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18/12/2023
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"Tu sei prigioniera di questa faccia di fata.
Che te ne fai?
Te la porti in giro con sussiego.
Tutti si voltano e tu non sai che fartene.
Resti sola con la tua bella faccia che non serve a niente."
Può la bellezza diventare uno svantaggio?
In Storia di una donna bella, di Elsa De' Giorgi,
sembra proprio di sì.
Elena, la protagonista del romanzo, è una bellissima attrice, acclamata e desiderata ma è anche una donna intelligente e talentuosa, che tuttavia fatica a trovare
una sua dimensione nel mondo.
Elena esercita su tutti gli uomini che incontra una profonda attrazione che però finisce per creare sempre uno squilibrio; o viene idolatrata o viene sottomessa.
È come se la sua bellezza diventasse a poco a poco una prigione dorata all'interno della quale resta confinata e che la condanna alla solitudine.
C'è molto di Elsa De' Giorgi nel personaggio di Elena; scrittrice, saggista, icona del cinema negli anni del regime pur essendo fortemente antifascista.
Anche Elsa fu considerata troppo bella per essere presa sul serio e anche lei come Elena, fu una donna libera e indipendente che ebbe diverse relazioni, in particolare con Italo Calvino che conobbe dopo aver pubblicato per Einaudi "I coetanei".
Anche Elsa, come Elena, si oppose al regime fascista ospitando nella sua sfarzosa casa romana i partigiani e i perseguitati.
Nella partecipazione alla resistenza Elena sembra trovare uno scopo di vita, qualcosa che finalmente appartiene a lei ma che coinvolge anche tutti gli altri. Eppure anche in questa esperienza nessuno sembra trattarla come una pari, c'è sempre un alone di diffidenza e di scetticismo intorno a lei.
Il partigiano Giovanni è l'unico che sembra farsi qualche scrupolo per i rischi che corre e per il suo ruolo strategico; i due si innamorano, condividono la lotta e la latitanza, tuttavia alla fine della guerra il ragazzo non ha il coraggio di continuare la loro storia, forse per vigliaccheria o forse per paura della felicità.
La recensione continua su ♥️