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  NUOVE AMICIZIE NASCONO E PRENDONO UNA POSIZIONE IMPORTANTE NEL MONDO DEL GOSSIP E SOPRATTUTTO LAVORATIVO.....la Redazi...
05/02/2025

NUOVE AMICIZIE NASCONO E PRENDONO UNA POSIZIONE IMPORTANTE NEL MONDO DEL GOSSIP E SOPRATTUTTO LAVORATIVO.....la Redazione
Andrea Lippolis e Fabrizio Corona (foto: Instagram e TikTok)
Quasi 28 mila follower su Instagram e 140.000 su TikTok, dove conta più di 4.7 milioni di 'mi piace' nel momento in cui si scrive. Lui è Andrea Lippolis, il "pupillo" di Fabrizio Corona. Stanco di essere chiamato "il figlio di Corona" o addirittura "il fidanzato". Per qualcuno addirittura sono Lele Mora e Fabrizio Corona a parti invertite. Ora ci ha pensato lui stesso a chiarire definitivamente come stanno le cose e lo ha fatto con noi di Today.

Raccontaci qualcosa di te: quando sei nato, dove vivi?

"Sono nato a Lecce 21 anni fa. Arrivo da una famiglia molto unita. I miei genitori, che hanno più o meno l'età di Fabrizio (Corona, di cui si parlerà più avanti, ndr) stanno insieme da 26 anni. Ho un fratello più grande e ormai non vivo più a Lecce, ma a Milano".

Che percorso di studi hai seguito?

"Prima il liceo scientifico e poi mi sono trasferito a Bari per studiare Scienze delle Comunicazioni in ambito 'turismo', ma ho mollato. O meglio, non frequento più però do gli esami. Ormai da settembre sto su a Milano con Fabrizio. Ci siamo conosciuti un anno fa in Puglia".

Ora ci arriviamo. Ti sei anche candidato alle scorse elezioni comunali a Lecce, com'è andata?

"I miei genitori sono entrambi avvocati e mio padre già in passato si è occupato di politica. Un mio amico ha fatto una di lista di giovani e mi sono buttato. Lecce è piccola, ho preso qualche voto ma non è bastato. Io volevo solo supportare Adriana Poli Bortone (candidata centro-destra che poi ha vinto, ndr)".

Adesso che lavoro fai?

"Sono un collaboratore di Fabrizio Corona, curo le sue serate. Mi ha chiamato e non ho esitato. La mia famiglia era molto titubante ma ora c’è un rapporto pazzesco. Abbiamo 10-12 call al giorno e io durante la settimana mi divido tra l'organizzazione di questi impegni e lo studio".

Era quello che avresti voluto fare?

"Sì, diciamo che a me sono sempre piaciuti i social. Per un periodo ho lavorato anche alla Stardust House (accademia italiana di content creator, ndr). Ora non lo so, a me piace questa vita".

Cosa sogni per il futuro?

"Magari dirigere un'agenzia".

Facciamo un passo indietro, come hai conosciuto Corona?

"Ci siamo conosciuti in una serata in Salento. Eravamo in un locale, lui mi vede e mi fa: ‘Spacchi, spacchi’. Io gli avevo chiesto la foto, ero un suo fan. Si è fissato, è salito in macchina mia dopo la serata e mi ha detto di andare a divertirci, senza conoscerci. Siamo stati in albergo fino alle 7 di mattina. Poi ci vedevamo un mese sì e un mese no, mi ha invitato al suo compleanno e da maggio vedo più lui che i miei".

Quindi era il tuo modello?

"Sì. Lui, ma ammiro tanto anche il percorso di Lorenzo Ruzza e i suoi orologi".

Cosa ammiri di Corona?

"Come si è rialzato dopo tutto quello che gli è successo e quello che sta creando nell’ultimo anno. E poi ha la capacità di essere sincero sempre, lui non finge mai".

Invece il soprannome "pupillo" com'è nato?

"Stavamo al mare quest’estate e a un certo punto mi fa ‘Pupi Pupi, facciamo una storia. Ti annuncio io’. Ha messo una storia e mi sono arrivati tantissimi follower in pochi giorni. Non dico di essere il suo successore ma una figura che sta crescendo con lui".

Però ti piacerebbe essere il suo 'erede'?

"Certo. Mi piacerebbe fare la sua carriera, tranne la galera però (ride, ndr)".

C'è chi dice che tu sia il figlio nascosto

"Lo so, lo leggo tutti i giorni. Ovviamente non è così. Anzi io ho anche conosciuto suo figlio Carlos Maria. Siamo due cose diverse".

A proposito di genitori e figli, prima parlavi di un certo scetticismo da parte dei tuoi. Poi hanno cambiato idea?

"Sì, adesso c'è un rapporto pazzesco".

Riesci a comprendere i loro iniziali timori?

"Ma certo. Anche con i genitori di Sara (l'attuale compagna di Corona, nonché mamma del loro figlio Thiago, ndr) prima era così. Si vedevano di nascosto".

Com'è lavorare insieme a lui?

"Magari grida, si arrabbia ma poi due minuti dopo ti chiama. Se hai un'opinione diversa, lui ti ascolta. Certo a volte magari è difficile, hai appena chiuso un contratto e hai una grande responsabilità. Il suo team è veramente ristretto. Al momento sta andando tutto molto bene, lui con me sta bene perché 'stacca' dalla vita frenetica e se mi ha scelto dice che c'è un motivo".

Secondo te qual è?

"Il mio carattere. Essere il 'pupillo' vuol dire essere astuto".

Qual è la soddisfazione lavorativa più grande che ti sei preso finora?

"Ricevere la chiamata da lui, essere nel suo team e comunque vedere che non sono usato per lavorare ma ha creato anche una sintonia e un’amicizia. Dicono che lo faccio per i soldi o che stiamo insieme ma... tutte stupidaggini".

Essendo un lavoro, sicuramente lo farai anche per un compenso, no?

"Certo, girano parecchi soldi. Io non ho uno stipendio fisso, va in base alle serate che riesco a chiudere. Considera 4-5.000 euro a serata e io mi prendo il 15%, magari chiudiamo 50-60 serate. Sono come un manager".

"La cosa più dolorosa? Quando vengo associato al percorso fatto da lui con Lele Mora. Io sono una persona molto forte, quindi non mi fa né caldo né freddo. Leggere queste cose, però, può far male soprattutto ai miei. Io tengo molto alla mia famiglia".

C'è una critica che ti fa particolarmente male?

"La più dolorosa è che io venga associato al percorso fatto da lui con Lele Mora. Io sono una persona molto forte, quindi non mi fa né caldo né freddo. Leggere queste cose, però, può far male soprattutto ai miei. Io tengo molto alla mia famiglia".

Quale è la tua situazione sentimentale attuale?

"Stiamo in un mondo in cui due volte a settimane stiamo in un locale. Femmine... troppe (ride, ndr). Sono stato due anni con una ragazza, non dico che sono ancora innamorato però ora voglio divertirmi".

Che messaggio vuoi mandare ai tuoi coetanei?

"Di essere se stessi perché le opportunità arrivano e fare quello che uno sente, anche se magari i genitori non sono d’accordo

    di:Michele De Maio Otto ore di intervento e da oggi un passo alla volta torno in piedi e poi da voi». Jovanotti, che...
28/01/2025


di:Michele De Maio
Otto ore di intervento e da oggi un passo alla volta torno in piedi e poi da voi». Jovanotti, che lo scorso 15 luglio mentre era in vacanza a Santo Domingo aveva avuto un brutto incidente in bici rompendosi clavicola e femore, a sei mesi dalla caduta è tornato sui social per rivelare che è stato appena sottoposto a un'operazione chirurgica «per ricostruire il femore che non era allineato correttamente»: «Nonostante tutta la fisioterapia il problema biomeccanico che si era creato non mi permetteva di camminare senza stampelle e non c’era più margine di miglioramento senza intervenire chirurgicamente», scrive il cantante a corredo di una foto che lo ritrae sorridente su un letto d'ospedale, le dita alzate in segno di vittoria.

Nel nuovo post Jovanotti ha voluto ringraziare il team dell'Humanitas di Milano dove è stato operato («e dove mi trovo adesso e per i giorni che serviranno») ma anche i fan che in questi mesi gli hanno «chiesto notizie e comunicato affetto»: «Per me è un bel giorno (…) Da oggi stesso riprendiamo il viaggio verso il recupero, ci vorrà ancora il tempo necessario di fisioterapia e allenamento ma la direzione è verso il recupero di tutte le funzioni». Poi la promessa che rassicura i fan: «Intanto scrivo canzoni». Tanti gli amici (del mondo della musica e non solo) che hanno risposto al messaggio dell'artista, incoraggiandolo: da Emma a Cesare Cremonini fino a Mara Venier.

Jovanotti a sei mesi dall’incidente in bici: «Otto ore di intervento per ricostruire il femore»
Il cantante condividendo una foto scattata in ospedale è tornato ad aggiornare i fan, via social, sulle sue condizioni di salute: «Otto ore di intervento e da oggi un passo alla volta torno in piedi e poi da voi»

Jovanotti a sei mesi dallincidente in bici «Sono stato operato per ricostruire il femore»
«Otto ore di intervento e da oggi un passo alla volta torno in piedi e poi da voi». Jovanotti, che lo scorso 15 luglio mentre era in vacanza a Santo Domingo aveva avuto un brutto incidente in bici rompendosi clavicola e femore, a sei mesi dalla caduta è tornato sui social per rivelare che è stato appena sottoposto a un'operazione chirurgica «per ricostruire il femore che non era allineato correttamente»: «Nonostante tutta la fisioterapia il problema biomeccanico che si era creato non mi permetteva di camminare senza stampelle e non c’era più margine di miglioramento senza intervenire chirurgicamente», scrive il cantante a corredo di una foto che lo ritrae sorridente su un letto d'ospedale, le dita alzate in segno di vittoria.

Nel nuovo post Jovanotti ha voluto ringraziare il team dell'Humanitas di Milano dove è stato operato («e dove mi trovo adesso e per i giorni che serviranno») ma anche i fan che in questi mesi gli hanno «chiesto notizie e comunicato affetto»: «Per me è un bel giorno (…) Da oggi stesso riprendiamo il viaggio verso il recupero, ci vorrà ancora il tempo necessario di fisioterapia e allenamento ma la direzione è verso il recupero di tutte le funzioni». Poi la promessa che rassicura i fan: «Intanto scrivo canzoni». Tanti gli amici (del mondo della musica e non solo) che hanno risposto al messaggio dell'artista, incoraggiandolo: da Emma a Cesare Cremonini fino a Mara Venier.

Lo scorso febbraio, dando aggiornamenti via Facebook sulle sue condizioni di salute, Jovanotti aveva spiegato ai fan: «Non cammino ancora senza stampelle ma conto per dicembre di cominciare. Per ora sto appoggiando il piede. I muscoli fanno male. Non so quanto ci vorrà per rimettermi in piedi, nessuno lo sa, neanche gli ortopedici. Mi fanno delle previsioni ma io dopo le smentisco (…) Appena mi rimetto ci vediamo e festeggiamo, suoniamo un po’ di canzoni (…) Sento che dentro di me c’è in atto una gestazione di qualcosa di forte e importante. Mi prendo il tempo che ci vuole perché le cose devono prendere forma e poi, quando arriverà il momento, le tiriamo fuori». Parole che suonavano come la promessa di un ritorno, ora ribadita nel nuovo messaggio post-operazione: «Da oggi un passo alla volta torno in piedi e poi da voi».

  LUCIANO MOGGI ricorda il rapporto  con Gianni ed Umberto Agnellidi:Michele De Maio "Il mio ingresso alla Juve assieme ...
27/01/2025


LUCIANO MOGGI ricorda il rapporto con Gianni ed Umberto Agnelli
di:Michele De Maio

"Il mio ingresso alla Juve assieme al dottor Giraudo e Bettega avvenne nel 1994, la squadra era reduce da otto anni di insuccessi tanto che l’Avvocato decise di passare la mano dando l’incombenza al fratello Umberto.
I risultati gli dettero ragione perché proprio quei dirigenti portarono la Signora sul tetto del mondo battendo a Tokyo il River Plate, per la felicità sua e di Donna Allegra, la moglie super-tifosa del dottor Umberto. Mi chiamava “il comandante” ed io ero onorato della sua stima.
Vincemmo subito il campionato, due anni dopo la Champions, l’ambiente prima depresso tornò a sognare e l’Avvocato tornò a divertirsi.

Tra me e lui nacque subito un ottimo feeling, mi chiamava tutte le mattine alle sei, spesso per darmi le notizie stampa di cui era già a conoscenza nonostante l’ora altre volte per chiedermi se c’erano novità.
Era un uomo allegro e diceva di colloquiare volentieri con me perché io lo ero altrettanto. E la cosa mi riempiva di gioia immensa.

Nei primi tempi in bianconero potevano sorgere anche delle incomprensioni fra noi a causa della mia poca conoscenza dell’ambiente, ma l’Avvocato, da gran signore quale era, ha sempre capito la buona fede. Come quando, andato a New York per un intervento chirurgico, mi fece chiamare più volte dal centralino della Fiat : «È Casa Agnelli, l’Avvocato vorrebbe parlare con lei».
Io, pensando che fosse un amico di Cuneo che lo sapeva imitare alla perfezione, non risposi mai, addirittura riattaccando il telefono, perché pensavo che Agnelli, essendo in America, non avesse tempo di pensare a me. E mi sbagliavo.
Quando tornò in Italia, parlando con il fratello Umberto, si limitò a dirgli: «Però che strano tipo quel Moggi, gli ho telefonato più volte e lui mi ha sempre riattaccato». Chiarito l’equivoco, grandi risate e avanti con il lavoro.

L'avvocato ogni mattina alle cinque e mezza mi chiamava per sapere come andava la squadra. Per me è stato un rapporto ottimale perché ho sempre avuto la fortuna che si fidasse ciecamente di me e questo ha fatto la differenza.
Ma non solo con l'Avvocato ma anche con il fratello Umberto ebbi un rapporto profondo. Erano due imprenditori straordinari uno, l'avvocato Gianni, capace di grandi visioni e l'altro, Umberto, con doti manageriali davvero eccezionali.
Ogni quindici giorni ci trovavamo per vedere i bilanci e le criticità della società.
È stata un'esperienza sia professionale che umana per me indimenticabile.

Dell'Avvocato Gianni Agnelli ricordo una telefonata in cui esordi dicendomi "Se le avanza qualcosa pensi a me" riferendosi ad un sondaggio in cui ero uno dei dirigenti sportivi più apprezzato dalle donne.
L'avvocato era una persona con una ironia molto inglese. Però, la cosa che più mi è rimasta nel cuore, e che solo due giorni prima che morisse mi ha voluto, insieme a Lippi, vicino, parlammo per un’ora, argomento Juve e, nel congedarci, usò poche parole che ci lasciarono però di pietra: «Chissà se potrò rivedervi».

Di Umberto Agnelli ricordo quando voleva prendere Didier Deschamps come allenatore, il quale si faceva desiderare.
Così io andai a Roma per cercare un accordo con Fabio Capello che aveva deciso di andare via dalla società giallorossa.
Fatto l'accordo con Capello lo dissi al dottor Umberto pregandolo di non confidarlo ad alcuna persona, nemmeno sua moglie.
Proprio Donna Allegra mi raccontò che alle 17 di quello stesso giorno, aiutandolo a fare il bagno, chiese a Umberto chi fosse il nuovo allenatore della Juve e lui, facendo il gesto di chi non vuol parlare, con una mano sulla bocca le disse: «Non posso... altrimenti Moggi si incavola».
Dopo aver fatto il contratto con il nuovo allenatore Fabio Capello, erano le 22 circa, Giraudo alla guida mi chiese di chiamare il Dottore per dargli la notizia: ci risposero che era morto. Da quel momento un silenzio assordante ci accompagnò nella corsa sfrenata verso la sua villa alla Mandria, ci accolse il figlio Andrea e abbracciandoci non ci restò che piangere

    di:Michele De Maio Se vi siete mai chiesti il motivo dietro l'inclinazione della Torre di Pisa, ecco la spiegazione ...
25/01/2025


di:Michele De Maio
Se vi siete mai chiesti il motivo dietro l'inclinazione della Torre di Pisa, ecco la spiegazione 👇

La famosa torre, costruita come campanile della Cattedrale di Pisa nel Campo dei Miracoli, ha iniziato a piegarsi fin dai primi anni della sua costruzione. Tutto iniziò nel 1173 d.C., quando fu posizionata una lastra profonda 3 metri come base, sulla quale iniziarono ad alzare i muri. Tuttavia, raggiungendo il terzo piano, si è rilevata una evidente inclinazione.

Il problema è che questa torre di 14.500 tonnellate è stata costruita su fondamenta molto superficiali appoggiate su un terreno composto di sabbia e limo, un terreno chiaramente instabile. Gli ingegneri dell'epoca hanno cercato di compensare l'angolo costruendo i piani superiori con muri più alti sul lato più affondato. Ma questo ha solo aggravato il problema, perché il peso aggiuntivo ha fatto affondare ancora di più quel lato.

La costruzione, che ha impiegato 199 anni per essere completata, ha avuto diverse pause, consentendo al terreno argilloso sotto la torre di compattare, aiutandolo a non crollare. Infatti, questa compattazione naturale ha permesso alla torre di resistere anche a quattro terremoti. Tuttavia, era chiaro che senza intervento la torre sarebbe crollata.

Nel 1990, la torre è stata chiusa al pubblico per iniziare un processo di restauro. Gli ingegneri moderni hanno calcolato che se l'inclinazione superava i 5,44 gradi, la torre sarebbe crollata. Per evitarlo, 90 tonnellate di cemento sono state iniettate nel terreno attraverso 361 fori profondi 40 metri, stabilizzando la base con pali che hanno raggiunto strati di terreno più solidi. Poi la terra è stata rimossa dal lato meno affondato, regolando l'inclinazione ai suoi 4 gradi originali. Alla fine sono stati installati ancoraggi in acciaio per mettere in sicurezza le basi.

Anche se avrebbero potuto raddrizzare completamente la torre, si è deciso di mantenere la sua caratteristica inclinazione per mantenere il suo valore turistico e storico. Dopo aver confermato che la struttura potrebbe rimanere stabile per almeno 300 anni, la torre è stata riaperta al pubblico, consolidandosi come un'icona di ingegneria e storia.

Come si dice, alcuni progetti si fanno "De Pacio" e non "De Pisa". 😉

    di:Michele De Maio Vacheron Constantin celebra il suo 270° anniversario presentando il nuovo Historiques 222 in acci...
22/01/2025

di:Michele De Maio
Vacheron Constantin celebra il suo 270° anniversario presentando il nuovo Historiques 222 in acciaio.

Originariamente presentato nel 1977 per commemorare il 222° anniversario dell’azienda, il Vacheron Constantin 222 si distingue come il primo orologio sportivo con bracciale integrato realizzato dalla storica manifattura svizzera. Personalmente, considero questo modello uno dei più affascinanti mai creati con questa particolare configurazione, e senza dubbio è uno dei modelli più iconici del ricco archivio del marchio. Nel 2023, Vacheron ha deciso di rilanciare il leggendario 222 all’interno della sua collezione, proponendolo esclusivamente in oro giallo. Era chiaro, però, che il momento per una versione in acciaio fosse solo questione di tempo.
A inaugurare il 2025, il brand ha finalmente risposto alle aspettative degli appassionati: il nuovo Vacheron Constantin Historiques 222 in acciaio inossidabile si presenta con un elegante quadrante blu scuro e celebra il 270° anniversario della storica maison svizzera.
Osservando la nuova ref. 4200H/222A-B934 di Vacheron Constantin in acciaio , si nota subito come rappresenti una variazione materica dell’originale Historiques 222 in oro giallo 18 carati (4200H/222J-B935), presentato nel 2023.
La formula è semplice: sostituire l’oro con l’acciaio e aggiungere un quadrante blu. Ed ecco, più o meno, il concetto alla base di questa nuova versione. Detto ciò, il ritorno del 222 in acciaio nel catalogo rappresenta un evento significativo. Per chi non lo sapesse ebbene sia uno dei modelli più iconici e facilmente riconoscibili di Vacheron Constantin, il 222 originale in acciaio ha avuto una produzione limitata e una vita relativamente breve, con soli 500 esemplari realizzati.

Personalmente, ho atteso a lungo questo momento, e non sono il solo: il 222 in acciaio è stato per decenni in cima alla lista dei desideri di molti collezionisti, sin dalla sua dismissione a metà degli anni Ottanta.
Il design del Vacheron Constantin Historiques 222 in acciaio riprende fedelmente quello della versione in oro giallo, caratterizzato da una cassa angolare con un diametro di 37 mm e uno spessore di 7,95 mm. Come nella versione in oro, il vetro zaffiro è incastonato nella lunetta scanalata del 222, mentre il fondello a vista in zaffiro offre una vista sul movimento, un dettaglio moderno che si discosta dai fondelli pieni dei modelli 222 vintage. L’impermeabilità, pari a 50 metri, garantisce protezione durante l’uso quotidiano.
Pur essendo realizzati interamente in acciaio, la cassa e il bracciale presentano un raffinato dettaglio: la croce di Malta, simbolo distintivo del brand, posizionata nell’angolo inferiore destro della cassa. Questo elemento, realizzato in oro giallo 18 carati, è elegantemente saldato nella sezione incassata sulla parte superiore della cassa, aggiungendo un tocco di contrasto sofisticato.
Il quadrante e le lancette del nuovo Vacheron Constantin Historiques 222 mantengono l’intramontabile design classico, con indici applicati a bastone, due lancette centrali e un datario incorniciato posizionato a ore 3. La superficie del quadrante presenta una raffinata finitura opaca in blu scuro, che contrasta elegantemente con gli indici, le lancette e l’emblema della croce di Malta applicati, tutti realizzati in oro bianco.

Questo abbinamento si armonizza perfettamente con le tonalità fredde e luminose della cassa in acciaio. Inoltre, come nella versione in oro giallo, le lancette e gli indici sono trattati con Super-LumiNova, che si presenta bianco sporco alla luce del giorno e si illumina di verde brillante al buio, garantendo una leggibilità impeccabile anche in condizioni di scarsa luminosità.
Il nuovo Historiques 222 in acciaio è animato dal movimento automatico Calibro 2455/2 di Vacheron Constantin, lo stesso utilizzato nella versione in oro giallo, visibile attraverso il fondello trasparente. Questo meccanismo di precisione è composto da 194 componenti individuali e 27 rubini, con uno spessore di appena 3,6 mm, che consente all’orologio di conservare il suo profilo sottile e raffinato.

Opera ad una frequenza di 28.800 alternanze all’ora (4 Hz) ed è dotato di una riserva di carica di circa 40 ore. Realizzato seguendo i rigorosi standard del Poinçon de Genève, il movimento si distingue per la massa oscillante in oro giallo 22 carati, incisa con il logo originale del 222 e decorata con un motivo scanalato che richiama il design della lunetta dentellata, un omaggio stilistico al modello storico.
Il bracciale integrato si fonde perfettamente con il design della cassa, caratterizzato dalle iconiche maglie centrali esagonali che si collegano direttamente ai lati superiore e inferiore dell’orologio. Privo di un sistema di sgancio rapido, il bracciale è pensato per essere un elemento permanente, fissato da due robuste viti monoblocco posizionate sul lato delle ore 3 delle anse.

Pur mantenendo l’estetica degli esemplari originali, il nuovo bracciale in acciaio è stato riprogettato per offrire una migliore ergonomia e una maggiore eleganza. Le giunture sono state ottimizzate per nascondere i perni di collegamento, mentre la chiusura pieghevole è stata aggiornata con un sofisticato design a tre lame, sostituendo il precedente sistema a due lame presente sui VC 222 d’epoca, garantendo un comfort e una solidità superiori.
L’arrivo di questa versione in acciaio era inevitabile, considerando che Vacheron Constantin aveva già rilanciato il modello proponendolo esclusivamente in oro massiccio. Anche se il mercato degli orologi di lusso è ormai ricco di opzioni quando si parla di modelli sportivi con bracciale integrato, il 222 si distingue per essere molto più di un semplice concorrente in questo segmento sempre più affollato.

Rappresenta, infatti, l’interpretazione originale di Vacheron di questo stile iconico, un design che affonda le sue radici negli anni Settanta, periodo in cui questo genere di orologi iniziava a prendere forma.

Il nuovo Vacheron Constantin 222 in acciaio (ref. 4200H/222A-B934) viene proposto a un prezzo di 35.600 euro, significativamente più accessibile rispetto agli 80.500 euro dell’edizione in oro, e allineato con i competitor diretti come l’Audemars Piguet Royal Oak 16202ST, che si colloca nella stessa fascia di prezzo.

   di: Michele De Maio Uno scatto che è già storia.Signore e signori, Sir Lewis Hamilton. Questa è la prima immagine uff...
20/01/2025


di: Michele De Maio
Uno scatto che è già storia.

Signore e signori, Sir Lewis Hamilton.

Questa è la prima immagine ufficiale di Lewis Hamilton come pilota della Scuderia Ferrari.
Il britannico, arrivato a Maranello alle 10:05 di questa mattina in giacca e cravatta, sta vivendo il suo primo giorno da pilota del Cavallino Rampante.
È tutto vero. Succede oggi 20 gennaio 2025.

Le parole di Lewis Hamilton :

"Ci sono giorni che sai che ricorderai per sempre e oggi, il mio primo da Ferrari, è uno di quei giorni. Ho avuto la fortuna di aver raggiunto nella mia carriera cose che non avrei mai creduto possibili, ma una parte di me ha sempre tenuto stretto quel sogno di correre in rosso. Non potrei essere più felice di realizzare quel sogno oggi.

Oggi iniziamo una nuova era nella storia di questa squadra iconica, e non vedo l'ora di vedere quale storia scriveremo insieme."

💯🔝❤️



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17/01/2025

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Quanto costa il Rolex Air King? L'orologio re dei cieli


Quanto costa il Rolex Air King? L'orologio re dei cieli di:Michele De Maio
Non esistono solo i "soliti" Daytona, Submariner e Yatch-Master, la collezione di orologi Rolex è formata anche da segnatempo magari meno popolari ma sicuramente non meno affascinanti. E' il caso del super resistente Rolex Explorer ma anche dell'Air King, l'orologio dedicato agli amanti dell'aviazione.

Come si intuisce dal nome (in uso sin dagli anni '50) il Rolex Air King è un orologio "Pilot" ovvero pensato appositamente per solcare i cieli al polso dei piloti aerei. Se il Submariner sta benissimo nelle profondità dell'oceano, l'Air King ama invece l'altitudine ed è un orologio perfetto per chi è spesso... sopra le nuvole (nel vero senso della parola).Rolex Air King è un Tool Watch, ovvero un orologio professionale che negli anni però ha trovato anche una sua dimensioni casual sportiva grazie al design sempreverde. Particolare il quadrante, di colore nero, con numeri 3, 6 e 9 in risalto e scala dei minuti in bella vista per leggere i tempi di percorrenza.

Cassa Oyster in acciaio da 40mm, bracciale Oyster a maglie larghe e piene, lunetta liscia lucida, spallette proteggi corona e quadrante color nero intenso sono i punti di forza del Rolex Air King. Il prezzo per l'unico modello in acciaio disponibili a listino (referenza 126900) è di 7.850,00 euro.

  oggi parliamo di un grande:TRIBUTO ad Agostino Cardamone, P. Medio nato il 1º dicembre 1965 a Montoro Inferiore, il su...
12/01/2025

oggi parliamo di un grande:
TRIBUTO ad Agostino Cardamone, P. Medio nato il 1º dicembre 1965 a Montoro Inferiore, il suo nome è ricordato ed associato nel Pugilato, per il talento dimostrato sul ring e per la sua grande umanità.
di:Michele De Maio
Si avvicina alla boxe in tarda età, allenato dal maestro Giovanni Santoro. dopo una discreta militanza in canotta con un 2° posto ai campionati Italiani assoluti nei Medi a Lucca nel 1988. e dopo aver disputato nei dilettanti: 26 match, 12 vinti, 5 persi, e 9 pareggiati.
Abbandona la canotta e Inizia la sua carriera professionistica nel 1989, Agostino Cardamone si fa strada nel mondo della boxe con la sua destrezza di mancino. Il suo primo trionfo è arrivato nel 1992, quando ha conquistato il titolo di Campione Italiano dei pesi medi, sconfiggendo il temibile Silvio Branco in un incontro che sarebbe stato solo il prologo di una saga epica nel pugilato nazionale.
Il 1993 ha visto Cardamone alzare ancora una volta il livello della sua grandezza, quando ha affrontato Francesco Dell'Aquila per il titolo europeo. Il combattimento si è concluso nel terzo round con un KO spettacolare, confermando la supremazia di Cardamone sul continente. Le sue difese del titolo europeo sono state un testamento della sua dominanza, affrontando avversari di spicco come Frederic Seillier, Gino Lelong, Neville Brown e Shaun Cummins. Tuttavia, il suo cuore ambiva a sfidare i giganti del mondo.
Il 1995 ha portato Cardamone, ad una sfida epica, affrontando il sul ring di casa l' Americano, campione del mondo WBC Julian Jackson,(50-3-0), il Pugile di Montoro non riuscì a portare a casa la cintura mondiale ma dimostrò ancora una volta in questa occasione oltre oceano il suo coraggio e la sua determinazione senza pari.
Dopo questa sua coraggiosa prestazione, si aprono per Lui le possibilità di altre importanti battaglie nel panorama continentale, e nel 1996 sul ring di Sassari riconquistata il vacante titolo europeo con una vittoria per KO contro il Pericoloso ed esperto Russo Alexander Zaitsev.
Ma è stato nel 1998 che Agostino Cardamone ha scritto una delle pagine più memorabili della storia della boxe italiana. Con un gancio sinistro micidiale al decimo round, ha sconfitto il coriaceo ed esperto Silvio Branco per aggiudicarsi la cintura iridata WBU, un titolo che, sebbene non riconosciuto in Italia, ha sancito il suo status di campione del mondo. Tuttavia, ciò che ha reso questo momento leggendario non è stata soltanto la vittoria, ma il gesto umano che ne è scaturito.
Dopo aver messo a terra Branco, con un preciso e devastante gancio, anziché esultare, Cardamone si è precipitato al suo fianco, mostrando una gentilezza e una umanità che hanno commosso il mondo intero dello sport. Ha soccorso il suo avversario a terra e privo di sensi e, quando questi si è rialzato, lo ha applaudito e abbracciato, promettendogli una rivincita. Le sue parole dopo l'incontro hanno sottolineato il rispetto e l'umanità che lo caratterizzano dentro e fuori dal ring.
La rivalità con Branco è culminata in un altro incontro epico nell'aprile del 1999, quando Cardamone ha nuovamente prevalso, dimostrando ancora una volta la sua abilità sul quadrato. Tuttavia, il destino ha portato per Lui nuove sfide, alle quali da combattente purosangue non si è sottratto, nel giugno dello stesso anno ha ceduto il titolo al talentuoso olandese Raymond Joval, perdendo per KO tecnico alla nona ripresa.
Dopo questo match che ha sancito la sua caduta dallo status di Campione iridato WBU, e dopo 10 anni di militanza a torso n**o durante i quali ha combattuto per 36 volte riportando 33 vittorie delle quali 15 entro il limite e 3 sconfitte. Cardamone annuncia il suo ritiro ufficiale.
Agostino Cardamone dopo il suo definitivo ritiro, continua a ispirare una nuova generazione di pugili italiani, come allenatore, dopo aver aperto nella sua Montoro l' A.S.D. Pugilistica Cardamone, trasmettendo ai suoi allievi, non solo le tecniche del pugilato, ma anche i valori di umanità, rispetto e fair play che lo hanno reso una leggenda dello sport.
Nel panorama del pugilato italiano, il nome di Agostino Cardamone è motivo di ispirazione e integrità. Oltre ai suoi trionfi sul ring, è il suo spirito sportivo e la sua umanità che lo distinguono come una figura leggendaria. Mentre il tempo passa e nuove stelle emergono nelle arene pugilistiche, il ricordo di Cardamone continua a risplendere brillantemente, illuminando il cammino per le generazioni future di atleti. La sua storia è un monito costante che la grandezza nel pugilato non si misura solo in titoli vinti, ma anche nel modo in cui si affrontano le sfide e si tratta gli avversari. Agostino Cardamone rimane un'icona dello sport italiano, un campione nei pugni e nel cuore, il cui impatto perdurerà e andrà ben oltre il suono che per lui ha sancito la sua ultima ripresa sul ring.
Grazie Agostino a Te va il plauso di tutti gli appassionati che oggi come Ieri ti sostengono e ti ammirano per ciò che hai dato al movimento Pugilistico Italiano....... Per non dimenticare

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