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18/11/2024

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Mente sapendo di mentire! :-/
18/11/2024

Mente sapendo di mentire! :-/

L’ho sempre detto e lo ribadisco oggi: la grande forza della destra è la capacità di mentire, mentire e ancora mentire a tutto e tutti senza provare la minima vergogna.

E stamani ne abbiamo un’altra prova: un’intervista della Tesei, figlioccia di Salvini, che ha dello scandaloso dalla mole di bugie che vengono dette. Scandalosa, moralmente oscena.

Smontiamogliene alcune.

“I disoccupati sono al minimo”.
L’ultimo dato annuale completo dell’Umbria (ISTAT, non Topolino) ci dice che in Umbria il tasso di disoccupazione è al 6%, penultima nelle regioni dell’Italia centrale dopo Toscana e Marche. Nulla di cui vantarsi, anzi.

“Abbiamo un tasso di occupazione più alto della media nazionale”.
Sì, vero! Perché il dato nazionale è purtroppo trainato al minimo dal Mezzogiorno, che abbassa vertiginosamente la media nazionale. Se però prendiamo il centro-nord… secondo l’ISTAT l’Umbria non solo risulta sotto la media, ma addirittura PENULTIMA regione, classificata 11° su 12° per tasso di occupazione.

“Prima che arrivassi in Umbria c’era immobilismo e mancanza di sviluppo economico”.

Sempre ISTAT: l’Umbria (qui si) è la PRIMA in classifica nelle regioni centro-settentrionali per incidenza di povertà relativa sulle famiglie. Siamo al 7,7% di famiglie umbre in povertà relativa contro una media del centro Italia del 6,5% e del Nord che è al 6,3%. Sul lavoro invece le farei notare che l’Agenzia Umbria Ricerche ci dice che qui gli stipendi sono inferiori rispetto al resto d’Italia: un impiegato guadagna meno dell’8,9% rispetto alla media nazionale, un apprendista il 5,8% e un operaio quasi il 7% in meno.

E mi fermo qui perché se entriamo sulla sanità (dove ha scritto delle cose indicibili) non si finisce più.

Questi sono FATTI, non chiacchiere. Sono numeri, dati precisi, e parlano chiaro: siamo al DISSESTO. È tutto nero su bianco.

E lei governa da cinque anni, non cinque giorni: cinque anni.

Lascia una terra impoverita e sarà il caso di mandarla a casa una volta per tutte.

17/11/2024

Da Zecca Buonista

17/11/2024

La funzione dell’università non è quella di rispondere alle esigenze attuali della società, o alle necessità contingenti del mercato, ma semmai fornire idee, strumenti e teste ben fatte (e non ben piene) per rinnovare, cambiare, articolare quelle esigenze sociali e quelle necessità di mercato. La rubrica di Tomaso Montanari

👉https://altreconomia.it/luniversita-non-e-al-servizio-del-mercato/

17/11/2024

Karl Marx è conosciuto come filosofo, umanista, intellettuale, come pensatore rivoluzionario. Famosi i suoi studi economici e sociologici, si sa che fu un visionario: predisse prima di chiunque altro l'esistenza dei cicli economici; qualcosa di cui tutti abbiamo sentito parlare spesso oggi, in un periodo in cui la Rivoluzione Industriale era appena iniziata. Tuttavia, si sa poco del suo grande amore per la matematica, o dell'esistenza dei suoi studi e trattati matematici. Marx dedicò tutta la sua vita allo studio dei fenomeni sociali, e volle farlo con tale rigore che finì per dedicarsi allo studio e all'uso esclusivo della matematica. Non c'è edizione delle sue carte matematiche che ci permetta di sapere fino a che punto si sia spinto, tutto ciò che si sa del suo lavoro matematico ci è giunto grazie alle numerose lettere pubblicate che scambiò principalmente con Engels e altri pensatori dell'epoca. In effetti, Karl Marx non pubblicò più di articoli di giornale durante la sua vita. Anche la sua grande opera, "Il Capitale", fu pubblicata da Friedrich Engels anni dopo la sua morte
MANOSCRITTI MATEMATICI sono una raccolta di manoscritti delle note matematiche di Karl Marx in cui ha tentato di derivare le basi del calcolo infinitesimale dai primi principi. Pubblicati per la prima volta nell'URSS nel 1968
Le note che Marx ha preso sono state raccolte in quattro trattati indipendenti: sul concetto della funzione derivata, sul differenziale, sulla storia del calcolo differenziale e del teorema di Taylor, teorema di McLaurin e teoria delle funzioni derivate di Lagrange, insieme a diverse note, bozze aggiuntive e supplementi a questi quattro trattati. Questi trattati tentano di costruire una base rigorosa per il calcolo e utilizzano il materialismo storico per analizzare la storia della matematica.
I contributi di Marx alla matematica non hanno avuto alcun impatto sullo sviluppo storico del calcolo e all'epoca non era a conoscenza di molti sviluppi più recenti nel campo, come il lavoro di Cauchy. Tuttavia, il suo lavoro in qualche modo ha anticipato, ma non ha influenzato, alcuni sviluppi successivi nella matematica del XX secolo. Questi manoscritti non furono pubblicati in nessuna lingua fino al 1968, quando furono pubblicati in Unione Sovietica insieme a una traduzione russa. Dalla loro pubblicazione, i contributi indipendenti di Marx alla matematica sono stati analizzati in termini sia delle sue teorie storiche ed economiche, sia alla luce delle loro potenziali applicazioni dell'analisi non standard.
Marx ha lasciato oltre 1000 pagine di manoscritti di note matematiche sui suoi tentativi di scoprire i fondamenti del calcolo. La maggior parte di queste pagine di manoscritti sono state raccolte in quattro carte, insieme a bozze e note supplementari nelle edizioni pubblicate delle sue opere raccolte. In queste opere, Marx ha tentato di tracciare analogie tra le sue teorie della storia dell'economia e lo sviluppo del calcolo, costruendo il calcolo differenziale in termini di simboli matematici alterati da uno sconvolgimento che ne avrebbe rivelato il significato.
https://it.wikipedia.org/wiki/Manoscritti_matematici

Alberto Negri - L’era Trump e l’incubo di un “nuovo” Medio Oriente. Nel suo "dream team" c'è anche NetanyahuLa guerra Ir...
17/11/2024

Alberto Negri - L’era Trump e l’incubo di un “nuovo” Medio Oriente. Nel suo "dream team" c'è anche Netanyahu
La guerra Iran-Israele (e Stati uniti) non s’ha da fare, dicono gli arabi del Golfo. Ma la pace, nell’ottica di Trump e Netanyahu, ha un prezzo e lo pagheranno subito i palestinesi con l'annessione della Cisgiordania
La guerra Iran-Israele (e Stati uniti) non s’ha da fare, dicono gli arabi del Golfo. Ma la pace, nell’ottica di Trump e Netanyahu, ha un prezzo e lo pagheranno subito i palestinesi con riflessi imprevedibili su tutto il mondo arabo. La pensano così anche in Arabia saudita, sotto pressione da tempo perché faccia il suo ingresso in quel Patto di Abramo che si profila come il certificato della supremazia israeliana su tutta la regione.
Israele, potenza nucleare non dichiarata, tiene tutti sotto tiro. Lo ha detto chiaramente Amer Moussa, ex segretario della Lega araba ed ex ministro degli esteri egiziano, in un’intervista al quotidiano Al Masri al Youm: «Gli accordi di Abramo, nell’eccezione israeliana, impongono l’egemonia ebraica in un Medio Oriente coloniale dove Paesi arabi e islamici vengono costretti su un percorso dove non c’è sicurezza». Moussa ha confermato che Israele «progetta di annettere nuove terre arabe, dalla Siria all’Iraq, dal Libano alla Giordania, a parti di Egitto e Arabia saudita (dichiarazioni del ministro Smotrich, ndr)».
TUTTI PRENDONO posizione, gli iraniani per primi. Il ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi ha avuto colloqui definiti «molto importanti» con il direttore dell’Agenzia internazionale per l’Energia atomica (Aiea) Rafael Grossi in visita a Teheran. Nel 2018 Trump stracciò il patto sul nucleare voluto da Obama nel 2015 e da allora le cose sono soltanto peggiorate fino allo scontro diretto tra Israele e l’Iran.
Nel mondo arabo alla diffidenza verso Israele si aggiunge quella verso la nuova amministrazione americana. Gli stati del Golfo respingono la strategia Trump di «massima pressione sull’Iran», titolava in prima pagina l’altro ieri il Financial Times e il principe saudita Mohammed bin Salman, che ha ricevuto ieri alti emissari militari iraniani per manovre congiunte nel Golfo, ha definito un «genocidio» quello che sta avvenendo a Gaza.
Il nuovo governo Usa non è soltanto filo-israeliano ma la dimostrazione che non ci sono quasi più freni all’influenza di Tel Aviv sulle decisioni di Washington. Sul tavolo c’è uno scambio: Netanyahu non replica militarmente all’Iran e si prepara a un cessate il fuoco in Libano o a Gaza. Ma Trump dovrà approvare l’annessione della Cisgiordania, così come aveva già promesso suo genero Kushner al premier (promessa non mantenuta che gli è costata il posto da inviato per il Medio Oriente, assegnato adesso a Steve Witkoff, immobiliarista di famiglia ebraica, compagno di golf di Trump).
Bezalel Smotrich, leader di un partito di estrema destra, ministro delle finanze di Israele incaricato dell’amministrazione civile della Cisgiordania occupata, ha già annunciato che nel 2025 partirà l’annessione della West Bank. Una chiara conseguenza dell’elezione di Trump. Già in occasione del primo mandato, Trump aveva trasferito l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme e riconosciuto l’annessione del Golan siriano, inglobato dallo Stato ebraico dopo la guerra del 1967.
IN PASSATO gli israeliani avevano rinunciato una prima volta all’annessione per non compromettere gli Accordi di Abramo ma adesso che i sauditi frenano ritengono di non avere più limiti. Con Trump alla Casa bianca i sostenitori dell’annessione sentono di avere il vento in poppa. Chi potrà opporsi in una comunità internazionale spaccata e impotente? La soluzione “due popoli e due stati”, ancora presente tra gli strumenti retorici dell’amministrazione democratica, viene sepolta sotto le macerie e i morti della Palestina.
Le parole di Mike Huckabee, nuovo ambasciatore Usa in Israele, lasciano pochi dubbi: «È possibile che l’amministrazione Trump appoggi il piano del ministro delle finanze Smotrich di annettere gli insediamenti in Cisgiordania», ha appena detto alla radio militare israeliana. Questo pastore battista nel 2017 dichiarava che «la Cisgiordania non esiste, esistono solo la Giudea e la Samaria».
Del resto questa è un’amministrazione formata da filo-sionisti radicali e fuori controllo. Negli ultimi mesi Rubio, Waltz e Stefanik (rispettivamente segretario di stato, consigliere della sicurezza nazionale e ambasciatrice all’Onu) hanno attaccato l’amministrazione Biden per non aver sostenuto a sufficienza Israele nella guerra a Gaza e in Libano. Waltz, ex berretto verde dell’esercito americano, si è detto contrario a un cessate il fuoco in Medio Oriente, che «lascerebbe i terroristi di Hamas al potere a Gaza». Stefanik ha accusato l’Onu di antisemitismo per le ripetute condanne dei bombardamenti israeliani, spingendo per lo stop agli aiuti Usa a favore dell’Unrwa, l’agenzia per i rifugiati palestinesi.
LE NOMINE di Trump non sono neppure una buona notizia per l’Iran. A ottobre Rubio ha rilasciato una dichiarazione nella quale sosteneva il diritto d’Israele «di rispondere in maniera sproporzionata» alla minaccia di Teheran. Anche Waltz porterà al consiglio per la sicurezza nazionale posizioni apertamente anti-iraniane. Il mese scorso, a proposito della risposta israeliana all’attacco della repubblica islamica, aveva suggerito che lo Stato ebraico colpisse l’isola di Kharg, uno degli snodi più importanti per il commercio di petrolio, e le strutture nucleari a Natanz.
Trump e il suo “Dream Team”, che include di fatto Netanyahu, per arabi e musulmani sono già un governo da incubo.

Palestina (Commenti) . Di Alberto Negri

16/11/2024

LA GRANDE AMBIZIONE DI BERLINGUER

“vogliamo distinguerci, da una parte, dalle socialdemocrazie, che critichiamo perchè, anche attraverso le loro esperienze di governo non hanno mai saputo compiere un passo avanti effettivo sulla via del superamento della società capitalistica: e ci vogliamo distinguere, al tempo stesso, dalle esperienze di socialismo che si sono finora realizzate nei paesi dell'Est europeo, in quanto lottiamo per un socialismo che sia fondato sul rispetto e sull'espansione di tutte le libertà"

Enrico Berlinguer, intervistato al tg1 del 21 gennaio 1981

Continuo con i post dedicati a vista l'attenzione suscitata dal film con . Appena riesco scriverò un articolo. Questa citazione serva a ricordare che Berlinguer era un comunista democratico che non aveva abbandonato la lotta di classe e l'orizzonte del superamento del capitalismo. Rifondazione Comunista si oppose allo scioglimento del PCI nel 1989-1991 proprio rivendicando quella che Pietro Ingrao definiva la nostra autentica "tradizione" https://www.maurizioacerbo.it/blogs/?p=3682
Come ha chiarito tante volte Aldo Tortorella, che fu uno dei dirigenti più vicini a Berlinguer ma stranamente non citato nel film, il segretario del PCI voleva rinnovare il comunismo non abbandonarlo: http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=20030 .tab=0

Nel documento congressuale di Rifondazione Comunista ho scritto una tesi intitolata "per un comunismo democratico" perchè ritengo oggi più che mai attuale l'obiettivo che Marx e Engels assegnavano ai comunisti nel Manifesto: la conquista della democrazia. Il capitalismo neoliberista ha prodotto uno svuotamento degli spazi di democrazia conquistati nel Novecento e uno strapotere di un capitale sempre più concentrato in poche mani.

16/11/2024
15/11/2024

15/11/2024

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