07/11/2024
Grazie a Gian Ruggero Manzoni per la bella recensione del volumetto di Hans Fallada «Il rimpatriato», a cura di Claudia Ciardi, Edizioni Via del Vento.
«Rudolf Wilhelm Friedrich Ditzen, noto al pubblico come Hans Fallada, nacque nel 1893 a Greifswald, in Germania, sulle rive del Mar Baltico. Di famiglia borghese, il padre era un magistrato che più che seguire i processi si affannava a nascondere i problemi del figlio morfinomane e avente un carattere instabile e rissoso. Nel 1911 il ragazzo uccise in duello un suo compagno di scuola, e tentò a sua volta il suicidio, ma non venne perseguito perché lo scontro fu leale. Esordì letterariamente pubblicando “Il giovane Goedeschal” (1920), studio sui tormenti dell’adolescenza in stile espressionista. Amministratore in alcune tenute fu ripetutamente accusato di truffa. Cronista per un giornale locale assistette alla rivolta degli agricoltori nell’Holstein che gli ispirò “Contadini, bonzi e bombe” (1929). Poco dopo il matrimonio e la nascita del figlio, a Berlino, fu salutato dal successo di “E adesso, pover’uomo?” (1932), romanzo sull’inflazione e la disoccupazione. Ritirato in un podere nei dintorni della metropoli, continuò a fare uso di morfina e venne ricoverato per esaurimento nervoso. Infine fu detenuto in un manicomio criminale a causa di un presunto atto di violenza contro la moglie; in cella scrisse i diari dal carcere in forma crittografata (1944-’45). Nel 1946 venne in possesso di un incartamento che riguardava storie di incarcerati e condannati a morte dai nazisti; ad esse si ispirò per comporre, in pochissimo tempo, “Ognuno muore solo”, edito nel 1947. La sua vita travagliata terminò a Berlino nel febbraio di quello stesso anno.
Di Hans Fallada, voce letteraria fra le più incisive nel periodo fra le due guerre mondiali e della crisi economica tedesca, Via del Vento propone alcune prose inedite in Italia sulla fragilità della condizione umana e sui rovesci del destino.
Così ha scritto la sempre brava Daniela Domenici di questo interessantissimo libro di un autore da noi poco letto: “Non conoscevo questo scrittore tedesco, in arte Hans Fallada, pseudonimo tratto da due fiabe dei fratelli Grimm. Ringrazio la traduttrice Claudia Ciardi che ci propone due racconti lunghi ‘Trovo lavoro’ e ‘Il rimpatriato’ e tre brevi ‘Il povero napoletano’, ‘Il medico derubato’ e ‘Circa ottanta marchi’. Scrive Ciardi nella postfazione che illustra le tematiche della raccolta: Il teorema letterario di Fallada si gioca sul filo dell’imprevedibilità. Basta un piccolo incidente perché la vita rotoli lungo una discesa inarrestabile. Viceversa, quando tutto sembra perduto, può accadere all’improvviso qualcosa che permette di recuperare - è questo il fil rouge delle cinque storie che sono distribuite lungo un arco temporale che occupa gli anni Trenta del 1900 e hanno in comune questo peculiare moto oscillatorio”.
Sebbene il suo stile fosse quel tanto espressionistico, Fallada fu uno degli autori di maggior successo anche durante il periodo Nazista. Per poter pubblicare cercò di farsi accettare dalle autorità e adattò, parzialmente, le sue opere alle esigenze del potere. Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda e Cultura, e la sua Camera della Letteratura del Reich, rimasero molto colpiti dal suo fare narrativa. Il libro “Lupo tra i lupi” (Wolf unter Wölfen, 1937), interpretato come una critica alla Repubblica di Weimar, venne visto positivamente ed anche elogiato esplicitamente da Goebbels. Invece Alfred Rosenberg, ideologo di spicco del Nazionalsocialismo, fu molto critico nei confronti di Fallada, tentò, infatti, di far ritirare il libro. Così, lo scrittore, dovette passare da un piglio quel tanto critico-sociale all'area della cosiddetta “letteratura di intrattenimento leggero”. In una nota riportata a Goebbels: "I successi di vendita indicano che l'accoglienza complessivamente positiva dell'autore continua a essere più che buona poiché è riuscito ad aumentare le sue entrate da circa 48.000 Reichsmark nel 1939 a oltre 74.000 Reichsmark nel 1942". In qualità di leader speciale della RAD (Servizio del Lavoro del Reich), Hans Fallada guidò un viaggio di reportage, nel 1943, nella Francia occupata dai nazisti, partendo da Parigi via Bordeaux fino al confine spagnolo. Durante la sua permanenza in quella nazione egli avrebbe dovuto scrivere, per poi renderle pubbliche, sue impressioni, ma fu per lo più preso dal fornire sostegno culturale ai soldati delle forze di occupazione tedesche. Una volta rientrato in patria iniziarono le sue forti crisi depressive e, di nuovo, impulsi omicidi e suicidi.
Fallada è un autore da leggere perché interessantissimo ciò che ha pubblicato e “straniante” e ricca di “pluripersonalità” la sua (f***e) vita.»