15/02/2023
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“Sono africano ed italiano. Sono afrotarantino”. Il viaggio in mare, il dolore, il pericolo, il coraggio, la speranza e l’amore: ha tutti gli elementi di un romanzo epico, ma è una storia vera quella di Ibrahima Sawaneh, partito da un paese del Gambia e giunto a Taranto. Oggi ha 33 anni, ha trasformato la sua passione in lavoro: è cuoco nelle cucine degli chef stellati e sta scalando le vette, recentemente ha vinto il primo posto all’“Eraclio d’oro”, con il piatto “la mia tradizione africana in Puglia”.
Ha una compagna tarantina, Flavia, ed è diventato da tre mesi papà. Ma la sua storia non è stata facile. Ha perso la mamma quando aveva due anni, il papà ad 11. In Africa, è stato cresciuto con amore da familiari, si è diplomato e laureato in risorse umane. In Gambia c’era una dittatura. “Nel 2014, mi sono detto: vado a provare un’altra opportunità - racconta - e sono venuto in Italia”. Ibrahima è uno delle migliaia di migranti che, insieme ad un gruppo di ragazzi come lui, ha affrontato il viaggio in mare su un barcone, partito dalla Libia. “È stato tutto difficile, ma non avevo paura, ero felice di andar via. Nove giorni di deserto a piedi, a gennaio, faceva freddissimo, a volte non avevamo l’acqua. A volte ho pensato di poter morire, non riuscivamo a coprirci”.
“Ho fatto prigione per mesi e mesi, poi siamo riusciti a scappare, con grande pericolo, perché ti inseguono e ti sparano (un mio cugino è stato ammazzato così). Di nuovo fuori, ho lavorato, pagavo l’affitto, quello che rimaneva lo tenevo da parte per andar via. Quando sei in barca, pensi solo ‘basta che si va via’”. La traversata è durata quattro giorni, la barca era piccola e bucata e imbarcava acqua. “Ci siamo persi, abbiamo provato a chiamare i soccorsi: ‘Se non ci aiutate, moriremo’. Da un'Ong ci hanno detto: ‘Aspettate, siamo lontani, cerchiamo un’imbarcazione vicina. Ci ha recuperato una nave che stava andando in Brasile, con dentro del bestiame. Non si fidavano, all’inizio ci hanno legato alla barca, hanno fatto tante chiamate, per vedere se potevano fare questo recupero e salvarci. Abbiamo dormito insieme alle mucche, ma per noi andava benissimo così”.
L'articolo di Raffaella Capriglia Repubblica Bari