Casa editrice indipendente, plurale e democratica. Napoli. Orthotes, casa editrice indipendente, plurale e democratica. Questa è l’"e-videnza" dell’ente.
Si occupa prevalentemente di saggistica filosofica, considerando il "filosofico" nella sua accezione più semplice e caratteristica, e cioè come uso del sapere a vantaggio degli esseri umani, donne e uomini. La casa editrice opera nella convinzione che ogni lavoro culturale ben sviluppato e argomentato sia un lavoro filosofico, inerisca esso alle scienze teoretiche (filosofia, critica, analisi), a
quelle pratiche (etica, politica, società), o poietiche (arti musicali, figurative, tecniche). In funzione di questi principi operativi Orthotes definisce il proprio orientamento, indipendente e non programmatico, cercando di volgere lo sguardo verso la "retta direzione" di un sapere che rischiara e illumina perché di se stesso insegna l'uso. Tutto dipende dalla orthotes, dalla correttezza dello sguardo. In virtù di questa correttezza, il vedere e il conoscere diventano retti, cosicché alla fine si rivolgono direttamente all’idea suprema e si fissano in questa "direzione". Così dirigendosi l’apprensione si conforma a ciò che deve essere veduto. Per effetto di questo adeguarsi dell’apprensione in quanto idein all’idea, si costituisce una omoiosis, una concordanza del conoscere con la cosa stessa. In questo modo dal primato dell’idea e dell’idein sull’aletheia nasce un mutamento dell’essenza della verità. Martin Heidegger, Dell'essenza della verità
01/12/2025
Il passaggio d’epoca in cui siamo coinvolti comporta molteplici sfide. A essere sfidata è anche la teoria sociale. I presupposti, i concetti e i procedimenti conoscitivi di cui questa è composta sono stati formulati in Europa e in Nord America, ma alla luce di ciò che ora sappiamo di un mondo più vasto e interdipendente vanno messi alla prova, rivisitati e, a volte, riformulati.
Dobbiamo fare teoria: pensare nella situazione di oggi. La teoria sociale è anche una pratica: quella di esercitare metodicamente il pensiero mettendo a confronto le nostre idee con ciò che loro resiste. A questa pratica si ispirano gli esercizi che questo volume comprende: si tratta di esercitarci a mettere in questione ciò che sappiamo, a mettere a frutto nuove fonti, ad ascoltare le nuove voci con cui il mondo ci parla.
Modernità e modernità multiple, sfera pubblica, postcolonial studies, interdipendenza e narrazione di sé sono alcuni dei temi che affronta il volume, in un linguaggio che non cerca espressioni ad effetto, ma fa della ricerca di una sobria chiarezza la propria cifra stilistica.
01/12/2025
Si sente spesso affermare che l’unica passione più crudele dell’odio sia l’indifferenza. Ma perché ciò che potremmo definire il grado zero della passionalità viene percepito come una passione elevata a potenza negativa? Cosa si nasconde di tanto terribile nell’indifferenza? Queste sono solo alcune delle domande a cui il libro tenta di rispondere per mostrare l’intimo legame che unisce la passione all’indifferenza. Poiché diversamente da quanto saremmo portati a credere, l’indifferenza non è solo ciò che si sottrae all’amore né ciò che resta di una passione ormai consunta. Se occupa lo spazio lasciato vacante dall’amore non è per difetto ma per eccesso di passione – una passione di cui è invero la radice più profonda e il segreto più terribile.
01/12/2025
Il libro rappresenta il manifesto del pensiero di Luce Irigaray, o meglio il nucleo iniziale della sua riflessione sul soggetto donna – un’etica e una politica nuove che prendono principio dalla differenza sessuale – i cui singoli argomenti saranno affrontati uno alla volta nei testi successivi.
La risposta alla differenza sessuale di Luce Irigaray è affermativa: i sessi sono per natura diversi, ontologicamente. Nella filosofia occidentale il pensiero maschile si è imposto come soggetto universale e neutro, che costruisce il mondo a partire da sé e che sottrae all’essere sessuato femminile l’accesso al simbolico e dunque la capacità di autosignificarsi. È necessario per le donne colmare la mancanza di un pensiero proprio su se stesse e sul mondo, dotandosi di uno strumento conoscitivo che riconsegni loro questa capacità fondativa.
Il punto di partenza non può che essere il corpo, sede di origine fisica e simbolica.
01/12/2025
Che cosa significa “vedere” nell’epoca delle immagini algoritmiche e dell’intelligenza artificiale? Questo libro indaga il nesso tra visione, sapere ed etica, proponendo una riflessione sui regimi di visibilità del nostro tempo. Dalla fotografia come “presenza di un’assenza” all’immagine sintetica come nuovo spazio culturale e artistico, il volume esplora i modi del nostro guardare, mostrando come ogni immagine agisca, ovvero trasformi e istituisca mondi. In questo senso, contro il paradigma che assegna alle immagini un valore puramente cosmetico, prende forma la proposta di una propedeutica dello sguardo, capace di insegnare a distinguere, scegliere e produrre immagini significanti. In questo orizzonte, pensare il visibile diventa un gesto politico: un modo nuovo per accedere alla dimensione collettiva e costruire una cittadinanza visiva più consapevole.
Cos’hanno in comune le nuove biotecnologie, la geoingegneria, i mercati del carbonio, il potenziamento umano, l’intelligenza artificiale? Dietro la varietà di tecniche e di ambiti applicativi si cela l’unione apparentemente incongrua di razionalità e imprevedibilità: piegare il mondo alla propria volontà non mediante il suo disciplinamento ma grazie alla crescente indeterminazione dei processi; trarre vantaggio da turbolenza e disordine; porsi in sella all’incontrollabile per farsene trasportare.
Il libro mette a fuoco questa logica elusiva ricostruendone la genealogia e rilevandone la coincidenza con la razionalità di governo neoliberale, dove i dualismi tradizionali (natura/tecnica, materia/linguaggio, vivente/inanimato, realtà/cognizione, attivo/passivo ecc.) sono sempre più destituiti. Per i “nuovi materialismi” – punta avanzata della teoria sociale – queste polarità supportavano forme di dominio su umani e non umani. Ma che fare se l’anti-dualismo è asservito a un potere sempre più pervasivo che asseconda le minacce ecologiche invece di contrastarle? Il libro cerca una risposta nell’irriducibilità del reale alla sua descrizione, della natura a mero ambiente, trovando in Adorno e nel concetto di forma di vita una chiave teorica, e nell’attivismo prefigurativo un campo di esperienze promettenti.
01/12/2025
Che rapporto c’è tra la musica e il caos? A quali condizioni è possibile operare caoticamente un gesto espressivo? In che modo la scrittura musicale è in grado di agire sulla produzione di inconscio, di soggettività, di forme poetiche? Guattari attraversa questi interrogativi nei testi qui proposti per la prima volta in edizione italiana. Il problema è come pensare l’irriducibilità di un ente, vale a dire la più autentica produzione di soggettività, senza che essa sia assoggettata a un universo di referenza chiuso da codici semiotici prescrittivi. Eppure, è possibile pensare al di là di tali codici evitando di ridurre ogni comunicazione espressiva a mera incomunicabilità? In che modo, insomma, è possibile esprimere qualcosa di nuovo? La musica, secondo Guattari, si dimostra in tal senso una grande alleata…
01/12/2025
Una dolorosa riflessione sulla poesia di Paul Celan, un «amico» scomparso – e sulla scomparsa stessa –, che ne pronuncia le parole testimoniali con voce «spettrale», all'interno di quell'intima estraneità che abita ogni relazione tra gli uomini e tra i testi che scrivono. Perché, «Signore e Signori», la poesia non è che «questa parola d’infinito, parola della morte vana e del solo Nulla».
01/12/2025
Sebbene in Giappone la nascita del cinema sperimentale e Underground non sia recente – essa risale a un film assurdo e singolare come Kurutta ippeji (1926) di Teinosuke Kinugasa – soltanto nei primi anni Sessanta si chiarisce il percorso di una vocazione che, dopo un lungo travaglio teorico interiore, diviene consapevole dei propri mezzi espressivi e del significato insito nei suoi archetipi concettuali. Sono gli anni della nouvelle vague nipponica e molti registi, indipendenti e non, seguono la via della sperimentazione e della ricerca formale dando vita a una vera e propria rivoluzione estetica. I registi d’avanguardia oltrepassano la logica diegetica per giungere a una concezione strutturale del cinema come sistema di relazioni semantiche, testando il libero uso dei materiali e spingendo la ricerca verso la realizzazione di un formalismo puro – caratterizzato dalla disposizione iconica del materiale espressivo – che veicola la loro critica sociale. Da Takahiko Iimura, precursore dello sperimentalismo, al cinema politico di Motoharu Jōnouchi; da Yoji Kuri, simbolo della controcultura, al talento visionario di Nobuhiko Obayashi; dal cinema multimediale di Yoko Ono al maestro del surrealismo Katsu Kanai; dal controverso Kazuo Hara a un inedito Donald Richie, attraverso il cinema radicale di Toshio Matsumoto e Shūji Terayama fino al patriottismo suicida di Yukio Mishima. Questo libro racconta una storia lunga mezzo secolo, dove il cinema diventa occasione di rinnovamento culturale, per svincolarsi da una tradizione incapace di parlare alle nuove generazioni.
30/11/2025
Lacan è stato considerato un pensatore complesso, di difficile lettura, e in effetti decodificarlo non è certo semplice. Il lavoro fatto però in questi anni nell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi, che riunisce le Scuole lacaniane presenti in diversi Paesi, ha contribuito a offrire chiavi di lettura indispensabili a far emergere dai suoi testi un profilo clinico forte e nitido. Grande critico di tutti gli standard nati negli anni Cinquanta per stabilizzare, ma al tempo stesso burocratizzare, la pratica psicoanalitica, Lacan ha saputo dare solidi principi per la conduzione della cura e costruire bussole concettuali in grado di orientarla in modo senz’altro più significativo che non le regole empiriche di cui spesso sono composti i manuali.
Il presente libro fa parte di questo sforzo collettivo realizzato nell’ambito Associazione Mondiale di Psicoanalisi per delineare una clinica di orientamento lacaniano, per farne emergere i principi attraverso diversi momenti: dall’analisi delle psicosi, alla modalità di scansione delle sedute, dagli studi letterari usati come paradigmi clinici, alla funzione del desiderio dell’analista nella cura. Un punto essenziale è infatti che la clinica di Lacan non mette l’analista in una posizione esterna, osservativa, neutrale, ma lo implica come una sorta di oggetto duttile, qualcosa che l’analizzante usa, in un certo senso, per svolgere la propria analisi.
30/11/2025
Guy Ernest Debord (1931-1992) visionario e “cattivo maestro” del pensiero radicale ha svelato con sorprendente anticipo la logica dello spettacolo che oggi plasma algoritmi, social network e realtà aumentata. Questo volume corale propone una rilettura metadisciplinare della sua opera, intrecciando filosofia, sociologia e pedagogia in un orizzonte critico e attualissimo. Decostruire le immagini, ribaltare i significati, creare situazioni, radicalizzare i processi educativi: pratiche di emancipazione che diventano strumenti indispensabili per orientarsi nella condizione ipermediatizzata del XXI secolo. Le parole di Debord attraversano la superficie scintillante delle piattaforme digitali e ne incrinano la patina, mostrando l’urgenza di uno sguardo libero. Questo libro è una bussola teorica ed esistenziale: una mappa per chi desidera smarrirsi con coscienza e ritrovare il reale oltre la messa in scena.
Saggi di:
Alfonso Amendola, Nello Barile, Alessandro Ciasullo, Vanni Codeluppi, Mario Costa, Vincenzo Cuomo, Monica Di Domenico, Alfredo Pio Di Tore, Marcello Francolini, Antonio Lucci, Alessia Sozio
30/11/2025
Nella ricerca del senso della vita ad Agostino si dischiude un orizzonte che gli rivela la presenza della verità nell’intimo stesso della sua interiorità. Tuttavia, si rende conto che per raggiungerla deve seguire non solo la via della conoscenza ma anche quella dell’amore. Essendo creato, infatti, l’uomo ha il suo fine in Dio, ossia in colui che lo costituisce come bene. Solo se si affida umilmente al suo creatore egli può godere già in terra della verità per eccellenza. Nella libera dedizione a Dio l’uomo cresce intellettualmente, si purifica moralmente e perfeziona il proprio essere. È questo lo sfondo in cui s’inscrive la vicenda esistenziale e filosofica di Agostino. Così le sue opere, pur scaturendo da una motivazione immediata, ne richiamano un’altra, ben più profonda, rappresentata dalla ricerca della verità e assumono significati e risonanze non riconducibili soltanto alla sfera temporale.
30/11/2025
– È bene mantenere il desiderio di trovare qualcosa dietro al velo, senza tuttavia spingersi troppo in là. Non solo perché dietro al velo non c’è ciò che si pensa di trovare, ma perché se c’è qualcosa è l’abisso, è la testa di Medusa. (Cristiana Cimino)
– È grazie a questa sua natura plastica che la figura istituisce contatti tra elementi diversi o addirittura opposti, e presentifica raggruppamenti inediti, concentrazioni, sostituzioni che rilanciano il pensiero portandolo a espressione. (Carmelo Colangelo)
– L’idea fissa non torna mai come elemento statico, ma come reminiscenza costantemente ricostruita e costantemente distorta dai suoi stessi frammenti. (Viviana Faschi)
Saggi di: Matteo Bonazzi, Pierpaolo Cesaroni, Cristiana Cimino, Carmelo Colangelo, Elena De Silvestri, Viviana Faschi, Elio Grazioli, Federico Leoni, Célin Menghi, Riccardo Panattoni, Igor Pelgreffi, Gianluca Solla
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Orthotes è una casa editrice indipendente, plurale e democratica.
Si occupa prevalentemente di saggistica filosofica, considerando il "filosofico" nella sua accezione più semplice e caratteristica, e cioè come uso del sapere a vantaggio degli esseri umani, donne e uomini.
La casa editrice opera nella convinzione che ogni lavoro culturale ben sviluppato e argomentato sia un lavoro filosofico, inerisca esso alle scienze teoretiche (filosofia, critica, analisi), a quelle pratiche (etica, politica, società), o poietiche (arti musicali, figurative, tecniche).
In funzione di questi principi operativi Orthotes definisce il proprio orientamento, indipendente e non programmatico, cercando di volgere lo sguardo verso la "retta direzione" di un sapere che rischiara e illumina perché di se stesso insegna l'uso.
Orthotes nasce come idea nel 2010. La casa editrice è stata l’approdo, per certi versi la soluzione, a cui ha portato il dialogo tra un gruppo di studiosi di filosofia, poi amici, che si sono incontrati per la prima volta a Torino nel marzo del 2010. Quelle discussioni ruotavano attorno ad alcune questioni poste dal pensiero di Severino, di Lacan, di Žižek e Stiegler, e in genere alle direzioni tracciate dalla filosofia contemporanea. Ci accorgemmo però quasi subito che prepotente tornava in superficie un’esigenza, poi convertita in desiderio: quello di capire se ci fosse, e se sì quale fosse, il luogo ideale per fare filosofia, considerandola come sapere irriducibile alle quattro mura dell’accademia, o a una necessaria individuazione geografica e strumentale (come il laboratorio per lo scienziato, o il tribunale per l’avvocato). Eravamo quindi alla ricerca di uno spazio topologico, che potesse funzionare come luogo (al tempo lo definimmo virtuale) altro dall’Università, in cui il sapere filosofico potesse muoversi con maggiore libertà, non informato e intossicato cioè dalle istanze del potere politico ed economico (ci parve un dato di fatto sommamente criticabile perché ineludibile).
Convergemmo infine (eravamo alla fine del 2010) che lo spazio di cui andavamo alla ricerca non era già presente e da occupare, ma che avremmo dovuto crearlo noi. Una casa editrice (non stavamo ancora considerando gli aspetti operativi, il lavoro era tutto da fare) era il luogo che avrebbe potuto costituire una stazione meteorologica di analisi del sapere filosofico – e più in generale della cultura contemporanea (storiche rimangono nella mia mente le ore passate a parlare del ruolo del capitalismo o della democrazia a partire da film come RoboCop e 300 o della musica di Cage e delle avanguaride).
Il passaggio fu repentino: individuata la casa editrice come base del nostro comune lavoro di ricerca sullo statuto del sapere, e poi facendo di essa la traccia silenziosa della nostra frequentazione, delle letture, delle proposte, fummo in grado di trasformare questo sapere (di cui la casa editrice era il luogo d’origine e di emanazione) in un saper fare qualcosa (di questo sapere).
A inizio 2011 Luisa Muraro accettò di lasciarci pubblicare un suo libro (che aveva visto la luce molti anni prima e solo come dispensa), e stampammo in una micro tiratura di sole 50 copie Tre lezioni sulla differenza sessuale (il primo libro pubblicato da Orthotes). Era un libro ancora solo per noi e pochi altri. Un tentativo di orientamento. In breve seguì una ristampa di 300 copie. E di lì a qualche mese vennero le prime traduzioni (Il resto indivisibile di Žižek e Emancipazione/i di Laclau). Poi nel febbraio 2012, soddisfatti di quanto stavamo facendo, Orthotes venne ufficialmente fondata. Da quei primi anni a oggi il passo è stato breve. Ci siamo semplicemente lasciati trascinare dall’onda su cui eravamo saliti. Quella che continua a srotolarsi potente sotto di noi.
Ancora qualcosa sul nome Orthotes. Dalla primissima idea di un luogo (Ort in tedesco), siamo passati a quella di correttezza del vedere (orthotes). Questa è possibile quando, ovunque si sia, si fissi nella giusta direzione. Non esistono luoghi della verità o migliori di altri. Sta tutto a noi. È la nostra apprensione, la nostra postura, a dirci infine se siamo a casa. Orthotes non è la casa editrice, bensì lo spazio che la precede, quello aperto dall’incontro e dal dialogo.
Senza che ce ne accorgessimo, senza saperlo ancora, eravamo già tutti lì.