Casa editrice indipendente, plurale e democratica. Napoli. Orthotes, casa editrice indipendente, plurale e democratica. Questa è l’"e-videnza" dell’ente.
Si occupa prevalentemente di saggistica filosofica, considerando il "filosofico" nella sua accezione più semplice e caratteristica, e cioè come uso del sapere a vantaggio degli esseri umani, donne e uomini. La casa editrice opera nella convinzione che ogni lavoro culturale ben sviluppato e argomentato sia un lavoro filosofico, inerisca esso alle scienze teoretiche (filosofia, critica, analisi), a
quelle pratiche (etica, politica, società), o poietiche (arti musicali, figurative, tecniche). In funzione di questi principi operativi Orthotes definisce il proprio orientamento, indipendente e non programmatico, cercando di volgere lo sguardo verso la "retta direzione" di un sapere che rischiara e illumina perché di se stesso insegna l'uso. Tutto dipende dalla orthotes, dalla correttezza dello sguardo. In virtù di questa correttezza, il vedere e il conoscere diventano retti, cosicché alla fine si rivolgono direttamente all’idea suprema e si fissano in questa "direzione". Così dirigendosi l’apprensione si conforma a ciò che deve essere veduto. Per effetto di questo adeguarsi dell’apprensione in quanto idein all’idea, si costituisce una omoiosis, una concordanza del conoscere con la cosa stessa. In questo modo dal primato dell’idea e dell’idein sull’aletheia nasce un mutamento dell’essenza della verità. Martin Heidegger, Dell'essenza della verità
25/11/2025
Nel 1947 Maurice Merleau-Ponty, all’epoca nemmeno quarantenne ma già affermato filosofo, viene incaricato di preparare gli studenti dell’École Normale Supérieure e dell’Università di Lione al difficile esame dell’agrégation. Oggetto d’esame sono le filosofie di Malebranche, Biran e Bergson. Merleau-Ponty decide di collegare queste tre diverse esperienze di pensiero alla luce di uno dei suoi maggiori interessi del momento: l’unione dell’anima e del corpo. Un tema centrale per riuscire a superare quei dualismi che ci impediscono di cogliere l’integralità del nostro essere al mondo. Dagli appunti degli uditori del corso verrà fuori questo libro, pubblicato soltanto anni dopo la morte di Merleau-Ponty. La minuziosa lettura di Malebranche, Biran e Bergson sviluppata in queste pagine non risponde solo a un compito accademico, non si limita a una "spiegazione" degli autori, ma rappresenta il tentativo di attraversarli per sviluppare una propria posizione. Così Merleau-Ponty ci offre un bellissimo esempio di come vadano letti i filosofi, di come possano essere interpretati attraverso il loro “non-pensato”, di come la comunicazione e il pensiero si producano attraverso i residui, gli scarti, e quegli abbozzi che spetta a ognuno di noi ricominciare e completare.
24/11/2025
Pluriverso contiene oltre cento saggi sulle iniziative di trasformazione sociale e sulle alternative allo sviluppo oggi dominante, e più in generale ai processi di globalizzazione. Questi ultimi affondano le radici nella modernità, nel capitalismo, nel dominio di Stato e nelle pratiche maschiliste.
In questo Dizionario del post-sviluppo sono contenute da un lato riflessioni critiche rispetto alle soluzioni di mercato, al greenwashing delle multinazionali e agli approcci riformisti. Dall’altro lato, il volume raccoglie pratiche globali e cosmovisioni radicalmente alternative: in esse trova espressione la consapevolezza che un mondo ecologicamente saggio e socialmente giusto non solo sia possibile e necessario, ma per certi versi già esista. Per conoscerlo, non resta che immergersi nella lettura di questo libro.
24/11/2025
Felix Guattari riflette sulla deterritorializzazione contemporanea e propone l’ecosofia come via per rigenerare soggettività, ecologia e desiderio.
24/11/2025
Si sente spesso affermare che l’unica passione più crudele dell’odio sia l’indifferenza. Ma perché ciò che potremmo definire il grado zero della passionalità viene percepito come una passione elevata a potenza negativa? Cosa si nasconde di tanto terribile nell’indifferenza? Queste sono solo alcune delle domande a cui il libro tenta di rispondere per mostrare l’intimo legame che unisce la passione all’indifferenza. Poiché diversamente da quanto saremmo portati a credere, l’indifferenza non è solo ciò che si sottrae all’amore né ciò che resta di una passione ormai consunta. Se occupa lo spazio lasciato vacante dall’amore non è per difetto ma per eccesso di passione – una passione di cui è invero la radice più profonda e il segreto più terribile.
24/11/2025
I saggi qui raccolti – Società e solitudine, Amicizia, Doni, La superanima, Vita e letteratura nel New England, Carattere – permettono di cogliere il delicato equilibrio che Emerson stabilisce tra istanze sociali e fiducia in se stessi. Lo spirito moderno sta dal lato dell’individuo, che riassume in sé il mondo. Tuttavia, volgendosi a guardare le grandi utopie di prosperità sociale della generazione precedente, Emerson mostra benevolenza verso quei progetti generosi, mettendo solo in guardia da eccessi comunitari. L’uomo di «carattere» mira all’autosufficienza, eppure su questo fondamento si apre la possibilità di una gioiosa interazione con le persone e di autentici rapporti amicali. Ciò che si dona è qui il proprio stesso essere, l’unico dono che non umilia il beneficato.
24/11/2025
L'idea al centro dell'etica kantiana è al tempo stesso semplice e rivoluzionaria: essa propone una legge morale indipendente da qualsiasi nozione di Bene prestabilito e da qualsiasi “inclinazione umana” come l'amore, la simpatia o la paura. Cercando di interpretare tale proposizione rivoluzionaria in una luce più “umana” e fare di Kant un nostro contemporaneo – un pensatore che possa aiutarci nei nostri dilemmi etici –, diversi studiosi kantiani hanno sorvolato sui suoi paradossi apparenti e sulle sue impossibili rivendicazioni. Questo libro si propone di fare esattamente la cosa opposta. Kant, grazie a Dio, non è nostro contemporaneo; egli si oppone al nostro tempo. Lacan, da parte sua, appare come l'antitesi di Kant – il “selvaggio” teorico della psicoanalisi di contro al sobrio pensatore dell'Illuminismo. Tuttavia, il suo concetto di Reale offre probabilmente lo sfondo più utile a questa nuova interpretazione dell'etica kantiana. Mettendo in relazione costante le sue letture dei due filosofi, Alenka Zupančič elabora un'“etica del Reale” e definisce il fondamento perturbante per una restaurazione radicale dell'etica.
Se il libro di Zupančič non diventerà una classica opera di riferimento, la sola conclusione da trarre sarà che il nostro mondo accademico è intrappolato in un'oscura volontà di autodistruzione
-Slavoj Žižek-
24/11/2025
Essere in relazione, per le persone, non è solo una conseguenza del fatto che coesistono in uno stesso spazio o che devono spartirsi risorse limitate. Né si entra in relazione soltanto per garantirsi la sopravvivenza. Non è neppure solo un ingrediente della felicità individuale. La relazione è il luogo in cui le persone si costituiscono come tali. È parte del loro essere. Ma per portare a fondo questa idea bisogna arrivare a pensare che l’essere stesso sia in sé anche una relazione. È il senso della ricerca di Carmelo Vigna, che scende fino all’ontologia per tornare poi all’etica e offrire un orientamento all’agire. In questo movimento, Vigna ha ritrovato alcuni motivi classici, ma li ha rinnovati anche perché non ha mai smesso di confrontarsi con la filosofia contemporanea. Un lavoro teorico, dunque, che è sempre anche una pratica di relazione.
Queste due dimensioni hanno ispirato i saggi raccolti in questo volume, dove filosofe e filosofi hanno intessuto un dialogo con Carmelo Vigna su alcune delle sue tesi forti, riguardanti il rapporto tra pensiero e realtà, tra ragione e fede, tra vero e bene, tra dono e debito, o ancora la dignità umana, il riconoscimento e la cura, la giustizia e la memoria.
Saggi di:
Amerigo Barzaghi, Paolo Bettineschi, Francesco Botturi, Calogero Caltagirone, Carlo Chiurco, Giovanna Costanzo, Adriano Fabris, Riccardo Fanciullacci, Rosella Faraone, Romano Màdera, Leonardo Messinese, Paolo Pagani, Alberto Peratoner, Paola Ricci Sindoni, Maria Vita Romeo, Stefano Semplici, Davide Spanio, Francesco Totaro, Susy Zanardo
24/11/2025
Il testo offre una riflessione sui compiti della sociologia davanti alle sfide odierne, tipiche di una modernità globalizzata. In particolare, sostiene, contro le derive di un’empiria priva di aperture teoriche, l’importanza di prospettive critiche ed emancipative di più ampio respiro. Vengono così affrontate le questioni legate alle nuove forme di individualismo, di partecipazione, di accelerazione, di legame sociale, all’interno di un quadro complessivo che la sociologia deve poter affrontare, nel tentativo di fornire una visione complessiva e coerente delle dinamiche sociali e politiche in atto. Il libro vuole essere uno strumento utile, innanzi tutto, per le nuove generazioni di sociologi e, più in generale, per chiunque sia interessato ad un primo approccio d’insieme sulle principali questioni del mondo contemporaneo.
Saggi di: Franco Crespi, Alessandro Ferrara, Paolo Jedlowski, Carmen Leccardi, Walter Privitera, Ambrogio Santambrogio
24/11/2025
Ecologia e libertà è un libro straordinariamente anticipatore. In esso la crisi della natura non si pone come esterna all'economia, alla società, alla politica; ne è semmai il volto estremo, il sintomo inaggirabile, l'ingiunzione cui non ci si può sottrarre procrastinando. André Gorz è tra i primi a chiederci di pensare la questione ambientale nella sua non-autosufficienza, nella sua impossibilità a spiegarsi da sé: essa dischiude infatti una crisi del produttivismo occidentale e del capitalismo industriale che possiede un'origine storica e che richiede una soluzione politica. Tale soluzione, peraltro, non fornisce alcuna garanzia sulla desiderabilità o meno del suo esito: il testo torna a più riprese sul rischio concreto di una deriva tecnofascista, cioè di una risposta autoritaria alle sfide ecologiche. Il degrado degli equilibri biosferici schiude infatti uno scenario fortemente polarizzato: alla tentazione dispotica deve far fronte un progetto sociale complessivo capace di coniugare la sostenibilità ambientale e l'autonomia individuale e collettiva. Il nesso tra ecologia e libertà, dunque, non si dà in natura – non sta nelle cose: bisogna produrlo, curarlo, difenderlo. In ultima istanza, l'ecologia politica di André Gorz è immaginazione pratica di un futuro non segnato dall'imperativo capitalistico della massimizzazione del profitto ad ogni costo. Sta in questo la sua più profonda attualità.
23/11/2025
Che ne è del Corpo e del Soggetto nell’epoca del postumano? Questa la domanda alla luce della quale il volume esamina le molteplici voci del panorama postumanista, ripercorrendone la genesi da un punto di vista storico e teoretico. Consapevoli o meno, infatti, il postumano è il nostro presente, che decide i nostri corpi e qualifica il tipo di soggettività di cui possiamo essere protagonisti. Diventa quindi filosoficamente necessario prenderne le distanze per affrontarlo criticamente, così da poter resistere ad un futuro che sembra già deciso. Questa operazione di distanziamento e messa a fuoco è realizzata assumendo come punto di vista privilegiato la filosofia di Gilles Deleuze. Vengono indagate le implicazioni dell’ontologia immanentista deleuzeana, per evidenziare come questa comporti una teoria del corpo e (quindi) della soggettività alternative al dettato postumanista. Al modello chimerico dell’Ibrido postumano si contrappone la sollecitazione etico-teoretica del Divenire deleuzeano. Il confronto con Deleuze consente di cogliere i limiti del postumanismo al di là delle sue velleità emancipatorie: il corpo postumano è ridotto a supporto protesico e il soggetto che lo accompagna è tale unicamente in quanto assoggettato al plesso sapere-potere che lo definisce. Esercizio di sottrazione, il divenire indica invece l’orizzonte regolativo di una corporeità vissuta come potenza espressiva al di là di ogni pretesa riduzionista e di una soggettività che si (ri)scopre in quanto processo di soggettivazione.
23/11/2025
Lia Cigarini, iniziatrice, con poche altre, della pratica dell'autocoscienza in Italia, fondatrice della Libreria delle donne di Milano, coautrice di Non credere di avere dei diritti, in questo libro ci fa ripercorrere gli anni di un'avventura e di una scommessa personale e collettiva, avventura che si usa chiamare «femminismo», nome forse inadeguato davanti alla radicalità della scommessa e alla sua portata storica. Vero nucleo incandescente del libro è la passione lucida e determinata per una pratica politica incollata alla realtà, che non si trasforma mai in teoria astratta o in ideologia e che fa di queste pagine una introduzione all'intelligenza del nostro tempo.
La politica del desiderio e altri scritti rende nuovamente disponibile il libro pubblicato nel 1995 e raccoglie una ventina di scritti composti tra il 1999 e il 2020 e un’intervista inedita. Il libro si conclude con l’importante saggio di Ida Dominijanni, Il desiderio di politica.
La forma-libro in cui è riunita l’eterogeneità degli scritti di Lia Cigarini non deve trarre in inganno chi legge: non siamo di fronte a una teoria sistematica che si dispiega nell’arco di mezzo secolo. Ci troviamo, al contrario, in presenza di un pensiero capace di trasformarsi in fedeltà a quello che accade e ai desideri di chi scrive.
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Orthotes è una casa editrice indipendente, plurale e democratica.
Si occupa prevalentemente di saggistica filosofica, considerando il "filosofico" nella sua accezione più semplice e caratteristica, e cioè come uso del sapere a vantaggio degli esseri umani, donne e uomini.
La casa editrice opera nella convinzione che ogni lavoro culturale ben sviluppato e argomentato sia un lavoro filosofico, inerisca esso alle scienze teoretiche (filosofia, critica, analisi), a quelle pratiche (etica, politica, società), o poietiche (arti musicali, figurative, tecniche).
In funzione di questi principi operativi Orthotes definisce il proprio orientamento, indipendente e non programmatico, cercando di volgere lo sguardo verso la "retta direzione" di un sapere che rischiara e illumina perché di se stesso insegna l'uso.
Orthotes nasce come idea nel 2010. La casa editrice è stata l’approdo, per certi versi la soluzione, a cui ha portato il dialogo tra un gruppo di studiosi di filosofia, poi amici, che si sono incontrati per la prima volta a Torino nel marzo del 2010. Quelle discussioni ruotavano attorno ad alcune questioni poste dal pensiero di Severino, di Lacan, di Žižek e Stiegler, e in genere alle direzioni tracciate dalla filosofia contemporanea. Ci accorgemmo però quasi subito che prepotente tornava in superficie un’esigenza, poi convertita in desiderio: quello di capire se ci fosse, e se sì quale fosse, il luogo ideale per fare filosofia, considerandola come sapere irriducibile alle quattro mura dell’accademia, o a una necessaria individuazione geografica e strumentale (come il laboratorio per lo scienziato, o il tribunale per l’avvocato). Eravamo quindi alla ricerca di uno spazio topologico, che potesse funzionare come luogo (al tempo lo definimmo virtuale) altro dall’Università, in cui il sapere filosofico potesse muoversi con maggiore libertà, non informato e intossicato cioè dalle istanze del potere politico ed economico (ci parve un dato di fatto sommamente criticabile perché ineludibile).
Convergemmo infine (eravamo alla fine del 2010) che lo spazio di cui andavamo alla ricerca non era già presente e da occupare, ma che avremmo dovuto crearlo noi. Una casa editrice (non stavamo ancora considerando gli aspetti operativi, il lavoro era tutto da fare) era il luogo che avrebbe potuto costituire una stazione meteorologica di analisi del sapere filosofico – e più in generale della cultura contemporanea (storiche rimangono nella mia mente le ore passate a parlare del ruolo del capitalismo o della democrazia a partire da film come RoboCop e 300 o della musica di Cage e delle avanguaride).
Il passaggio fu repentino: individuata la casa editrice come base del nostro comune lavoro di ricerca sullo statuto del sapere, e poi facendo di essa la traccia silenziosa della nostra frequentazione, delle letture, delle proposte, fummo in grado di trasformare questo sapere (di cui la casa editrice era il luogo d’origine e di emanazione) in un saper fare qualcosa (di questo sapere).
A inizio 2011 Luisa Muraro accettò di lasciarci pubblicare un suo libro (che aveva visto la luce molti anni prima e solo come dispensa), e stampammo in una micro tiratura di sole 50 copie Tre lezioni sulla differenza sessuale (il primo libro pubblicato da Orthotes). Era un libro ancora solo per noi e pochi altri. Un tentativo di orientamento. In breve seguì una ristampa di 300 copie. E di lì a qualche mese vennero le prime traduzioni (Il resto indivisibile di Žižek e Emancipazione/i di Laclau). Poi nel febbraio 2012, soddisfatti di quanto stavamo facendo, Orthotes venne ufficialmente fondata. Da quei primi anni a oggi il passo è stato breve. Ci siamo semplicemente lasciati trascinare dall’onda su cui eravamo saliti. Quella che continua a srotolarsi potente sotto di noi.
Ancora qualcosa sul nome Orthotes. Dalla primissima idea di un luogo (Ort in tedesco), siamo passati a quella di correttezza del vedere (orthotes). Questa è possibile quando, ovunque si sia, si fissi nella giusta direzione. Non esistono luoghi della verità o migliori di altri. Sta tutto a noi. È la nostra apprensione, la nostra postura, a dirci infine se siamo a casa. Orthotes non è la casa editrice, bensì lo spazio che la precede, quello aperto dall’incontro e dal dialogo.
Senza che ce ne accorgessimo, senza saperlo ancora, eravamo già tutti lì.