 che sono, appunto “i giorni della merla” e c’è sempre un freddo becco.