12/01/2025
SUOR TERESA DALLE PEZZE, LA MISSIONARIA COMBONIANA MARTIRE, DI FANE ( la sua storia da leggere completamente per comprendere la sua grandezza)
“Se avessi mille vite, le darei tutte per la salvezza dell’Africa”
Teresa Paola Dalle Pezze nacque il 15 ottobre 1939 a Fane di Negrar (Verona) e la sua numerosa famiglia versava in gravi condizioni economiche. Emigrò in Svizzera all’età di 18 anni per trovare lavoro, perché la poca terra proprietà della famiglia non bastava al sostentamento di lei e di ben sei fratelli, e lì trovò alloggio presso il convitto delle Suore Insegnanti della S. Croce, ove iniziò il suo percorso spirituale, a Baar nel cantone di Zueg. Lì, ascoltando i racconti di missionari e missionarie, iniziò a sorgere il desiderio di seguire la stessa strada.
Nel 1961, Teresa aveva anticipato le sue vacanze e trovato il coraggio di dire ai suoi genitori ciò che più le premeva: unirsi alle Suore Missionarie Comboniane per andare a servire i più bisognosi in Africa.
Teresa prese i primi voti il 3 maggio 1964 nella ca****la delle suore a Cesiolo: una ragazza di 24 anni pronta a camminare con il suo Dio in Africa.
Non avendo preparazione di alcun tipo, frequentò un corso biennale intensivo per insegnanti d'asili nido. Altri due anni in Portogallo, per imparare la lingua parlata in Mozambico dove fu in seguito mandata, ed eccola finalmente partire per la terra dei suoi sogni: "Sono finalmente arrivata nella terra che ho sognato per anni. Vi abbraccio e vi ricordo tutti", scrisse alla sua famiglia (8/7/1968).
Suor Teresa faceva parte del consiglio pastorale della parrocchia, responsabile delle 35 Piccole Comunità Cristiane. Una in particolare era gestita da lei.
Il lavoro di suor Teresa non si limitava solo alla scuola; molti le si avvicinavano per ogni tipo di aiuto: una buona parola, una spalla su cui piangere per l'ennesima disgrazia, una coperta con cui coprirsi la notte, cibo per i propri figli, medicine per i feriti, un posto dove nascondersi dai banditi. Teresa era solita ascoltarli con pazienza, mostrando comprensione per i loro problemi e aiutandoli ogni volta che poteva.
Quando si rivolgeva ai suoi allievi, dimenticava completamente se stessa; la loro vita era molto più dura della sua. Faceva tutto ciò che era in suo potere per garantire ai bambini una alimentazione equilibrata; chiedeva aiuti ai parrocchiani di Fane, ricordando loro che dovevano essere generosi allo stesso modo in cui Dio lo era stato con loro: "Ognuno dovrebbe fare la sua parte come suggerisce Cristo; io cerco di fare la mia".
Teresa visse a cavallo tra le due guerre; i primi sette anni durante la guerra per l'indipendenza, gli ultimi dieci durante la guerra civile. Nel 1975 le venne affidato dal governo il posto d'insegnante di scienze e attività manuali a Monapo. Nel 1980 la scuola fu trasferita da Monapo a Netia; qui la vecchia missione divenne Centro Educational - Centro Educativo. Teresa era l' "incaricata della salute", responsabile di 400 studenti. Una madre-infermiera.
Nel 1984 la guerra civile si diffuse rapidamente nelle zone di Nampula e Netia: incendi dolosi, saccheggi, rapimenti, esecuzioni pubbliche, imboscate sulle autostrade e conflitti a fuoco divennero sempre più frequenti. L'eventualità di una tragica fine era sempre presente nella mente di suor Teresa: "Sono ancora viva nonostante il caos che regna da entrambe le parti. Sulle strade principali succede il finimondo. Noi siamo serene perché Dio è con noi".
La morte la sorprese sulla strada il 3 gennaio 1985. Solo un mese prima era stata invitata dalle sue superiore ad anticipare le vacanze a causa della sua salute e dei pericoli del luogo. La sua replica era stata risoluta: "Lasciare questa gente nel momento di maggior bisogno sarebbe come tradirla". La decisione di Teresa di rimanere accanto alla gente le diede il diritto di sostenere la grandezza di una tragedia che visse in prima persona.
All'epoca era alla missione di Carapira; chiese di accompagnare p. Gino Pastore a Nacala per salutare le suore di quella comunità. Andarono fino a Monapo e lì presero il convoglio militare per Nacala, visto che in quei giorni era d'obbligo viaggiare scortati sulle strade giudicate pericolose. La scorta dell'esercito era in ritardo quel giorno fatale, e i due missionari decisero di tornare a casa. Ma alle 18,30 videro il convoglio passare sulla strada asfaltata e si affrettarono per riuscire a prenderlo alla fermata più vicina.
Dopo circa 30 chilometri, tuttavia, lungo la strada si potevano vedere delle case che erano state bruciate, da poco e all'improvviso, mentre si stavano immettendo sulla strada maestra, il convoglio cadde in un'imboscata della Renamo. Il primo camion fu colpito dai bazooka. Suor Teresa e p. Gino scesero dalla loro Land Cruiser, il sesto veicolo della fila, e si stesero a terra fra le ruote. Poco dopo, quando i ribelli avvicinarono il convoglio con l'intenzione di bruciare tutti i veicoli, i due strisciarono fuori dal loro nascondiglio e si dispersero fra l'erba alta.
Ci fu un cruento scambio di pallottole e di granate tra le forze militari. Camion e macchine vennero trasformati in grandi falò. Lo straziante inferno durò circa un'ora.
P. Gino era riuscito a raggiungere un villaggio nei paraggi, sperando di vedere Teresa arrivare assieme ad altri superstiti. Iniziò una lunga ed estenuante attesa. Andò a cercarla con alcuni abitanti del luogo; il suo nome veniva gridato sempre più forte: "Teresa, Teresaa, Teresaaa", seguito solo dall'eco. Alla fine il suo corpo fu ritrovato insieme ad altri venti, disteso fra l'erba, addormentato per sempre. Era stata raggiunta da tre proiettili, uno alla testa, uno al torace, e uno alla coscia. Una morte istantanea, senza dubbio. Come avevano potuto vederla i militari nascosta tra l'erba alta? Il dubbio venne fugato grazie a un militare che si era steso accanto a lei durante al battaglia. "Notai che indossava un golf di lana e pensai a mia moglie incinta e a come poteva sentirsi la notte. 'Mama,' chiesi, 'mi daresti il tuo golf per mia moglie che è incinta?'. 'Certamente, con piacere,' rispose, e si mise in ginocchio per toglierselo. Così facendo fu avvistata e colpita".
Era morta compiendo il suo ultimo atto di ca**tà.