Orthotes Editrice

Orthotes Editrice Casa editrice indipendente, plurale e democratica. Napoli. Orthotes, casa editrice indipendente, plurale e democratica. Questa è l’"e-videnza" dell’ente.

Si occupa prevalentemente di saggistica filosofica, considerando il "filosofico" nella sua accezione più semplice e caratteristica, e cioè come uso del sapere a vantaggio degli esseri umani, donne e uomini. La casa editrice opera nella convinzione che ogni lavoro culturale ben sviluppato e argomentato sia un lavoro filosofico, inerisca esso alle scienze teoretiche (filosofia, critica, analisi), a

quelle pratiche (etica, politica, società), o poietiche (arti musicali, figurative, tecniche). In funzione di questi principi operativi Orthotes definisce il proprio orientamento, indipendente e non programmatico, cercando di volgere lo sguardo verso la "retta direzione" di un sapere che rischiara e illumina perché di se stesso insegna l'uso. Tutto dipende dalla orthotes, dalla correttezza dello sguardo. In virtù di questa correttezza, il vedere e il conoscere diventano retti, cosicché alla fine si rivolgono direttamente all’idea suprema e si fissano in questa "direzione". Così dirigendosi l’apprensione si conforma a ciò che deve essere veduto. Per effetto di questo adeguarsi dell’apprensione in quanto idein all’idea, si costituisce una omoiosis, una concordanza del conoscere con la cosa stessa. In questo modo dal primato dell’idea e dell’idein sull’aletheia nasce un mutamento dell’essenza della verità. Martin Heidegger, Dell'essenza della verità

Oggi si tende a vedere tutto come qualcosa di cui è legittimo voler entrare in possesso, come una risorsa da sfruttare: ...
05/04/2025

Oggi si tende a vedere tutto come qualcosa di cui è legittimo voler entrare in possesso, come una risorsa da sfruttare: viviamo nell'epoca della globalizzazione, in balia dell'economia e delle sue oscillazioni. Tutto ruota intorno al denaro, alla misteriosa potenza che esso evoca. Ma, affascinati come siamo dal denaro, della moneta sappiamo in verità ben poco. Ci limitiamo a considerarla una merce, misconoscendo la sua vera natura, anzi rifiutando di porci il problema. E se la moneta non fosse un oggetto mercificabile, ma un'istituzione? Se, in quanto opera dell'uomo, implicasse che egli assuma su di sé un rapporto con qualcosa di inquietante, che si sottrae enigmaticamente a ogni volontà di controllo? Forse è proprio questo "enigma della moneta" la causa profonda delle crisi economiche e finanziarie che sempre più spesso sconvolgono la nostra società. In un appassionante percorso di approfondimento sui temi della normatività e delle istituzioni, Massimo Amato orchestra un inedito dibattito, attraverso le discipline e le epoche, in cui Aristotele si rivela il maestro nascosto dei massimi economisti moderni, Bentham dialoga sull'usura con la scolastica francescana e lo ius giustinianeo viene riletto in chiave cibernetica. Un lungo viaggio che risale alle origini del capitalismo planetario, non per dare all'enigma una soluzione finale, ma per cercare di pensarlo inaugurando così una meditazione più autentica, e umana, dei principi dell'economia.

Gli studi qui presentati esplorano il movimento, iniziato circa un secolo fa, denominato “filosofia dialogica”. Nel ripe...
04/04/2025

Gli studi qui presentati esplorano il movimento, iniziato circa un secolo fa, denominato “filosofia dialogica”. Nel ripensare alcuni nodi della dialogicità si è cercato di offrire non tanto una mappatura di questa corrente di pensiero e delle sue voci, ma di mettere in luce la fecondità di tale indirizzo filosofico, articolato e ricco di visioni speculative.

Oltre a una generale ricognizione del suo lascito, il volume intende indagare gli esiti a cui ha condotto la filosofia dialogica, così da riformulare alcuni problemi teoretici di fondo che toccano il cuore di importanti temi come la teoria della relazione e dell’alterità, le più ampie questioni teologiche, quelle morali e quelle religiose del nostro tempo.

Saggi di: Stefano Bancalari, Omar Brino, Francesco Paolo Ciglia, Marco Damonte, Ciro De Florio, Aldo Frigerio, Ezio Gamba, Vittorio Hösle, Giulio Osto, Francesco Tomasoni, Furia Valori, Silvano Zucal

Edizione a cura di: Andrea Aguti, Marco Moschini, Martino Bozza

Addentrarsi nei punti ciechi di una struttura, nei suoi vuoti, sottende un’esigenza reale quanto effimera: indicare quel...
04/04/2025

Addentrarsi nei punti ciechi di una struttura, nei suoi vuoti, sottende un’esigenza reale quanto effimera: indicare quelle intensità sottili che permettono di far respirare la struttura, mantenerla in vita, rinnovare la sua continua insorgenza e con essa i soggetti, gli oggetti, i discorsi e le pratiche culturali che, lì, vi prendono forma. Ogni struttura, individuale, familiare, sociale che sia, sorge a partire dalla composizione dei differenti elementi che le danno corpo, a partire dalla singolarità del loro stesso incontro. Predisporsi all’incontro permette di far esistere e risuonare il piano di co-esistenza, quel campo singolare d’iscrizione comune.


https://www.orthotes.com/prodotto/la-casella-vuota/

Il volume raccoglie alcuni studi dedicati ai temi fondamentali della riflessione filosofica sull’essere umano: ragione, ...
04/04/2025

Il volume raccoglie alcuni studi dedicati ai temi fondamentali della riflessione filosofica sull’essere umano: ragione, passione, libertà. E lo fa con riferimento ad alcuni dei principali classici della tradizione occidentale: da Platone a Tommaso d’Aquino, da Kant a Rosmini. Le indagini si allargano a comprendere anche i temi dell’educazione, del bene comune e della felicità: esplorati – tutti – in riferimento alla cifra dell’umano, intesa come l’intreccio della categorialità dei bisogni con la trascendentalità del desiderio.

Pasolini, di fronte alla trasformazioni che il capitalismo neoliberista imprime alla forma di civiltà che egli aveva con...
04/04/2025

Pasolini, di fronte alla trasformazioni che il capitalismo neoliberista imprime alla forma di civiltà che egli aveva conosciuto in giovinezza, non esita a parlare di “mutazione antropologica” e arriva a dire: «La tragedia è che non ci sono più esseri umani, ci sono strane macchine che sbattono l’una contro l’altra». Queste “macchine” in violenta competizione hanno solo un debole legame con gli esseri umani che ancora crediamo di essere e che diverse istituzioni, come quelle della democrazia, presuppongono che siamo. Il fatto è che per incrementare e gestire i consumi, il sistema economico si è dotato di strumenti (dalla pubblicità ai new media più recenti) che non condizionano solo il comportamento esteriore, ma raggiungono le forme della coscienza e offrono modelli stereotipati al desiderio. È questa la vita spettacolare che ci avvolge e ci seduce. I saggi di questo volume interrogano questa configurazione della vita con radicalità. Ma proprio per questo arrivano a riconoscere come essa non occupi e non possa occupare l’intero spazio dell’esistenza e come il desiderio, seppur plasmato da quei modelli, non vi si adegui mai del tutto: conserva in sé le tracce di una verità etica che attende l’invenzione di nuove forme di legame attraverso cui possa orientare una vita più giusta e più felice.

Saggi di: Francesco Callegaro, Carlo Chiurco, Adriano Fabris, Riccardo Fanciullacci, Giacomo Ghidelli, Peppino Ortoleva, Antonio Petagine, Maddalena Pezzato, Teresa Scantamburlo, Giovanni Ventimiglia, Carmelo Vigna

Grazie al suo intenso e sempre rinnovato confronto con il pensiero di Walter Benjamin, di Jacques Derrida e di Jacques L...
03/04/2025

Grazie al suo intenso e sempre rinnovato confronto con il pensiero di Walter Benjamin, di Jacques Derrida e di Jacques Lacan, Bruno Moroncini (1946-2022) ha elaborato un suo personalissimo stile di pensiero, volto a riconoscere all’esperienza, nel senso radicale del termine, tutti i suoi diritti, e a trarre da ciò rinnovate e decisive indicazioni per la riflessione etica e politica.

Questo libro raccoglie alcuni degli articoli più stimolanti – mai ripresi in volume prima – dedicati da Moroncini alle invenzioni teoriche benjaminiane, alle implicazioni ultime del decostruzionismo, al portato del confronto della filosofia con la teoria e la prassi psicoanalitiche. I testi proposti si accompagnano a tre articoli – di Mario Bottone, Fabrizio Desideri, Silvano Facioni – intesi a individuare le maggiori linee di forza del lavoro critico compiuto da Moroncini e a misurare il contributo da lui offerto alla costruzione di un’immagine rinnovata di compiti e responsabilità attuali del pensiero filosofico.

Alfred North Whitehead (1861-1947) è tra i pensatori più complessi e poliedrici del Novecento. Ciononostante, la sua tra...
03/04/2025

Alfred North Whitehead (1861-1947) è tra i pensatori più complessi e poliedrici del Novecento. Ciononostante, la sua traiettoria intellettuale resta, per molti aspetti, ancora poco indagata. Questo volume ne ricostruisce il passaggio dalla matematica alla filosofia, con attenzione particolare alla svolta “epistemologica” consumatasi negli anni ’10 del secolo scorso. Attraverso un’analisi storica e concettuale, il libro restituisce il dialogo di Whitehead con la logica matematica, la fisica e la filosofia del tempo, mostrando come il suo pensiero abbia contribuito a ridefinire il rapporto tra filosofia e scienze. L’indagine si concentra sulle tensioni e gli snodi teorici che hanno segnato la carriera dell’autore: dal confronto con Russell all’influenza di Bergson e Bradley, fino all’impatto con la teoria della relatività. Emerge un ritratto sfaccettato e rigoroso di Whitehead, tale da rendere giustizia alla complessità della sua visione senza riduzioni schematiche, e mettere in luce l’originalità di un autore che ha ripensato in profondità il legame tra esperienza ed elaborazione concettuale.


https://www.orthotes.com/prodotto/logica-matematica/

Quando nel 1932 furono per la prima volta pubblicati gli appunti che un giovane filosofo tedesco, discepolo di Hegel e d...
03/04/2025

Quando nel 1932 furono per la prima volta pubblicati gli appunti che un giovane filosofo tedesco, discepolo di Hegel e di Feuerbach, aveva preso un secolo prima a Parigi dalle sue letture di economisti e di filosofi, questo evento editoriale fu salutato con grande entusiasmo. Una cosa abbastanza curiosa, se si considera che i cosiddetti Manoscritti economico-filosofici del 1844 non costituiscono un libro unitario, destinato alle stampe, ma solo materiali di lavoro in cui le osservazioni critiche affiorano da lunghe trascrizioni di autori più o meno noti. Eppure essi puntano l’attenzione su temi destinati a divenire centrali nella riflessione teorica e nella lotta politica e che portarono a una profonda revisione dell’immagine che fino allora si era avuta di Marx, appiattita sul Capitale e sulle note tesi sul valore e sul plusvalore.

La definizione dell’essenza umana come vita produttiva, l’analisi del rovesciamento che subisce a causa dell’alienazione del lavoro, la prospettiva di un comunismo umanistico in cui essa viene finalmente valorizzata – ecco alcuni dei temi attorno a cui gli intellettuali progressisti fino agli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso si sono arrovellati. I seguaci dell’ortodossia marxista, nei paesi comunisti dell’est, tentarono di rimuovere lo scandalo dei Manoscritti, declassandoli a un peccato di gioventù di un giovane hegeliano imbevuto di idealismo. Ma nel mondo occidentale, e anche tra i dissidenti dei paesi comunisti, divennero la bandiera del marxismo critico.

Ora però siamo giunti a un punto in cui non sembra più possibile usare senza cautele le categorie di alienazione ed essenza umana. Una riflessione s’impone per valutare se il ruolo critico della tematica dell’alienazione sia da considerarsi esaurito, e se si possano individuare “equivalenti” della categoria di essenza, a cui la diagnosi dei fenomeni di spossessamento di sé ha fatto inizialmente riferimento. Questa nuova edizione italiana dei Manoscritti, condotta sulla base della nuova edizione storico-critica Marx-Engels-Gesamtausgabe (MEGA2), intende dare un contributo a tale riflessione attraverso il vasto commento che accompagna il testo e che lo rende finalmente intellegibile a pieno, con la ricostruzione delle fonti utilizzate da Marx e di interpretazioni che lo rendono perspicuo.

Questo testo di Judith Butler affronta alcune tra le pagine più affascinanti e complesse scritte dal giovane Hegel: il f...
03/04/2025

Questo testo di Judith Butler affronta alcune tra le pagine più affascinanti e complesse scritte dal giovane Hegel: il frammento sull’Amore e il Frammento di sistema. L’intento dell’Autrice è duplice: scandagliarne il senso profondo e operare, nel contempo, una riflessione più ampia sul tema dell’amore e della vita. A partire dall’idea hegeliana dell’amore come sentimento in cui «il vivente sente il vivente», Butler incrocia fecondamente problemi classici della filosofia di Hegel (il rapporto individuo-comunità, religione-filosofia, vita-viventi) con alcuni motivi della sua più recente produzione: la precarietà della vita, il legame tra l’amore e la perdita, il potere del lutto, etc. Filo conduttore del suo itinerario è la difficoltà che il linguaggio filosofico sperimenta nel rendere conto del fenomeno dell’amore, fenomeno che «ha una sua propria logica – una logica che non fiorisce mai effettivamente in una forma definitiva, ma è caratterizzata da una illimitata apertura». L’illimitata apertura a cui, in quanto viventi, ci consegna e ci espone la vita.

«Che cos’è la natura? A questa domanda in generale vogliamo rispondere mediante la conoscenza della natura e la filosofi...
02/04/2025

«Che cos’è la natura? A questa domanda in generale vogliamo rispondere mediante la conoscenza della natura e la filosofia della natura. Noi troviamo la natura davanti a noi come un enigma e un problema, che altrettanto ci sentiamo spinti a risolvere, quanto ne veniamo respinti: attratti, poiché lo spirito vi si presagisce, respinti da qualcosa di estraneo in cui lo spirito non si ritrova. La filosofia, dice Aristotele, è cominciata dalla meraviglia».

Lukács ripercorre in quest'opera i momenti della formazione di Marx negli anni dal 1840 al 1844. Appoggiandosi ad una le...
02/04/2025

Lukács ripercorre in quest'opera i momenti della formazione di Marx negli anni dal 1840 al 1844. Appoggiandosi ad una lettura puntuale degli scritti, egli tratteggia il quadro di un pensatore originale, in polemica con gli orientamenti filosofici e politici del proprio tempo, capace di proporre una lettura più profonda del testo hegeliano. Seguendo la lezione di Feuerbach, Marx rovescia i rapporti di predicazione della filosofia politica di Hegel, criticandone non solo la concezione dello Stato ma anche la dialettica speculativa. Ciò gli permette di ripensare il concetto di alienazione in un senso storico-sociale, libero dalle deformazioni idealistiche. Le opere filosofiche del giovane Marx divengono pertanto «il necessario punto di partenza per lo sviluppo di una nuova metodologia». L’incontro col giovane Marx ha indotto il filosofo ungherese a fare i conti con «l’influenza dell’eredità hegeliana non superata» di Storia e coscienza di classe, che, riscoprendo le radici hegeliane di Marx, restituiva al marxismo la categoria di totalità ma dissolveva anche la differenza tra Marx ed Hegel. Pubblicato nel 1954, nel clima politico seguito alla morte di Stalin, Il giovane Marx è un documento essenziale per capire il lavoro del filosofo nel suo difficile rapporto con lo Stato socialista.

Il 1873 è un anno cruciale nella biografia intellettuale di Nietzsche: è l’anno della stesura di Verità e menzogna in se...
02/04/2025

Il 1873 è un anno cruciale nella biografia intellettuale di Nietzsche: è l’anno della stesura di Verità e menzogna in senso extramorale e della Seconda Inattuale su L’utilità e il danno della storia per la vita. È una fase complessa del pensiero di Nietzsche, ricca di conflitti e contraddizioni: le posizioni della Nascita della tragedia vengono via via abbandonate ma non sono ancora apparse le novità teoriche che emergeranno in Umano troppo umano.
A centocinquant’anni di distanza da quel momento inquieto e gravido di sviluppi futuri per il pensiero di Nietzsche, il presente volume si propone di approfondirne la contraddittorietà e la ricchezza, indagando temi decisivi quali il tempo e la storia, il linguaggio e la verità, il senso della Bildung, il ruolo dell’intellettuale nella società contemporanea, il filisteismo culturale, il senso dell’umanismo, la questione della memoria e dell’oblio. I saggi qui raccolti ricostruiscono così, da differenti prospettive interpretative, le principali linee di lavoro che scaturiscono dai testi nietzschiani degli anni Settanta.

Saggi di: Eleonora Caramelli, Domenico M. Fazio, Gianluca Garelli, Carlo Gentili, Roberto Morani, Saša Hrnjez, Fiorenza Toccafondi, Vivetta Vivarelli


https://www.orthotes.com/prodotto/nietzsche-150/

La nozione di “esercizio” è il nodo centrale della teoria antropologica. Attraverso un confronto con la filosofia di Epi...
02/04/2025

La nozione di “esercizio” è il nodo centrale della teoria antropologica. Attraverso un confronto con la filosofia di Epitteto, la natura umana è presentata nel testo come capace di elaborare ipotesi su di sé e costretta a immaginare luoghi di allenamento per tali ipotesi. La vita umana valuta se stessa poiché il soggetto, vivendo, inciampa nella doppia domanda: Cosa posso fare della vita? Come devo vivere? In altre parole, perché non sa come usare questa vita e le sue facoltà. La lettura critica del Manuale e delle Diatribe segue l’intreccio tra antropologia e filosofia del linguaggio sviluppato da Tugendhat, la nozione di cura di sé elaborata da Foucault nei corsi dedicati all'ermeneutica del soggetto e al governo di sé e l’antropotecnica elaborata da Sloterdijk. In questo quadro il soggetto umano si costituisce a partire dall’esperienza di una vita indisciplinata e che sfugge al controllo. La vita del soggetto non è, dunque, solo un insieme di esercizi, usi e progetti, di “io devo” e di “io voglio” che mantengono il controllo, ma è anche un’apertura al vuoto della contingenza e della fortuna. Partendo da queste premesse l’autore propone un’interpretazione dell’esercizio filosofico, inteso come un continuo tentativo di prendere confidenza con la distanza che separa “progetto” e “vita”, uno scarto che produce effetti e accompagna ogni singola biografia. Un prendersi cura della distanza da sé, lasciando cadere lo sforzo di poterla, in qualche modo, colmare.

Esperire l’arte è un compito infinito che si dà alla conoscenza, in quanto è intrinseco ad essa. Una conoscenza – quella...
01/04/2025

Esperire l’arte è un compito infinito che si dà alla conoscenza, in quanto è intrinseco ad essa. Una conoscenza – quella intuitiva, nel caso di Croce – che sembra essere stata attinta ad una dimensione originaria immemoriale: quella per cui l’arte è capacità di cogliere la realtà prodotta nel qui ed ora, per renderla legge dell’esperienza e immagine del suo articolarsi polifonico.

Il secolo passato si apre con un’opera fondamentale, l'Estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale del 1902, che, nel riallacciarsi alla grande tradizione razionalistica e idealistica dell’estetica, le imprime una svolta: quella che segna il passaggio dall’arte come conoscenza (e, quindi, come espressione isolata e subordinata al comprendere) all’arte come esperienza (un’arte che, in piena autonomia, crea le proprie condizioni di possibilità). L’intuizione e l’espressione, quali fili conduttori per il risalimento alle origini dell’esperienza dell’arte, sono dunque, per Croce, i due poli di produzione ed autoriflessione della realtà e delle sue possibilità rappresentative. Possibilità che il giudizio, esteticamente, scandaglia e fonda nel dare loro il nome: quello di arte.

Nel senso comune, come in gran parte del discorso scientifico, il rituale è associato a un tipo di pratica dalla natura ...
01/04/2025

Nel senso comune, come in gran parte del discorso scientifico, il rituale è associato a un tipo di pratica dalla natura escludente e particolaristica. I riti, questa è la tesi più diffusa, operano come un meccanismo differenziante che separa rigidamente un’intera comunità o un gruppo, dediti alla loro celebrazione, dall’ambiente sociale che li circonda. Archetipo del già fatto, il rituale si oppone alla maturazione di soggettività chiamate alla continua reinvenzione dei propri progetti di vita, in un’epoca, quella della tarda o post modernità, inesorabilmente orientata al futuro e alla rimozione dei confini. Dopo aver ricostruito le argomentazioni di quegli autori che, in vario modo, hanno sostenuto un’interpretazione del rituale come una pratica dalla natura escludente, il volume cerca di mostrare la ragionevolezza di una tesi opposta: quella in base alla quale il rituale contiene in sé delle proprietà emergenti e generative tali da favorire il dialogo con l’Altro. Attraverso un’attenta analisi della letteratura, prevalentemente sociologica e antropologica, la tesi che il volume fa propria è quella che considera il rituale come una risorsa nella costruzione di legami sociali di tipo inclusivo e, quindi, come una forma di agire attraverso la quale diviene possibile mediare le differenze e negoziare i confini che le separano, senza che questi ultimi vengano e-lusi o e-liminati.

Se il Novecento sulla scia di Nietzsche e Heidegger ha scoperto la riflessione sulla morte come possibilità propria dell...
01/04/2025

Se il Novecento sulla scia di Nietzsche e Heidegger ha scoperto la riflessione sulla morte come possibilità propria dell’esistenza, la filosofia della nascita è un invito a segnalare l’importanza di ogni pensiero che riveli l’unicità e la particolarità di ogni “inizio”. Riflettere su quell’Origine che è la vita e che si impone come la condizione trascendentale di ogni valore, significa cogliere il suo movimento incessante, il suo slancio vitale e creativo, volto a rendere il mondo più abitabile. Questo studio intende approfondire le modulazioni esistenziali dell’inizio attraverso lo sguardo di Arendt, Zambrano, Ricœur, Levinas, Florenskij. Recuperare la forza dell’“inizio”, della passività e della consegna, della solidarietà fra i nati, può scoprire e valorizzare i tanti legami che vincolano gli uomini fra di loro: la dignità, l’impegno, la promessa, la libertà, la responsabilità, la fiducia, il perdono, il rispetto. Relazioni strette fra gli uomini dentro lo scorrere inesorabile del tempo e che aspirano alla futurità (Levinas) attraverso parole e gesti che vanno accolti e raccontati.

Inconfessata per definizione, l’ipocrisia è una delle categorie polemiche più usate e abusate, ancora oggi, per denuncia...
31/03/2025

Inconfessata per definizione, l’ipocrisia è una delle categorie polemiche più usate e abusate, ancora oggi, per denunciare il “cinismo mascherato” di certi attori sociali, soprattutto quando rivestono cariche pubbliche. Ma l’ipocrisia è stata sempre e solo questo? Dovremmo davvero diffidarne sempre e contestare ogni sua manifestazione? Quali e quante forme di ipocrisia possiamo distinguere? Quale rapporto esiste fra l’ipocrisia e la scarsa attitudine autocritica di chi è solito contestare le condotte di vita altrui? E soprattutto: quale rapporto esiste fra questo vizio comune, la politica democratica e la riproduzione istituzionale di diverse forme di oppressione e di dominio? Sono solo alcune delle domande che ispirano questo viaggio filosofico a ritroso nella storia di uno dei concetti più camaleontici della cultura occidentale. Le svolte semantiche che da Omero a Sloterdijk scandiscono questa storia sorprendente consentiranno di differenziare diverse accezioni del fenomeno: dall’ipocrisia psicologica di chi dissimula la propria personalità per proteggersi dall’aggressività altrui al narcisismo etico di chi tradisce sistematicamente le qualità professate, passando attraverso diverse manifestazioni di opportunismo auto-indulgente e di moralismo ipocrita. Al termine di questo viaggio, ci si soffermerà sulle forme contemporanee di ipocrisia democratica per analizzare criticamente le “messinscene apologetiche” che gli attori istituzionali sono soliti utilizzare per immunizzare se stessi, il loro operato e le istituzioni che rappresentano, dalle rivendicazioni egualitarie di cittadini e cittadine che contestano diverse forme di violenza e di dominio.

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Naples
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La nostra storia

Orthotes è una casa editrice indipendente, plurale e democratica. Si occupa prevalentemente di saggistica filosofica, considerando il "filosofico" nella sua accezione più semplice e caratteristica, e cioè come uso del sapere a vantaggio degli esseri umani, donne e uomini. La casa editrice opera nella convinzione che ogni lavoro culturale ben sviluppato e argomentato sia un lavoro filosofico, inerisca esso alle scienze teoretiche (filosofia, critica, analisi), a quelle pratiche (etica, politica, società), o poietiche (arti musicali, figurative, tecniche). In funzione di questi principi operativi Orthotes definisce il proprio orientamento, indipendente e non programmatico, cercando di volgere lo sguardo verso la "retta direzione" di un sapere che rischiara e illumina perché di se stesso insegna l'uso. Orthotes nasce come idea nel 2010. La casa editrice è stata l’approdo, per certi versi la soluzione, a cui ha portato il dialogo tra un gruppo di studiosi di filosofia, poi amici, che si sono incontrati per la prima volta a Torino nel marzo del 2010. Quelle discussioni ruotavano attorno ad alcune questioni poste dal pensiero di Severino, di Lacan, di Žižek e Stiegler, e in genere alle direzioni tracciate dalla filosofia contemporanea. Ci accorgemmo però quasi subito che prepotente tornava in superficie un’esigenza, poi convertita in desiderio: quello di capire se ci fosse, e se sì quale fosse, il luogo ideale per fare filosofia, considerandola come sapere irriducibile alle quattro mura dell’accademia, o a una necessaria individuazione geografica e strumentale (come il laboratorio per lo scienziato, o il tribunale per l’avvocato). Eravamo quindi alla ricerca di uno spazio topologico, che potesse funzionare come luogo (al tempo lo definimmo virtuale) altro dall’Università, in cui il sapere filosofico potesse muoversi con maggiore libertà, non informato e intossicato cioè dalle istanze del potere politico ed economico (ci parve un dato di fatto sommamente criticabile perché ineludibile).

Convergemmo infine (eravamo alla fine del 2010) che lo spazio di cui andavamo alla ricerca non era già presente e da occupare, ma che avremmo dovuto crearlo noi. Una casa editrice (non stavamo ancora considerando gli aspetti operativi, il lavoro era tutto da fare) era il luogo che avrebbe potuto costituire una stazione meteorologica di analisi del sapere filosofico – e più in generale della cultura contemporanea (storiche rimangono nella mia mente le ore passate a parlare del ruolo del capitalismo o della democrazia a partire da film come RoboCop e 300 o della musica di Cage e delle avanguaride).

Il passaggio fu repentino: individuata la casa editrice come base del nostro comune lavoro di ricerca sullo statuto del sapere, e poi facendo di essa la traccia silenziosa della nostra frequentazione, delle letture, delle proposte, fummo in grado di trasformare questo sapere (di cui la casa editrice era il luogo d’origine e di emanazione) in un saper fare qualcosa (di questo sapere).

A inizio 2011 Luisa Muraro accettò di lasciarci pubblicare un suo libro (che aveva visto la luce molti anni prima e solo come dispensa), e stampammo in una micro tiratura di sole 50 copie Tre lezioni sulla differenza sessuale (il primo libro pubblicato da Orthotes). Era un libro ancora solo per noi e pochi altri. Un tentativo di orientamento. In breve seguì una ristampa di 300 copie. E di lì a qualche mese vennero le prime traduzioni (Il resto indivisibile di Žižek e Emancipazione/i di Laclau). Poi nel febbraio 2012, soddisfatti di quanto stavamo facendo, Orthotes venne ufficialmente fondata. Da quei primi anni a oggi il passo è stato breve. Ci siamo semplicemente lasciati trascinare dall’onda su cui eravamo saliti. Quella che continua a srotolarsi potente sotto di noi.