08/09/2018
PROCESSIONE DELLA SANTA PATRONA, DISCORSO DEL VESCOVO MOROSINI PRIMA DELLA CONSEGNA
Carissimi fratelli,
ancora una volta accogliamo in questa piazza la sacra immagine della Madonna della consolazione, che dal suo Santuario scende in città per ricordarci che Ella veglia su di noi, ci accoglie come suoi figli e ci accompagna nel nostro cammino confortandoci e consolandoci nelle nostre difficoltà.
In questa piazza, conosciuta da tutti come ”piazza della consegna”, noi, provenienti da ogni zona della città, ogni anno ci ritroviamo come popolo, per accogliere Maria. Sappiamo per fede che ella ha già incontrato ciascuno di noi al momento del battesimo ed ogni anno in questa piazza, ci ricorda la dolcezza di quel primo incontro.
La fede è l’incontro di Dio con l’uomo, e, in nome di questo incontro, essa è anche incontro di persone, che, riconoscendo Dio come Padre, si riconoscono tra loro come fratelli. Tutto ciò da quando Dio chiamò Abramo, nostro Padre nella fede, e lo costituì Padre di una lunga discendenza; di quel popolo facciamo parte anche noi, perché figli ed eredi di quella promessa che, in Gesù, ha trovato compimento. In forza di questa salvezza universale, tutti siamo fratelli. Tutti: nessuno escluso!
Miei cari, mentre ora ci lasciamo incontrare dallo sguardo tenero ed amorevole di Maria, desidero, in suo nome, consegnarvi come elementi di fede, la fraternità universale e l’impegno a saperci accogliere fra di noi. Ve lo ricordo, supplicando la Vergine consolatrice di non far giungere, anche tra noi, come sta accadendo in altre parti d’Italia e d’Europa, il vento della xenofobia: terribile parola che significa odio contro lo straniero e il diverso. La paura degli stranieri, degli immigrati ed il conseguente odio nei loro confronti, è una condizione di vita che non ci appartiene, né come italiani, né come calabresi; noi che, per tradizione e cultura, abbiamo sempre trattato chi è “diverso da noi” con rispetto e amore, con tutto l’aiuto di cui siamo stati capaci e riconoscendo nel suo volto, quello dello stesso Gesù, che ha detto: “ero straniero e mi avete accolto; n**o e mi avete vestito..”.
Con voi, io ringrazio la Caritas diocesana e tutte le altre associazioni di volontariato, che hanno collaborato con abnegazione e senza mai risparmiarsi, per questi fratelli sfortunati; ringrazio le autorità civili e le forze dell’Ordine per il delicato e prezioso servizio di accoglienza di quanti sono sbarcati sulle nostre coste e nel nostro porto.
L’impegno legittimo a correggere tutti gli errori, le storture e gli inganni del fenomeno migratorio degli anni passati, se mai esistiti, non può giustificare l’ondata di xenofobia che sta invadendo l’animo di tanti italiani ed europei.
Miei cari non lasciamoci suggestionare da subdoli ragionamenti semplicistici; non lasciamoci prendere da eccessive paure. Usiamo di più la ragione, la fede e la morale cristiana. La xenofobia non è né ragionevole né cristiana. Non lasciamoci ingannare da chi vuol giustificare questa vergognosa caccia allo straniero come impegno a salvaguardare i valori cristiani. Davanti alla Madonna vi dico, con la forza della fede: questa è una menzogna diabolica. Quando per difendere la nostra identità diventiamo aggressivi e ci chiudiamo a chi è diverso da noi, vuol dire che la paura ha già attanagliato il nostro cuore e che la nostra identità - di uomini e di cristiani - si è indebolita, perché ha smesso di aprirsi all’incontro, reciproco e sempre arricchente, con l’altro.
Non dimentichiamo che anche la Madonna è stata profuga in Egitto con Giuseppe ed il piccolo Gesù. Lei ci insegna, in questo momento, cosa significa essere accoglienti e ci esorta a maturare questo spirito, educando in esso le nuove generazioni. Senza accoglienza, senza solidarietà, senza prossimità, senza apertura al diverso, senza il coraggio dell’ascolto, senza la tutela della dignità di tutti, noi condanneremo i giovani a vivere in una cultura disumana e barbara, che nulla ha da spartire con i grandi valori del progresso e della tradizione culturale e cristiana.
La cultura dell’incontro, di cui questa piazza è segno e monito, deve partire dall’interno delle nostre famiglie, dalle nostre comunità ecclesiali, dai nostri posti di lavoro, dagli ambienti politici dallo sviluppo dell’economia. Incontriamoci ed accogliamoci.
Questo momento sia per tutti noi il segno di una nuova civiltà: quella della reciprocità, della prossimità e dell’accoglienza; di quella civiltà dell’ascolto, del rispetto e dell’amore fraterno che vogliamo realizzare nella nostra città. Allora sarà davvero festa! E sarà festa per tutti.
La Madonna benedica i nostri propositi e, scendendo simbolicamente in mezzo a noi, prenda nel suo cuore di madre tutte le nostre miserie e fragilità, ma anche i nostri sogni ed i nostri prooositi, e ci conforti; e ci accompagni; e ci consoli. Amen.