Casa editrice indipendente, plurale e democratica. Napoli. Orthotes, casa editrice indipendente, plurale e democratica. Questa è l’"e-videnza" dell’ente.
Si occupa prevalentemente di saggistica filosofica, considerando il "filosofico" nella sua accezione più semplice e caratteristica, e cioè come uso del sapere a vantaggio degli esseri umani, donne e uomini. La casa editrice opera nella convinzione che ogni lavoro culturale ben sviluppato e argomentato sia un lavoro filosofico, inerisca esso alle scienze teoretiche (filosofia, critica, analisi), a
quelle pratiche (etica, politica, società), o poietiche (arti musicali, figurative, tecniche). In funzione di questi principi operativi Orthotes definisce il proprio orientamento, indipendente e non programmatico, cercando di volgere lo sguardo verso la "retta direzione" di un sapere che rischiara e illumina perché di se stesso insegna l'uso. Tutto dipende dalla orthotes, dalla correttezza dello sguardo. In virtù di questa correttezza, il vedere e il conoscere diventano retti, cosicché alla fine si rivolgono direttamente all’idea suprema e si fissano in questa "direzione". Così dirigendosi l’apprensione si conforma a ciò che deve essere veduto. Per effetto di questo adeguarsi dell’apprensione in quanto idein all’idea, si costituisce una omoiosis, una concordanza del conoscere con la cosa stessa. In questo modo dal primato dell’idea e dell’idein sull’aletheia nasce un mutamento dell’essenza della verità. Martin Heidegger, Dell'essenza della verità
22/12/2025
Questo volume analizza le riflessioni di Alexis de Tocqueville e Gustave de Beaumont sulla subordinazione delle donne, per mettere in luce il fulcro patriarcale della moderna democrazia liberale. Modello del sacrificio e della moderazione del desiderio e strumento di contenimento delle molteplici istanze rivoluzionarie innescate dal principio di eguaglianza, la donna di Tocqueville e Beaumont è chiamata a svolgere una precisa funzione sociale e politica. Per determinare questa funzione, condensata nella formula governo materno, l’analisi sviluppata in queste pagine indaga le specifiche declinazioni del nesso, stabilito dai due autori, tra subordinazione delle donne e ordine sociale, con riferimento agli spazi metropolitani (Stati Uniti e Francia) e imperiali (Algeria, Caraibi francesi e Irlanda). Il tentativo di confinare il movimento democratico nel perimetro disegnato dalla figura dell’individuo proprietario e lavoratore si esplicita, quindi, nella contrapposizione tra la madre di famiglia, garante di una libertà individuale misurata sulle esigenze delle società industriali, e le rivendicazioni delle donne, degli operai, dei colonizzati e degli schiavi, svelando il legame tra patriarcato e liberalismo.
21/12/2025
È qui raccolta una selezione di articoli che Gianni Vattimo ha scritto su «La Stampa» tra il 1979 e il 1988. Si tratta di pièces, per utilizzare un termine del gergo teatrale, che hanno come proscenio l’Italia degli anni Ottanta, e per protagonista la cultura europea del Novecento. Una cultura del nichilismo che rimanda – forse oggi ancor di più – a un’esperienza di crisi, di debolezza del pensiero, di controvertibilità delle scienze, di mutevolezza della morale. Se le “mezze verità” su cui insistiamo siano di luce o di buio, non è possibile dire – non verrà mai detto – perché il solo modo in cui è possibile accedere alla verità è per se stesso frammentario, parziale e manchevole. Tuttavia riconoscere al pensiero filosofico questo suo carattere incompleto, monco, pauroso, è l’opportunità che abbiamo per abbandonare le pretese assolutistiche ereditate dalla tradizione metafisica e inventare il futuro dell’uomo. O almeno dell’Europa.
21/12/2025
A cent’anni di distanza dalla prima edizione, del 1922, Durata e simultaneità di Bergson presenta ancora importanti spunti di carattere filosofico, per comprendere appieno il pensiero del filosofo francese, in particolare il tema della durata, e mantiene un fondamentale valore storico per cogliere l’ampio dibattito filosofico e scientifico suscitato dalla teoria di Einstein. Quest’edizione italiana del testo è arricchita con tutti gli altri scritti di Bergson dedicati alla relatività, la discussione con Einstein, le note e le lettere del filosofo su queste tematiche o sul libro, oltre a quelle rivolte al grande fisico tedesco.
L’ampia introduzione di Paolo Taroni inquadra e ricostruisce tutta la storia del dibattito tra il fisico e il filosofo, il loro incontro a Parigi il 6 aprile 1922, l’amicizia dei due premi Nobel (per la letteratura e per la fisica), l’impegno comune alla Società delle Nazioni, le polemiche e le incomprensioni tra filosofi e fisici sulla teoria della relatività, le vicissitudini editoriali del testo, nonché le analisi critiche di filosofi come Maurice Merleau-Ponty e Gilles Deleuze, e scienziati come Arthur S. Eddington, Louis De Broglie, Olivier Costa de Bauregard e Ilya Prigogine.
Un libro che continua a offrire spunti di riflessione e a suscitare polemiche inesaurite su di un tema capitale come quello del dibattito tra il tempo dei filosofi e il tempo della scienza.
21/12/2025
Quod vitae sectabor iter? Questi versi iniziali di una poesia di Ausonio sognava di leggere Cartesio, per poi, nel medesimo sogno, essere deviato verso un’altra composizione dello stesso poeta: Est et non. La questione riguardo a ciò che è e a ciò che non è può dunque essere considerata intimamente legata a quella relativa all’itinerario da seguire nella vita. È questa, in effetti, la prospettiva più adeguata per leggere e comprendere le qui nuovamente tradotte meditazioni cartesiane di Husserl. Scritte in gran parte sulla base di conferenze tenute a Parigi nel 1929, pubblicate in traduzione francese nel 1931, ma solo post mortem in tedesco nel 1950, le Meditazioni cartesiane costituiscono una delle più celebrate, commentate, interpretate e fraintese opere di Husserl. Per molti aspetti la più “agile” introduzione al suo progetto filosofico, esse esigono lettori che sappiano farsi carico dell’evidenza e delle conseguenze dell’evidenza del proprio pensiero per condursi in una vita il cui senso concreto emergerà come per essenza realizzato e da realizzarsi in un mondo comune.
21/12/2025
Pensatrice eclettica, nota al grande pubblico prevalentemente come romanziera, Iris Murdoch (1919-1999) rappresenta una tra le voci più originali e significative del dibattito filosofico-morale britannico del secondo Novecento, soprattutto in ragione del suo tentativo di promuovere uno studio ampio dell’etica, che esulasse il rigorismo formale e normativo della metaetica analitica allora imperante in area anglosassone. Difficilmente ascrivibile a una specifica corrente speculativa, la riflessione morale di Murdoch è oggetto di una meritata riscoperta a partire da primi anni Duemila, con una ricca proliferazione interpretativa che il presente volume si propone di illustrare e discutere alla luce del concetto di libertà. L’obiettivo è fare luce sul contributo dato da Murdoch a una sostanziale ridefinizione della libertà intesa come “pellegrinaggio” sempre in atto per la fioritura personale e per mezzo del quale rifondare anche il piano formale della libertà.
21/12/2025
L’uomo fa esperienza di sé come qualcosa di contingente, come qualunque, come “proprio io” (che non si è scelto); come uomo che è precisamente così come è (per quanto possa essere tutt'altro); come proveniente da un’origine di cui non risponde e con la quale deve tuttavia identificarsi; come “qui” e come “ora”. Questo paradosso fondamentale dell’appartenenza reciproca della libertà e della contingenza, questo paradosso che è un’impostura, il dono fatale della libertà, si chiarisce come segue. Essere libero significa: essere straniero; non essere legato a niente di preciso, non essere tagliato per niente di preciso; trovarsi nell'orizzonte del qualunque; in una postura tale per cui il qualunque può anche essere incontrato in altri qualunque. Nel qualunque, che posso trovare grazie alla mia libertà, è anche il mio proprio io che incontro; questo, pur appartenendo al mondo, è straniero a se stesso. Incontrato come contingente, l’io è per così dire vittima della propria libertà.
21/12/2025
La trasgressione consente l’accesso al godimento. Ma fino a che punto? Fin dove è possibile godere? Potremmo dire che ogni godimento è innanzitutto godimento mortifero? Qualsiasi trasgressione sarebbe cioè dannosa al punto da rivelare che occorre mettere a repentaglio la propria vita per poter godere?
La trasgressione rimanda all’infrazione, al disordine, alla libertà. Ma, paradossalmente, questa libertà è subordinata alla legge. La trasgressione è una possibilità offerta dalla legge stessa, nient’affatto la sua negazione. La legge continua ad esistere anche se non viene rispettata, non si annulla nel movimento che implica la sua trasgressione. È nel rapporto, rischioso e aporetico, fra trasgressione e legge, vale a dire fra trasgressione e castrazione, che il soggetto lotta per uno spazio di godimento possibile.
La trasgressione attraversa i concetti fondamentali della psicoanalisi: inconscio, desiderio, fantasma, godimento, pulsione, sintomo, struttura, parola. L’autrice ne esplora le differenti sfaccettature alla luce degli apporti di Bataille e Lacan, sottolineando i punti di convergenza e divergenza del pensiero di questi due autori.
20/12/2025
Perché i poeti traducono poesia? Questo saggio cerca di offrire una risposta attraverso l’analisi dell’opera letteraria di Paul Celan (1920-1970), il più grande poeta in lingua tedesca del Novecento. Celan visse contemporaneamente due vite letterarie: scrisse poesia esclusivamente in tedesco ma tradusse in tedesco da molte lingue – inglese, francese, russo, italiano, ebraico e portoghese. Questo saggio esamina la biblioteca personale di Celan ma anche la sua fascinazione per la teoria della traduzione di Walter Benjamin e la storia del misticismo ebraico di Gershom Scholem. Celan sancì un’alleanza poetica tra qabbalah e traduzione, combinando l’idea di una lingua santa con l’idea di una lingua pura. Quest’alleanza aveva un fine supremo: redimere la lingua tedesca dal proprio tragico passato di essere stata l’idioma del nazionalsocialismo.
20/12/2025
Nel mondo spirituale di E.T.A. Hoffmann, magistrato e artista poliedrico – poeta, recensore e compositore musicale, scenografo e regista teatrale a un tempo – la musica svolge un ruolo primario, è espressione della Sehnsucht romantica, di una tensione mai appagata verso l’infinito. È la sfera del demoniaco e del soprannaturale che si contrappone alla prosaicità del quotidiano. Johannes Kreisler, il musicista generato dalla fantasia hoffmanniana e per taluni versi suo “doppio”, vive in modo tragico e grottesco questo dualismo arte-vita. Da un lato egli è l’artista-clown che intrattiene il suo pubblico salottiero, borghese e filisteo; dall’altro è vivente testimonianza di una crisi dell’arte mercificata e dell’artista divenuto incapace di creare. Ma in queste pagine ci parla anche lo Hoffmann recensore e critico che giunse alla poesia attraverso la musica.
I Kreisleriana, nella finzione poetica gli scritti di Johannes Kreisler, fanno parte dei Pezzi fantastici alla maniera di Callot (1814-15); a essi si ispirò, nella composizione della Kreisleriana op. 16 per pianoforte, Robert Schumann, figura paradigmatica del romanticismo musicale.
Geoffrey Payzant (1926-2004), filosofo, scrittore e organista, ha insegnato musica alla Mount Allison University di Sackville e filosofia con indirizzo estetico alla University of Toronto. Ha fondato e diretto il Canadian Music Journal (dal 1956 al 1962) conducendo ricerche empiriche sulla percezione musicale. La sua monografia su Gould, già tradotta in francese, giapponese e polacco, e qui presentata al pubblico italiano, è stata per decenni l’unico libro disponibile sulla figura e l’arte del pianista e compositore canadese, e ancora oggi costituisce un’eccezione nel panorama degli studi su Gould. Payzant, infatti, non si focalizza tanto sugli aspetti della vita privata o sulle apparizioni pubbliche del musicista, ma svolge una profonda analisi del pensiero, della natura e della filosofia che hanno sempre orientato le – mai banali – scelte artistiche, tecniche e di vita di Glenn Gould. L’artista, proprio grazie ad un’originale visione della musica in grado di mettere in dialogo tradizione e innovazione, è diventato una personalità centrale per l’intero mondo della cultura contemporanea, e le sue idee, pur ruotando essenzialmente intorno alla musica, si sono sviluppate in un articolato pensiero che eccede la musica e approda a una genuina e singolare filosofia della tecnica e teoria della comunicazione.
20/12/2025
Nei primi anni Duemila il fenomeno del land grabbing, ossia del passaggio di mano di enormi estensioni di terre agricole, ha evidenziato l'affermarsi di nuovi modi di pensare al cibo e al problema della sussistenza energetica su scala globale. Sullo sfondo di una crisi ecologica epocale, nell’Africa subsahariana, nuovi modelli di sviluppo mirano a riconfigurare in maniera radicale gli spazi rurali e le pratiche produttive. Come mostra il caso delle comunità pastorali in Senegal, le cui lotte sono oggetto di questo studio, la comprensione di tali processi richiede di riflettere su una storia più ampia: i tempi lunghi dello sviluppo capitalista, l'avanzare del modello coloniale estrattivista e le forme di opposizione, a loro volta radicate nelle esperienze della dominazione coloniale. È proprio attorno alla questione della crisi e delle sue origini che emergono dinamiche di resistenza, incarnate nelle idee e nelle azioni di chi propone modi alternativi di pensare la riproduzione, il territorio e le forme dell’abitare. La possibilità di una transizione ecologica dipenderà allora dalla capacità di liberare lo sguardo, verso nuove alleanze socio-ecologiche.
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Orthotes è una casa editrice indipendente, plurale e democratica.
Si occupa prevalentemente di saggistica filosofica, considerando il "filosofico" nella sua accezione più semplice e caratteristica, e cioè come uso del sapere a vantaggio degli esseri umani, donne e uomini.
La casa editrice opera nella convinzione che ogni lavoro culturale ben sviluppato e argomentato sia un lavoro filosofico, inerisca esso alle scienze teoretiche (filosofia, critica, analisi), a quelle pratiche (etica, politica, società), o poietiche (arti musicali, figurative, tecniche).
In funzione di questi principi operativi Orthotes definisce il proprio orientamento, indipendente e non programmatico, cercando di volgere lo sguardo verso la "retta direzione" di un sapere che rischiara e illumina perché di se stesso insegna l'uso.
Orthotes nasce come idea nel 2010. La casa editrice è stata l’approdo, per certi versi la soluzione, a cui ha portato il dialogo tra un gruppo di studiosi di filosofia, poi amici, che si sono incontrati per la prima volta a Torino nel marzo del 2010. Quelle discussioni ruotavano attorno ad alcune questioni poste dal pensiero di Severino, di Lacan, di Žižek e Stiegler, e in genere alle direzioni tracciate dalla filosofia contemporanea. Ci accorgemmo però quasi subito che prepotente tornava in superficie un’esigenza, poi convertita in desiderio: quello di capire se ci fosse, e se sì quale fosse, il luogo ideale per fare filosofia, considerandola come sapere irriducibile alle quattro mura dell’accademia, o a una necessaria individuazione geografica e strumentale (come il laboratorio per lo scienziato, o il tribunale per l’avvocato). Eravamo quindi alla ricerca di uno spazio topologico, che potesse funzionare come luogo (al tempo lo definimmo virtuale) altro dall’Università, in cui il sapere filosofico potesse muoversi con maggiore libertà, non informato e intossicato cioè dalle istanze del potere politico ed economico (ci parve un dato di fatto sommamente criticabile perché ineludibile).
Convergemmo infine (eravamo alla fine del 2010) che lo spazio di cui andavamo alla ricerca non era già presente e da occupare, ma che avremmo dovuto crearlo noi. Una casa editrice (non stavamo ancora considerando gli aspetti operativi, il lavoro era tutto da fare) era il luogo che avrebbe potuto costituire una stazione meteorologica di analisi del sapere filosofico – e più in generale della cultura contemporanea (storiche rimangono nella mia mente le ore passate a parlare del ruolo del capitalismo o della democrazia a partire da film come RoboCop e 300 o della musica di Cage e delle avanguaride).
Il passaggio fu repentino: individuata la casa editrice come base del nostro comune lavoro di ricerca sullo statuto del sapere, e poi facendo di essa la traccia silenziosa della nostra frequentazione, delle letture, delle proposte, fummo in grado di trasformare questo sapere (di cui la casa editrice era il luogo d’origine e di emanazione) in un saper fare qualcosa (di questo sapere).
A inizio 2011 Luisa Muraro accettò di lasciarci pubblicare un suo libro (che aveva visto la luce molti anni prima e solo come dispensa), e stampammo in una micro tiratura di sole 50 copie Tre lezioni sulla differenza sessuale (il primo libro pubblicato da Orthotes). Era un libro ancora solo per noi e pochi altri. Un tentativo di orientamento. In breve seguì una ristampa di 300 copie. E di lì a qualche mese vennero le prime traduzioni (Il resto indivisibile di Žižek e Emancipazione/i di Laclau). Poi nel febbraio 2012, soddisfatti di quanto stavamo facendo, Orthotes venne ufficialmente fondata. Da quei primi anni a oggi il passo è stato breve. Ci siamo semplicemente lasciati trascinare dall’onda su cui eravamo saliti. Quella che continua a srotolarsi potente sotto di noi.
Ancora qualcosa sul nome Orthotes. Dalla primissima idea di un luogo (Ort in tedesco), siamo passati a quella di correttezza del vedere (orthotes). Questa è possibile quando, ovunque si sia, si fissi nella giusta direzione. Non esistono luoghi della verità o migliori di altri. Sta tutto a noi. È la nostra apprensione, la nostra postura, a dirci infine se siamo a casa. Orthotes non è la casa editrice, bensì lo spazio che la precede, quello aperto dall’incontro e dal dialogo.
Senza che ce ne accorgessimo, senza saperlo ancora, eravamo già tutti lì.