09/01/2025
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Il punto del Presidente nazionale Sna Claudio Demozzi
BASTA POLIZZE IN BANCA !
Piovono segnalazioni di comportamenti scorretti
Il Sindacato nazionale agenti sollecita l'intervento urgente della "buona politica"
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♦ La questione è ormai fin troppo nota e riguarda le pratiche commerciali aggressive poste in essere da molte banche a danno dei clienti, nel campo della distribuzione assicurativa e non solo. Le iniziative del Sindacato nazionale agenti, delle principali Associazioni dei consumatori e degli studi specializzati, contro simili pratiche, sono state molte, alcune delle quali con esiti sanzionatori nei confronti di alcune tra i più grandi Istituti di credito del Paese.
Eppure, ciò nonostante, le segnalazioni dei clienti abusati dalle loro banche di fiducia continuano a piovere incessantemente. Le prassi bancarie, a quanto pare, sono state modificate, ma il risultato continua ad essere sempre lo stesso. Viene da chiedersi quanto sia incisiva l’azione delle Autorità di vigilanza, che dovrebbero tenere costantemente monitorati questi comportamenti e quanto i cosiddetti controlli interni, che formalmente esistono in ogni grande azienda, soddisfino i requisiti di terzietà, autonomia ed efficacia che sarebbe legittimo attendersi. Nello specifico settore della distribuzione assicurativa, o sarebbe meglio dire bancassicurativa, i ricatti psicologici, le pressioni di varia natura ed i condizionamenti subiti da chi si vede “proporre” (“imporre”) la sottoscrizione di una polizza al fine di “facilitare” la concessione di un mutuo, o la rateizzazione di un debito, pare purtroppo siano sempre più presenti.
Questa scomoda verità, sottaciuta dai più anche se nota alla maggioranza delle persone che hanno avuto rapporti, anche saltuari, con le banche, viene addirittura riportata sui best seller, rappresentata nei film e discussa nei convegni. Eppure, le principali Autorità tecniche che dovrebbero monitorare costantemente l’attività degli Istituti di credito che operano in Italia, sembrano limitarsi a raccomandazioni di facciata, a richiami generici quanto inefficaci. Intanto il fatturato (raccolta premi) della bancassicurazione continua a crescere, anche nei Rami Danni, anche grazie a contratti assicurativi della cui esistenza spesso il cliente non è neppure a conoscenza, pur avendo firmato, a volte in bianco, la relativa documentazione.
Dalle “confessioni” di un ex manager bancario, pubblicate in un testo giunto ormai alla decima edizione, apprendiamo ad esempio che “il segreto che tutti i miei colleghi, compresi quelli del top management, vogliono sapere è come si riesce a piazzare un così alto numero di polizze, assicurazioni che tutti noi del settore (bancario) sappiamo bene non essere proprio vantaggiose per l’acquirente”.
“La formula vincente che propongo alla platea di Bari - continua il racconto - altro non è che la fotocopia di quanto, quasi ogni giorno, mi trovavo ad affrontare in ufficio. Una pratica collaudata e condivisa con altri colleghi best performer che conferma quanto le banche abbiano lucrato anche attraverso gli utili sommersi dei clienti. Poniamo che un’azienda o un correntista avanzi una richiesta di affidamento di 100.000 euro ma dall’analisi del suo bilancio si evincano degli indici patrimoniali, finanziari e di redditività che non consentono alla banca di soddisfare la richiesta. Le prime parole che si rivolgono allora al cliente sono: il suo bilancio è debole…, ma non finisce neppure la frase che subito arriva la risposta: direttore, il mio è un bilancio fiscale…. E allora parte la domanda topica: ci sarebbero anche degli utili annacquati?
E la risposta è immancabilmente: si, direttore, è vero. Il mio bilancio è un rendiconto fiscale che non esprime la reale potenzialità dell’azienda. Insomma, il sommerso rappresenta una certa quota di utili che, nel nostro esempio, mettiamo essere di circa 30 mila euro…(omissis)… Propongo di canalizzarli presso il nostro istituto per fare in modo che la direzione autorizzi comunque la concessione del fido. Anche in quel caso, la reazione del cliente è prevedibile: si, direttore, va bene, però io in questo momento non posso muovere quei risparmi, mi dovrebbe dare un po'di tempo per canalizzarli progressivamente presso di voi. Il problema, però, è che del finanziamento ho bisogno adesso... è qui che entra in gioco la sottoscrizione di una polizza assicurativa.
Come da copione, si propone che sia la stessa banca a pagare per il primo anno la polizza del correntista: perciò, invece di concedere un finanziamento di 100.000 euro, approviamo un fido di 130.000, in maniera tale da prelevare subito i 30.000 per la prima annualità del piano di accumulo del cliente che poi, dall’anno successivo, provvederà in autonomia a canalizzare sulla banca i circa 30.000 euro annui".
Potrei proseguire negli esempi, ma sappiamo tutti fin troppo bene di quali pratiche scorrette, gravemente omissive e ben poco trasparenti stiamo parlando. E poiché questi comportamenti sembrano tanto consolidati da apparire pressoché impossibili da correggere, credo sia arrivato il momento di chiedere al Legislatore un intervento diretto a vietare agli istituti di credito di agire nel mondo della distribuzione assicurativa. Unica eccezione: farlo su incarico distributivo rilasciato da un’agente iscritto alla Sezione “A” del R.U.I., tenuto a rispettare ed a far rispettare le norme obbligatorie di comportamento che gravano sulla categoria agenziale e sulle reti distributive subagenziali. Ciascuna banca dovrà incaricare un soggetto, iscritto nella Sezione E del RUI, quale responsabile di secondo livello dell’attività intermediativa, svolta per conto dell’agente, sotto la direzione e la responsabilità di quest’ultimo, secondo l’attuale normativa di Legge e regolamentare.
Può apparire come un ritorno al passato, ma la storia insegna che quando si fanno passi in avanti, nella direzione sbagliata, l’unico rimedio possibile è ritornare sui propri passi, prima di progettarne eventualmente di nuovi.
Ho recentemente intrattenuto alcune forze politiche del nostro Parlamento, sul tema, e riflettuto sull’attualità dell’argomento anche rispetto all’ipotesi di fusione dell’Ivass in Banca d’Italia. Ci risulta ogni giorno più difficile replicare a chi grida ad ipotesi di conflitto di interessi, in capo alle Autorità competenti in materia di vigilanza su questo ambito operativo delle banche, alla luce dei numerosi episodi simili a quelli sopra esposti. Tra i danneggiati da queste pratiche scorrette, dobbiamo comprendere anche gli agenti di assicurazione professionisti che, operando nel pieno rispetto delle norme obbligatorie a tutela della clientela, vengono ingiustamente penalizzati da una concorrenza sleale, pregiudizievole per la credibilità e l’affidabilità dell’intero settore assicurativo nazionale.
In attesa che la buona politica ci metta una pezza, dovremmo pretendere che le “nostre” compagnie interrompano i mandati distributivi diretti con le banche.
Ma abbiamo la forza di farlo? Le nostre Rappresentanze aziendali (i Gruppi Aziendali Agenti) se la sentono di formalizzare una simile richiesta, rivendicando con la dovuta determinazione il nostro ruolo professionale e la nostra centralità distributiva?
Il Sindacato ha già iniziato questa ulteriore battaglia. Resterà da solo, o la categoria riuscirà a fare quadrato, su questo importante tema politico sindacale, dal quale può dipendere buona parte del futuro dell’intermediazione delle polizze in Italia?
Claudio Demozzi
Presidente nazionale SNA