Comitato Lavoratori Porto Napoli

Comitato Lavoratori Porto Napoli 🔴🔴LAVORI IN CORSO 🔴🔴

27/01/2024

🔴 PORTUALE UCCISO A CAGLIARI.

USB: SALVINI, NON CI SERVE IL MINUTO DI SILENZIO MA UNA RIFORMA DEL SISTEMA PORTUALE CHE METTA AL CENTRO LA SICUREZZA SUL LAVORO, IL SALARIO E LA GESTIONE PUBBLICA SERVE UNA LEGGE CHE ISTITUISCA IL REATO DI OMIDICIO SUL LAVORO

Questa mattina nel porto canale di Cagliari si è consumato l’ennesimo omicidio di un lavoratore portuale, Raffaele Marra operaio di 50 anni morto durante le operazioni di attracco.

Si inaugura così il nuovo anno nei porti italiani dopo che solo il 30 dicembre nello scalo Barese Angelo Rossini aveva perso la vita anche lui investito da un mezzo in movimento.

Mentre il tema della riforma portuale è finito in secondo piano, mentre i sindacati complici proseguono nella loro “trattativa” silenziosa per il rinnovo del contratto nazionale, nei porti si continua a morire. Perché è proprio questa “normalità”, questa pace sociale sulle banchine, voluta da armatori e terminalisti e sostenuta dai firmatari dell'ultimo contratto nazionale, che ha portato a questa situazione. Nel silenzio continua l’autoproduzione nei porti, si continua ad aumentare i carichi di lavoro, si continua ad utilizzare la crisi (ieri il covid oggi la guerra) per erodere diritti e conquiste ottenute in anni di lotte. Prosegue la svendita delle banchine pubbliche agli armatori mentre proliferano gli appalti a ribasso, con autorizzazioni art 16 date con facilità dalle Autorità di Sistema Portuale.

Oggi il Ministro dei Trasporti era proprio a Cagliari. Non si è neanche degnato di scendere dall’Hotel e percorrere qualche centinaio di metri per andare di persona sul luogo dell’incidente. Ha pensato di cavarsela con qualche dichiarazione di circostanza e un minuto di silenzio. Ai lavoratori portuali non serve un minuto di silenzio. Servirebbe invece un intervento deciso per limitare lo strapotere del profitto privato in un settore strategico che dovrebbe tornare sotto il controllo pubblico. Servirebbe l’approvazione di una Legge che istituisca il reato di omicidio sul lavoro così come richiesto da decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici nel nostro paese. Serve il riconoscimento del lavoro portuale come usurante ai fini pensionistici.

Per ottenere tutto ciò c’è bisogno di un intervento sindacale diverso ed incisivo. I portuali USB si sono già organizzati nei principali porti del nostro paese. Abbiamo già organizzato una prima manifestazione di fronte al Ministero e siamo pronti a mobilitarci ancora una volta per la sicurezza, i diritti, una riforma portuale degna di questo nome.

Coordinamento Mare e Porti Usb

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3 morti di lavoro ogni giorno: perché serve il reato di omicidio e lesioni gravi sul lavoro

Leggi sul nostro sito: https://www.reteiside.org/lavoroinsicurezza/magazine/3-morti-di-lavoro-ogni-giorno-perche-serve-il-reato-di-omicidio-e

In Italia, ogni giorno, muoiono almeno tre lavoratori: questo è quanto si legge dai dati per quanto riguarda gli infortuni mortali denunciati all’Inail ogni anno. Nel 2020, infatti, sono stati 1172 i morti di lavoro, nel 2021 sono stati 1361, mentre le denunce sono state 1090 nel 2022. Una spirale di morte che non accenna nessun rallentamento.

Nel nostro Paese salute e sicurezza sul lavoro vengono viste come un costo, da ridurre all’osso per aumentare i profitti. Nel corso del tempo buona parte della classe imprenditoriale italiana si è arricchita proprio su questo meccanismo: risparmiando sulle misure salvavita, in spregio alla sicurezza dei propri dipendenti e mettendo a rischio la loro salute. In molti gravissimi casi, come quello in cui è rimasta uccisa la giovane Luana D’orazio, i macchinari sono stati manomessi per aumentare la produttività e diminuire i tempi di lavorazione, ma quanto succede per spazi a rischio non delimitati o impalcature senza protezioni è mosso dalla stessa logica.

Noi di Rete Iside, al contrario di molti che di fronte alle morti di lavoro si stracciano le vesti per poi rimanere inerti, abbiamo deciso di fare qualcosa di concreto: introducendo il reato di omicidio e lesioni gravi sul lavoro, infatti, siamo convinti che si possa porre uno strumento di deterrenza reale contro le morti di lavoro. In questo modo, secondo noi, non sarebbe più conveniente tagliare sulle misure di sicurezza a tutela della salute di lavoratrici e lavoratori.

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17/04/2023

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