Storie di Premier

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L’odore della cannella, il crepitio del fuoco nel camino e quell’inconfondibile sensazione di piacere che avvolge il per...
26/12/2025

L’odore della cannella, il crepitio del fuoco nel camino e quell’inconfondibile sensazione di piacere che avvolge il periodo più bello dell’anno.
È vero, il Natale è già passato, ma non per questo non dobbiamo smettere di essere felici: sì, perché oggi è il giorno di Santo Stefano.
Oggi è il Boxing Day!

Tutto nacque tanti anni fa, quando divenne usanza comune regalare doni ai propri dipendenti o ai membri delle classi sociali più povere in apposite scatole, “box” appunto.
Dapprima a livello amatoriale e poi a livello professionistico grazie alla nascita della First Division, il 26 dicembre divenne anche il giorno in cui i lavoratori si dedicavano al moderno gioco del football: la prima partita ufficiale della storia si giocò nel lontanissimo 1860 tra i due club più antichi al mondo, lo Sheffield FC e l'Hallam FC, mentre a partire dal 1958 fu concesso a giocatori, allenatori e arbitri di passare il Natale in famiglia.

Tra le partite più memorabili dell’epoca moderna non possiamo non ricordare il pirotecnico tre a tre tra Sheffield Wednesday e Manchester United del 1992, la rete di un giovanissimo Robbie Keane nella sfida di Highfield Road tra il Coventry e l’Arsenal, il successo del Bolton contro il Newcastle nel 2002 e quello del Charlton contro il nuovo Chelsea di Roman Abramovich appena un anno dopo. Memorabili invece le sessantasei reti realizzate in occasione del Boxing Day del 1963, un record tuttora ineguagliato.

Sessantadue anni più tardi, saranno Manchester United e Newcastle a darsi battaglia sul green dell’Old Trafford per l’anticipo della diciottesima giornata di campionato, una sfida che si ripete incessantemente dal 1896 e che anche in questa occasione attirerà migliaia di appassionati davanti al televisore: da un lato i red devils di Rúben Amorim, otto punti nelle ultime quattro uscite e una classifica che sta lentamente tornando a sorridere, dall’altra i magpies reduci dal ko nel derby del Tyne and Wear e che a Manchester vogliono ritrovare punti e sorriso.

Chi vincerà?

L’ultimo trofeo conquistato dall’Everton è la FA Cup del 1995, vinto anche grazie a un cambio che non andava fatto.Il 9 ...
22/12/2025

L’ultimo trofeo conquistato dall’Everton è la FA Cup del 1995, vinto anche grazie a un cambio che non andava fatto.

Il 9 aprile si giocano le semifinali della coppa. A Elland Road, lo stadio del Leeds, l’Everton affronta una squadra in missione. Il Tottenham non doveva neanche partecipare al torneo, una punizione pesantissima (insieme a 12 punti di penalizzazione in Premier) per irregolarità finanziarie. Solo in appello la squadra viene riammessa e, trascinata dalla talentuosa coppia formata da Teddy Sheringham e Jürgen Klinsmann, non vuole lasciarsi scappare l’occasione.

L’anima blu di Liverpool è forse una sorpresa ancora più grande. Dopo aver iniziato la stagione con una striscia di dodici gare senza vittorie, il nuovo tecnico è Joe Royle, un ex giocatore dei Toffees senza grande esperienza in panchina. Riesce però a ridare animo alla squadra, tanto che a Elland Road l’Everton si trova in vantaggio 2-0 dopo un’ora di gioco. Klinsmann però accorcia le distanze e il Tottenham prende coraggio.

I Toffees barcollano più volte e al 71’ vedono anche crollare a terra la punta titolare Paul Rideout dopo un duro contrasto. Royle vuole prendere tempo senza fare sostituzioni veloci ma, dalla panchina, si alzano due persone: l’assistente allenatore Willie Donachie e Daniel Amokachi, punta nigeriana acquistata dopo essersi messa in mostra ai Mondiali statunitensi.

Amokachi non segna da settembre ma si sente in forma. Farebbe di tutto per poter giocare. Così va da Donachie e mente spudoratamente, dichiarando che l’allenatore ha chiamato il cambio. L’assistente si precipita dal quarto uomo: fuori Rideout, dentro Amokachi.

Royle non crede ai suoi occhi. Si infuria, sbraita, ma ormai il cambio è fatto. La rabbia, però, si tramuta presto in gioia: Amokachi firma una doppietta negli ultimi minuti e stende definitivamente il Tottenham, portando l’Everton a Wembley dove trionferà in finale sul Manchester United.

E il povero Royle? Pare l’abbia presa bene. A fine partita entra negli spogliatoi e si dirige subito verso Amokachi. Lo abbraccia e gli stringe la mano, poi con un mezzo sorriso gli dice: “Ben fatto, figliolo, ma non provarci mai più”.

Il primo graffio del futuro Re di Manchester.19 dicembre 1992, stadio Stamford Bridge. Lo United è quarto in classifica ...
19/12/2025

Il primo graffio del futuro Re di Manchester.

19 dicembre 1992, stadio Stamford Bridge. Lo United è quarto in classifica nella stagione inaugurale di Premier League, il mese precedente era sceso fino al decimo posto dopo sette gare senza vittorie. Alex Ferguson viene bersagliato dai tifosi: non è riuscito a comprare un grande attaccante.

Ferguson aveva provato a convincere in estate Alan Shearer, ma era stato beffato dal Blackburn. Così aveva ripiegato su Dion Dublin; l’ex Cambridge si era rotto la gamba dopo poche partite. I tentativi per rimpiazzarlo erano andati tutti in fumo.

La chiamata che cambierà la storia dello United è arrivata a fine novembre. Il Leeds vorrebbe Denis Irwin; Ferguson non ha assolutamente intenzione di darlo via e, scherzando, risponde che vorrebbe invece la loro punta titolare. Un francese irascibile, problematico e impossibile da controllare, ma dannatamente forte: Éric Cantona. Aveva guidato i Whites alla vittoria del titolo l’anno precedente superando proprio il Manchester di Ferguson. Il Leeds, incredibilmente, accetta di cederlo.

Cantona esordisce il 6 dicembre nel derby contro il City, entrando nell’intervallo al posto di un’ala neanche ventenne ma già imprescindibile, Ryan Giggs. Lo United vince per 2-1, ma Cantona non lascia il segno. Invece quel 19 dicembre 1992 il francese è titolare, sotto una pioggia scrosciante che si riversa su tutta Londra. Il Chelsea è passato in vantaggio con un gol spettacolare del difensore David Lee.

Cantona non è ancora un principe a Manchester, figurarsi un Re. Non ha ancora preso la squadra sulle spalle. Old Trafford non è ancora quella bolgia che, appena Éric tocca un pallone, si accende di un’incandescente luce propria. Il colletto della casacca numero 7 è ancora abbassato.

Però sul colpo di testa di Mike Phelan, a rimettere in mezzo all’area il cross di Lee Sharpe, si avventa proprio lui. Non è il momento di fare magie, di inventarsi gesti tecnici improbabili: si gira e la tira al volo all’angolino basso.

Non è un gol magnifique, ma è l’inizio della strada che lo porterà a essere incoronato Re di Manchester. 33 anni fa Éric Cantona segnava il suo primo gol con la maglia del Manchester United.

“Jamie, secondo te il mister oggi ci farà giocare?”Due ragazzi seduti in panchina. Mani conserte sopra le gambe e lo sgu...
17/12/2025

“Jamie, secondo te il mister oggi ci farà giocare?”

Due ragazzi seduti in panchina. Mani conserte sopra le gambe e lo sguardo fisso sul campo.

Quello a sinistra ha la bocca aperta, un taglio di capelli perfetto e l’espressione del tipico Good Boy. Chiede al compagno se in quella partita almeno uno dei due riuscirà a giocare qualche minuto.

L’altro, leggermente chinato, stringe fra le mani una barretta energetica (o chissà che altro), ha lo sguardo leggermente arcigno, un taglio di capelli discutibile e la faccia da vero Bad Boy.

Loro, così simili e così diversi, sono Harry Kane e Jamie Vardy, in quel momento hanno rispettivamente 20 e 26 anni. Ritratti durante una delle loro tante panchine nell’annata 2012/2013 in Championship a Leicester. Kane? Vardy? In panchina? Avete capito bene.

Prima di riempire le porte inglesi di reti (350 in due), prima di scrivere la storia dei loro club (Tottenham e Leicester), quei due erano dei comunissimi panchinari come tanti altri. Dietro nelle gerarchie di mister Nigel Pearson ai titolari David Nugent e Chris Wood.
Un Good e un Bad Boy che si prenderanno la Premier a suon di gol.

Leggi l’approfondimento sul nostro sito.

15 agosto 1992. Lo stacco imperioso di Brian Deane apre la strada alla vittoria per 2-1 dello Sheffield United contro il...
15/12/2025

15 agosto 1992. Lo stacco imperioso di Brian Deane apre la strada alla vittoria per 2-1 dello Sheffield United contro il Manchester United. Non è un gol qualsiasi, perché la firma dell’attaccante degli owls diventa anche il timbro numero uno nella storia della Premier League. Il primo di una lista infinita, che continua a crescere ormai da 33 anni. Oggi però ci fermiamo prima: più precisamente al 15 dicembre 2001.

3409 giorni dopo il gol di Deane, un altro attaccante decise di prendersi le luci dei riflettori. E no, non stiamo parlando di campioni leggendari come Eric Cantona e di quel suo irriverente colletto tirato all’insù, né dell’intramontabile Alan Shearer e delle sue corse con il braccio al cielo per ogni gol, e neanche delle giocate da fuoriclasse di Michael Owen o delle zampate in area di rigore di Teddy Sheringham. Stiamo parlando di Les Ferdinand: giocatore iconico del calcio inglese che, a cavallo tra gli anni ’90 e 2000, fece le fortune di Queens Park Rangers, Newcastle e Tottenham.

Nel pomeriggio di 24 anni fa, durante l’incontro al White Hart Lane contro il Fulham, l’ormai trentacinquenne centravanti degli Spurs - dopo aver segnato a metà settimana una tripletta nella vittoria per 6-0 in Coppa di Lega contro il Bolton Wanderers - confermò lo straordinario momento di forma scrivendo per sempre il proprio nome nella storia della Premier League. A supportarlo nell’impresa fu Darren Anderton che, inseritosi centralmente nella retroguardia del Fulham, gli offrì il pallone più importante della sua carriera.

Con quel semplice tap-in a pochi passi dalla porta, Les Ferdinand segnò il gol numero 10.000 del campionato più bello del mondo. E chi se ne frega se quel tocco di destro non farà mai brillare gli occhi dei profeti dell’estetica. L’abbraccio dei suoi compagni è quello di tutti noi, appassionati d

Nessun manager inglese ha mai vinto la Premier League dalla sua fondazione nell’ormai lontano 1992, l'ultimo Howard Wilk...
12/12/2025

Nessun manager inglese ha mai vinto la Premier League dalla sua fondazione nell’ormai lontano 1992, l'ultimo Howard Wilkinson (in foto) con il Leeds nel 1991-1992. Poi un digiuno che perdura da ben quattro decenni per buona pace dei tanti romantici del calcio d’oltremanica: dallo United di Sir Alex Ferguson al Liverpool di Arne Slot, dal sorprendente Blackburn di Kenny Dalglish al City di Mancini, Pellegrini e Guardiola, mai nella nuova formula del campionato più antico del mondo si è assistito al trionfo di un allenatore inglese a discapito di tecnici stranieri.

Nel 2023 un primo segno di risveglio si è visto con Eddie Howe e con il ritorno in Europa del Newcastle United, un ritorno al passato che ha però dovuto beneficiare degli ingenti fondi del Public Investment Fund di Mohammad bin Salman Al Sa'ud e che non nasconde le evidenti difficoltà dei manager inglesi di guadagnarsi la fiducia dei club di Premier League: nell’ultima edizione soltanto un tecnico, il già citato Eddie Howe appunto, è riuscito a iniziare e terminare la stagione sulla stessa panchina. Non benissimo.

E gli altri? Leggi l’approfondimento sul nostro sito.

Vincere la Premier League non è mai semplice. Vincere senza mai perdere nemmeno una partita è qualcosa che rimarrà scolp...
10/12/2025

Vincere la Premier League non è mai semplice. Vincere senza mai perdere nemmeno una partita è qualcosa che rimarrà scolpito nella storia. Ma in effetti il soprannome “The Invincibles”, gli Invincibili, non te lo guadagni certo per caso.

Sono passati più di 20 anni da quando l'Arsenal ha conquistato la sua ultima Premier League. Erano gli anni di Dennis Bergkamp, Patrick Vieira, Sol Campbell, ma soprattutto di Thierry Henry, trascinatore con 30 gol e 9 assist di quella squadra che fece 26 vittorie e 12 pareggi in 38 giornate.

Dal 2004 a oggi, i Gunners hanno avuto diverse occasioni per cercare di colmare quell'assenza dall'albo d'oro dei vincitori della Premier League che anno dopo anno si fa sempre più pesante per i tifosi. L'ultima è stata un anno e mezzo fa, quando la volata tra Manchester City e Arsenal ha visto trionfare gli uomini di Guardiola di appena 2 punti, 91 contro 89.

Arrivati vicini alla boa di metà campionato, l'Arsenal guida la classifica ma chissà che qualche fantasma non abbia già cominciato a popolare i sogni, o per meglio dire gli incubi dei Gunners, dopo che la sconfitta con L'Aston Villa ha ridotto a 2 le lunghezze di vantaggio sui più immediati inseguitori, che guarda caso sono proprio i Citizens.

C'è tempo per scoprire come finirà la Premier League 2024/2025, ma una cosa è certa: la leggenda degli Invincibili non si tocca, stavolta all'Arsenal basterebbe essere gli Irraggiungibili, almeno per una volta.

Lo sapevate che a cavallo tra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso, a Manchester una terza realtà cittadina provò a...
08/12/2025

Lo sapevate che a cavallo tra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso, a Manchester una terza realtà cittadina provò a sfidare lo strapotere di United e City?

Nel cuore dell’East Manchester, nel 1928 nacque il Manchester Central Fc, ambiziosa società fondata da John Ayrton e John Iles. Il nome “Central”, colori sociali bianco e nero, fu scelto anche per poter usare le iniziali MCFC, quasi come voler sfidare il Manchester City.

L’obiettivo era chiaro: formare talenti locali e crescere sino alla Football League, giocando al Belle Vue Speedway Stadium e arrivando a portare allo stadio fino a 8.500 spettatori in partite di grande richiamo.

Il resto della storia ve la raccontiamo sul nostro sito.

L'Aston Villa ha appena battuto, con un gol al 95' di Emiliano Buendia, l'Arsenal nello scontro al vertice di questa gio...
06/12/2025

L'Aston Villa ha appena battuto, con un gol al 95' di Emiliano Buendia, l'Arsenal nello scontro al vertice di questa giornata di Premier League.

I Villains ora sono a solo 3 punti dal primo posto, occupato proprio dai Gunners e sognano di tornare a vincere il campionato dopo un'eternità.

L'ultima volta? Stagione 1980-1981, in campo c'era questo ragazzo qua, Gary Show. Scomparso poco più di un anno fa, eroe senza tempo che guidò la squadra, della quale era tifosissimo, anche al successo in Coppa Campioni nella finale di Rotterdam del 1982 contro il Bayern Monaco.

Fantastica la sua scheda personale:
- auto? Una Ford Es**rt.
- tempo libero? Mi piace stare in compagnia ma non mi piace fumare.
- ambizione personale? Avere la sicurezza finanziaria per me e la mia futura moglie e famiglia.
- che persona vorresti incontrare? Sting, il leader dei Police.

Meraviglia.

“3 espulsioni in 27 presenze di campionato? Più una in Coppa? E chi è? Materazzi?”. Sì, un Marco Materazzi venticinquenn...
06/12/2025

“3 espulsioni in 27 presenze di campionato? Più una in Coppa? E chi è? Materazzi?”. Sì, un Marco Materazzi venticinquenne alle prese con la sua unica esperienza in Premiership, maglia Everton, stagione 1998-99. Gran fisico, carattere battagliero, l’ideale per andare a fare a sportellate con i centravanti d’oltremanica, in una squadra (e in uno stadio) iconici e riconoscibilissimi.
Una scelta esotica per quei tempi, che avrebbe potuto regalare al futuro campione del mondo una carriera importante nel campionato più affascinante di tutti. E invece Matrix, mancino con doti realizzative e di impostazione superiori rispetto ai colleghi inglesi, e comunque titolare indiscusso fino all’infortunio che pose fine al suo percorso, finì per lasciare il segno (quasi) soltanto per le intemperanze e gli eccessi agonistici, con due gol isolati che non migliorarono di molto la stagione mediocre dell’Everton. E a fine stagione tornò a casa, a Perugia, prima di spiccare il volo con l’Inter e con la Nazionale.
I perché di questo fallimento? Non si ambientò mai veramente, e subì un clima che in Inghilterra era ancora sfavorevole agli stranieri in generale, e agli italiani in particolare. Finì nel mirino di alcuni compagni (ebbene sì), della critica, dei tifosi, e soprattutto degli arbitri, che gli riservarono un trattamento particolare. Questo è onesto sottolinearlo, anche se il modo di giocare era già quello che abbiamo imparato a conoscere con l’Inter e con la Nazionale: anticipi rudi, scivolate da brivido, gioco aereo al limite. Circola su You Tube un video fantastico del suo duello con Andy Cole e David Beckam, nel match tra Everton e United (https://www.youtube.com/watch?v=gS4C4P39GtY).
Secondo Alan Myers, al tempo responsabile comunicazione del club: “He was never really happy. It was almost doomed from the start”. Myers fu peraltro protagonista di uno degli episodi più curiosi nell’ambito della breve parentesi di Marco Materazzi in Premiership. Darren Huckerby, attaccante del Coventry City, avversario di giornata al Goodison Park, esagerò gli effetti di un intervento del difensore italiano. In altre parole, si tuffò platealmente. L’arbitro tirò fuori dal taschino il cartellino rosso. L’ennesimo. Materazzi protestò invano, poi si accasciò sui cartelloni pubblicitari e scoppiò a piangere, consolato dai tifosi. Walter Smith, manager dell’Everton, spedì Myers a togliere il ragazzo da bordo campo per accompagnarlo al tunnel (“For God’s sake, Al, go and get him”).
Un episodio assolutamente particolare, che rende l’idea di una situazione ormai deteriorata e che si sarebbe sciolta da lì a poco. Materazzi, però, non ricorda con angoscia quella stagione poco felice. Anzi, ha recentemente celebrato l’anniversario della sua prima rete con i “blu” di Liverpool sui propri social (il 2-1 decisivo nel match di Coppa con l’Huddersfield Town, 23 settembre 1998). Una giornata memorabile. Il primo gol in Inghilterra. Seguito poi, nell’arco dello stesso match, da due cartellini gialli in rapida sequenza e conseguente espulsione. That’s life.

La favola Wrexham continua a stupire. Dopo tre promozioni di fila in tre anni, impresa mai riuscita nel calcio inglese, ...
04/12/2025

La favola Wrexham continua a stupire. Dopo tre promozioni di fila in tre anni, impresa mai riuscita nel calcio inglese, è in corsa per raggiungere i playoff di Championship.

Il club di proprietà di Ryan Reynolds, il Deadpool della Marvel, e del suo amico e collega Rob McElhenney continua la sua corsa verso il sogno di raggiungere la Premier League. Il pareggio all’ultimo secondo di sabato 29 novembre contro il Blackburn vale il decimo posto in classifica, a soli tre punti dalla zona playoff.

Nonostante le prese in giro e le perplessità di molti puristi, il club gallese rischia seriamente di poter raggiungere il suo lieto fine tanto agognato. Ma come fa questa favola in salsa hollywoodiana ad aver raggiunto un risultato mai prima immaginato nella storia del calcio inglese? Come può sognare di arrivare in Premier League?

Ve lo raccontiamo nel nostro nuovo pezzo.

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