Angelo Di Costanzo

Angelo Di Costanzo Director of Food&Beverage
- Wine Specialist - Angelo Di Costanzo è nato a Pozzuoli e vive nei Campi Flegrei, terra di mare e di vite.

Sommelier Professionista dal 2001, Miglior Sommelier della Campania nel 2008, è stato nello stesso anno ”Spilla d’argento” Charme Sommelier, più volte in concorso al Trofeo Miglior Sommelier d’Italia. Eletto Sommelier Italiano dell’Anno per la Guida L’Espresso 2014, oggi è Director of Operations e Food&Beverage, membro di ASPI, l’Associazione della Sommellerie Professionale Italiana. È autore del

blog L'Arcante - www.larcante.com - dedicato alla professione di sala, al vino, al cibo e all’ospitalità italiana.

L'azienda non la scoprirete certo adesso, con questo post, nemmeno mi permetto di farcire queste righe di superflui elog...
06/01/2025

L'azienda non la scoprirete certo adesso, con questo post, nemmeno mi permetto di farcire queste righe di superflui elogi e complimenti vista la chiara ‘simpatia’ per quella che senza ombra di dubbio è una delle migliori realtà in Franciacorta, tra le prime a contribuire in maniera decisiva al successo delle bollicine franciacortine e uno, questo qui nel bicchiere, dei migliori vini in circolazione che personalmente apprezzo da morire, tra gli altri.

Teatro alla Scala Franciacorta Brut 2019, per il 75% Chardonnay e per la restante parte Pinot Nero di grandissima levatura, con un 30% della cuvée che fermenta in legno, passaggio questo che gli dona una inconfondibile anima nobile per tutto il tempo che il vino (riesce) a restare nel bicchiere, sì perché è questo un vino che scorre via che è un piacere.

Ha un colore brillante, una spuma delicatissima, un naso irto, variegato e ricco di note dolci, intense, complesse ed invitanti. Ha un sorso superbo e fresco, godurioso, con un finale di bocca particolarmente avvolgente e sapido, di grande lunghezza e persistenza gustativa.

Angelo Di Costanzo www.larcante.com Bellavista Wine Strada del Franciacorta

Di Asprinio d’Aversa se ne parla sempre troppo poco, ce lo diciamo da tempo nonostante l’esperienza degli anni passati c...
05/01/2025

Di Asprinio d’Aversa se ne parla sempre troppo poco, ce lo diciamo da tempo nonostante l’esperienza degli anni passati ci è servita per capire che quel suo gusto così spiccato e originale ha invece una marcia in più, così originale, unico e particolare!

Aversa, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Casapesenna, Cesa, Frignano, Gricignano di Aversa, Lusciano, Orta di Atella, Parete, San Cipriano d’Aversa, San Marcellino, Sant’Arpino, Succivo, Teverola, Trentola-Ducenta, Villa di Briano, Villa Literno in provincia di Caserta e Giugliano, Qualiano e Sant’Antimo in provincia di Napoli sono i 22 comuni dove è possibile produrre l’Asprinio d’Aversa DOC, denominazione istituita nel luglio ’93 che per disciplinare prevede la produzione di un bianco fermo e ben due tipologie di vino spumante, un metodo Martinotti (charmat lungo) e un Metodo Classico.

In etichetta, quando le uve provengono esclusivamente da viti maritate, è ammessa la dicitura “alberata” o “da vigneti ad alberata”, antico e suggestivo metodo di allevamento della vite di orgine etrusca che resta a memoria storica di antica vocazione solo in alcuni piccolissimi fazzoletti di terra vitata.

L’Asprinio, dicevamo, è un vino piacevolissimo, piace un sacco nella sua versione ferma, difficile confonderne il gusto così spiccato, unico e particolare, che sa bene accompagnare tutto un pasto, ancora più apprezzato quando nelle versioni spumanti diventa così irresistibile come il Trentapioli di Salvatore Martusciello Wines, famiglia da sempre impegnata nella produzione tra gli altri di vini Asprinio di grande qualità e nella salvaguardia del patrimonio vitivinicolo del territorio interessato.

Trentapioli è un vino spumante di grande personalità, con quel suo colore brillante giallo paglia, quella spuma delicata e fine, i profumi lievi e netti che rimandano agli agrumi, alle erbette, alla pesca, con quel sorso caratterizzato da tanta freschezza e piacevolezza al palato. Proprio un degno compagno a tutto pasto, come comprovato dalla piacevole lenzuolata di abbinamenti con la cucina creativa di KUMA 65 al Fusaro, a Bacoli.

Angelo Di Costanzo wwwarcante.com Viticaserta

Un giorno di gennaio quando il sole alto, caldo, con l'aria salata del lago ti sa regalare una tale domenica nei Campi F...
05/01/2025

Un giorno di gennaio quando il sole alto, caldo, con l'aria salata del lago ti sa regalare una tale domenica nei Campi Flegrei.

Angelo Di Costanzo www.larcante.com KUMA 65

🔴 Ricordo come fosse ieri quella sera di 15 anni fa quando al termine di una bella serata tra amici convenuti a un bacca...
03/01/2025

🔴 Ricordo come fosse ieri quella sera di 15 anni fa quando al termine di una bella serata tra amici convenuti a un baccanale di una dozzina di appassionati me ne uscii con una bottiglia di Exultet 2006 di Quintodecimo, alla sua prima annata in commercio ed esordio assoluto. Il Fiano di Avellino era un trend topic in quel momento sul mercato, suscitai subito stupore in alcuni, la meraviglia in altri e dal primo Oohh! a qualche mmhh! il passo fu breve. "Troppo francese!", "Troppo legno!", "Troppo lontano dal Fiano di Tizio o di Caio..", "Troppo caro!".

🔴 Li ricordo tutti quei volti, quei giudizi affrettati, debbo dire a distanza di anni diversi li intravedo spesso sorridenti e felici in certe foto in pellegrinaggio a via San Leonardo!

🔴 Il progetto di Laura e Luigi Moio a Mirabella Eclano era avviato da appena una manciata di anni, avevano certamente incontrato grandi apprezzamenti e plausi ma anche, è bene ricordarlo, alcune perplessità soprattutto per una visione distorta dello storytelling in particolar modo da parte di alcuni personaggetti del mondo del vino che mal sopportavano, a quel tempo, che si uscisse dall'oligarchia dei grandi marchi storici territoriali senza pagare un dazio pesantissimo per l'assenza, assai presunta e poco motivata, di una certa memoria storica.

🔴 Come se il nome 'Moio" non fosse di per se già storia del vino in Campania, seppur maturata in un territorio diverso e lontano appena una manciata di chilometri dall'Irpinia. Come se il professor Luigi Moio, già ricercatore ed enologo di lungo corso in quegli anni nonchè già artefice e deus es machina di innumerevoli successi enologici un po' ovunque in regione e sud Italia, non meritasse una chance da protagonista con la moglie Laura in un loro progetto rivelatosi tra l'altro, sin da subito, con idee chiare ed una visione di notevole ambizione; un lavoro che ha negli anni inevitabilmente cambiato, sino a sparigliarle, tutte le carte in tavola in quel preciso momento storico in Irpinia, quando assieme a pochissimi altri sono stati capaci di incidere notevolmente sul territorio e nella percezione del mercato sui loro vini come raramente accaduto nei suoi precedenti 30 anni!

🔴 È questo Exultet 2022 un cru prodotto esclusivamente con le uve provenienti da una sola vigna di Fiano che si trova a Lapio, luogo storico e consacrato per la produzione di Fiano di Avellino eleganti e raffinati. Un vino dal profilo organolettico di spessore, prorompente, dal colore luminoso e con un corredo aromatico pieno, verticale, complesso, finissimo.

🔴 Ti vengono in mente sentori di camomilla e tiglio ma anche di frutta gialla succosa, sensazioni dolci e quel rintocco un po’ agrumato un po’ mentolato che fa rinvenire tutto a primitiva freschezza. Il sorso è vivace e l’allungo fresco e sapido sul finale di bocca dove si distingue per fittezza, eleganza e grande equilibrio.

Angelo Di Costanzo www.larcante.com Pellegrini Spa

L'astro è un oggetto naturale visibile nel cielo notturno o diurno, al di fuori dell'atmosfera. Può essere una stella, u...
02/01/2025

L'astro è un oggetto naturale visibile nel cielo notturno o diurno, al di fuori dell'atmosfera. Può essere una stella, un pianeta, un satellite naturale o un asteroide. Generalmente non si considerano astri galassie, con esse le comete, le nebulose e le supernove. Quindi perlopiù nulla di così evanescente.

In molti negli ultimi giorni sono alla (forsennata) ricerca della propria previsione astrologica sull'anno appena sbocciato: qualcuno ci crede parecchio, facendone una questione addirittura vitale, qualcun altro meno ma non disdegna di interessarsene, altri ancora più semplicemente fanno spallucce e l'Astro preferiscono berlo. Ecco, io per esempio sono tra questi ultimi. Decisamente.

È ottenuto con 100% uve Falanghina coltivate su queste terre vulcaniche intorno al cratere degli Astroni, nei Campi Flegrei, vinificato con il metodo Charmat e fatto successivamente affinare sulle fecce fini per almeno 5 o 6 mesi.

Alla vista mostra nel bicchiere un colore simil paglierino, è limpido e brillante, appena versato si forma una delicata corona di spuma che cinge in maniera uniforme la testa della flùte, le bolle restano abbastanza persistenti e di grana fine. Ne segue un bouquet "classicheggiante", composto di fiori bianchi e frutta a polpa gialla, e un sorso secco, gustoso, fresco, equilibrato.

Astro Brut di Cantine Astroni è un degno compagno a tutto pasto, mai banale, rassicurante e piacevolissimo, vieppiù quando condiviso da formato magnum.

Angelo Di Costanzo www.larcante.com

Nel solco di una storia famigliare tanto radicata a Tufo, nel 1995 Angelo Muto decide di acquistare proprio dai Di Marzo...
01/01/2025

Nel solco di una storia famigliare tanto radicata a Tufo, nel 1995 Angelo Muto decide di acquistare proprio dai Di Marzo circa 8 ettari che si estendono tra la vecchia polveriera e l’ingresso della storica miniera del paese, esattamente là dove i suoi nonni ci hanno passato una vita intera a lavorarci.

Ci torno con grande piacere davanti a questa etichetta, a distanza di più di 4 anni, chi ne volesse riprendere le fila di quella che ritengo sia stata una delle più belle giornate del vino vissute in Irpinia, in compagnia di Angelo Muto, può rileggere tutto il racconto di allora cliccando sul link qui a piè di pagina che riporta a LArcante.com.

Il Greco di Tufo Miniere 2018 nasce da un'annata abbastanza complessa, caratterizzata da una primavera fresca e piovosa e una lunga estate inizialmente tiepida e poi calda e siccitosa, con qualche fibrillazione in fase di vendemmia.

Tornando al vino. Tutto ritorna perfettamente nel bicchiere, con un vino dal profilo ancora slanciato, agile, teso e vibrante nella beva, con quel suo caratteristico timbro particolarmente minerale. Il colore è oggi uno splendido oro, appena più scarico sull’unghia del vino nel bicchiere. Il naso è ricco, ha bisogno di tempo per aprirsi a dovere, riconoscibilissimo, ovviamente, con quella sua matrice di zolfo che lascia poi spazio a fiori passiti e frutta a polpa gialla matura. Il sorso è tanta roba, ha struttura importante, che mostra con notevole equilibrio e morbidezza, con un finale di bocca estremamente piacevole e sapido.
Era, ahimè, l'ultima bottiglia in cantina.

L'Arcante, vai all'articolo https://larcante.com/2020/09/26/miniere/

Angelo Di Costanzo www.larcante.com Cantinedellangelo

🔴 A vent’anni il lavoro non lo scegli, lo fai e basta. Ne senti il bisogno, come l’acqua, per nutrire tutti i tuoi desid...
30/12/2024

🔴 A vent’anni il lavoro non lo scegli, lo fai e basta. Ne senti il bisogno, come l’acqua, per nutrire tutti i tuoi desideri.

🔴 Non ci pensi alla fatica, alle ore lavorate, alle rinunce, alle corse, ai momenti mancati e quelli persi che non ritorneranno. Ti fai bastare quello che hai perché è quello che ti serve. Per quelli come me, per quelli della mia generazione, per tutti quelli cresciuti nel mio quartiere tra gli anni ’80 e ’90, il lavoro ha rappresentato una conquista preziosa che ci ha salvato dalle insidie e da sbandate pericolose; certo io mi sono salvato molto prima, anzitutto grazie all’esempio di mio padre e alla mia famiglia: non c’è un giorno che comincia in cui non ho un pensiero di gratitudine per tutti loro!

🔴 Poi cresci, prendi la tua strada, maturi e Il mondo in cui vivi, soprattutto fuori dalla famiglia, ti porta facilmente a guardare ogni volta con occhi diversi la vita davanti. Gli anni passano, i tempi cambiano, mutano gli scenari, continui a non pensare alla fatica, alle ore lavorate, alle rinunce, alle corse, ai momenti mancati e quelli persi che non ritorneranno, assumono però via via peso e significati sempre più consistenti: dopo l’amore, magari quello della vita, arrivano i figli, nuovi progetti, ambizioni, sfide, sconfitte, fallimenti e rinascita; aumentano talvolta le distanze, il vuoto, la solitudine, i silenzi e i sacrifici diventano significativi e le responsabilità, passati i trent'anni superano di gran lunga i desideri. Succede così che il lavoro che fai, quello che magari manco pensi di aver scelto, ti è entrato dentro, ha preso possesso della tua vita ed è pronto a farne quello che vuole.

🔴 Ciascuno ha un proprio bagaglio di talenti, specialità, desideri, sogni, valori che lo rendono unico. Nutrire questa ambizione è doveroso, forse più che un diritto, nulla va lasciato per strada intentato. Attenzione però, l'ambizione non deve mai diventare arrivismo! Sono questi i valori che mi hanno spinto sino a qui, sono i valori che mi hanno convinto, dieci anni fa, a lasciare la mia comfort zone del prestigioso albergo in cui lavoravo da anni come Head Sommelier per spingermi a migliorare ed avviarmi a nuove sfide professionali, prima come Operations Manager e, a distanza di anni di duro lavoro, oggi, come Director of Food and Beverage. E' un anniversario importante che gratifica e motiva, che spinge a considerare il passato con giusta misura e apre le porte sul futuro prossimo, tutto da vivere!

Angelo Di Costanzo 🔴 2015-2025

È stata fondata nel 1812 ma il suo periodo d'oro si può affermare sia partito nel 1948 grazie a Bernard de Nonancourt ch...
30/12/2024

È stata fondata nel 1812 ma il suo periodo d'oro si può affermare sia partito nel 1948 grazie a Bernard de Nonancourt che ha contribuito notevolmente nell'affermare la maison tra le più apprezzate della costellazione champenoise dell'epoca, distinguendosi sin da subito per la produzione di vini di grandissima levatura che riflettevano i valori di eccellenza e innovazione.

Un approccio che oggi verrebbe definito avanguardista, non fosse per aver anticipato i tempi con il suo Ultra Brut, tra i primissimi Champagne "zero dosage" sulla scena ma soprattutto per la straordinaria intuizione della Cuvée Rosé, era il 1968, che ha segnato una svolta epocale nel mondo dello Champagne e tutt'ora, grazie alla sua originalità, resta tra i più apprezzati al mondo!

Una cuvée rosè risultato di un metodo di vinificazione altamente tecnico grazie ad una millimetrica macerazione delle uve che, una volta raccolte, vengono diraspate e poste in una vasca dove il succo macera con le bucce per 48-72 ore per esaltare l'espressione aromatica delle migliori annate di pinot nero. Da qui trascorrono almeno 5 anni prima della sboccatura.

Ne viene fuori un vino coinvolgente ad ogni assaggio, dal colore rosé vivissimo che richiama subito piccoli frutti rossi e via via di un bouquet che si arricchisce di millemila sfumature intriganti, dal lampone ai ribes rossi all'amarena, dalla rosa rossa al garofano. Ha un sorso netto, asciutto e avvenente, decisamente caratteristico con la sua sfrontata freschezza che avvolge sinuoso il palato, con un finale di bocca delicato e inaspettatamente morbido.

Angelo Di Costanzo www.larcante.com Champagne Laurent-Perrier

Taurasi, red passion! Proviamo a guardare a questo straordinario vino campano con gli stessi occhi di chi si approccia a...
29/12/2024

Taurasi, red passion! Proviamo a guardare a questo straordinario vino campano con gli stessi occhi di chi si approccia ai grandi vini italiani, riferendoci cioè non più semplicemente al vitigno originario o alla menzione legislativa della denominazione, bensì alla sua tipicità proveniente da territori e microclima specifici, se non addirittura da una singola vigna.

Sono queste per noi bottiglie emozionanti, rappresentative, se vogliamo didattiche, perché in fondo una bottiglia di Taurasi, in questo caso Riserva, muove tante sensazioni a un degustatore ma continua ad avere maledettamente bisogno, oggi più che mai, di ambasciatori capaci di appassionarsi, che abbiano sete di conoscenza e siano propensi alla sua giusta valorizzazione, ben oltre le aziende, capaci certo di svolgere un grande lavoro nella salvaguardia di un territorio e di assoluta qualità nella produzione, ma c’è necessità anche di validi professionisti capaci di coglierne appieno il valore e che lo sappiano poi comunicare agli appassionati avventori con la giusta conoscenza.

È stato un lungo percorso a condurci qui, davanti a questa meravigliosa bottiglia di Grand Cru Luigi Moio Taurasi Riserva 2019, vino che nasce a quasi vent'anni dai primi impianti di Aglianico a Mirabella Eclano nei primi anni duemila, quando è nato il sogno di Laura e Luigi Moio a Quintodecimo, azienda che oggi vanta trenta ettari ripartiti in tre nuclei a Mirabella Eclano, Tufo e Lapio con il progetto di produrre vini solo con le proprie uve, curandone direttamente tutto l’intero percorso, dalla vigna al vino.

Dopo il bianco Grande Cuvèe Luigi Moio con le tre varietà Falanghina, Fiano e Greco, ecco il vino del fondatore che tutti attendavamo: ha un bel colore rosso rubino, vivido e luminoso sull’unghia del vino nel bicchiere. Il naso si apre subito come un ventaglio su note fruttate, intense ed invitanti, quindi uno slancio balsamico, intrigante e fine, a corredo della sua manifesta complessità, si parte da piccoli frutti rossi e neri finendo a riconoscimenti di fiori e spezie fini; tenendolo a lungo nel calice finanche cioccolato e sottobosco, in un insieme persuasivo e convincente sorso dopo sorso, caldo eppure fresco e teso nella sua tessitura in tutto il suo vigore gustativo. Con il Grand Cru Luigi Moio pianta la sua pietra miliare sulla strada del Taurasi verso la storia del vino italiano.

Angelo Di Costanzo www.larcante.com Pellegrini Spa

Una piacevole serata dal gusto intrigante  a cena da Magnolia Napoli al Sushi Restaurant Otoro81 a Napoli.Ambiente caldo...
21/12/2024

Una piacevole serata dal gusto intrigante a cena da Magnolia Napoli al Sushi Restaurant Otoro81 a Napoli.

Ambiente caldo e accogliente, ci viene assegnato un tavolo proprio di fronte al banco di preparazione da dove abbiamo potuto tra l'altro apprezzare qualche passaggio di preparazione di alcuni piatti tra cui anche i nostri.

Prodotto freschissimo: tonno, salmone, pesce b***o proposti con Nigiri, Hosomaki e Gunkan, in chiusura una gustosa tempura di mazzancolle. Nota meritevole l'approccio e la qualità del lavoro del Barman che ci ha preparato due ottimi cocktails classici a base mezcal, ben eseguiti e perfettamente calati nell'abbinamento con i piatti scelti.

La cucina fusion giapponese si conferma di grande appeal quando ben eseguita, soprattutto se ben raccontata e gestita in sala. Allontana l'accostamento con il vino, ne esalta invece quello con miscelazioni attente di spirits ed erbe e spezie. Conto sicuramente importante ma meritevole per una serata di "strappo" con le quotidianità tradizionali locali e italiane.

Angelo Di Costanzo www.larcante.com

È una lunga storia famigliare quella dei Ligier-Belair, sin dal 18° secolo quando le compagnie C. Marey e Comte Liger-Be...
05/12/2024

È una lunga storia famigliare quella dei Ligier-Belair, sin dal 18° secolo quando le compagnie C. Marey e Comte Liger-Belair, create nel 1720 a Nuits-Saint-Georges e già quotati alla Borsa di Lione nel 1923, furono per decenni tra le più importanti case di viticoltura e commercio di vino della Borgogna.

Più recentemente, nell'anno 1982, alla morte di Xavier Liger-Belair e dopo la vendita della società commerciale il figlio Vincent, affiancato dalla madre, rileva le proprietà di famiglia, sparse tra le innumerevoli parcelle di grande storia vitivinicola, ristruttura la tenuta di famiglia e riorganizza la mezzadria con tre principali viticoltori affinché uno dei suoi figli possa prendere in mano la tenuta quando verrà il giorno. Così nel 2001 Thibault Liger-Belair, figlio di Vincent, rileva le vigne date sino ad allora in mezzadria e crea il Domaine Thibault Ligier-Belair.

Questo vino viene prodotto con il nome "les deux terres" a significare l'incontro enologico tra Pinot Noir e Gamay, tra la Borgogna "alta" delle Cotês e quella più "semplice" del Beaujolais: ne viene fuori un vino molto interessante, una fresca e pimpante versione di un rosso di Borgogna estremamente piacevole e originale, profumato, ampio, intrigante, secco, avvenente e piacevolmente sapido, oltretutto dall'ottimo rapporto prezzo qualità, sui 35€ in Enoteca, intorno ai 50€ a tavola al Ristorante. Da non perdere.

Angelo Di Costanzo www.larcante.com Thibault Ligier-Belair

A distanza di qualche mese torno a far visita a Gerardo Vernazzaro per riabbracciare un fraterno amico e provare tra una...
28/11/2024

A distanza di qualche mese torno a far visita a Gerardo Vernazzaro per riabbracciare un fraterno amico e provare tra una chiacchiera e l'altra qualche nuovo assaggio della vendemmia 2024 appena in cantina e qualcosa di "vecchio" per riprendere le fila di quanto fatto in passato.

Mentre nei Campi Flegrei in pochi si ricordano dei trent'anni dall'istituzione della DOC - 1994 * 2024 - molto si deve alle famiglie che in tutto questo tempo hanno lavorato duramente per costruire ed affermare modelli agronomici sostenibili e finalmente produzioni di qualità capaci di imporsi all'attenzione di pubblico e critica, tra queste un grande contributo l'ha dato certamente la famiglia Varchetta di Cantine Astroni e in particolare il lavoro di studio e sperimentazione condotto proprio da Gerardo qui sul cratere degli Astroni.

Il suo lavoro è stato tra i primi, se non il primo a proporsi come spartiacque generazionale nella storia vitivinicola dei Campi Flegrei, capace di mettere mano sapiente oltre che in cantina anche (e soprattutto) in vigna, dove in effetti tutto nasce, rivedendo convintamente, dopo i protocolli enologici in cantina, anche l’approccio agronomico con l’uva e prim’ancora con la vigna.

Dopo i diversi assaggi dalle vasche di una promettente annata 2024 di Falanghina Colle Imperatrice e Piedirosso Colle Rotondella e qualche diversivo tra le anfore di varia natura dove affinano i vini provenienti dalla Tenuta Jossa su ai Camaldoli, ci godiamo nel bicchiere i sorsi dei meravigliosi bianchi provenienti proprio dalle vigne di Tenuta Jossa annata 2021 di prossima uscita e il Vigna Astroni 2019, infine un "vecchio" Vigna Astroni 2013.

L'eleganza del Tenuta Jossa resta tangibile pur sovrastata a mio parere, oggi, dalla bontà espressiva e compiutezza del Vigna Astroni che resta il faro di una produzione che ha raggiunto una qualità media di grande levatura, merito senz'altro dei frutti che arrivano in cantina sempre integri, maneggiati e lavorati in ognuna delle sue fasi con grande cura, e il giusto tempo di affinamento. Solo così vengono fuori vini pienamente espressivi, se vogliamo prorompenti nella loro verve gustativa.

Vigna Astroni 2019 è un bianco dal naso intrigante, orizzontale, che va in profondità e suggerisce frutta polposa e sentori di macchia mediterranea, note iodate e salmastre, con un sorso fresco, puntuto, sapido e minerale, giustamente caldo, continuamente coinvolgente, 12,5% in vol. di alcol in etichetta.

Angelo Di Costanzo www.larcante.com Cantine Astroni

Il Progetto è uno di quelli che non puoi non apprezzare, fosse solo per la perseveranza e per la meticolosità di Davide ...
24/11/2024

Il Progetto è uno di quelli che non puoi non apprezzare, fosse solo per la perseveranza e per la meticolosità di Davide Canina, certamente uno tra i migliori professionisti del vino in Piemonte e in Italia. Vi si aggiunga che IParcellari nasce per esaltare ai suoi massimi livelli espressivi la produzione di determinati vini nel territorio vitivinicolo del Monferrato indagando i diversi lieux-dits o climat, per dirla alla maniera francese, individuabili su di un territorio straordinario eppure fortemente frammentato.

La Parcella - lieux-dits per l'appunto, ndr - rappresenta infatti uno spazio definito e limitato all'interno di un appezzamento di terra registrato ufficialmente. L'insieme di Parcelle può essere considerato un Parcellare, ossia un climat.

Questo vino proviene da uve Chardonnay 100%, da una selezione delle uve interna alle stesse parcelle del Vigneto Bricco La Gambina in località Grazzano Badoglio, in Asti, nel cuore del Monferrato in Piemonte. Per dirla tutta le uve provengono dalla Parcella 146 di circa 1,1 ettari dove il terreno è composto perlopiù da terreni franco limosi e in piccola parte di pura argilla.

È un bianco che ogni anno rivela piccoli ma considerevoli passi avanti, a questo giro con l'annata 2022 più consistente e coinvolgente, dal colore giallo paglierino maturo e cristallino. Il primo naso è floreale e fruttato, sa di foglia di pomodoro, ginestra e pesca, con un gradevole insistente rimando balsamico. Il sorso è asciutto e pieno, con una piacevole connotazione balsamica che ritroviamo finanche sul finale di bocca, lungo e deciso, equilibrato e persistente.

Angelo Di Costanzo www.larcante.com -

Una delle certezze che mi porto dietro al ritorno di ognuno dei miei viaggi nel mondo del vino è la possibilità di impar...
13/11/2024

Una delle certezze che mi porto dietro al ritorno di ognuno dei miei viaggi nel mondo del vino è la possibilità di imparare qualcosa di nuovo da un luogo o dalle persone che incontriamo.

Curioso questo "Pinot Fin" di Geantet-Pansiot, un rosso di Borgogna che prende corpo sostanzialmente da una mutazione del Pinot Nero, con cui condivide un profilo del DNA identico, ma ci sono piccole differenze morfologiche che ne tratteggiano variazioni interessanti.

L'uva in se non è considerata un Teinturier (uva da colorare). Il vitigno fu scoperto alla fine del XIX secolo da Jean Guicherd in un vigneto di Nuits-Saint-Georges, nella zona della Côte d'Or, e successivamente anche nei comuni di Morey-Saint-Denis e Vosne-Romanée, non proprio aree di secondo piano diciamo.

Ci sono molte varianti di una mutazione, che si manifestano in vari modi, sia nell'aspetto della morfologia visivamente riconoscibile, sia in caratteristiche come Fiore o tempi di maturazione e Resistenza contro le malattie della vite, condizioni ambientali come frost o secchezza o contro i parassiti.

A noi ci arriva un rosso sicuramente piacevole, e particolare. È un vino dal colore gioviale e vivace, con fresche nuances violastre, ha un naso immediato, floreale, fruttato, sbarazzino, appena pronunciato su aromi speziati, morbido in bocca, meno acido, delicato e fresco, con un piacevole finale di bocca assai equilibrato.

Angelo Di Costanzo www.larcante.com La Barbarica

È un vitigno autoctono del Piemonte, diffuso perlopiù nel Monferrato Astigiano e Casalese, qui in Langa non mancano vecc...
12/11/2024

È un vitigno autoctono del Piemonte, diffuso perlopiù nel Monferrato Astigiano e Casalese, qui in Langa non mancano vecchi estimatori che nonostante tutto ne conservano qualche filare o parti di vigneti votati a Nebbiolo.

La sua è una storia molto antica, ci sono testimonianze che risalgono finanche al cinquecento quando con il nome di "Fresearum" veniva inserito in alcuni tariffari della dogana piemontese del comune di Pancalieri, nell’attuale provincia di Torino. Sono documentate almeno due varietà di Freisa, la Freisa Piccola, meno produttiva e più adatta alle zone collinari, e la Freisa Grossa, più produttiva ma qualitativamente meno pregiata.

Ha generalmente grappoli lunghi di forma cilindrica, poco alati, quasi spargoli. Glia acini sono tendenzialmente ovali con dimensioni medie e con molta presenza di pruina sulle bucce che restano fini ma molto coriacee, di colore nero tendente al blu.

È un vitigno vigoroso, con maturazione medio-tardiva e viene allevato a controspalliera e a Guyot, con potature espanse e lunghe. Ne avevo bevute già alcune versioni, tra le più apprezzate sicuramente una versione sgraziata ma buonissima di Maria Teresa Mascarello, ma questa qui, questo vino nel bicchiere è davvero convincente!

Una Freisa dal bellissimo colore porpora, abbastanza concentrato e ben vestito, elegantissimo. Il naso è subito molto piacevole, intenso, fruttato, floreale ampio e variamente balsamico, con un sorso decisamente avvincente con una tessitura acida ben bilanciata da una solida componente alcolica e tannini ruvidi ma apprezzabilissimi già in questo momento; un rosso di medio invecchiamento da godere oggi oppure da conservare senza pensieri per qualche anno.

Angelo Di Costanzo www.larcante.com Cavallotto Tenuta Bricco Boschis Alfio Cavallotto

E’ una storia pazzesca quella dei Bologna e dell’azienda ‘’Braida’’ di Rocchetta Tanaro, una storia se vogliamo ‘’Giacom...
11/11/2024

E’ una storia pazzesca quella dei Bologna e dell’azienda ‘’Braida’’ di Rocchetta Tanaro, una storia se vogliamo ‘’Giacomo centrica’’, che persiste fortemente ancora oggi all’interno delle mura di questa splendida azienda del Monferrato: quale che sia la persona che vi accoglierà, molte delle quali nemmeno l’hanno conosciuto Giacomo, vi parlerà di terra natìa, di casa, di famiglia, di tanto lavoro e caparbietà che ha condotto quest’uomo a girare il mondo per tornare e creare qui, in mezzo a queste terre piemontesi certamente periferiche rispetto alle più blasonate e battute di Langa, una comunità straordinaria che ne saldasse indissolubilmente le radici al territorio come e più degli avi, aprendolo però al mondo e conquistandolo a suon di Barbera!

Con la bravissima Carolina, che ci ha accompagnato in giro tra le copiose cisterne d’acciaio e le suggestive ambientazioni della bottaia e della barriccaia sospesa, a scandire i nostri passi c’era l’aura di Giacomo Bologna e dei suoi pensieri, delle sue amicizie a partire da quella strettissima con Gino Veronelli e con alcuni dei personaggi del mondo del vino allora più influenti, con i quali, sin da giovanissimo, viaggiava in giro per il mondo per trovare l’ispirazione più giusta per cambiare la visione famigliare che alla morte del padre lo avevano scaraventato nel prendere in mano le redini del commercio del vino familiare, legato perlopiù alla Trattoria di famiglia che ben presto gli diventa perimetro stretto, uno slancio poi consolidato con il grande lavoro al suo fianco prima della moglie Anna poi dei figli, Raffaella anzitutto e quindi Beppe.

Il resto è storia nei bicchieri, quelli che girano con grande fascino tra le dita di molti appassionati, la strepitosa intuizione de La Monella, che ha conquistato il mondo con la sua sfrontata energia, la caparbietà con la quale si è affermata la Barbera d’Asti come ‘’grande vino’’ piemontese, il successo incredibile del Bricco dell’Uccellone, oggi tra i vini iconici italiani ovunque nel mondo, fino alle svariate interpretazioni territoriali che ne sono conseguite per dare degna rappresentazione di tutta l’ecletticità della Barbera – oltre la profondità - di cui è capace questo straordinario vitigno che qui a Rocchetta Tanaro, su terreni di medio impasto, con sabbia e argilla pressoché in egual misura e in tutto il Monferrato astigiano, con i suoi terreni in parte sciolti e leggeri composti da sabbie calcaree e in parte argilloso-calcarei, ha certamente una marcia diversa rispetto agli altri areali piemontesi dove viene coltivata.

Nelle foto: Tenuta Serradeifiori La Regina Nascetta, Asso dei Fiori Chardonnay, Limonte Grignolino, Il Bacialè, le Barbera d’Asti Bricco dell’Uccellone, Bricco della Bigotta, Ai Suma.

Braida di Giacomo Bologna è l’azienda n.161 visitata da Angelo Di Costanzo – www.larcante.com - Bologna Raffaella

Le terre del Barbaresco sono intrise di storie memorabili, tra queste senz'altro quella della famiglia di Bruno Rocca. U...
10/11/2024

Le terre del Barbaresco sono intrise di storie memorabili, tra queste senz'altro quella della famiglia di Bruno Rocca. Una storia di fatica, di studio, di continua e incessante relazione con un territorio straordinario e vitigni unici che ad ogni giro di vendemmia rappresentano sempre grandi e nuove sfide da affrontare.

Sfide raccolte con attenzione ma anche con conoscenza assoluta, quasi maniacale, che guida a riconoscere ogni ceppo dei vigneti, le loro fasi fenologiche, i terreni su cui crescono e la capacità produttiva di ogni singolo tralcio, sopra tutti qui, nello straordinario Cru Rabajà, nel cuore di Barbaresco, dove proprio sopra sorge l'azienda di uno dei suoi più grandi riferimenti: Bruno Rocca!. Vini che sono vere e proprie opere liquide non a caso rappresentate in etichette con una piuma, simbolo di "leggerezza" ma soprattutto finezza ed eleganza!

La produzione dell'azienda ovviamente ruota attorno a diversi vigneti situati nella "zona classica di Barbaresco" e a diversi vini la cui produzione insiste su un territorio ricco e variegato, che consente quindi letture con tante sfumature diverse con bevute ognuna interessantissime.

Dal fresco rosato da Nebbiolo delle Langhe, Nebbiolo che dà vita anche ad un interessantissimo rosso 2022 propriamente detto, al franco e immediato Dolcetto 2023, tenendo sempre al centro però il Barbaresco DOCG come protagonista assoluto, qui prodotto con 4 differenti etichette, provate in orizzontale: il Classico 2021, con uve raccolte da più appezzamenti, e poi i Cru, della stessa annata, Currà, Marcorino e Rabajà, autentiche pietre miliari che nelle annate eccezionali danno vita a Riserve storiche di grande valore, proprio come una memorabile 2019 di grande finezza ed elegante!

L'Azienda Agricola Rabajà - Bruno Rocca è la n. 160 visitata da Angelo Di Costanzo www.larcante.com Luisa Rocca

Indirizzo

Naples

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