Orthotes Editrice

Orthotes Editrice Casa editrice indipendente, plurale e democratica. Napoli. Orthotes, casa editrice indipendente, plurale e democratica. Questa è l’"e-videnza" dell’ente.

Si occupa prevalentemente di saggistica filosofica, considerando il "filosofico" nella sua accezione più semplice e caratteristica, e cioè come uso del sapere a vantaggio degli esseri umani, donne e uomini. La casa editrice opera nella convinzione che ogni lavoro culturale ben sviluppato e argomentato sia un lavoro filosofico, inerisca esso alle scienze teoretiche (filosofia, critica, analisi), a

quelle pratiche (etica, politica, società), o poietiche (arti musicali, figurative, tecniche). In funzione di questi principi operativi Orthotes definisce il proprio orientamento, indipendente e non programmatico, cercando di volgere lo sguardo verso la "retta direzione" di un sapere che rischiara e illumina perché di se stesso insegna l'uso. Tutto dipende dalla orthotes, dalla correttezza dello sguardo. In virtù di questa correttezza, il vedere e il conoscere diventano retti, cosicché alla fine si rivolgono direttamente all’idea suprema e si fissano in questa "direzione". Così dirigendosi l’apprensione si conforma a ciò che deve essere veduto. Per effetto di questo adeguarsi dell’apprensione in quanto idein all’idea, si costituisce una omoiosis, una concordanza del conoscere con la cosa stessa. In questo modo dal primato dell’idea e dell’idein sull’aletheia nasce un mutamento dell’essenza della verità. Martin Heidegger, Dell'essenza della verità

I saggi raccolti nel presente volume affrontano alcuni aspetti centrali della riflessione hegeliana sulla religione: la ...
14/09/2025

I saggi raccolti nel presente volume affrontano alcuni aspetti centrali della riflessione hegeliana sulla religione: la dialettica tra rappresentazione e concetto, ossia tra religione e filosofia; la religione nella Fenomenologia dello spirito; la critica dell’idea schleiermacheriana della religione come “sentimento della dipendenza assoluta”; la religione della magia quale stadio iniziale della “storia delle religioni”; la religione cinese nei quattro corsi di lezioni berlinesi; Alberto Caracciolo interprete di Hegel.

Se nell’interpretazione della prospettiva hegeliana data da Walter Jaeschke la religione – una volta raggiunta la sua forma più alta: quella cristiana – è destinata a “trovare rifugio” nella filosofia, se non addirittura (come religione della libertà) a dissolversi nelle istituzioni etiche, improntandole di sé, nella critica dell’impostazione hegeliana sviluppata da Caracciolo la religione, quale rapporto diretto del singolo con la Trascendenza, non può non conservare una sua autonomia rispetto al pensiero filosofico, destinato però come tale a mettere in questione la pretesa di assolutezza delle religioni storico-positive.

Eccezione e Destino costituisce un’opera interamente rivolta al tentativo sistematico di dischiudere la forma stessa del...
14/09/2025

Eccezione e Destino costituisce un’opera interamente rivolta al tentativo sistematico di dischiudere la forma stessa della domanda sull'essenza della Storia, prendendo le mosse da quel momento epigonale del pensiero occidentale rappresentato da Kojève e dalla sua fenomenologia del diritto. A partire dall’equazione kojèviana tra il Concetto e il Tempo, in quanto significato filosofico della altrimenti famigerata «fine della Storia», diviene possibile accedere all’intelaiatura della trama ontologica che sfonda la totalità temporale. Il fulcro metafisico della fine della Storia è giuridico. Ciò non comporta affatto la riduzione dell’Intero ad un singolo segmento del reale, bensì l’esigenza di tratteggiare il carattere dell’essenza del fondamento. Quest’ultimo, oltrepassando l’opposizione tra necessità e contingenza, emerge nella forma inaudita dell’essere accidentale. Attraverso la dialettica destinale e la metafisica dell’eccezione, l’essere accidentale fa segno alla tragedia costitutiva di un fondamento infondato che, non potendo guardare alle spalle di se stesso, come tale, non allude ad altro che all’eternità dell’annientamento di tutti gli ordinamenti giuridici.

La poesia e il pensiero domandano alla lingua di continuare a parlare dopo la cenere, nonostante la cenere, a partire da...
14/09/2025

La poesia e il pensiero domandano alla lingua di continuare a parlare dopo la cenere, nonostante la cenere, a partire da essa. Questo libro racconta l’eredità inquietante e allo stesso tempo appassionata che Emil Cioran, Gherasim Luca e Paul Celan hanno lasciato al nuovo millennio a partire dalla loro opera scritta in Romania. Interrogarsi intorno al segreto inconfessabile che questi autori custodiscono – che incredibilmente li accomuna e, allo stesso tempo, li separa – significa far emergere dalle loro testimonianze di scrittura un passato problematico che essi hanno voluto considerare non tanto rimosso, quanto piuttosto disponibile per un nuovo rilancio, non appena si sono ritrovati, uno di fronte all’altro, sulla scena democratica dell’esilio a Parigi. I documenti testuali del periodo interbellico e immediatamente postbellico in Romania, presi in esame per questo lavoro e per lo più inediti, testimoniano la passione del Reale di un Secolo che ci siamo relativamente da poco lasciati alle spalle. Il cosiddetto “male” del Novecento, sotto il cono d’ombra dei totalitarismi ideologici, deve essere indagato non solo nel suo osceno e terroristico legame con la morte e il nulla, ma anche nel rapporto che intrattiene con l’ostinata passione per la vita, con l’indomabile passione di essere, di resistere e di amare.

L'idea al centro dell'etica kantiana è al tempo stesso semplice e rivoluzionaria: essa propone una legge morale indipend...
14/09/2025

L'idea al centro dell'etica kantiana è al tempo stesso semplice e rivoluzionaria: essa propone una legge morale indipendente da qualsiasi nozione di Bene prestabilito e da qualsiasi “inclinazione umana” come l'amore, la simpatia o la paura. Cercando di interpretare tale proposizione rivoluzionaria in una luce più “umana” e fare di Kant un nostro contemporaneo – un pensatore che possa aiutarci nei nostri dilemmi etici –, diversi studiosi kantiani hanno sorvolato sui suoi paradossi apparenti e sulle sue impossibili rivendicazioni. Questo libro si propone di fare esattamente la cosa opposta. Kant, grazie a Dio, non è nostro contemporaneo; egli si oppone al nostro tempo. Lacan, da parte sua, appare come l'antitesi di Kant – il “selvaggio” teorico della psicoanalisi di contro al sobrio pensatore dell'Illuminismo. Tuttavia, il suo concetto di Reale offre probabilmente lo sfondo più utile a questa nuova interpretazione dell'etica kantiana. Mettendo in relazione costante le sue letture dei due filosofi, Alenka Zupančič elabora un'“etica del Reale” e definisce il fondamento perturbante per una restaurazione radicale dell'etica.

Se il libro di Zupančič non diventerà una classica opera di riferimento, la sola conclusione da trarre sarà che il nostro mondo accademico è intrappolato in un'oscura volontà di autodistruzione
-Slavoj Žižek-

Da quando le strade di tutto il mondo si sono riempite di giovani inneggianti alla giustizia climatica, pare che la form...
14/09/2025

Da quando le strade di tutto il mondo si sono riempite di giovani inneggianti alla giustizia climatica, pare che la formula transizione ecologica sia sulla bocca di tutti. Come se fosse una novità, un colpo di genio che le élite a tutti i livelli – ONU, UE, governi nazionali – avrebbero partorito per ve**re incontro alle comprensibili istanze di ragazze e ragazzi.

Il libro di Paola Imperatore ed Emanuele Leonardi smonta questa narrazione, mostrandola per quella che è: una menzogna. L’era della giustizia climatica, inaugurata nel 2019 dagli scioperi globali, è infatti in primo luogo la presa d’atto del fallimento dell’idea che la centralità del mercato possa risolvere la crisi climatica. Piaccia o meno, a dispetto dei trattati “ambientalisti” (Kyoto 1997 e Parigi 2015), l’aumento continuo delle emissioni negli ultimi trent’anni – e, anzi, l’incremento del tasso di emissione! – testimonia la disfatta di questa transizione ecologica dall’alto. Non è un caso che i climate strike dicano una cosa semplice: “grazie per il tentativo, non è andata, lasciate spazio a noi” – cioè all’alternativa radicale, di sistema. Emerge dunque uno spazio politico inedito, tutto da riempire ma già ora carico di straordinario potenziale: la transizione ecologica dal basso, basata sul connubio imprescindibile tra protezione ambientale e contrasto alle diseguaglianze sociali.

Su questo sfondo, il libro reinterpreta la storia dei movimenti ecologisti in Italia, le dimensioni della giustizia climatica odierna e l’esplosione della convergenza delle lotte – guidata da realtà diverse, con approccio intersezionale, su impulso del Collettivo di Fabbrica della ex-GKN di Campi Bisenzio.

Nel pieno del dibattito politico-giuridico sullo statuto dell’Unione Europea, sul tipo di entità che vuole essere e sul ...
14/09/2025

Nel pieno del dibattito politico-giuridico sullo statuto dell’Unione Europea, sul tipo di entità che vuole essere e sul tipo di valori su cui intende fondarsi, diviene attuale il rilancio dello studio della Carta di Nizza, la Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea, proclamata a Nizza nel 2001 ed entrata in vigore con il Trattato di Lisbona nel 2009. In particolare diviene fondamentale lo studio del primo valore su cui la Carta dei Diritti Fondamentali, parte integrante della Costituzione europea, si fonda, il valore della dignità umana. Il libro svolge un’analisi concettuale di questo principio-valore, con la lucidità e il rigore che una disamina a distanza (un’analisi dopo la "Carta di Nizza") rende possibili. Il suo contributo nuovo è un’indagine di tutte le trame e le gerarchie possibili, che il valore della dignità umana intrattiene con gli altri valori informanti gli ordinamenti giuridici, scandagliando diverse posizioni in gioco, ma avanzando anche una proposta. A fondamento dell’ordinamento giuridico europeo, l’autrice propone una concezione della dignità umana come norma suprema, non bilanciabile, dal contenuto “minimo”, che amplia la concezione kantiana di dignità umana. Tale ampliamento va nella direzione di un ripensamento della dignità umana in chiave fenomenologica, che, diversamente da più diffuse posizioni giusnaturalistiche, non rinuncia all’autonomia dell’individuo. Tra le fonti d’ispirazione dell’autrice si annoverano, fra gli altri, il pensiero di Jeanne Hersch, filosofa del ’900, connessa in maniera significativa alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo del 1948, di cui rinvenne la radice in un’“esigenza assoluta”, nonché il pensiero di Max Scheler, filosofo per eccellenza dell’individualità essenziale.

Dopo aver esordito con Idee per una filosofia della natura (del 1797), Schelling prosegue – con Sull’anima del mondo. Un...
13/09/2025

Dopo aver esordito con Idee per una filosofia della natura (del 1797), Schelling prosegue – con Sull’anima del mondo. Un’ipotesi della fisica superiore per la spiegazione dell’organismo universale (del 1798) – il suo originale percorso di ricerca filosofica e scientifica sulla natura. Se da un lato tiene conto soprattutto delle novità concettuali introdotte da Kant e poi da Fichte, oltreché della tradizione più antica, il vero punto di riferimento delle sue indagini resta infatti la natura, interpretata nel suo interno dinamismo, in quella produttività riconosciuta anche come il carattere essenziale dello Spirito. Sull’anima del mondo rappresenta una tappa fondamentale nel cammino filosofico di Schelling e gli varrà il vivo apprezzamento di Goethe e almeno la curiosità di tutto l’ambiente romantico jenese. Quest’opera va letta inoltre come il documento di una sintesi, tutt’altro che facile, dell’imponente informazione scientifica riguardante gli esperimenti condotti in diversi settori della scienza empirica di fine Settecento, che si trovava allora in grande fermento e trasformazione.

Sola perché unica, scandalosa perché fuori dalla scena, sono solo alcuni dei tratti messi in rilievo nell’agire di Chris...
13/09/2025

Sola perché unica, scandalosa perché fuori dalla scena, sono solo alcuni dei tratti messi in rilievo nell’agire di Christine de Pizan: la sua parola si fa militante, per essere qui sezionata, ascoltata e seguita fino al suo canto finale. Il “cammino di lungo studio” è però percorso a ritroso, dall’ultima composizione in versi della poetessa si attraversa una parte della sua ricca produzione. Si avanza l’invito a cercare segni e idee condivise con precedenti figure femminili. Una trama densa di fili da intrecciare, ne risulta un ritratto inedito della Pizan, una lettura innovativa dei suoi testi. Prima donna che compose in volgare per professione, che giunse a rappresentare sé nell’atto di scrivere in splendide miniature. Molti i suoi primati, anche se non fu una rivoluzionaria, né una pacifista nel senso moderno del termine. Questa “scriba ispirata” non è presentata neanche come una femminista ante-litteram: la protagonista di questo libro impugnò la penna come strumento di mediazione, si riconobbe nella guida della Sibilla, per annunciare un altro modo di avvicinarsi alla conoscenza. Christine agisce nella/con la scrittura come una poetessa, “storica ispirata”, pensatrice, come una sibilla, osò perfino sfiorare l’idea di un sacro al femminile: tutte posture che convergono e esplodono in una polifonia. «Seule en tes faiz ou royaume de France. Sola, nel regno di Francia, nel fare quello che fai»: ecco come Eustache Deschamps celebrava quella musa eloquente. Sola perché unica, eccezionale per sapere e coraggio.

Il corpo, nella sua insopprimibile materialità e, al contempo, profonda valenza simbolica, costituisce il luogo dove app...
13/09/2025

Il corpo, nella sua insopprimibile materialità e, al contempo, profonda valenza simbolica, costituisce il luogo dove appaiono maggiormente evidenti le ferite della violenza della Storia inferte dal tempo presente. Il corpo senza vita trasportato dalle onde durante l’ennesimo naufragio mediterraneo. Il corpo assediato, tenuto a distanza e respinto attraverso le frontiere europee. Il corpo esotico venduto e acquistato nei circuiti del sesso commerciale nelle strade delle nostre città. Il corpo temuto e, dunque, denigrato e vilipeso, perché assurto a simbolo di un’alterità inconciliabile con l’Occidente. E, ancora, il corpo sottomesso, subalterno, oltraggiato. Il corpo silente, tacitato, di chi si è trovato a misurarsi con la dimensione dell’orrore e dell’indicibile e che appare oramai denudato, oltre che dei diritti, di ogni valenza umana. Corpi apparentemente relegati negli interstizi più oscuri della nostra modernità che interpellano e inducono a guardare alle matrici storiche, politiche e sociali della sofferenza di cui sono emblema. Ma, allo stesso tempo, corpi che recano incise nella carne memorie scomode che scardinano orizzonti morali e culturali che pensavamo acquisiti. Partendo dall’esperienza di ricerca nel campo delle migrazioni maturata dall’Autrice nel corso degli ultimi quindici anni, il volume propone un affresco di largo respiro sui processi di costruzione dell’alterità nella società contemporanea attraverso una prospettiva che coniuga l’analisi dei fenomeni e delle storie – a partire da alcuni casi-studio – con la riflessione teorica a carattere sociale.

Platone ha inventato un grande rimedio per la follia: la ragione! In questo breve, denso e illuminante saggio, Umberto G...
13/09/2025

Platone ha inventato un grande rimedio per la follia: la ragione! In questo breve, denso e illuminante saggio, Umberto Galimberti muove dai Greci per giungere fino a noi e alla relazione che ci costituisce. Il Simposio, il più bel testo che mai sia stato scritto sull'amore, ci guida ancora a scoprire la mediazione che l'amore realizza tra la follia e la ragione. È attraverso l'amore che entriamo in contatto con la nostra follia: ci innamoriamo, infatti, proprio di chi è riuscito a intercettarla e a presentarla a noi stessi. A differenza dell'amicizia, l'amore crea una situazione di possessione, che non siamo capaci di governare e in cui a parlare è il corpo, non più il linguaggio della ragione.

In un universo giovanile che si presenta popolato da una gran parte di giovani con “vite rinviate”, ovvero in ritardo ne...
13/09/2025

In un universo giovanile che si presenta popolato da una gran parte di giovani con “vite rinviate”, ovvero in ritardo nella transizione all’età adulta, la sfera lavorativa assume piena centralità nello studio dei fenomeni che ostacolano la realizzazione dei progetti di vita personali, familiari e sociali. La flessibilità, che identifica molti dei processi che hanno trasformato il mondo del lavoro, si riflette sulle nuove generazioni nelle declinazioni atipiche delle forme contrattuali, nella varietà e variabilità delle competenze, dei profili professionali e delle esperienze curriculari, così come nell’adattabilità dei progetti di vita entro orizzonti corti, se non limitati al presente, o continuamente ridefiniti. Attraverso un’indagine condotta sui giovani campani, la ricerca analizza sia la condizione lavorativa effettiva, anche rispetto alla coerenza con le scelte di percorso e con il lavoro prefigurato dall’investimento formativo, sia le rappresentazioni e i significati che i giovani attribuiscono al lavoro (interesse economico, impegno temporale, realizzazione personale e sociale, valore relazionale, etc.) anche in rapporto agli altri spazi di vita. Nella parte finale il volume rintraccia i segmenti emergenti dalla realtà giovanile osservata attraverso un’analisi multidimensionale che insieme alla sfera lavorativa tiene conto delle tappe raggiunte nel passaggio alla maturità, della dimensione partecipativa nelle reti sociali e dei diversi orientamenti alla progettualità di vita.

La posta in gioco: comprendere la crisi ecologica per combatterla. La scommessa interpretativa: focalizzare l'analisi su...
13/09/2025

La posta in gioco: comprendere la crisi ecologica per combatterla. La scommessa interpretativa: focalizzare l'analisi sul rapporto tra forme storiche del lavoro, dell'ambiente naturale e della valorizzazione capitalistica. È fuor di dubbio, infatti, che la quotidianità ecocida cui non riusciamo a sottrarci – sesta estinzione di massa, riscaldamento globale, inquinamento-killer – affondi le radici nell'espansionismo violento del capitale. Lo sviluppo storico del nesso lavoro-natura-valore, tuttavia, complica il quadro e ci costringe ad affrontare una domanda tutt'altro che banale rispetto alla critica ecologica esplosa tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta del Novecento. Come è stato possibile che il limite ecologico si sia trasformato da vincolo allo sviluppo in profittevole opportunità di business, da puro costo per le imprese a fondamento della green economy, cioè di una nuova strategia di accumulazione capitalistica?

Figura centrale per esplorare questa domanda – ma anche e forse soprattutto i movimenti sociali che prima l'hanno posta e oggi lottano per trovare risposte giuste e sostenibili – è André Gorz, padre dell'ecologia politica, militante comunista e critico spietato del capitalismo cognitivo.

È attraverso un'originale rilettura dell'opera di Gorz, infatti, che può andare in scena l'incontro – per nulla scontato – tra il pensiero della decrescita e il marxismo. Su tale presupposto Emanuele Leonardi propone un orizzonte programmatico per i conflitti socio-ecologici che proliferano su scala globale, finalizzato alla riduzione della pressione sulla biosfera (diminuzione del lavoro entropico, 'snellimento' del metabolismo sociale) e alla diffusione sempre più ampia delle attività di cura e produzione di conoscenza e società (moltiplicazione del lavoro neghentropico).

Indirizzo

Naples
80122

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La nostra storia

Orthotes è una casa editrice indipendente, plurale e democratica. Si occupa prevalentemente di saggistica filosofica, considerando il "filosofico" nella sua accezione più semplice e caratteristica, e cioè come uso del sapere a vantaggio degli esseri umani, donne e uomini. La casa editrice opera nella convinzione che ogni lavoro culturale ben sviluppato e argomentato sia un lavoro filosofico, inerisca esso alle scienze teoretiche (filosofia, critica, analisi), a quelle pratiche (etica, politica, società), o poietiche (arti musicali, figurative, tecniche). In funzione di questi principi operativi Orthotes definisce il proprio orientamento, indipendente e non programmatico, cercando di volgere lo sguardo verso la "retta direzione" di un sapere che rischiara e illumina perché di se stesso insegna l'uso. Orthotes nasce come idea nel 2010. La casa editrice è stata l’approdo, per certi versi la soluzione, a cui ha portato il dialogo tra un gruppo di studiosi di filosofia, poi amici, che si sono incontrati per la prima volta a Torino nel marzo del 2010. Quelle discussioni ruotavano attorno ad alcune questioni poste dal pensiero di Severino, di Lacan, di Žižek e Stiegler, e in genere alle direzioni tracciate dalla filosofia contemporanea. Ci accorgemmo però quasi subito che prepotente tornava in superficie un’esigenza, poi convertita in desiderio: quello di capire se ci fosse, e se sì quale fosse, il luogo ideale per fare filosofia, considerandola come sapere irriducibile alle quattro mura dell’accademia, o a una necessaria individuazione geografica e strumentale (come il laboratorio per lo scienziato, o il tribunale per l’avvocato). Eravamo quindi alla ricerca di uno spazio topologico, che potesse funzionare come luogo (al tempo lo definimmo virtuale) altro dall’Università, in cui il sapere filosofico potesse muoversi con maggiore libertà, non informato e intossicato cioè dalle istanze del potere politico ed economico (ci parve un dato di fatto sommamente criticabile perché ineludibile).

Convergemmo infine (eravamo alla fine del 2010) che lo spazio di cui andavamo alla ricerca non era già presente e da occupare, ma che avremmo dovuto crearlo noi. Una casa editrice (non stavamo ancora considerando gli aspetti operativi, il lavoro era tutto da fare) era il luogo che avrebbe potuto costituire una stazione meteorologica di analisi del sapere filosofico – e più in generale della cultura contemporanea (storiche rimangono nella mia mente le ore passate a parlare del ruolo del capitalismo o della democrazia a partire da film come RoboCop e 300 o della musica di Cage e delle avanguaride).

Il passaggio fu repentino: individuata la casa editrice come base del nostro comune lavoro di ricerca sullo statuto del sapere, e poi facendo di essa la traccia silenziosa della nostra frequentazione, delle letture, delle proposte, fummo in grado di trasformare questo sapere (di cui la casa editrice era il luogo d’origine e di emanazione) in un saper fare qualcosa (di questo sapere).

A inizio 2011 Luisa Muraro accettò di lasciarci pubblicare un suo libro (che aveva visto la luce molti anni prima e solo come dispensa), e stampammo in una micro tiratura di sole 50 copie Tre lezioni sulla differenza sessuale (il primo libro pubblicato da Orthotes). Era un libro ancora solo per noi e pochi altri. Un tentativo di orientamento. In breve seguì una ristampa di 300 copie. E di lì a qualche mese vennero le prime traduzioni (Il resto indivisibile di Žižek e Emancipazione/i di Laclau). Poi nel febbraio 2012, soddisfatti di quanto stavamo facendo, Orthotes venne ufficialmente fondata. Da quei primi anni a oggi il passo è stato breve. Ci siamo semplicemente lasciati trascinare dall’onda su cui eravamo saliti. Quella che continua a srotolarsi potente sotto di noi.